Questa mattina, quasi in contemporanea (un caso?) alla notizia della calendarizzazione del dibattito in Commissione Giustizia del Senato del d.d.l. Zan, la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana pubblica una nota (risalente però a due giorni fa) il cui contenuto lascia attonito il lettore ed ancor più il fedele.
Di fronte ad uno dei più gravi attacchi al diritto naturale, alla libertà di espressione e, in particolare, alla libertà della Chiesa Cattolica di professare la propria fede sul quale molti coraggiosi vescovi e sacerdoti stanno opponendo una strenua resistenza, ogni fedele si aspetterebbe di leggere – finalmente – una dura, seria ed inequivocabile presa di posizione, a difesa di quella natura e libertà di cui la Chiesa, nella sua bimillenaria storia, si è sempre fatta testimone, anche attraverso il sangue di migliaia di martiri.
Invece l’organo di rappresentanza burocratica dei Vescovi italiani sforna un comunicato dai toni pasticciati, in cui avanza «dubbi» (dubbi?! Quali dubbi?) ed auspica – dopo una lunga e contorta premessa – senza mezzi termini «che si possa sviluppare nelle sedi proprie un dialogo aperto e non pregiudiziale, in cui anche la voce dei cattolici italiani possa contribuire alla edificazione di una società più giusta e solidale»: di fatto – ci pare – un via libera all’approvazione del d.d.l. Zan, purché la CEI sia coinvolta nel dialogo.
Certo occorre trovare e conservare il poco di buono che la nota contiene, ma, alla fine della lettura, al fedele disorientato sorge spontanea la domanda: la nota della CEI è prematurata con lo scappellamento a destra o a sinistra?
L.V.
La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, riunitasi lunedì 26 aprile, coerentemente a quanto già espresso nel comunicato del 10 giugno 2020, nel quadro della visione cristiana della persona umana, ribadisce il sostegno a ogni sforzo teso al riconoscimento dell’originalità di ogni essere umano e del primato della sua coscienza. Tuttavia, una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna.
In questi mesi sono affiorati diversi dubbi sul testo del ddl Zan in materia di violenza e discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere, condivisi da persone di diversi orizzonti politici e culturali. È necessario che un testo così importante cresca con il dialogo e non sia uno strumento che fornisca ambiguità interpretative.
L’atteggiamento che è stato di Gesù Buon Pastore ci impegna a raggiungere ogni persona, in qualunque situazione esistenziale si trovi, in particolare chi sperimenta l’emarginazione culturale e sociale.
Il pensiero va in particolare ai nostri fratelli e sorelle, alle nostre figlie e ai nostri figli, che sappiamo esposti anche in questo tempo a discriminazioni e violenze.
Con Papa Francesco desideriamo ribadire che «ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza» (Amoris Laetitia, 250).
Alla luce di tutto questo sentiamo il dovere di riaffermare serenamente la singolarità e l’unicità della famiglia, costituita dall’unione dell’uomo e della donna, e riconosciamo anche di doverci lasciar guidare ancora dalla Sacra Scrittura, dalle Scienze umane e dalla vita concreta di ogni persona per discernere sempre meglio la volontà di Dio.
Auspichiamo quindi che si possa sviluppare nelle sedi proprie un dialogo aperto e non pregiudiziale, in cui anche la voce dei cattolici italiani possa contribuire alla edificazione di una società più giusta e solidale.
La Presidenza della CEI
La signora presidenza..
RispondiEliminaMa le vedete le prime pagine quotidiane di Avvenire ? Assunzione totale e indiscriminata del linguaggio della menzogna.
RispondiEliminaSe El Papa ha detto che Dio non è cattolico, posso dire io che la CEIP (P=Patriottica) non è cattolica ?