Da oggi prende avvio una nuova rubrica con la quale MiL intende illustrare la vita dei santi Re cattolici, iniziando da quelli annoverati nel Martirologio romano nelle due edizioni del 1955 e del 2004.
La Redazione ha deciso di pubblicare i post il giorno precedente la singola memoria liturgica, affinché i sacerdoti ed i fedeli che lo desiderino possano trarne spunto.
Per S. Edoardo si fa un'eccezione (essendo, nel calendario tradizionale, ricordato il 13 ottobre).
Per S. Edoardo si fa un'eccezione (essendo, nel calendario tradizionale, ricordato il 13 ottobre).
Introduciamo questa nuova rubrica con un passaggio del discorso di Sua Santità Pio XII alla Guardia Nobile pontificia (Sabato, 26 dicembre 1942): «Voi, Guardia della Nostra persona, siete il Nostro usbergo, bello di quella nobiltà ch'è privilegio di sangue, e che già prima della vostra ammissione nel Corpo splendeva in voi quale pegno della vostra devozione, perché, secondo l'antico proverbio, «bon sang ne peut mentir». Vita è il sangue che trapassa di grado in grado, di generazione in generazione, nelle illustri vostre prosapie e tramanda seco il fuoco di quell'amore devoto alla Chiesa e al Romano Pontefice, cui non scema né raffredda il mutar degli eventi, lieti o tristi. Nelle ore più oscure della storia dei Papi, la fedeltà dei vostri antenati rifulse più splendida e aperta, più generosa e ardente, che non nelle ore luminose di magnificenza e di materiale prosperità. Ogni volta che il Papato si trovò esposto agli assalti dell'ambizione o della cupidigia, ogni volta che fu oppresso o spogliato, i vostri avi, baldi della loro fede e della loro lealtà, serrarono le loro file, imperturbabili fra gli avvicendamenti delle tempeste: nessuna considerazione umana, nessuna sollecitazione, nessuna lusinga, nessuna minaccia, valse a smuoverli dal loro proposito, a strapparli dal loro posto e a sviarli dal sentiero della loro fedeltà. Così eletta tradizione di virtù familiare, come nel passato fu tramandata di padre in figlio, continuerà, non ne dubitiamo, a trasmettersi di generazione in generazione, quale retaggio di grandezza d'animo e di nobilissimo vanto del casato».
5 gennaio (13 gennaio nel calendario tradizionale).
In Inghiltérra il natale di sant’Edoardo, Re degli’Inglesi e Confessore; il quale fu insigne per la virtù della castità e per il dono dei miracoli. La sua festa però, per decreto del Papa Innocénzo undecimo, si celebra principalmente il tredici Ottobre, giorno nel quale si fece la traslazione del suo sacro corpo. (Martirologio Romano ed. 1955)
A Londra in Inghilterra, sant’Edoardo, detto il Confessore: re degli Angli, amatissimo dal suo popolo per la sua grande carità, assicurò la pace al suo regno e promosse con tenacia la comunione con la sede di Roma. (Martirologio Romano ed. 2004)
L.V.
In Inghilterra ci fu un re che lavorò costantemente per mantenere la pace nei suoi Stati e la comunione con la Chiesa cattolica. Sant’Edoardo, chiamato il Confessore, è stato il più popolare dei re inglesi dell’antichità.
Tre qualità gli fecero meritare la sua fama di santo: era molto pio, estremamente gentile e amava molto la pace.
Un autore vissuto all’epoca ci ha lasciato questi dati su di lui:
* Era un vero uomo di Dio.
* Viveva come un angelo tra tante occupazioni materiali, e si notava che Dio lo aiutava in tutto.
* Era così buono che non ha mai umiliato con le sue parole neanche l’ultimo dei suoi servi.
* Si mostrava particolarmente generoso con i poveri e con gli emigrati, e aiutava molto i monaci.
* Anche quando era in vacanza o andava a caccia, non si perdeva neanche un giorno la Messa.
* Era alto, maestoso, dal volto roseo e con i capelli bianchi.
* La sua sola presenza ispirava affetto e apprezzamento.
La vita
Nacque verso il 1003, figlio del re anglosassone Etelredo «l’Indeciso». Era figlio del terzo matrimonio di Etelredo con la principessa Emma di Normandia.
Quando nel 1015 il re danese Canuto invase l’Inghilterra, la madre Emma partì subito con Edoardo e suo fratello Alfredo verso la Normandia, dove svilupparono grande familiarità con i normanni e i loro leader.
Poco dopo la morte del marito Emma tornò in Inghilterra, sposando in seguito Canuto, durante il governo danese in Inghilterra.
Dopo la morte di Canuto e dei suoi figli, il diritto anglosassone e la nobiltà ecclesiastica invitarono Edoardo, figlio di Emma, a tornare in Inghilterra. Era il 1041. Nel 1042, a circa 40 anni, divenne re.
Un modello di re
Per evitare che si ravvivasse il risentimento della nobiltà anglosassone, nel 1045 Sant’Edoardo si unì in matrimonio con Edith, la figlia del conte Godwin, scontento per l’elezione di Edoardo al trono e che con il suo atteggiamento costituiva una minaccia per il suo regno.
La tradizione dice che Edoardo e la moglie erano persone così ascetiche e dedite a Dio che decisero di vivere insieme come fratello e sorella, per poter così raggiungere la santità. Sant’Edoardo conservò quindi la sua castità.
Edoardo ebbe dei modi d’agire che lo resero estremamente popolare tra i sudditi e lo trasformarono in un modello per i futuri re.
La prima cosa che fece assumendo il suo incarico fu sopprimere l’imposta di guerra, che rovinava molta gente.
Durante il suo lungo regno cercò di vivere nell’armonia più completa con le Camere legislative (che divise in due: Camera di Lord e Camera dei Comuni).
Si preoccupò sempre di far sì che gran parte delle imposte che venivano raccolte fosse ripartita tra i più bisognosi.
L’esilio e una promessa
Quando Edoardo era in esilio in Normandia, promise a Dio che se fosse riuscito a tornare in Inghilterra si sarebbe recato in pellegrinaggio a Roma per offrire una donazione al papa.
Quando divenne re, raccontò ai suoi collaboratori il giuramento che aveva fatto, ma questi gli dissero: «Il regno è in pace perché tutti vi obbediscono volentieri, ma se compirete un viaggio così lungo scoppierà la guerra civile e il Paese andrà in rovina».
Sant’Edoardo decise allora di inviare alcuni ambasciatori a consultare papa San Leone IX, che gli mandò a dire che gli permetteva di cambiare la sua promessa con un’altra: dare ai poveri quello che avrebbe speso per il viaggio e costruire un convento per i religiosi.
Il re lo fece subito: ripartì tra i poveri tutto quello che aveva risparmiato per compiere il viaggio, e vendendo varie delle sue proprietà costruì un convento per 70 monaci, la famosa Abbazia di Westminster (nome che significa monastero d’Occidente: West = Ovest o Occidente e Minster = monastero). È nella cattedrale che si trova in questo luogo che vengono sepolti i re d’Inghilterra.
Morte e venerazione
L’inaugurazione solenne del famoso coro del Monastero di Westminster ebbe luogo il 28 dicembre 1065, ma il re era già gravemente malato e non poté assistere alla cerimonia.
Morì nel 1066 e venne seppellito nella chiesa dell’Abbazia, restaurata di recente. Non aveva figli, e la lotta per la successione diede origine all’invasione normanna dell’ottobre 1066 e alla battaglia di Hastings. Presto iniziarono i pellegrinaggi sulla sua tomba.
Nel 1102 il suo corpo venne trovato incorrotto, e il 17 febbraio 1161 papa Alessandro III lo incluse nel catalogo dei santi.
I resti del re santo vennero trasferiti nell’Abbazia di Westminster con una cerimonia solenne officiata dall’arcivescovo San Tommaso Becket nel 1163.
Patrono di re, matrimoni difficili e coniugi separati
La Chiesa cattolica si riferisce a Edoardo il Confessore come al santo patrono dei re, dei matrimoni difficili e dei coniugi separati.
Dopo il regno di Enrico II, Edoardo venne considerato il santo patrono dell’Inghilterra finché nel 1348 San Giorgio, il cui culto come santo per i soldati arrivò in Inghilterra durante le Crociate, lo sostituì in questo ruolo. Edoardo, tuttavia, continua ad essere il santo patrono della famiglia reale inglese.
Autore: Roberta Scimplicotti
Fonte: Aleteia
Edoardo III il Confessore, re d’Inghilterra, è il santo più celebre a portare tale nome, insieme con il suo avo, Sant’Edoardo II il Martire. Il futuro Edoardo III nacque nei pressi di Oxford tra il 1004 ed il 1005 da Etelredo II lo Sconsigliato e dalla sua seconda moglie, la principessa normanna Emma. A causa dello stato di agitazione che regnava nel paese, all’età di soli dieci anni fu mandato in esilio in Normandia, ove rimase sino al 1041. Richiamato poi in Inghilterra, l’anno seguente ascese al trono. Proprio durante l’esilio il futuro re aveva appreso molte delle qualità che gli tornarono più utili, come ricorda il suo biografo Barlow: «opportunismo e flessibilità, pazienza, cautela, capacità di evitare lo scontro frontale […] sapienza terrena […] disponibilità ad accettare qualunque sorte gli fosse riservata». Regnò per un periodo abbastanza lungo, riuscendo a tenere sotto controllo i molteplici nemici, sia interni che esterni. Il suo successore Aroldo, ventidue anni dopo, si trovò a governare un paese ben più tranquillo, unito e stabile di quanto non lo fosse stato all’incoronazione di Edoardo.
La santità di Edoardo non è data esclusivamente da alcune azioni eroiche, bensì è frutto del suo comportamento complessivo quale sovrano. Resta tuttavia difficile conoscere con certezza molti aspetti del suo governo, del suo carattere e delle sue motivazioni. Con lo sviluppo del suo culto, la fama del suo regno si accrebbe tanto da giudicarlo quasi un’epoca d’oro e per sua la grande popolarità Sant’Edoardo divenne uno dei principali patroni d’Inghilterra. Le numerose «Vite» scritte in seguito sul suo conto misero in evidenza la santità di questo grande sovrano, i miracoli ottenuti per sua intercessione, la castità custodita integra per tutta la vita, la carità verso i poveri, verso la Chiesa ed in particolare verso i monaci.
Occorre però sottolineare come qualcuno nutrisse non pochi interessi dall’incentivare il culto di Sant’Edoardo: in primis i monaci dell’abbazia di Westminster, che ne conservavano la tomba e fecero proliferare i racconti circa la santità e la potenza taumaturgica del re, al fine di incrementare l’afflusso di pellegrini; in seguito la venerazione nei confronti di Edoardo, normanno per parte materna, risultò di aiuto agli invasori normanni per tentare di ottenere un’indiretta legittimazione al loro potere sull’isola. Parecchi leggendari elementi sulla sua esistenza terrena non sono certi, come la scelta fatta con la moglie Edith di condurre una vita di castità ed il matrimonio bianco, forse pure supposizione volte a giustificare il fatto che non lasciò discendenza. Anche la maggior parte dei racconti sui miracoli è assai dubbia: la «Vita» più antica, scritta pochissimi anni dopo la sua morte, narra di alcune guarigioni avvenute con l’acqua in cui il santo re si era lavato le mani. Fu allora invocato contro le malattie della pelle e l’epilessia e secondo la tradizione fu il primo sovrano inglese a contrarre la cosiddetta «malattia del re», cioè la scrofola. Abolì la tassa dell’heregeld, destinata al mantenimento dell’esercito, per devolvere il ricavato ai poveri, ma forse si trattò solo di un provvedimento temporaneo.
Analizzando invece le qualità di Edoardo come sovrano, ci si può rifare a notizie più certe: difese il paese dagli attacchi stranieri e protesse la propria autorità dai sudditi troppo ambiziosi. Tentò sempre in ogni modo di evitare le guerre, ma fu sempre risoluto nel dispiegare un esercito o una flotta contro la minaccia di invasione. Per rafforzare la propria posizione non mancò di stringere numerose alleanze straniere. In patria la più seria minaccia al suo potere era costituita dal conte Godwin del Wessex: ne sposò allora la figlia, Edith, ma quando nel 1051 Godwin minacciò una rivolta, ad Edoardo non restò che esiliarlo insieme all’intera sua famiglia, facendo rinchiudere anche Edith in un convento. Già l’anno seguente il re permise a Godwin di fare ritorno in patria, evitando così il rischio di una guerra civile e nel regno continuò dunque a regnare la pace.
Indipendentemente dalla fama acquisita in seguito, pare che non fu un grande benefattore della Chiesa, ad eccezione di Westminster. Una saggia amministrazione delle nomine ecclesiastiche costituiva una parte essenziale per affermare l’autorità regio ed un buon governo. Il giudizio di Edoardo in queste questioni si rivelo sempre oculato, salvo il caso di Stigand, arcivescovo di Canterbury che si rivelò certo un abile amministratore, ma poco animato da spirito religioso. Edoardo nominò anche degli stranieri alle sedi episcopali inglesi, non per distruggere la matrice nazionale della Chiesa, quanto più per il desiderio di scegliere degli uomini di qualità. Durante il suo regno furono applicate importanti riforme locali, non vi furono scandali e vennero rafforzati i rapporti con Roma.
La decisione di rifondare l’abbazia di Westminster, monumento che perpetuò indefinitamente il suo ricordo, nacque da un voto che Edoardo aveva fatto quando in gioventù era esule in Normandia: se Dio avesse reintegrato nei suoi diritti la sua famiglia, si sarebbe recato a Roma in pellegrinaggio. Asceso poi al trono, si trovò impossibilitato a lasciare l’Inghilterra e chiese perciò al papa di essere dispensato dal voto. Il pontefice acconsentì, commutando l’obbligo nella fondazione di un monastero dedicato all’apostolo Pietro. Edoardo scelse allora un convento già esistente presso Thorney, ad ovest di Londra, al quale fece ingenti donazioni di terreni e in denaro, dando inizio all’edificazione di una magnifica chiesa romanica, che fu l’embrione dell’odierna abbazia di Westminster.
Le sue condizioni di salute, purtroppo, si aggravarono prima di poter partecipare all’inaugurazione del coro della basilica. Morì dopo pochi giorni, il 5 gennaio 1066, e venne sepolto proprio nell’abbazia. Nel 1102 il suo corpo, riesumato e trovato incorrotto, venne traslato in un nuovo sito. In seguito fu soggetto ad alcune traslazioni e le sacre reliquie sopravvissero alla Riforma ed ancora oggi sono oggetto di venerazione. Nel 1161 papa Alessandro III canonizzo Sant’Edoardo III, detto «il Confessore» per distinguerlo dal suo predecessore Edoardo II «il Martire», dietro interessamento del re Enrico II.
Nel 1689 la sua festa fu estesa alla Chiesa universale e fissata in data 13 ottobre, anniversario della prima traslazione.
Oggi però il nuovo Martyrologium Romanum ha spostato la commemorazione alla data della morte.
Autore: Fabio Arduino
Fonte: Santi e Beati
Grazie sono felice di questa rubrica. Mi raccomando anche gli Asburgo che sono i più importanti
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