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Pubblichiamo due importanti elenchi. QUI  un elenco coi vescovi contrari, quelli favorevoli e quelli con riserve. QUI  un elenco su  WIKIPED...

venerdì 23 dicembre 2022

Il canto della Kalenda nella liturgia romana

Nella liturgia romana all’inizio della Messa di mezzanotte si può cantare la cosiddetta «Kalenda», ovvero la solenne proclamazione della nascita di Nostro Signore, una antica preghiera che prende il nome dalla prima parola del testo latino.
Il testo è giunto fino a noi perché inserito nel Breviarium romanum come preghiera da recitarsi la Vigilia di Natale all’Ora Prima ed in essa è custodito il senso universale e storico della nascita di Gesù Cristo, indicando – al di là di sentimentalismi fugaci – il vero senso di quella Nascita.
In particolare, il Direttorio su pietà popolare e Liturgia. Principi e orientamenti, approvato da San Giovanni Paolo II su proposta della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti (17 dicembre 2001), così si esprime:

«109. Nello spazio di tempo che va dai I Vespri del Natale alla celebrazione eucaristica della mezzanotte, insieme alla tradizione dei canti natalizi, che sono tra i più potenti veicoli del messaggio di gioia e di pace del Natale, la pietà popolare propone alcune sue espressioni di preghiera, diverse da paese a paese, che è opportuno valorizzare e, se è il caso, armonizzare con le celebrazioni stesse della Liturgia. […]
111. Nella Messa di mezzanotte, di grande significato liturgico e di forte ascendente popolare potranno essere valorizzati:
- all’inizio della Messa, il canto dell’annuncio della nascita del Signore, nella formula del Martirologio Romano; […]
- al termine della celebrazione potrà aver luogo il bacio dei fedeli all’immagine del Bambino Gesù e la collocazione di essa nel presepio allestito in chiesa o nelle adiacenze.»

Anche in questo caso, purtroppo, la riforma dei testi sacri successiva al Concilio Vaticano II ha impoverito molto la preghiera, che però abbiamo notizia essere stata riscoperta ed ora usata nella sua formula tradizionale da alcuni coetus fidelium.
Di seguito riportiamo lo spartito del canto (nella formula tradizionale ed in tono solenne, per lanno 2022; QUI per scaricarlo in formato stampabile) e le meditazioni liturgiche tratte dall’Année Liturgique di dom Prosper Guéranger, monumentale opera apparsa per la prima volta in Francia nel 1841-66 e in Italia verso la metà degli anni Cinquanta.
Con l’invito a tutti i nostri lettori di sollecitare la riscoperta di questa preghiera anche nei rispettivi coetus fidelium!

L.V.




24 DICEMBRE

VIGILIA DI NATALE

All’ora Prima, nei capitoli e nei monasteri, si dà in questo giorno l’annuncio della festa di Natale, con una solennità straordinaria. Il lettore, che è una delle dignità del coro, canta su un tono pieno di magnificenza la seguente lezione del martirologio, che gli assistenti ascoltano in piedi, fino al momento in cui la voce del lettore fa risuonare il nome di Betlemme. A questo nome, tutti si inginocchiano, fino a che la grande notizia sia stata completamente annunciata.

OTTAVO GIORNO PRIMA DELLE CALENDE DI GENNAIO

L’anno della creazione del mondo, quando Dio all’inizio creò il cielo e la terra, cinquemilacentonavantanove; dal diluvio l’anno duemilanovecentocinquantasette; dalla nascita di Abramo l’anno mille e quindici; da Mosè e dall’uscita del popolo d’Israele dall’Egitto l’anno millecinquecentodieci; dall’unzione del re Davide l’anno mille e trentadue; nella sessantacinquesima settimana, secondo la profezia di Daniele; nella centonovantaquattresima Olimpiade; dalla fondazione di Roma l’anno settecentocinquantadue; da Ottaviano Augusto l’anno quarantaduesimo; tutto l’universo essendo in pace; alla sesta età del mondo: Gesù Cristo, Dio eterno e figlio dell’eterno Padre, volendo consacrare questo mondo con la sua misericordiosissima venuta, essendo stato concepito di Spirito Santo ed essendo passati nove mesi dalla concezione, nasce, fatto uomo, dalla Vergine Maria; in Betlemme di Giuda.
LA NATIVITÀ DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO SECONDO LA CARNE!

Così tutte le generazioni sono comparse successivamente davanti a noi¹. Interrogate se avessero visto passare colui che noi aspettiamo, hanno taciuto, fino a quando, essendosi fatto sentire il nome di Maria, è stata proclamata la natività di Gesù Cristo, figlio di Dio fatto uomo. «Una voce d’allegrezza è risuonata sulla terra nostra – dice a questo proposito san Bernardo nel suo Primo sermone sulla Vigilia di Natale – una voce di trionfo e di salvezza sotto le tende dei peccatori. Abbiamo sentito una parola buona, una parola di consolazione, un discorso pieno di bellezza, degno d’essere raccolto con la maggiore sollecitudine. O monti, fate risuonare la lode; battete le mani, alberi delle foreste, davanti al volto del Signore; perché eccolo che viene. O cieli, ascoltate; o terra, presta l’orecchio; creature, state nello stupore e nella lode; ma soprattutto tu o uomo! GESÙ CRISTO FIGLIO DI DIO, NASCE IN BETLEMME DI GIUDA! Quale cuore, fosse anche di pietra, quale anima non si scioglie a queste parole? Quale più dolce annunzio? Quale più gradito avvertimento? Si è mai sentito nulla di simile? Ha mai ricevuto il mondo un simile dono? GESÙ CRISTO, FIGLIO DI DIO, NASCE IN BETLEMME DI GIUDA! O brevi parole che ci annunciano il Verbo nel suo abbassamento! Ma di quale soavità non sono ripiene! L’attrattiva di questa dolcezza di miele ci porta a cercare degli sviluppi a queste parole; ma mancano i termini. Tale è infatti la grazia di questo discorso, che se provassi a cambiarne un solo iota, ne diminuirei il sapore: GESÙ CRISTO, FIGLIO DI DIO, NASCE IN BETLEMME DI GIUDA!».

¹ La Chiesa, in questo solo giorno e in questa sola circostanza, adotta la cronologia dei Settanta, che colloca la nascita del Salvatore dopo l’anno cinquemila, rispetto alla Vulgata ne indica quattromila anni: in questo essa concorda con il testo ebraico. Non è qui il caso di spiegare tale divergenza di cronologia; basta riconoscere il fatto come una prova della libertà che ci è lasciata dalla Chiesa su questa materia.

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La Redazione