Pubblicato 14
ottobre 2015 | Libertà e Persona (vi consigliamo caldamente di andare sul sito per vedre le significative immagini di questa triste storia), di Francesco Agnoli
“Non la
pensava così, solo pochi anni fa…“. Così mi dice uno dei monsignori cui
Andrea Tornielli, oggi coordinatore di Vatican Insider, faceva le sue
telefonate, all’epoca di Benedetto XVI, per fare due chiacchiere…
No, non era
così. Ieri il
vaticanista Tornielli era un ratzingeriano di ferro, oggi è un po’ la punta di
diamante dello schieramento pro Kasper e pro rinnovamento dottrinale. Il
cardinal Martini, per intenderci, è diventato un “profeta”, e Kasper il suo
successore.
Con molta
grinta Tornielli non lesina le legnate virtuali ai cardinali che in quest’anno
si sono spesi per argomentare, con dei libri, la loro posizione riguardo al
matrimonio.
Tornielli
non era imparziale un tempo, e non lo è oggi. Il ruolo di cronista gli sta stretto: preferisce
mescolarlo a quello di opinionista. Nulla
di male,
anzi, se non fosse che questo espone, però, a molte considerazioni. Perchè chi
fa l’opinionista è poi giocoforza che finisca nella “guerra” delle opinioni.
Soprattutto se ha cannoni potenti con cui sparare; se poi abbraccia con tanto
vigore le tesi minoritarie all’interno della Chiesa, anche di oggi, ma
maggioritarie nel mondo, inevitabile che finisca per scontrarsi con chi non
comprende nè perchè la Chiesa dovrebbe cambiare idea su principi fondamentali
che ha sempre professato, nè perchè Tornielli stesso abbia cambiato così
fieramente e tempestivamente, secondo qualcuno, “sponda”.
Divorziati risposati
Non tanto
tempo fa, Benedetto XVI regnante, proprio riguardo alla comunione ai divorziati
risposati, Tornielli scriveva:
Talvolta si
rischiano generalizzazioni, come quella di pensare che i divorziati siano in
quanto tali esclusi dalla comunione. Non è vero. Lo sono soltanto i divorziati
che essendosi sposati in chiesa la prima volta, hanno contratto dopo la
separazione un nuovo matrimonio civile oppure convivono stabilmente con un
nuovo compagno o compagna. Pur essendo la prassi dell’esclusione molto antica,
ancora nei primi anni Settanta, la Congregazione per la dottrina della fede
ammetteva la «probata praxis in foro interno», cioè l’ammissione ai sacramenti
per scelta di coscienza approvata dal confessore. Le rigorose norme attuali
risalgono all’esortazione apostolica «Familiaris Consortio», di Giovanni Paolo
II (1981) e sono state ribadite da Benedetto XVI nella «Sacramentum Caritatis»
(2007). Papa Ratzinger, che più di una volta ha mostrato attenzione al
problema, raccogliendo le indicazioni emerse dal Sinodo dei vescovi definisce
«situazioni dolorose» quelle «in cui si trovano non pochi fedeli che, dopo aver
celebrato il sacramento del matrimonio, hanno divorziato e contratto nuove
nozze». Un problema pastorale «spinoso e complesso, una vera piaga dell’odierno
contesto sociale che intacca in misura crescente gli stessi ambienti
cattolici». Ma ribadisce la prassi della Chiesa, «fondata sulla Sacra
Scrittura», di non ammettere ai sacramenti i divorziati risposati. Ratzinger
invita comunque i divorziati risposati, «nonostante la loro situazione», ad
appartenere alla Chiesa, «che li segue con speciale attenzione, nel desiderio
che coltivino, per quanto possibile, uno stile cristiano di vita attraverso la
partecipazione» alla messa.
L’argomento era spinoso: il suo datore di lavoro, Berlusconi, aveva chiesto di ricevere la comunione, pur essendo, appunto, risposato; il papa di allora, cui un vaticanista non può non guardare con simpatia, la pensava diversamente. Occorreva districarsi tra Berlusconi e Benedetto, e Tornielli seppe farlo.
L’argomento era spinoso: il suo datore di lavoro, Berlusconi, aveva chiesto di ricevere la comunione, pur essendo, appunto, risposato; il papa di allora, cui un vaticanista non può non guardare con simpatia, la pensava diversamente. Occorreva districarsi tra Berlusconi e Benedetto, e Tornielli seppe farlo.
Su Il
Timone del febbraio 2012 però Tornielli parla chiaro, in un articolo contro
i “ribelli” a Benedetto XVI: Le Chiese del nord e del centro Europa sono
attraversate da venti di ribellione. C’è chi lo chiama «scisma silenzioso», chi
invece minimizza. Di certo di tratta di un fenomeno preoccupante, che interessa
Paesi di antica tradizione cattolica, come l’Austria o il Belgio.
Succede
persino questo, udite udite: In Belgio, ad esempio, oltre duecento
sacerdoti, spalleggiati da migliaia di fedeli, chiedono per iscritto l’ammissione
dei divorziati risposati alla comunione, l’ordinazione sacerdotale
di uomini sposati ma anche delle donne, nonché la possibilità per i laici di
tenere l’omelia durante la messa domenicale….
Se così la
pensava ieri, e oggi all’opposto, cosa è successo?
Gli inizi della carriera
Sarà bene
allora tornare indietro nel tempo, quando Tornielli era collaboratore del
mensile ciellino 30 Giorni. Cl era allora la “destra” della Chiesa, e
Tornielli, stava, appunto, saldamente a “destra”. Cioè un po’ all’angolo.
Sul numero di 30 Giorni del giugno 1992 si può trovare un suo dossier sulla liturgia. Il titolo, in copertina: La massoneria e l’applicazione della riforma liturgica. Il titolo, all’interno: Una babele cercata. All’interno dell’articolo il giovane Tornielli accenna anche alla presunta affiliazione massonica di mons. Annibale Bugnini e ricorda come la sua spedizione in Iran fosse stata proprio una punzione a causa delle frequentazioni massoniche del principale artefice della riforma liturgica. Nel dossier compare poi un lungo articolo dell’allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, J. Ratzinger, così intitolato: Una messa degenerata in show.
Parole e concetti, come si vede, molto forti, di cui Tornielli si è fatto portatore per anni. Non per nulla era allora considerato dalla Fraternità san Pio X, un giornalista “amico”. Oggi sembra che le idee dell’illustre vaticanista siano cambiate, o almeno molto più prudenti.
Sul numero di 30 Giorni del giugno 1992 si può trovare un suo dossier sulla liturgia. Il titolo, in copertina: La massoneria e l’applicazione della riforma liturgica. Il titolo, all’interno: Una babele cercata. All’interno dell’articolo il giovane Tornielli accenna anche alla presunta affiliazione massonica di mons. Annibale Bugnini e ricorda come la sua spedizione in Iran fosse stata proprio una punzione a causa delle frequentazioni massoniche del principale artefice della riforma liturgica. Nel dossier compare poi un lungo articolo dell’allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, J. Ratzinger, così intitolato: Una messa degenerata in show.
Parole e concetti, come si vede, molto forti, di cui Tornielli si è fatto portatore per anni. Non per nulla era allora considerato dalla Fraternità san Pio X, un giornalista “amico”. Oggi sembra che le idee dell’illustre vaticanista siano cambiate, o almeno molto più prudenti.
Al Giornale di Silvio Berlusconi
Mentre si fa
le ossa a 30 Giorni e al Sabato, dopo una collaborazione al
giornale diretto da Giuliano Ferrara, il Foglio, Tornielli approda al
quotidiano di casa Berlusconi.
Vi rimane circa 15 anni, scrivendo quello che scrive un vaticanista del Giornale: non sono previste esaltazioni degli ecclesiastici pauperisti, nè di quelli sinistrorsi.
Stare a fianco di Berlusconi e fare il vaticanista di “destra” sta bene, nell’epoca dei “principi non negoziabili”, della legge 40 e nell’era Ruini.
Vi rimane circa 15 anni, scrivendo quello che scrive un vaticanista del Giornale: non sono previste esaltazioni degli ecclesiastici pauperisti, nè di quelli sinistrorsi.
Stare a fianco di Berlusconi e fare il vaticanista di “destra” sta bene, nell’epoca dei “principi non negoziabili”, della legge 40 e nell’era Ruini.
Arrivano
così gli anni di papa Benedetto. Tornielli può vantare un crescente numero di
informatori che si fidano di lui, in Vaticano. Le sue interviste di allora
privilegiano non i martiniani o i progressisti, ma i consevatori, i
tradizionalisti, i ratzingeriani. E fioccano anche gli scoop, senz’altro legati
alle buone amicizie vaticane.
Sotto Benedetto Tornielli esce piano piano dal ghetto della destra, diventa un vaticanista accreditato, e con Paolo Rodari, allora vaticanista del Foglio, finito poi con un doppio salto mortale a Repubblica, scrive un libro apologetico e coraggioso: Attacco a Ratzinger. Accuse e scandali, profezie e complotti contro Benedetto XVI.
Sotto Benedetto Tornielli esce piano piano dal ghetto della destra, diventa un vaticanista accreditato, e con Paolo Rodari, allora vaticanista del Foglio, finito poi con un doppio salto mortale a Repubblica, scrive un libro apologetico e coraggioso: Attacco a Ratzinger. Accuse e scandali, profezie e complotti contro Benedetto XVI.
Anche l’intrallazzone Bertone va difeso: è pur sempre
Segretario di Stato. Oggi è, giustamente, tra gli impresentabili
Benedetto è,
allora, il nume. Oggi sembra sia urgente capovolgere l’indirizzo da lui dato in
campo etico, e non di poco.
Il Timone e la Bussola
Sono gli
anni in cui Tornielli si scopre fervente apologeta. L’apologetica lo
vede infatti in prima fila, soprattutto nella difesa di un papa tradizionale
come Pio XII. Tornielli scrive libri storicamente pregevoli, e i suoi fans
crescono. Sono gli anni in cui collabora al mensile di apologetica il Timone,
non propriamente un mensile kasperiano o pregressista: il mensile che ha
organizzato in questi giorni a Roma, per il sinodo, un incontro pubblico con i
cardinali Burke e Caffarra.
Tornielli viene invitato a presentare i suoi libri a destra e a manca. Poco, o nulla, a sinistra. Uno che scrive sul giornale di Berlusconi, difende Pio XII… non è molto apprezzato in certi ambienti.
Dal mondo del Timone nasce la Bussola quotidiana: Tornielli diviene il primo direttore (caporedattore Cascioli, collaboratori: Messori, Negri, Palmaro…). Sembra che qualcuno oggi glielo ricordi, quando si lamenta per le molte interviste a cardinali non kasperiani presenti su quel quotidiano (un po’ rinnovato, si chiama oggi la nuova Bussola, ma sostanzialmente ha gli stessi collaboratori di un tempo e la stessa linea ideale).
E’ anche l’epoca della grande e fugace amicizia tra Tornielli e Vittorio Messori, il cattolico retrogrado, il giornalista apologeta, che aveva dedicato un libro all’odiato prefetto Ratzinger quando era solo il panzer tedesco. Tornielli e Messori duettano di continuo, sino a scrivere un libro intervista insieme.
Tornielli viene invitato a presentare i suoi libri a destra e a manca. Poco, o nulla, a sinistra. Uno che scrive sul giornale di Berlusconi, difende Pio XII… non è molto apprezzato in certi ambienti.
Dal mondo del Timone nasce la Bussola quotidiana: Tornielli diviene il primo direttore (caporedattore Cascioli, collaboratori: Messori, Negri, Palmaro…). Sembra che qualcuno oggi glielo ricordi, quando si lamenta per le molte interviste a cardinali non kasperiani presenti su quel quotidiano (un po’ rinnovato, si chiama oggi la nuova Bussola, ma sostanzialmente ha gli stessi collaboratori di un tempo e la stessa linea ideale).
E’ anche l’epoca della grande e fugace amicizia tra Tornielli e Vittorio Messori, il cattolico retrogrado, il giornalista apologeta, che aveva dedicato un libro all’odiato prefetto Ratzinger quando era solo il panzer tedesco. Tornielli e Messori duettano di continuo, sino a scrivere un libro intervista insieme.
Messori è,
all’epoca, un uomo stimato da Bendetto XVI, e tenuto in considerazione da
eminenti prelati.
Oggi Messori
è uscito di scena: sia da quella ecclesiastica, sia dalle interviste
tornielliane. L’unico accenno a Messori, da parte di Tornielli, sarà una
critica per alcune sue considerazioni consegnate alla nuova Bussola, alla fine
del 2014.
Sono tanti
gli “amici” che si perdono per strada: sopra, un Tornielli da poco a Vatican
Insider, in piena era Benedetto, intervista (lo farà più volte) il
ratzingeriano mons. Nicola Bux, per difendere il cardinal Muller dalle critiche
tradizionaliste: sia Muller che Bux sono oggi spariti da Vatican insider,
sostituiti da Kasper, Riccardi, Enzo Bianchi…
In politica
arriva l’epoca in cui si apre la crisi di Berlusconi: l’uomo perde molti colpi
ogni giorno, viene travolto dagli scandali sessuali, strumentali quanto si
vuole, e il vaticanista del Giornale si sforza di difendere il suo
editore. Dando voce agli ecclesiastici molto alternativi alla sinistra, che
esprimono dubbi su quanto sta accadendo…
Poi cambiano
gli editori (Tornielli viene assunto da la Stampa), cambiano i papi, e
anche idee e frequentazioni possono, diciamo così…rinnovarsi….
-Un
approfondimento:
Tornielli
approda a la Stampa, da il Giornale, nel marzo 2011; il 19
gennaio intervista Messori sul il Giornale, in un articolo
sostanzialmente a difesa di Berlusconi (le domande di Tornielli sono
imbarazzate, ma accomodanti, come questa: C’è chi dice: meglio un politico
disordinato nella vita privata ma che fa buone leggi, piuttosto che un politico
irreprensibile nel privato che fa leggi contro i «principi non negoziabili. Che
cosa ne pensa?; Messori è scelto proprio affinchè dica perchè ritiene
l’attacco a Berlusconi strumentale);
il 20
febbraio, cioè solo un mese dopo l’intervista a Messori su Il Giornale e
un secondo prima della partenza dal Giornale stesso, lo sguardo di
Tornielli sugli scandali del suo ormai ex editore è cambiato. Come ha
modo di dire, nella solita chiacchierata (di allora) con Messori, questa volta
però sulla Bussola.
Messori dice
le stesse cose già dette pochi giorni prima al Giornale; lo stile delle domande
e delle affermazioni di Tornielli, invece, si è molto indurito: Non trovi un
po’ imbarazzante che vi siano cattolici pronti a giustificare il Cavaliere
sempre e comunque?… Questa situazione sta oggettivamente danneggiando l’Italia
sulla scena internazionale…. Io trovo quanto è emerso di una tristezza e di uno
squallore senza fine…
Eppure al
Giornale, sino a pochi giorni prima, il modo per barcamenarsi e impostare la
difesa c’era stato eccome!
La notizia
della settimana è stata certamente il rinvio a giudizio del presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi. Ci sono state le manifestazioni di piazza per la
dignità della donna, la temperatura nel Paese continua a salire. È paradossale
che da settimane l’Italia si sia ridotta a parlare soltanto di prostitute,
seppure denominate con il meno volgare termine di “escort”. Tu come giudichi la
situazione?
Ti confesso, Andrea, tutto il mio imbarazzo. Anche il mio imbarazzo adesprimermi. Vedo innanzitutto delle contraddizioni pazzesche. In piazza con le donne indignate c’erano le ormai stagionate apostole della rivoluzione sessuale, della libertà totale, del sesso libero, dell’aborto à la carte. C’erano quelli che avevano fatta propria la distinzione, tipo l’Espresso, tra vizi privati e pubbliche virtù. Sui vizi privati non si doveva mettere il naso, contavano solo le virtù pubbliche. Ora questi libertari del sesso si indignano per Ruby, per il fatto che avesse 17 anni e mezzo. Sono vecchio abbastanza per ricordarmi che ai miei tempi la maggiore età era a 21 anni, e dunque che si tratta di una convenzione burocratica. Questo non certo per giustificare i rapporti con i minori, attenzione, ma per dire che trovo ipocrita che a indignarsi siano quelli che hanno fatto il ’68, che propagandavano il diritto-dovere dei bambini a vivere la loro sessualità, etc. etc. Perché va bene dire «l’utero è mio e me lo gestisco io» come facevano certe femministe in piazza, mentre Ruby non dovrebbe essere libera?
Ti confesso, Andrea, tutto il mio imbarazzo. Anche il mio imbarazzo adesprimermi. Vedo innanzitutto delle contraddizioni pazzesche. In piazza con le donne indignate c’erano le ormai stagionate apostole della rivoluzione sessuale, della libertà totale, del sesso libero, dell’aborto à la carte. C’erano quelli che avevano fatta propria la distinzione, tipo l’Espresso, tra vizi privati e pubbliche virtù. Sui vizi privati non si doveva mettere il naso, contavano solo le virtù pubbliche. Ora questi libertari del sesso si indignano per Ruby, per il fatto che avesse 17 anni e mezzo. Sono vecchio abbastanza per ricordarmi che ai miei tempi la maggiore età era a 21 anni, e dunque che si tratta di una convenzione burocratica. Questo non certo per giustificare i rapporti con i minori, attenzione, ma per dire che trovo ipocrita che a indignarsi siano quelli che hanno fatto il ’68, che propagandavano il diritto-dovere dei bambini a vivere la loro sessualità, etc. etc. Perché va bene dire «l’utero è mio e me lo gestisco io» come facevano certe femministe in piazza, mentre Ruby non dovrebbe essere libera?
Capisco ciò
che dici. Ma mi sembra che la questione sia un tantino più complessa: lei era
minorenne, il premier ha telefonato in Questura per farla trattare con i
guanti… Non credi insomma di minimizzare troppo prendendotela con chi s’indigna
e va in piazza? Io trovo quanto è emerso di una tristezza e di uno squallore
senza fine…
Beh, Andrea,
dovevi lasciarmi finire. Non sto affatto giustificando il Cavaliere sul quale,
in 16 anni, non ho scritto una parola, né in bene né in male. Come ho fatto,
del resto, per un Craxi o per qualunque leader politico susseguitosi nella mia
vita. Non ho mai fatto il cortigiano di alcuno e nessuno mi ha mai
visto in piazza a inveire contro il potentedi turno. Stavo per aggiungere
infatti che Berlusconi è comunque indifendibile. Non tanto per ragioni morali
(che lascio al suo confessore, se ne ha uno) ma per opportunità, umana prima
ancora che politica. Perché, come ha giustamente osservato il cardinale Angelo
Bagnasco, a ogni ruolo che si ricopre deve corrispondere un comportamento
adeguato. Se vuoi fare il presidente del Consiglio te ne devi assumere onori e
oneri, devi avere un comportamento consono. O almeno, come ho già scritto,
ricordarsi dell’avvertimento ai Principi dei gesuiti barocchi che, tra l’altro,
molto amo: “nisi caste, tamen caute”…. – Nota mia: può essere resa come
“se non riesci a vivere in castità ialmeno sii prudente nelle trasgressioni e
non destare scandali, vivi questa condizione peccaminosa con circospezione,
cautela”. Confesso che non sono d’accordo su quest’ultimo punto. Non basta la
logica dei vizi privati e delle publiche virtù -.
Non trovi un po’ imbarazzante che vi siano cattolici pronti a giustificare il Cavaliere sempre e comunque?
Non trovi un po’ imbarazzante che vi siano cattolici pronti a giustificare il Cavaliere sempre e comunque?
Come ti
dicevo prima, a me viene da scuotere il capo e da stare in silenzio. Da una parte
abbiamo un premier che sembra comportarsi come un qualunque padroncino con i
soldi e il Suv, un appassionato di calcio e di donne giovanissime e vistose
(ora le chiamano escort…), che sa svagarsi solo in un certo modo. Dall’altra
abbiamo i nuovi, arcigni moralisti che fino a ieri erano per l’assoluto
libertinaggio. Personalmente non sto né con i censori né con i cortigiani.
Lascio a un Altro il giudizio. Come, del resto, dovremmo fare sempre