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Roberto
L’importanza dell’ordine benedettino per ciò che riguarda la liturgia non potrà mai essere troppo enfatizzata. Nel bene e nel male, essi nei secoli hanno rappresentato un punto di riferimento per tutti coloro che si sono occupati di studi liturgici.§
Nella nostra epoca molti benedettini sono stati dietro alla riforma della liturgia e tra i più conosciuti abbiamo dom Salvatore Marsili. Basterà dire che al Pontificio Istituto Liturgico di sant’Anselmo esiste dal 1995 una Marsili Chair per la liturgia, una cattedra a lui intitolata. E in effetti il suo nome è circondato da grande reverenza negli ambienti del rinnovamento liturgico, per questo non è possibile ignorarlo.
Studiò a Subiaco e poi a sant’Anselmo. Periodo molto importante per la sua formazione fu
Vorrei soffermarmi su un aspetto dell’azione pastorale di dom Marsili, forse uno che molti penseranno come marginale ma che per me dice molto sulla comprensione della contemporaneità in molti ambienti liturgici. Riguarda uno sciagurato evento accaduto il 27 aprile 1966 alla sala Borromini, l’esecuzione di una “Messa Beat” che fece scalpore in tutto il mondo. A quanto ci testimonia don Domenico Celada nel suo Arcobaleno Beat, a questa esecuzione con complessino anni ‘60 e capelloni in ordine sparso, dom Salvatore Marsili era presente ed avrebbe detto queste parole: “si tratta di aprire una porta per vedere se anche il nostro mondo moderno deve rimanere, nel campo dell’arte musicale, all’ostracismo, mentre nel campo dell’arte architettonica, dell’arte pittorica, dell’arte scultorica, non è rimasto all’ostracismo”. Purtroppo qui si perpetua l’equivoco della contemporaneità, per cui tutto quello che è contemporaneo deve essere hegelianamente anche buono. Ma in realtà la Chiesa ha sempre inteso offrire il meglio nella liturgia, non venivano inclusi i giullari dai loro contemporanei. Si comprendeva la differenza e i diversi piani a cui le cose vanno dirette, una comprensione che oggi purtroppo è sfuggita completamente.
Anche i benedettini si appellano "don" e non "dom": forse in Francia va bene, ma da noi no, e infatti Marsili da vivo era chiamato don Salvatore Marsili.
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