Un amico che ci scrive dalle Filippine ci segnala questo articolo, uscito qualche settimana fa sul prestigioso Manila Times, una sorta di Corriere della Sera del grande arcipelago, quindi un quotidiano molto letto e indipendente dalle strutture ecclesiali. A firmarlo un bravo sacerdote locale, che è un amante del novus ordo e non è certamente critico del corrente pontificato, ma si chiede perché si voglia fermare qualcosa che sta producendo buoni frutti come la Messa tridentina (per inciso, nelle Filippine c’è un grande desiderio di Messa in Latino, ma purtroppo Summorum Pontificum è stato poco accolto, cosa che ha beneficato la locale FSSPX, i cui sacerdoti, qui molto attivi nell’apostolato, hanno messo su decine di cappelle con migliaia di fedeli). Il succo dell’articolo è che se la chiesa ha molti riti, dal mozarabico a quelli orientali – e nessuno di questi riti ha portato a scismi – non si capisce cosa ci sarebbe di scismatico nel permettere il continuare la Messa di sempre.
Di seguito traduciamo solo una parte dell’articolo, che si può leggere qui in inglese. Quello che conta è segnalare che anche a migliaia di chilometri da Roma, il senso di ingiustizia per le limitazioni al rito antico è condiviso da molti e il ritorno alla pace liturgica del SP è auspicato per il futuro: "Lasciate che cento fiori sboccino, e che Dio sia adorato nella miriade di modi sanciti da secoli di pietà e di fede!”.
“Benedetto XVI, che aveva scritto come studioso di liturgia, emanò il motu proprio "Summorum Pontificum". Egli permise la celebrazione della Messa secondo il Messale di Giovanni XXIII, la recita dell'Ufficio Divino come era prima dell'istituzione della Liturgia Horarum (la Liturgia delle Ore) e l'amministrazione dei vari sacramenti. La Messa secondo il Rito di Giovanni XXIII fu chiamata "Forma Straordinaria" per sottolineare che l'ordine prescritto dal Concilio Vaticano II doveva essere la forma regolare, ordinaria e standard. Alcuni alti prelati a Roma hanno apparentemente disturbato l'equanimità di Papa Francesco portando alla sua attenzione ciò che avrebbero potuto interpretare come "scisma" ed "eresia". Sembra che fossero del parere che coloro che celebravano la Messa e i sacramenti secondo la "forma straordinaria" lo facessero per fare un dispetto al Vaticano II e per mettere in disparte la Riforma liturgica. Papa Francesco ha emanato la "Traditionis Custodes" che pone dei limiti alla celebrazione della Messa nella forma straordinaria e al suo uso per l'amministrazione dei sacramenti.
(…). Ma se la Forma Straordinaria piace ad alcuni cattolici che sentono di essere "a casa" quando viene celebrata, non essendoci nulla di eretico o scismatico in questo rito, lasciamo che la Chiesa fiorisca su una pluralità di riti. Dopo tutto, quando sarà necessario riunirsi per le celebrazioni, potremo sempre ricorrere al Novus Ordo. Da molto tempo ormai, il Rito mozarabico continua a essere utilizzato, anche se confinato in una sola cappella della Cattedrale di Toledo. Non vedo perché dovremmo essere restrittivi riguardo ai riti utilizzati. La varietà dei riti esprime forme, stili, disposizioni e orientamenti diversi del culto. Dio viene adorato in mille e uno modi, e non è il caso di limitare la bellezza di una varietà di riti con restrizioni legali. (…) La Chiesa ha intrapreso un cammino sinodale: il cammino dell'inclusione. L'apertura ai vari riti è la cosa migliore per la Chiesa, per consentire alle comunità e alle chiese la libertà dei figli e delle figlie di Dio di praticare il culto secondo i riti nati da secoli di contemplazione, riflessione e preghiera. Capisco i timori che possono aver portato alle restrizioni (…) Ma la Chiesa cattolica ha permesso ai bellissimi riti delle Chiese orientali di prosperare - ed essi rimangono cattolici, in unione con il Vescovo di Roma. Lasciate che cento fiori sboccino, e che Dio sia adorato nella miriade di modi sanciti da secoli di pietà e di fede!”