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venerdì 25 ottobre 2019

#sumpont2019 -2- La relazione di João Silveira


Seconda relazione al convegno. Il portoghese dott. Silveira, di Paix Liturgique, ci spiega, in perfetto

italiano, che la Messa di sempre è spesso considerata come espressione elitaria di una minoranza di eletti culturalmente privilegiati, o quanto meno circoscritta al mondo occidentale e all'Europa in particolare.

Eppure non fu così in passato, allorché il rito in latino era diffuso in tutti i continenti. E, se si approfondisce non è così neppure oggi.

Il relatore ci ha portato l'esempio dell'Angola, colonia portoghese africana fino a 44 anni fa, dove ha potuto parlare con due parroci della capitale Luanda. Essi non sapevano nulla della Messa tradizionale, ma hanno mostrato grande interesse e si sono formati gruppi di fedeli.

Il dott. Silveira si è poi recato dall'Arcivescovo. Non senza timore, ben conoscendo le usuali difficoltà che l'alto clero
oppone alla Tradizione.

E invece: l'accoglienza è stata calorosa e il prelato non solo si è lamentato delle derive della liturgia attuale, ma ha anche promesso di assegnare una chiesa al gruppo in formazione.

Seconda tappa del nostro relatore e missionario tridentino: a Panama.

Anche qui si è subito organizzato un gruppo stabile e iniziata la celebrazione della Messa. Ma il vescovo locale, in questo caso, appresa la cosa l'ha subito proibita e finora non ha dato riscontro agli accorati appelli dei fedeli.

Ci spostiamo poi in Corea del Sud. A Seul, c'è un forte gruppo ma con Messa solo mensile e fuori del centro. I sacerdoti coreani hanno in genere il pregiudizio che la Messa tradizionale interessa solo alcuni ordini religiosi; inoltre avanzano il trito argomento dell'incomprensione del latino in un paese orientale.

Passiamo ora alle Azzorre, isole nell'Atlantico appartenenti al Portogallo. Lì, nell'isola di San Miguel, Paix Liturgique ha portato un sacerdote per celebrare la Messa tradizionale e tenere alcune conferenze.

Ma anche qui il vescovo, in spregio alla legge canonica, ha vietato ogni celebrazione nelle chiese dell'isola, molte delle quali inutilizzate, sì da costringere il gruppo ad utilizzare un locale privato.

Analoghe difficoltà a Lima, in Perù. Ma nonostante ciò, vi è un gruppo di un centinaio di persone, da cui sono anche uscite due vocazioni per l'Istituto Cristo Re, finché  col nuovo arcivescovo la celebrazione è stata ridotta a una volta al mese.

In Perù vi è comunque molta devozione e gruppi di religiosi legati alla Messa antica.

Ultima tappa, il Mozambico, uno dei paesi più poveri del mondo. Il nostro relatore non conosceva nessuno, ma trovata una parrocchia di francescani, ha spiegato ai giovani coristi i rudimenti del canto gregoriano. Ne sono stati entusiasti. E anche un gesuita ha accettato di farsi insegnare come si celebra la Messa tradizionale.

Grande successo anche al seminario maggiore, dove il rettore si è  dimostrato interessato all'insegnamento della liturgia antica ai futuri preti.

In molti seminari europei, il nostro relatore sarebbe stato lapidato... Evidentemente l'Africa è un posto assai più sicuro per la Messa di sempre.

L'Europa e la civiltà occidentale stanno morendo, manifestano i sintomi della decadenza dell'Impero romano, nella cui capitale oggi ci troviamo. A partire dall'affievolirsi della Fede e considerando, sua conseguenza, la demografia avversa.

Il futuro della Tradizione è probabilmente nei paesi che consideriamo a torto come lontani, dove ancora il senso del soprannaturale è forte.

A noi, amanti della Tradizione, il compito della missione. La Messa in latino è veramente, come ha argutamente aggiunto l'abbé Barthe in riferimento alla sua uniformità linguistica e celebrativa, la liturgia della globalizzazione.

Enrico

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