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domenica 6 dicembre 2015

Un sacerdote risponde al Vescovo di Padova

"Il laicismo aggressivo, per cancellare ogni traccia di Cristianesimo, inventa – in nome di chissà quale tipo di integrazione -, nella scuola statale, progetti educativi, a dir poco singolari. A sostenere il nuovo corso imposto dal politicamente corretto, negli ultimi giorni, in merito alle tradizioni natalizie, hanno preso posizione diversi esponenti della gerarchia ecclesiastica, e in modo particolare il vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla (nella foto) il quale alla domanda: “le celebrazioni del Natale a scuola?”, risponde: “Io farei tanti passi indietro pur di mantenerci nella pace e pur di mantenerci nell’amicizia”. Gesù nel Vangelo ha affermato l’esatto contrario: “Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione”. Ancora oggi è così. Molte volte lì dove la Chiesa si rinnova, l’appello della Buona Novella diventa un “segno di contraddizione” e di divisione. Pensate alle comunità cristiane mediorientali, che negli ultimi anni, nel silenzio complice dell’Occidente, hanno pagato un prezzo altissimo di fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Il vero pericolo alla pace e all’amicizia, sono quelli che per anni hanno vissuto dalle poltrone ben comode, nella routine della vita pseudo religiosa, pronti ad ogni sorta di annacquamento dell’annuncio evangelico, pur di non “alterare” i falsi equilibri della convivenza. Scomodati ed interpellati dalla parola di Dio, usano tutta l’intelligenza per trovare argomenti in difesa delle loro opinioni che purtroppo si trasformano in ideologie pericolose che non hanno nulla in comune con il Cristianesimo.

Le affermazioni di monsignor Cipolla, hanno suscitato polemiche molto aspre, nonostante la nota diffusa dalla diocesi, la quale invece di chiarire, non ha fatto altro che seminare ulteriori dubbi. Il governatore del Veneto Zaia, il Sindaco di Padova, i giornali, hanno chiesto al Vescovo, se in nome dell’integrazione e del dialogo, l’identità culturale italiana deve scomparire, per non urtare la sensibilità di chi proviene da altri paesi. L’imam Kamel Layachi, studioso coranico e imam delle comunità islamiche del Veneto, di nazionalità algerina, ha spiegato e difeso con chiarezza, quello che tanti hanno paura di affermare: “Il presepe ci ricorda la nascita di un profeta tra i più grandi nella storia dell’umanità. Il sacro Corano ricorda più volte Gesù e dedica un’intera sura a sua madre, la vergine Maria. Perciò la rappresentazione della natività cristiana è una bellissima tradizione e un punto d’incontro e di conciliazione tra due fedi religiose. Non c’è ombra di discordia nel presepe, forse chi lo vieta e lo bandisce dalle scuole è animato da spirito laico o da un atteggiamento ateo ma evocare un presunto turbamento dei musulmani è contrario alla verità”.

Tanto per non farci mancare nulla, abbiamo tanti “cattolici da pasticceria”, melliflui, tiepidi e paurosi, che appoggiati dai media e da alcune forze politiche, chiamano a difesa Papa Francesco. Come a dire: “io dico queste cose, perche sono appoggiato dal Santo Padre”. Quanta codarderia! Non hanno nemmeno il coraggio di addossarsi nelle spalle la responsabilità delle loro affermazioni! Nell’immaginario collettivo, questa gente cerca di separare Francesco “buono” dalla Chiesa “cattiva”, favorendo una operazione ideologica, non aderente al vero, per apparire vittime di un sistema ingiusto e fondamentalista incapace di aprirsi alla misericordia.

Dialogare, confrontarsi, non significa abbandonare le proprie radici. Quali sono i risultati della debolezza del pensiero? Al vescovo di Sassari viene vietato in nome di chissà quale idea la possibilità di parlare ai bambini. E’ lecito affermare alla luce degli episodi descritti, che una certa ideologia usi come maschera la parola “confronto, integrazione”, per estromettere e annientare dalla sfera pubblica il Cristianesimo. Quanti utilizzano tali tattiche sono meschini e senza dignità. Non hanno il coraggio di dire con chiarezza che la Chiesa è un ostacolo per raggiungere i loro fini. Fa senso che il pensiero debole utilizzi i fatti di cronaca per colpire la libertà di pensiero e di espressione, nonché quella religiosa. La questione non si esaurisce così, ad acqua di rose. Quelli che si strappano le vesti per i canti natalizi ed i presepi, permettono di realizzare nelle scuole formule educative adatte alla costruzione del nuovo modello antropologico, propagandato dalle agenzie istituzionali e politiche.

Altro che stella cadente, grotte, angeli e pastorelli. La scuola italiana ha così laicamente abbandonato ogni riferimento alla cristianità che si è data ai Mantra. Con questa parola si intende una “espressione sacra” tipica delle credenze religiose dell’India e se ne trovano echi nel Vedismo, Brahmanesimo, Buddismo, Gianismo, Induismo e Sikhismo. Quale vantaggio educativo ne possano trarre i bambini della scuola milanese dove ne sono state somministrate due ore, è ancora da capire. A dare notizia delle lezioni in Sanscrito è stata Thea Crudi, una musicista che ha studiato presso l’Indonesia Institute of The Arts Surakarta e che si è trasformata in maestra per un giorno. Sul suo profilo Facebook ha scritto di aver avuto “il grande onore di portare i Mantra a 50 bambini che hanno ascoltato, imparato e ripetuto i Mantra insieme, con effetti di pace e benessere immediati”.

In questo modo i bambini sarebbero riusciti ad avere una “esperienza trascendentale”. Immaginiamo. Il post su Facebook, poi, si conclude con l’espressione “Peace and Love Revolution” che fa capire la coltura ideologica in cui è nata l’idea di sottoporre Mantra in Sanscrito a bambini. Non sappiamo se la scuola dove si sono svolte queste “alternative” lezioni abbia mantenuto la tradizione italica di fare il presepe. Speriamo di sì. Ma resta difficile capire le motivazioni che hanno portato a sottoporre ai bambini simili esperienze, inneggiando alla “peace and love revolution”. E soprattutto, ci chiediamo: i genitori sono stati avvertiti?"

Don Salvatore Lazzara

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