ORDINAZIONE PRESBITERALE
ALESSIO BIAGIONI E MAXIMILIEN BALDI
CATTEDRALE DI S. ZENO (DOMENICA, 25 SETTEMBRE 2022)
«Ma tu, uomo di Dio, tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni».
Queste raccomandazioni dell’apostolo Paolo a Timoteo stasera sono rivolte a voi, carissimi Alessio e Maximilien. Sono per voi. Per voi che state per diventare presbiteri, che ricevete dal Signore un mandato speciale, una consacrazione, per essere immagine viva di Lui Buon Pastore in mezzo al popolo di Dio e anche tra chi non fa parte di questo popolo.
Quello che mi sento di dirvi oggi, proprio sulla scia dell’apostolo Paolo, è che siate uomini dai grandi desideri. Sì: uomini dai grandi desideri. Non desideri di piccolo cabotaggio, limitati, sbiaditi, bensì grandi come l’orizzonte sul mare. Non quei desideri che sono soltanto capricci di un io malato di delirio di onnipotenza. No. Quei desideri invece che solo Dio sa mettere nel nostro cuore e suscitare in noi per la sua misericordia.
Che siate dunque uomini animati da questi desideri potenti, forti; che siate sempre in cammino, tesi a vivere il presente ma con l’ardore del cuore che vi fa guardare avanti in una tensione continua e gioiosa. Animati da desideri capaci di smuovervi, che originano impegni concreti e un modo di vedere il presente carico di speranza. Animati in particolare da tre grandi desideri direi, di cui stasera vi voglio parlare. Imparate a coltivarli; che non si affievoliscano mai dentro di voi ma che anzi si approfondiscano sempre di più nel corso degli anni.
Il primo di questi desideri da coltivare è di essere una cosa solo con Cristo, di configurarsi pienamente a lui in tutto, di partecipare con ogni fibra del vostro essere, alla morte e alla resurrezione del Signore. Per arrivare a dire, ancora con Paolo nella lettera ai Galati: «non vivo più io ma Cristo vive in me».
Ecco il primo grande desiderio che deve bruciare dentro le vostre anime ogni giorno. Questo il vostro anelito, questo la vostra prospettiva che si rinnova ogni volta che celebrerete l’eucaristia: diventare pane donato nel Pane che viene dal cielo; divenire ogni giorno di più vino versato per amore insieme al sangue di Cristo. Acquisire ogni giorno di più i sentimenti che furono in Gesù Cristo, il quale venne per servire e non per essere servito.
Sia questo il vostro primo grandissimo, rinnovato desiderio: quello di un amore sempre più intenso e profondo a Cristo morto e risorto, così da essere sempre più lui, nei pensieri, negli atteggiamenti, nelle scelte, nel ministero. Un desiderio che, certo, si accompagnerà sempre anche alla consapevolezza che tutto è dono di Grazia e che la vostra partecipazione alla vita di Cristo rimane su questa terra sempre imperfetta e lacunosa. Ma proprio per questo, il desidero di una piena comunione con Cristo si farà sempre più intenso e struggente.
C’è però anche un secondo grande desiderio che deve abitare il vostro cuore e tutta la vostra vita: è il desiderio dell’apostolo. E cioè che ogni persona possa incontrare e conoscere il Signore Gesù e trovare la pienezza della vita. Dovete imparare a bruciare per questo desiderio perchè infiammi la vostra esistenza di ministri del Signore. Tutto in voi e nel vostro operare deve mirare a questo: che le persone possano incontrarsi col Signore, che possano riconoscere la sua presenza amorevole di salvatore nella loro vita; che possano sentire la gioia che produce la sua sequela. Voi siete al servizio di questo incontro. Come Giovanni Battista, voi siete gli amici dello sposo, non lo sposo. Non dovrete portare avanti la vostra persona, ma solo Lui, invitando a scoprirlo e a lasciarsi incontrare ed amare. Siete chiamati a preparare la strada al Signore per lasciare poi a lui l’incontro con le persone che cambia loro la vita e che salva.
Questo desiderio grande e forte vi porterà ad amare tutte le persone che incontrerete con un amore pienamente umano ma che è quello di Cristo perché le vedrete coi suoi occhi; vi porterà a spendervi per distribuire il pane per i bisogni degli uomini e delle donne, vi spingerà a fare tutto ciò che è fattibile per il bene delle persone ma sempre con questa grande prospettiva nel cuore: che oltre il pane materiale, conoscano il Pane della vita; che oltre i bisogni terreni, possano scoprire colui che dona la vita eterna in modo che i loro giorni divengano un canto di lode al Signore.
Se questo desiderio si affievolisse in voi, diventereste magari dei bravi operatori sociali, ma verreste meno a quella che è la missione propria che vi è stata affidata, ciò per cui siete ordinati, ciò per cui il Signore vi ha chiamato.
E questo desiderio, sappiatelo, vi porterà inevitabilmente a piangere, qualche volta. Constatando la vostra opacità, il vostro essere strumenti inefficaci a causa dei vostri peccati, oppure scontrandovi – impotenti – con la durezza dei cuori e la refrattarietà alle parole di Cristo. Questo desiderio vi procurerà sicuramente dolore, nel vedere l’ostinazione nel male che c’è nel mondo, la chiusura di quelli che la prima lettura di oggi dal profeta Amos chiama “gli spensierati di Sion”, che «bevono il vino in larghe coppe e si ungono con unguenti più raffinati, ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano». Le vostre lacrime non si dovranno però trasformare in rabbia o sconforto ma in preghiera, in supplica al Signore, in intercessione come quella di Mosè per quel popolo eletto dalla dura cervice che gli era stato affidato. Soprattutto dovrete continuare ad amare; ad amare tutti; anche coloro che magari in qualche modo vi crocifiggeranno. Anche nei loro confronti il vostro amore vi porterà non solo a sopportare con pazienza ma a desiderare per essi la conoscenza della misericordia di Cristo salvatore.
Infine, ecco anche il terzo grande desiderio che dovete coltivare: quello cioè di un mondo che diventa regno di Dio. Quello cioè di un mondo trasformato e trasfigurato dall’amore. «Venga il tuo regno», ci fa pregare Gesù, spingendoci a coltivare questo desiderio. Una preghiera che si ripete ogni giorno, per chiedere ogni giorno che si realizzi il suo «regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace». Voi, carissimi, siete chiamati a far crescere sempre di più questo desiderio ardente e operoso nel vostro cuore, di fronte a un mondo che è ancora così lontano da ciò che dovrebbe essere. La parabola del povero Lazzaro, ascoltata nel Vangelo, non è semplicemente un invito alla elemosina. Essa denuncia una situazione di grave ingiustizia che c’è nel mondo e che solo la misericordia di Dio sa compensare in modo straordinario. Purtroppo, questa nostra società è segnato da ingiustizie e strutture di peccato; è segnato in larga misura dalla violenza e dalla guerra; il dio denaro spadroneggia su uomini e cose, mentre il malaffare e la corruzione sono diffusi. Stiamo rovinando la casa comune per noi e per chi verrà dopo di noi. Voi dovete essere uomini che sentono forte il desiderio che le cose siano diverse, che le cose cambino, che l’umanità diventi luogo di pace e di fraternità. E dovrete cominciare a vivere, a dare concretezza a questo desiderio, nel piccolo della vostra vita, all’interno della vostra realtà, dentro gli spazi di vita che abiterete per il vostro ministero. E questo desiderio di un mondo nuovo e migliore, dovrete cercare anche di trasmetterlo alle persone che vi saranno affidate, educando le coscienze, perché le nostre comunità cristiane siano luoghi dove si impara a mettersi al servizio e ad impegnarsi per il bene comune e non ci si accontenti di curare individualisticamente la propria anima.
Sì, carissimi Alessio e Max, ecco ciò che mi sento di raccomandarvi stasera mentre rendo grazie al Signore per il dono che siete per me e per la nostra chiesa: siate dunque uomini dai grandi desideri. Osate ciò che umanamente sembra impossibile, confidando però sempre non nelle vostre povere forze ma nel dono dello Spirito che oggi vi consacra come ministri di Dio.
Fonte: Diocesi di Pistoia
Foto tratta dalla pagina FB della Diocesi
Al di là delle belle parole, che i preti inizino a fare i preti e non gli assistenti sociali in primo luogo vestendosi da preti!! Già questo sarebbe un buon segno!!!
RispondiEliminaNon capisco perché certe persone senza carattere abbiano deciso di fare i sacerdoti. Più che con loro ce l'ho con i responsabili dei seminari: si dovrebbe valutare bene chi non ha la tempra, non si può essere seguaci di uno che ha dato la vita e poi avere paura persino di indossare la talare.
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