l'arcangelo Gabriele annunzia a Maria (G. Dorè) |
Dal momento che ci troviamo nella settimana in cui cade l'anniversario della morte di Dante e che domani ricorre il "Dantedì", dedicato a Dante nel giorno della sua morte (700 anni fa), MiL propone un rapido excursus sulla figura dell'Arcangelo Gabriele nella Comedìa.
(testi e studio tratto da Breviarium, di Antonio Fiorito, e da Note di Pastorale Giovanile)
Singolarmente l’arcangelo Gabriele viene raffigurato nella scena dell’Annunciazione in uno dei bellissimi altorilievi di marmo che decorano le pareti delle cornici del Purgatorio:
L’angel che venne in terra col decreto
della molt’anni lacrimata pace,
ch’aperse il ciel dal suo lungo divieto,
dinanzi a noi pareva sì verace
quivi intagliato in un atto soave,
che non sembiava imagine che tace.
Giurato si saria ch’el dicesse: “Ave!”;
perché iv’era imaginata quella,
ch’ad aprir l’alto amor volse la chiave;
e avea in atto impressa esta favella:
“Ecce ancilla Dei”, propriamente
come figura in cera si suggella.
Pg X,34-45
Nel Paradiso IX, sempre nella sua funzione di portatore dell’annuncio a Maria
viene poi citato quando Dante rimprovera il papa e i cardinali perché
non vanno i lor pensieri a Nazarette,là dove Gabriello aperse l’aliPd IX,136-138
E all’arcangelo Gabriele spetta l’onore, dopo il trionfo di Cristo, di ruotare cantando intorno alla Vergine Maria, accompagnandola, pieno d’amore, fino all’Empireo:
per entro il cielo scese una facella,
formata in cerchio a guisa di corona,
e cinsela, e girossi intorno ad ella.
Qualunque melodia più dolce sona
qua giù, e più a sé l’anima tira,
parrebbe nube che squarciata tona,
comparata al sonar di quella lira
onde si coronava il bel zaffiro
del quale il ciel più chiaro s’inzaffira.
«Io sono amore angelico, che giro
l’alta letizia che spira del ventre
che fu albergo del nostro desiro;
e girerommi, Donna del ciel, mentre
che seguirai tuo Figlio, e farai dia
più la spera suprema, perché lì entre»
Pd XXIII,94-108
e quello amor che primo lì discese,
cantando “Ave, Maria, gratia plena”,
dinanzi a lei le sue ali distese”.
Dante è colpito da quell’angelo e ne chiede a san Bernardo:
«qual è quell’angel che con tanto gioco
guarda ne li occhi la nostra regina,
innamorato sì che par di foco?»
Ed elli a me: «Baldezza e leggiadria
quant’esser puote in angelo e in alma,
tutta è in lui; e sì volem che sia,
perch’elli è quelli, che portò la palma
giuso a Maria, quando ‘l Figliuol di Dio
carcar si volse de la nostra salma»
Pd XXXII,94-114
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