Ci siamo occupati della sofferta notizia delle dimissioni di Mons. Giovanni D'Ercole da Vescovo di Ascoli Piceno ( QUI ): un Pastore amato e stimato dalla gente e dai consacrati.
Domani sarà festa di San Martino Vescovo di Tours, nell'Ufficio delle Letture si legge il toccante racconto dei suoi chierici in lacrime: «Perché, o Padre, ci abbandoni? A chi ci lasci, desolati come siamo? Lupi rapaci assaliranno il tuo gregge e chi ci difenderà dai loro morsi, una volta colpito il pastore? ...» (Dalle «Lettere» di Sulpicio Severo)
E' di poco fa il messaggio che Mons. D'Ercole
"Era il marzo del 1982, l’Africa della mia giovinezza. Sabato prossimo 14 novembre alle 17.45 ritornerò in Africa questa volta in un monastero di trappisti in Marocco, altro contesto e altra missione ma sempre Africa. Per quanto tempo? A deciderlo saranno i segni della Provvidenza di Dio. Per ora so solo che sarà tempo di silenzio e di preghiera per la Chiesa e per voi tutti. Un forte abbraccio soprattutto a chi non riuscirò ad incontrare per un saluto di partenza.
#giovannidercole"
Nell'Omelia della Santa Messa concelebrata con tutti i Sacerdoti diocesani Domenica scorsa 8 novembre nella Cattedrale di Sant'Emidio ad Ascoli Piceno Sua Eccellenza Mons. D'Ercole aveva anche detto : “Chiedo perdono al Padre se non sono sempre riuscito a fare la sua volontà. E’ un congedo e non un addio. Per capire abbiamo bisogno di immergerci nella parola di Dio. Le cose della vita possono essere lette con la sapienza umana, spesso frutto di pregiudizi e preconcetti. E poi c’è la capacità di leggere alla luce della parola di Dio, della sapienza che viene dall’altro, dalla forza dello Spirito Santo: anche questa mia scelta ognuno può valutarla con il semplice ragionamento umano, oppure la può leggere alla luce della parola di Dio” ( Cfr. Picenonews QUI )
Mentre , non solo ad Ascoli, continua a circolare il proverbio latino "Unum castigabis, centum emendabis" ci si interroga anche sull'atipica scelta di un Vescovo "forestiero", che non fa parte cioè ne' della Metropolia ne' della Regione Ecclesiastica, per assumere il delicato compito di Amministratore Apostolico.
Già dalla scorsa estate si "vociferava" di una fantasiosa "unione" della Diocesi di Ascoli Piceno nella persona del Vescovo di San Benedetto del Tronto, Montalto e Ripatransone, nell'ipotesi (poi rivelatasi purtroppo realistica) che sarebbe rimasta "presto" senza il suo pastore.
Non dimentichiamo che fra i "desiderata" del regnante Pontefice c'è anche la riduzione del numero delle diocesi italiane. (Che Dio non voglia!)
AC
Le foto dell'utima messa di Mons.D'Ercole nella Cattedrale di Ascoli Piceno QUI
Foto: Picenotime QUI
Fonte del messaggio di S.E.R.Mons. Giovanni D'Ercole. QUI
Il video della Messa di saluto di Mons. D'Ercole alla Diocesi
E quale problema ci sarebbe nella riduzione delle diocesi?Non ci sono forse troppi parassiti nei vescovadi?
RispondiEliminaLa riduzione delle diocesi è già iniziata. Due esempi a caso: Susa con Torino e Carpi con Modena.
RispondiEliminaFatico s credere che "salti" la diocesi di una città capoluogo di provincia come Ascoli.
Non Ascoli, antichissima diocesi e capoluogo di provincia - ha ragione Andre - ma San Benedetto del Tronto ( già la più giovane diocesi italiana ) il cui vescovo potrebbe "unire" con la sua persona Ascoli Piceno. Cmq concordo che potrebbe essere assai difficile questo tipo di soluzione perchè la diocesi di San Benedetto è assai ampia.
Eliminae sarebbe ora: nazioni cattoliche popolose come noi hanno numeri di diocesi ben inferiori
EliminaChi se ne importa Gsimy! La storia delle nostre sante terre non conta più nulla? I vescovi non debbono essere come dei prefetti ma debbono recuperare la grande primiera dimensione di episcopus.
Eliminanel Veneto hanno soppresso alcune piccole diocesi nel passato (Torcello, Eraclea, Caorle, Feltre) nonostante avessero anch'esse lunghe storie
Eliminaperchè minuscole diocesi, spesso grandi come un vicariato di una diocesi più grande, dovrebbero rimanere così?
Abbiamo 220 e passa diocesi, di cui alcune anche sotto i 100.000 abitanti, e distribuite in modo disomogeneo sul territorio (il Triveneto ha un milione di abitanti in più della Campania,ma dieci diocesi in meno, tanto per fare un esempio) e con confini che non hanno un senso pratico al giorno d'oggi (vedi Pisa o Padova)
RispondiEliminaUna riduzione è necessaria al giorno d'oggi, ovviamente prudente, ragionata e graduale
Senza fare inutili e dannose partigianerie, di cui la Chiesa soffre perchè è divisa nel suo interno a causa soprattutto delle lobby prepotentemente progressiste, tuttavia quel che è accaduto a Mons.D'Ercole è solo preludio di una ben più ampia "ripulitura" dai restanti vescovi d'impronta Giovanni Paolo II/Benedetto XVI... Gli attali detentori del potere vaticano sono implacabili!
RispondiEliminaQuanto alle rimozioni rientra nella politica di tutti i pontefici per avere persone fedeli ai propri "desiderata"... purtroppo, nel nostro caso attuale, sono i "desiderata" pontificali ad essere storti... Riguardo alla riduzione delle diocesi, in determinati casi, come in Liguria, potrebbe essere un'autentica benedizione... la contaminazione di diocesi moderniste agonizzanti con adiacenti diocesi tradizionaliste vitali non potrebbe essere se non un evento positivo...
RispondiEliminaPeccato
RispondiEliminacerto che se i vescovi sono solo funzionari amministrativi, prefetti esecutori di direttive governative, possono essere ridotti a piacere, magari uno per regione. Leggendo San Paolo, e anche la storia della Chiesa, mi ero fatta un'idea un po' diversa di che cosa sia un Vescovo.
RispondiEliminaQuanto a mons. D'Ercole, suor Rosalina lo ha ringraziato insieme con i suoi poveri. Sembra che nella chiesa d'El Francesco, avere a cuore i poveri non conti poi molto.