[..] Non pensate che si faranno smuovere, i lefebvriani. Il Vaticano è intento a trovare una formula che essi possano firmare senza ritrattare alcuna delle loro posizioni.
Un giovane professore dell’Università dei Legionari di Cristo a Roma, don Mauro Gagliardi, ha dato un’indicazione di cosa aspettarsi. “La Fraternità di S. Pio X può offrire alla Chiesa un importante contributo nell’applicazione della ‘ermeneutica della continuità’ che deve applicarsi ai documenti del Vaticano II”, ha detto [v. qui].
L’apparente riferimento all’ermeneutica di Papa Benedetto per interpretare il Concilio è imprecisa, come P. Joseph Komonchak e altri hanno chiaramente indicato, ma non è del tutto erronea. E don Gagliardi non è solo un professore qualunque in Roma. E’ stato recentemente nominato consultore dell’ufficio delle cerimonie liturgiche papali e si muove nei circoli che godono al momento del favore in Vaticano. Ha detto “I ‘lefebvriani’ hanno una spiritualità ed un carisma che può essere una ricchezza per la vita dell’intera Chiesa”. Questa è certo l’opinione del card. Castrillòn e probabilmente riflette, almeno in qualche misura, pure il pensiero del Papa.Non c’è dubbio che Papa Benedetto rivoglia la FSSPX nella Chiesa. Fino ad ora ha fatto di tutto per venire incontro alle loro richieste. Lo farà anche sull’interpretazione del Concilio. I due documenti della Congregazione per la Dottrina della Fede del 2007 (sulla natura della Chiesa il 29 giugno e sull’evangelizzazione il 3 dicembre) hanno già cominciato a preparare la strada per questo. I lefebvriani argomenteranno, e il Papa concorderà, che, in sostanza, noi abbiamo dopo il Vaticano II la stessa dottrina che avevamo prima. Tutti i ‘cambiamenti’ furono meramente stilistici od operativi, ma non teologici; ossia, nessuno dei cambiamenti era essenziale, per cui nessuno deve essere adottato. Il Vaticano e la Fraternità diranno anche, insieme, che molto del Concilio fu fortemente mal interpretato da teologi e vescovi nel periodo postconciliare, ed essi citeranno perfino la lunga lista di teologi che la Congregazione per il culto divino ha condannato, per provare che Roma non è mai franata. Nonostante tutto sia contrario (cioè il fatto che la FSSPX non accetta realmente né vive il Vaticano II) troveranno un sistema insieme per limare una formula che li aiuti a professare “vera fedeltà e vero riconoscimento” del Concilio (alla luce della costante Tradizione) ma consenta loro di continuare a vivere come se il Vaticano II non fosse mai esistito. Ci sono già un numero di comunità Ecclesia Dei in comunione con Roma (derivazioni della FSSPX come la Fraternità sacerdotale S. Pietro) che fanno questo correntemente. La formula prodotta sarà falsa come l’inventato nonsenso delle “due forme dell’unico rito romano”.
Voi state probabilmente dicendo che questo scenario è un’esagerazione e che questo non potrebbe mai accadere. Molti l’hanno detto prima. Non poche persone mi hanno definito stridulo, isterico e peggio nel 2005 quando cominciai a dire che il Papa era intento a preparare un indulto universale per l’uso della Messa tridentina. Il motu proprio alla fine arrivò nel luglio 2007 e allora la maggior parte delle persone cercò di minimizzarlo, dicendo che non avrebbe avuto effetto pratico nelle nostre parrocchie, ecc. Di nuovo io dissi che gli effetti ci sarebbero stati. Sono solo passati 18 mesi (!) e i cambiamenti stanno cominciando a verificarsi, specialmente nei seminari.
Tutto questo dovrebbe essere causa di grande allarme per quelli di noi che ancora credono che qualcosa di monumentale è avvenuto al Vaticano II, che ci furono sviluppi, riforme e – sì – punti di rottura col passato (nonostante i contrari argomenti del Papa che non convincono).
Joseph Ratzinger sta completando, come papa, il lavoro che ha cominciato più di venticinque anni fa come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Niente di meno che la intera reinterpretazione del Concilio Vaticano Secondo. E nessuno sembra volerlo o poterlo fermare.
Robert Mickens - James Martin, SJ
per il rinnovamento liturgico della Chiesa, nel solco della Tradizione - a.D. 2008 . - “Multa renascentur quae iam cecidere”
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domenica 22 febbraio 2009
I cattoprogressisti iniziano ad essere terrorizzati
E questo spiega le loro esagitate reazioni dell'ultimo mese.
Dalla rivista dei Gesuiti d’oltreoceano America (caratterizzata da un notevole progressismo) traduciamo quasi per intero di un articolo di P. James Martin S.J., il quale riporta i commenti di Robert Mickens, corrispondente a Roma del periodico inglese The Tablet (anch’esso cattoprogressista).
Siamo lieti di aver offerto ai nostri lettori una lettura così riconfortante. Una vera ventata di ottimismo, ovviamente involontario, che ci ripaga di tante amarezze di queste settimane.
Segnaliamo inoltre che i commenti lasciati a questo articolo sul sito di America sono, curiosamente, per circa quattro quinti a favore del Papa e contrari alla visione dell’articolista.
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comincio a credere che sia proprio cosi'...
RispondiEliminaQueste paure continuamente riproposte di "tornare indietro" sono francamente isteriche e inconcepibili. Il Vaticano II, nei suoi documenti, in molti aspetti ha in realtà riproposto una tradizione dottrinale antica e veneranda: per esempio la collegialità episcopale cum et sub Petro, oppure l'importanza della Parola di Dio attinta dalla Sacra Scrittura e dalla Tradizione come da un "unico deposito"....e si potrebbe continuare. Come è assurdo pensare che il Vaticano II voglia eliminare il Concilio di Trento (che è un concilio precisamente formulato contro il protestantesimo, ma che come ogni concilio non pretende di dire e dirimere ogni questione futura), così è assurdo pensare che qualcuno nella chiesa cattolica voglia cancellare le riformulazioni teologiche (sì: proprio teologiche) della sempre unica e immutabile dottrina di Cristo. Dal lato di Dio, però, la realtà contenuta nella dottrina è luminosa e splendente, dal lato umano, non dimentichiamolo, è sempre da approfondire, riconquistare e ricomprendere. Non finiremo mai di conoscere umanamente im Mistero di Dio e della Chiesa.
RispondiEliminaA me sembra, sempre di più, che le paure dei Lefebvriani attaccati al SOLO concilio di Trento (negatori di ogni approfondimento precedente e susseguente) e quelle dei moderni sostenitori del SOLO Vaticano II, siano foriere di eresie. L'Et-Et è cattolico, quando si parla di Concili, l'aut aut è delirante. Da qualunque parte provenga.
E l'ermeneutica, come si sa, non finirà mai. Meglio farla insieme, tradizionalisti e progressisti, la Chiesa ha bisogno di quattro occhi (due davanti e due di dietro)!
Preghiamo, speriamo ed operiamo con tutte le nostre forze affinchè quanto riportato a firma Robert Mickens-James Martin,SJ sia vero ed accada!
RispondiEliminaDel resto la ragione ce ne dà certezza perchè, se chi teme questo scenario e contro il Papa (quanto affermato lo certifica), allora Maria Mater Ecclesiae che è nel cuore del Papa ce ne farà Grazia.
Mazzarino da ALMA PREX
Preghiamo per la soppressione della SJ. E, Caro fr. AR, perche' vi sia non un aut aut ne' un et et ma un evangelico Si' Si' , No No..
RispondiEliminaNon non mi risulta che i lefebvriani siano legati solo al Concilio di Trento: essi accettano tutto il Magistero anteriore e posteriore a Trento, con le note riserve nei riguardi del Vaticano II, lì dove i suoi documenti "riformulano teologicamente" la dottrina in forme ambigue tanto ch'essi possono apparire in contrasto con il magistero precedente e così vengon da tanta parte del clero e dei teologi interpretati.
RispondiEliminaLa collegialità cum Petro e sub Petro mai da nessun cattolico degno di definirsi tale è stata contestata. Pio XII nel proclamare il dogma dell'Assunzione, tanto per fare un esempio, consultò tutti i vescovi del mondo.
La Tradizione e la Scrittura sono le due forme o fonti dell'unico Deposito della Fede: si può senza tema d'essere smentiti affermare che la Tradizione precede gli stessi Vangeli.
Francamente non vedo qui le grandi novità del Vaticano II.
Diciamo piuttosto che, per quanto riguarda la collegialità, si voleva da parte dei novatori creare un neo-conciliarismo e che le proteste dei padri del “Coetus internationalis” indussero Paolo VI a chiarire il vero significato da attribuire al principio della collegialità, cosa mai vista prima: una nota del Pontefice che interpreta un documento conciliare appena approvato che non dovrebbe contenere errori!
La rivelazione è immutabile e così la dottrina definita. Gli approfondimenti e le disvelazioni di ricchezze rimaste in qualche modo nascoste devono procedere eodem sensu eademque sententia.
Se il Vaticano II è una rottura col Magistero precedente è da condannare; se niente ha mutato della dottrina, si chiariscano i punti equivoci e sarà accettato senza riserve di sorta. In assenza di inequivocabili chiarimenti, non avendo il Concilio, come si dice, nulla mutato della dottrina, si può esser cattolici anche senza l'ausilio di quei punti incoerenti o che tali appaiono: basta la precdedente dottrina ch’esso non ha mutato!
Caro Dante, se fosse così semplice risolvere con la retorica le diatribe di questi anni, penso che ben altri che noi ci sarebbero riusciti. La disobbedienza di Lefebvre nell'ordinare i 4 vescovi basta da sola a dimostrare che il sub Petro era affermato a parole, ma non con la vita. "Non chi dice Signore, Signore...". Anche i Vetero Cattolici, come ben sa, non accettarono lo sviluppo dogmatico del Vaticano I, e dallo scisma iniziale (per non accettare le novità conciliari) finirono nel protestantesimo alla anglicana.
RispondiEliminaChi si separa da Roma, per quanto buone le sue tesi, non ha diritto oggi di pretendere che Roma si converta quanto non ne aveva Lutero ai suoi tempi. Non è che "fissisti" abbiano più ragione dei modernisti: solo che gli uni non colgono che la teologia è una mediazione tra la fede immutabile e la cultura umana mutevole, mentre i secondi sono convinti che la teologia sia la fede stessa che deve mutare con i tempi.
Non si può essere cattolici senza tener presente che i concili ripropongono la dottrina eterna nel tempo circostanziato e per le necessità di quel tempo.
Non c'è nessun motivo "cattolico" di diventare fondamentalisti nell'interpretazione di alcun concilio (che attesta il dipanarsi della Sacra Tradizione), come non è cattolica l'interpretazione fondamentalista della Sacra Scrittura.
Non per niente il problema di oggi è "l'ermeneutica" del Concilio Vaticano II. E su questo certamente bisogna, con serenità, discutere, senza mettere in dubbio uno dei santi ed ecumenici 21 concili della Chiesa.
Io mi sono limitato a confutare alcune tue affermazioni prive di fondamento, come il presunto rifiuto dei lefebvriani dell'insegnameno anteriore e posteriore al Concilio di Trento, che essi - solo - riconoscerebbero. Se poi ti sei espresso male non è colpa mia. Ma questo hai scritto. Una dimostrazione che la teologia dei lefebvriani (che poi è essenzialmente il Tomismo) rifiuti l'insegnamento della Chiesa da Cristo al Vaticano II sarebbe gradita.
RispondiEliminaSono tesi assurde e, queste sì veramente retoriche.
La Collegialità esiste da quando fu creato il collegio apostolico: c'era e funzionava anche, prima del Vaticano II ed ho portato un esempio semplice semplice, quello di Pio XII, senza stare a scomodare i concili ed altri eventi storici.
Semmai è proprio dall'ultimo Concilio che i vescovi han cominciato a ritenersi svincolati dalla conmunione con Pietro, come testimoniano le decine e decine di presuli, centinaia ed interi episcopati, che si ribellano al papa e addirittura spargono eresie: ultimo Murphy O' Connor, come abbiamo letto su queste pagine (la Chiesa Cattolica non è la completa Chiesa di Cristo e deve esser perfezionata dalle altre confessioni!)
Il fatto che Lefebvre abbia disobbedito al Papa per motivi che lui ha definito di necessità (reali o presunti che siano non interessa qui) non significa che la collegialità non esistesse anche prima del Vaticano II. E, oltretutto, Lefebvre l'ha vissuta pienamente sino al post-concilio, quando Paolo VI abolì de facto il Messale di Pio V che poi, guarda caso, oggi si dice mai essere stato abrogato: e quindi Paolo VI compì un atto giuridicamente nullo e fu causa di divisioni.
Il paragone con i vecchi cattolici non regge proprio: essi partirono dal rifiuto del dogma dell'infallibilità pontificia e del "vicariato" del Papa, perché Cristo non ha vicari, per finire a negare e l'unità della Chiesa di Cristo - per loro la Chiesa divenne una serie di confessioni nessuna delle quali era l'intera chiesa di Cristo che non esiste: insomma esiste una Chiesa di Cristo divisa in se stessa - e, tra l'altro, anche la transustanziazione.
Se questi sono i pericoli che si paventano nella posizione dei lefebvriani devo proprio vivere in un altro mondo.
Se appena appena ci fosse stata ombra di eresia, Lefebvre sarebbe stato dichiarato eretico, come lo sono i veterocattolici. Invece è stato condannato per consacrazione di vescovi senza mandato pontificio ed atto scismatico: eppure ormai da tempo a Roma non si stancano di affermare che la Fraternità non è scismatica: essa è nella Chiesa, solo che ci vuole una comunione, che c'è, un po' più perfetta.
Non l'ho detto io, ma fior di cardinali a cominciare da Castrillon che esprime le posizioni del Papa.
Paragonare un atto di disobbedienza per quanto grave, se fu veramente tale e privo di giustificazioni, col rifiuto di un dogma, è enorme.
Ritenere che alcuni punti del Vaticano II siano equivoci e necessitano di chiarimenti non significa rifiutare un dogma: anche perché il Vaticano II nessun dogma ha voluto formulare: lo hanno detto Paolo VI e Ratzinger sostenendo che questo concilio si poneva ad un livello inferiore rispetto ai concili dogmatici.
Qui non c'è nessun fondamentalismo: si vuole solo salvaguardare la Fede da errori concreti o di interpretazione di testi ambigui. Chi ha parlato di fumo di Satana e di eresie che si diffondono nella Chiesa con un pensiero non cristiano? Io i pericoli li vedo qui, e m'appello al discorso di Ratzinger al conclave.
Una volta chiariti questi punti equivoci come è nelle intenzioni del Pontefice che condanna la fissazione del superconcilio e del superdogma, non ci saranno problemi. Se poi i lefebvriani non riterranno sufficienti i chiarimenti, se ne assumeranno le responsabilità.
Ma parlare di fissismo per loro è falso: non hanno accettato tutto il Magistero fino a Pio XII? Non hanno accettato la Mysterium fidei, l'Humanae Vitae, il Credo del Popolo di Dio di Paolo VI? E L'Ecclesia de Eucharistia, la Redemptionis Sacramentum? Altro che fermi a Trento! Hanno accettato tutto il Magistero seguente perché mai era stato in rotta di collisione col precedente. Se ora hanno riserve anche pesanti, avranno i loro motivi: che saranno presentati al papa e discussi in modo finalmente serio e approfondito e non liquidati semplicisticamente come fissismo.
Ad es. si dovrà chiarire quanto la Dignitatis Humanae contrasti con il Magistero da Gregorio XVI a Pio XII. E non è poco.
Il Papa sta sopra la Tradizione? O non ne è forse ("soltanto") il supremo custode?
RispondiEliminaSe, per assurdo, un Papa professasse dottrine/prendesse iniziative in patente contrasto con la Tradizione, il buon cristiano dovrebbe forse seguirlo?
E se Roma si separasse, in tutto o in parte, dalla Tradizione, non sarebbe forse con l'autentica Roma chi da lei si separasse?
Sono interrogativi semplici, ma non peregrini. Molti cattolici in questi anni hanno accettato obtortissimo collo di vivere in sé, come una vera passione, la contraddizione tra oggettive alterazioni del Depositum tradizionale - implicitamente (o esplicitamente, come nel caso della liturgia) avallate da Pontefici - e quel tratto del Depositum tradizionale che consiste nella fedeltà al Santo Padre. Hanno portato dentro di sé questa misteriosa contraddizione senza avere modo di poterla comporre, avvertendone tutta l'evidenza e tutta la virulenza.
E vien da pensare che per certi versi l'attuale crisi d'autorità del Pontefice sia anche il frutto del protrarsi di questa situazione, come se per risolvere il contrasto si fosse creata più o meno spontaneamente una nuova "ortodossia", una nuova "tradizione", un nuovo depositum, alla luce del quale il richiamo di Benedetto XVI al Depositum di sempre pare produrre, al rovescio, la contraddizione di cui sopra, quella determinatasi nel postconcilio.
F. Pernice
Il Papa è in un certo senso lui stesso la Tradizione, perché egli la custodisce e la tramanda integralmente senza inventare nuove dottrine: solo in questo caso, come afferma esplicitamente e se equivoci di sorta la dogmatica costituzione Pastor Aeternus del Vaticano I, gli è garantita l'assistenza dello Spirito Santo.
RispondiEliminaL'infallibilità è pertanto molto circoscritta: magistero straordinario e magistero ordinario quando il Papa ribadisce una dottrina già definita o l'approfondisce in armonia con la Tradizione, ed in documenti che chiaramente esprimano la sua volontà di parlare come Maestro universale e Vicario di Cristo, impegnando così la sua autorità apostolica.
Il Papa può errare quando parla come dottore privato.
Lasciando da parte i non chiari esempi di papa Liberio e Papa Onorio, c'è un esempio molto chiaro di errore dottrinale di un pontefice. Giovanni XXII sosteneva un'eresia: le anime dei morti in grazia di Dio non godevano della visione divina a cui sarebbero pervenuti solo dopo il giudizio universale. Ci fu una rivolta tra i cardinali e lo stesso papa, almeno in punto di morte, fu costretto a ritrattare.
Il card. Journet, sulla scorta del Gaetano e di altri teologi del passato, riteneva che il papa può errare quando la persona del papa resiste alla funzione del Papa ed alla volontà dello Spirito Santo ed aggiungeva che questa dottrina poteva spiegare certe situazioni oscure di altrettanto oscuri periodi della Chiesa.
Ma qui si entra in un mare magnum,
in cui io non m'addentro.
Su eventuali errori dommatici del papa bisogna andar molto ma molto coi piedi di piombo e comunque dovrebbe esser lampante che il Papa pronunci eresie: ciò avverrebbe se il Papa negasse verità di Fede unanimemente tenute come tali nella Chiesa. Ma anche qui bisognerebvbe stabilire se il Papa parla come Papa o come dottore privato.
Insomma, se Benedetto XVI nel libro su Gesù avesse enunciato tesi eretiche, avrebbe parlato come dottore privato non come Papa.
Mi permetto di fare eco a quanto detto ottimamente dal grande,grandissimo Dante Pastorelli,per ribadire che il Papa pur nella sua grandezza o forse proprio grazie ad essa,e' il Servus Servorum Dei e deve custodire il Sacro Deposito della Fede consegnandolo INTATTO al suo legittimo successore.Dico questo non solo perche' "repetita iuvant" ma anche perche' c'e' in giro una totale ignoranza sul tema e,di naturale conseguenza,su quello analogo dell'infallibilita'.Infatti,la gente crede che il Papa si possa svegliare la mattina e proclamare una NUOVA Verita' di Fede o,ancora peggio,che egli possa cancellarne qualcuna di quelle esistenti!!!Al contrario Egli puo' definire dogmaticamente,IN DOCENDO, SOL0 quelle verita'che il Popolo di Dio,canonicamente inteso,nell'esercizio della sua infallibilita' IN CREDENDO,ha sempre e dovunque creduto.La procedura evocata per il dogma dell'Assunta,non per niente, e' esattamente quella seguita da Pio IX per quello dell'Immacolata (Ineffabilis).Gli stessi vincoli che presiedono al Magistero Petrino,se non maggiori,si ripresentano al Collegio Episcopale.Infatti,la Pastor Aeternus ,di fonte conciliare,perviene a formulare il dogma dell'infallibilita' e dell'IRREFORMABILITA' delle solenni definizioni pontificie,prendendo le mosse dal costume COSTANTEMENTE tenuto in seno alla Chiesa a far tempo dalla piu' venerabile antichita'.In poche parole:cio' che non esiste nella TRADIZIONE non puo' far parte della Fede. Cio' rende pernicioso,ed e' dir poco, il cd.Progressismo od Evoluzionismo dogmatico(percioappunto vigorosamente condannato da San Pio X,Pascendi)ed ancor piu' drammatico,blasfemo e satanico l'ostracismo nei confronti di chi ha un sano ossequio per la primigenia Fonte della Divina Rivelazione:la Santa Tradizione.E se il Papa,impazzendo,non si attenesse al suo compito ma tralignasse?Lo scenario,ipotizzato dal caro Anonimo,anche se finora non si e' mai verificato in atti del cd.Magistero Straordinario,non e' di per se'fenomenologicamente impossibile e non dobbiamo nemmeno scandalizzarci piu' di tanto al sentir rappresentare tale eventualita' visto che un campione della Verita' Cattolica,Santo e Dottore della Chiesa,Roberto Bellarmino,ha dedicato all'argomento pagine di altissimo ed ispirato sapere teologico.L'abitudine a ripetere e riaffermare,anche da parte di esperti non esclusa la Santa Sede, che l'ultimo Concilio non ha inteso cambiar nulla in dottrina(sic!)ha contribuito non poco ad incrementare l'ignoranza dei fedeli ed a "legittimare",in ordine a taluni profili ermeneutici di impervia lettura,la tracotante malizia degli ultraprogressisti.
RispondiEliminaVia, Anonimo, (ma quanti Anonimi: come si fa a distinguervi? Un nick pesa troppo?) cala cala. Son cose elementari quelle che scrivo: basta un po' di catechismo.
RispondiEliminaElementari?Non direi proprio.Ho grande dimestichezza con Alti Prelati e "conosco i miei polli".Ti dico solo questo:nell'Arcibasilica Larenanense,"Mater et Caput etc.etc.",le mie orecchie hanno sentito un Vescovo,con tanto di mitra e pastorale,che per giunta "se la tirava",TIPICO,con gemelli d'oro e rolex(Pacelli,con mitra d'oro in testa,portava solo gemelli di plastica trasparente!),ma con un pregresso da geometra all'ufficio tecnico comunale(absit iniura verbis),ripetere"Gesu' che e' nato a Nazaret".Vicino a me c'era una povera vecchietta con rosario di plastica(vero pilastro mistico di Santa Chiesa per un Bonaventura ed uno Chateaubriand!) che mi interpello'"ma Nostro Signore non era nato a Betlemme?".(Fu una delle poche volte in vita mia che mi misi a piangere,un po' per pena ed un po' per commozione).Questa del resto e' la Chiesa Conciliare che ci siamo costruita!Abbiamo voluto la bicicletta ed ora pedaliamo....Un CARO saluto da Pietro.
RispondiEliminaSe la stanchissima memoria non mi tradisce,il Gaetano (evocato dall'amatissimo Pastorelli)ed il Bellarmino(e fu uno dei pochissimi casi di unanime consenso tra due qualificatissimi esponenti di due Ordini,il Domenicano ed il Gesuita,allora in feroce controversia per la questione "de auxiliis")dicono sostanzialmente questo:tutti gli interventi della grazia creata,sia attuale che sacramentale che di stato,nascono da una motio praevia della Gratia Increata che e' Motore Primo di tutto,figuriamoci di cio' che riguarda la vita soprannaturale(S.Tommaso).Gli interventi della Grazia,sia di quelli sufficienti,che non sono negati a nessuno,perche' nessuno dica di essersi dannato per colpa di Dio,sia di quelli efficaci,che Dio destina normalmente agli Eletti,restano COMUNQUE subordinati alla cooperazione dell'uomo,cui resta sempre il libero arbitrio di accogliere o rifiutare il progetto divino.Non puo' esistere nessuna grazia che possa,per quanto potente,annullare del tutto la libera scelta dell'uomo.Per questo anche Sant'Agostino,pur avendo spinto la portata della Grazia oltre ogni limite(per far giusto torto ai pelagiani),sosteneva il famoso assioma:Chi ti ha creato senza di te non ti salvera'senza di te.Per questo anche fu condannata la proposizione giansenistica della delectatio victrix,cio' a dire che la Grazia puo' talora essere invincibile.Per fare un esempio,se io ricevo il sacramento dell'Ordine,che pur agisce ex opere operato,in istato di peccato mortale,lo ricevo illecitamente ma validamente.E SONO PRETE(o diacono o vescovo,s'intende).Se invece lo ricevo pur in grazia di Dio,quindi e lecitamente e validamente,ma con una "riserva mentale",NON lo ricevo e NON sono prete:lo sapranno solo Dio e io,ma NON sono prete.Lo stesso vale per tutte le grazie.Quindi se io sono fatto Papa ma non voglio o intendo fare il Papa,tanto per fare un altro esempio,non saro' Papa.Cio' mi ricordo,in forma rozzissima,non avendo modo di consultare alcun libro,ma "pescando" nei miei non freschissimi ricordi.Sottometto le sicure castronerie scritte alla scure del grande Dante Pastorelli.Un caro saluto da Pietro
RispondiEliminaComincio a sopportare poco i gesuiti che sputano sul carisma di S. ingazio di Loyola, che impose loro il voto speciale di fedeltà ASSOLUTA al Papa...
RispondiEliminaNon solo condivido ma La ringrazio di cuore. d.a.m.b.
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