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giovedì 16 giugno 2022

Controstoria del Movimento liturgico #33 - "La melodia perduta: Raffaello Baralli (1862-1924) di A. Porfiri

33° appuntamento della rubrica sulla storia del Movimento Liturgico a cura del M° Aurelio Porfiri: oggi presentiamo don Raffaello Baralli, studioso di canto gregoriano, alla scuola dell'abate Guéranger OSB.

Qui i precedenti medaglioni.
Roberto

La melodia perduta: Raffaello Baralli (1862-1924)

Nel secolo passato tente ricerche hanno cercato di ricostruire le melodie gregoriane secondo la lezione più autentica. Centro di tutto fu l’Abbazia di Solesmes in Francia e l’opera di dom Guéranger. Molti sacerdoti si misero all’opera in questo senso e Raffaello Baralli fu uno di questi. Dotato di basta cultura sposò la causa della riforma gregoriana con tutto l’ardore di cui era capace e produsse anche lavori di taglio scientifico per diffondere le nuove teorie.

Fu dalla parte di dom Mocquereau in un dissidio riassunto da Silvana Simonetti nel 1962 (DBI): “Il dissidio, sorto per alcuni cambiamenti che si volevano apportare al Kyriale proposto dai benedettini alla Commissione pontificia e da questa già accettato, delineava in realtà le due opposte correnti, cui facevano capo dom Pothier e dom Mocquereau, venute a formarsi nel seno stesso della Commissione e caratterizzate l'una dal prevalere, nella restaurazione del canto gregoriano, della "tradizione vivente" e del "sentimento estetico", l'altra della "verità oggettiva" del testo musicale da restituire nella sua integrità. La conclusione di questa lotta, cui parteciparono alte personalità ecclesiastiche e musicali, si ebbe soltanto nel 1913 con lo scioglimento della Commissione pontificia e il ritorno del Pothier alla sua comunità e con il prevalere della versione di Solesmes, quasi universalmente adottata, per l'edizione definitiva dei libri liturgici gregoriani”. Non sono questioni di lana caprina ma problemi della massima importanza.

Probabilmente gli orientamenti in favore della tradizione vivente avrebbero portato il canto gregoriano sulla strada un po’ diversa rispetto a quella qui oggi siamo stati abituati dalla cosiddetta scuola solesmense. Questa è una questione musicologica aperta e dibattuta anche se non da molti in quanto si preferisce mantenere lo status quo senza sollevare troppi problemi che poi ci porterebbero forse molto lontano. Anche perché, non ce lo nascondiamo, i problemi a cui siamo costretti a dover far fronte sono ovviamente di tale grandezza che anche questioni musicologiche importanti sembrano non avere lo stesso posizionamento.

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