In fondo al corridoio di ingresso, una vistosa statua della Madonna accoglie gli studenti ogni mattina, cristiani, musulmani e di ogni credo. L’ispirazione che anima l’istituto monzese è contenuta nel nome stesso: ente cattolico di formazione professionale. Eppure, in vista Natale, non sarà celebrata la messa. La decisione del parroco è stata annunciata mercoledì pomeriggio dal preside, nel corso di una riunione con il corpo docenti. «Ci hanno comunicato che la messa non verrà svolta, per non discriminare gli studenti di altre fedi», raccontano alcuni dei presenti. Al posto del rito liturgico, un momento di «riflessione e preghiera, con canti e proiezioni di immagini».
Decisione già adottata l’anno scorso, e mal digerita da parte di alcuni insegnanti, che la vivono come «un passo indietro rispetto all’identità cattolica della scuola». Anche perché nelle altre quattro sedi dell’istituto, dislocate nella provincia brianzola, la messa si celebrerà come in passato. La sede monzese, tra l’altro, è la stessa finita sotto i riflettori per un presunto caso di discriminazione denunciato dai genitori di un sedicenne omosessuale. L’adolescente, tra le altre cose, aveva detto ai genitori di essere stato obbligato a partecipare a una messa. L’anno scorso, un altro ragazzo di famiglia di testimoni di Geova avrebbe avuto problemi con la dirigenza, perché restio a presentarsi in chiesa. In entrambi i casi, comunque, gli studenti sono rimasti nella stessa scuola.
«Gli altri anni i ragazzi islamici venivano in chiesa con tutta la classe senza problemi, e in ogni aula c’è il crocifisso - ribadiscono gli insegnanti -. Qui si tengono le ore di istruzione religiosa, nelle macchinette si trovano anche snack al salame e nessuno si è mai offeso, che senso ha rinunciare alla messa, allora?». Il preside Adriano Corioni glissa, innervosito: «Abbiamo solo tenuto una riunione per parlare degli indirizzi formativi».
Non rifiuta di rispondere alle domande don Marco Oneta, della parrocchia di San Biagio: «È vero, alla fine si è scelto di non celebrare messa. E qualcuno forse potrà non essere d’accordo». Ma il sacerdote poi spiega le motivazioni della decisione: «Non si tratta di una rinuncia alla nostra identità, in vista del Santo Natale ci troveremo coi ragazzi per un incontro di preghiera cristiana, accompagnato da un momento di riflessione collettiva; è pur sempre una atto liturgico. La messa, e il sacramento dell’eucaristia, per alcuni può essere un atto di culto troppo forte, non solo per chi professa una fede diversa, ma anche per chi non è solito frequentare la chiesa».
Decisione già adottata l’anno scorso, e mal digerita da parte di alcuni insegnanti, che la vivono come «un passo indietro rispetto all’identità cattolica della scuola». Anche perché nelle altre quattro sedi dell’istituto, dislocate nella provincia brianzola, la messa si celebrerà come in passato. La sede monzese, tra l’altro, è la stessa finita sotto i riflettori per un presunto caso di discriminazione denunciato dai genitori di un sedicenne omosessuale. L’adolescente, tra le altre cose, aveva detto ai genitori di essere stato obbligato a partecipare a una messa. L’anno scorso, un altro ragazzo di famiglia di testimoni di Geova avrebbe avuto problemi con la dirigenza, perché restio a presentarsi in chiesa. In entrambi i casi, comunque, gli studenti sono rimasti nella stessa scuola.
«Gli altri anni i ragazzi islamici venivano in chiesa con tutta la classe senza problemi, e in ogni aula c’è il crocifisso - ribadiscono gli insegnanti -. Qui si tengono le ore di istruzione religiosa, nelle macchinette si trovano anche snack al salame e nessuno si è mai offeso, che senso ha rinunciare alla messa, allora?». Il preside Adriano Corioni glissa, innervosito: «Abbiamo solo tenuto una riunione per parlare degli indirizzi formativi».
Non rifiuta di rispondere alle domande don Marco Oneta, della parrocchia di San Biagio: «È vero, alla fine si è scelto di non celebrare messa. E qualcuno forse potrà non essere d’accordo». Ma il sacerdote poi spiega le motivazioni della decisione: «Non si tratta di una rinuncia alla nostra identità, in vista del Santo Natale ci troveremo coi ragazzi per un incontro di preghiera cristiana, accompagnato da un momento di riflessione collettiva; è pur sempre una atto liturgico. La messa, e il sacramento dell’eucaristia, per alcuni può essere un atto di culto troppo forte, non solo per chi professa una fede diversa, ma anche per chi non è solito frequentare la chiesa».