Pubblichiamo la nostra traduzione - per la quale ringraziamo l'amico Federico Baldelli - dell'intervista concessa da S. E. Rev.ma il Cardinale Raymond Leo Burke a Thomas McKenna, Presidente di Catholic Action for Faith and Family, pubblicata ieri su Church Militant. Trovate qui il link all'originale.
Thomas McKenna: Eminenza, una nuova ondata di scandali per abusi sessuali sta travolgendo la Chiesa ed indicando una diffusa pratica dell'omosessualità tra il clero diocesano e nei seminari. Qual è, secondo Lei, la causa alla radice di tutto questo?
Cardinal Raymond Burke: Era chiaro sin dall'indagine sugli abusi del 2002 che la maggior parte di questi è consistita in atti omosessuali nei confronti di adolescenti o giovani uomini.
C'è stato un tentativo di nascondere o addirittura negare tali fatti.
È ora chiaro, soprattutto alla luce dei recenti eventi, che c'è una cultura omosessualista diffusa non solo nel clero ma finanche nella gerarchia, che va purificata alla radice. È indubbiamente una tendenza disordinata.
Ritengo sia stata considerevolmente aggravata dalla cultura contro la vita, ossia la cultura della contraccezione, che separa l'atto sessuale dall'Unione coniugale. L'atto sessuale non ha alcun senso se non tra un uomo ed una donna sposati dato che l'atto coniugale è per sua natura finalizzato alla procreazione.
Sono convinto che si debba riconoscere che nella Chiesa, soprattutto nel clero e nella gerarchia, esiste un grave problema di cultura omosessualista che deve essere risolto onestamente ed in modo efficace.
Thomas: Eminenza, sono in molti a dire che ciò che deve essere fatto consiste nel determinare migliori procedure e strutture e che ciò risolverebbe la situazione. Lei è d'accordo? Oppure come ritiene che si debba risolvere questa crisi in modo decisivo?
Cardinal Burke: Non c'è nessuna necessità di sviluppare nuove procedure. Le procedure esistono già nella disciplina della chiesa e sono state sviluppate nel corso dei secoli.
Ciò che serve è un indagine onesta della situazione di grave immoralità seguita da un'azione effettiva per sanzionare i responsabili e vigilare onde prevenire il ritorno di simili situazioni.
L'idea che siano le Conferenze Episcopali ad essere responsabili della risoluzione di questo problema è malposta poiché esse non hanno sorveglianza diretta sui Vescovi al loro interno.
È il Romano Pontefice ad avere la responsabilità di disciplinare tali situazioni ed è lui che deve agire seguendo le procedure contenute nella disciplina della Chiesa. Questo è ciò che risolverebbe la situazione.
Thomas: Eminenza, la fede nella Chiesa come istituzione santa e non corrotta è stata scossa. Le persone non sanno più cosa pensare dei loro Vescovi e preti. Come dovrebbero rispondere a questa crisi i fedeli, specialmente considerando che molti si sentono scoraggiati e si vergognano della Chiesa?
Cardinal Burke: Comprendo pienamente la rabbia e la sensazione di essere traditi che molti fedeli sentono poiché la sperimento io stesso. Essi dovrebbero continuare ad insistere affinché la situazione sia risolta onestamente e con determinazione. Ciò che non potremmo mai permettere è che tali gravi atti immorali che hanno tanto sporcato il volto della Chiesa ci portino a perdere speranza in Nostro Signore, che è Capo e Pastore del gregge della Chiesa, Suo Corpo Mistico, e non dovremmo mai perdere di vista questa verità.
Dovremmo vergognarci profondamente di quello che alcuni pastori e Vescovi hanno fatto, ma non dovremmo mai vergognarci della Chiesa perché sappiamo che Essa è pura e che è Cristo stesso vivo per noi nella Chiesa che rappresenta la nostra unica salvezza. C'è una grande tentazione che la nostra giusta rabbia riguardo tali atti ci porti a perdere la fede nella Chiesa o ad essere arrabbiati con Essa invece di esserlo con coloro che, nonostante avessero la più alta autorità, hanno tradito quella autorità ed hanno agito in modo immorale.
Il Pontificale Romano, il libro liturgico che contiene i riti dei Vescovi, ha per secoli contenuto anche il rito di riduzione dei Chierici e anche dei membri della gerarchia che avevano gravemente fallito nell'adempimento del loro ministero. Ritengo che aiuterebbe rileggere nuovamente questi riti per comprendere quello che la Chiesa ha sempre compreso, cioè che i pastori possono tradire la loro missione anche gravemente e debbono essere appropriatamente disciplinati e dimessi dallo Stato clericale se ciò avviene.