Don Piras e don Mellone, le due facce della Chiesa
Mentre il sacerdote di S. Elia rispolversa il rito sfarzoso di Pio V
di Paolo Matta da Unione Sarda, del 23.04.2015
Un articolo critico sulla celebrazione in rito antico della prima messa di don Piras a Cagliari.
...la solita solfa: un articolo traboccante di pregiudizi, critiche infondate, commenti faziosi e informazioni superficiali (e pure teologicamente imprecise, come quella sul sacerdozio "comune"...).
...la solita solfa: un articolo traboccante di pregiudizi, critiche infondate, commenti faziosi e informazioni superficiali (e pure teologicamente imprecise, come quella sul sacerdozio "comune"...).
Ormai siamo abituati a questi banali parallelismi: sacerdote che celebra in rito antico = sacerdote pavone, snob, insensibile, solo "pizzi e merletti".
Siamo consapevoli dei "peccati" di buona parte del clero c.d. tradizionalista. Il vezzo per i particolari estetici e l'attenzione eccessiva (sarebbe ipocrisia negarla) per i pizzi è la accusa più diffusa che viene rivolta ai "tradizionalisti", spesso per pregiudizio ma a volte a ragione. Se l'amore per il bello "da riservate a Dio" e il saggio recupero di paramenti antichi (che, si sa, erano confezionate con elementi preziosi e con pizzi, e se molti musei diocesani li espongono con orgoglio è perchè sono vere e proprie opere d'arte sacra) si ferma all'aspetto esteriore e non si concretizza in un comprovato amore fervente per Dio e per il prossimo, allora non riusciremo mai a scrollarci di dosso lo slogan che perseguita i tradizionalisti "solo pizzi e merletti".
Ma saremmo disposti a ignorare e a passare oltre, ma in questo articolo uscito su Unione Sarda però vi è di più e si va oltre alla banale accusa di "smania sartoriale".
Si è fatto intendere, neanche troppo velatamente, che la ieraticità del rito antico della Chiesa sia l'antitesi più becero della carità.
Siamo consapevoli dei "peccati" di buona parte del clero c.d. tradizionalista. Il vezzo per i particolari estetici e l'attenzione eccessiva (sarebbe ipocrisia negarla) per i pizzi è la accusa più diffusa che viene rivolta ai "tradizionalisti", spesso per pregiudizio ma a volte a ragione. Se l'amore per il bello "da riservate a Dio" e il saggio recupero di paramenti antichi (che, si sa, erano confezionate con elementi preziosi e con pizzi, e se molti musei diocesani li espongono con orgoglio è perchè sono vere e proprie opere d'arte sacra) si ferma all'aspetto esteriore e non si concretizza in un comprovato amore fervente per Dio e per il prossimo, allora non riusciremo mai a scrollarci di dosso lo slogan che perseguita i tradizionalisti "solo pizzi e merletti".
Ma saremmo disposti a ignorare e a passare oltre, ma in questo articolo uscito su Unione Sarda però vi è di più e si va oltre alla banale accusa di "smania sartoriale".
Si è fatto intendere, neanche troppo velatamente, che la ieraticità del rito antico della Chiesa sia l'antitesi più becero della carità.
Allora teniamo a precisare alcune cose a quei signori.
Il culto ad Deum (sia N.O. sia secondo la liturgia tradizionale) è cosa altra dalla missio ad gentes.
Il culto ad Deum (sia N.O. sia secondo la liturgia tradizionale) è cosa altra dalla missio ad gentes.
Non è quindi intellettualmente onesto contrapporre la liturgia alla carità. Tanto meno chiedersi se la Chiesa del Buon Pastore è quella che si "piega sulle piaghe dell'umanità" o quella "sfarzosa" (?) del rito antico: entrambi sono elementi fondanti la Chiesa stessa. Si può seguire il rito antico o quello moderno per rendere culto a Dio, e compiere le opere di misericordia corporale, secondo cui saremo giudicati in novissimo die. Quindi non è fattibile il confronto, dai toni dispregiativi, tra chi celebra in rito antico e chi si prodiga nella carità (e, implicitamente, segue il rito N.O). Anche i primi aiutano il prossimo e il peccatore (si veda, ad esempio, l'Istituto Cristo Re e la Fraternità San Pio X che hanno missioni in Africa).
Per fare comprendere meglio questa perfetta ed ontologica sintonia tra rito (antico) e carità, facciamo un piccolo ragionamento, un po' complicato, lo ammettiamo, ma speriamo che quegli egregi signori riescano a seguirci.
Dunque: nessuno
oserebbe negare la indubbia e lodevole azione di carità e misericordia
"preconciliare" di migliaia di missionari impegnati per
secoli nel "Sud del Mondo" nelle "periferie esistenziali" e coordinati dalla Congregazione creata per le missioni ("Propaganda Fide", 1622). Nessuno oserebbe negare i meriti dei missionari che curavano i lebbrosi e gli appestati nel 1600. Nessuno oserebbe negare l'esistenza di orfanotrofi e nosocomi curati da suore, da confraternite o da "misericordie".
Questo è un punto fermo. Facciamo alcuni nomi tra i molti, per agevolare: padre Ricci e San Francesco Saverio (gesuiti e missionari in Estremo Oriente); San Giovanni Lantrua (francescano missionario in Cina e martire); San Massimiliano Maria Kolbe (francescano prigioniero nei campi di concentramento che diede la propria vita per salvare un padre di famiglia); Santa Teresina di Lisieux (pur malata di tisi volle morire in convento di clausura e patrona delle missioni); San Giovanni Bosco e Santa Giuseppa Rossello (che tra gli orfani tratti dalle "periferie dell'esistenza" e i carcerati ebbero a piegarsi molto - e a proprie spese - sulle "piaghe dell'umanità" ed ad accogliere i peccatori); il beato Charles de Foucauld (fondatore di una associazione per i laici evangelizzatori). Se ne potrebbero citare altri centinaia, di missionari, solo tra quelli canonizzati.
Questo è un punto fermo. Facciamo alcuni nomi tra i molti, per agevolare: padre Ricci e San Francesco Saverio (gesuiti e missionari in Estremo Oriente); San Giovanni Lantrua (francescano missionario in Cina e martire); San Massimiliano Maria Kolbe (francescano prigioniero nei campi di concentramento che diede la propria vita per salvare un padre di famiglia); Santa Teresina di Lisieux (pur malata di tisi volle morire in convento di clausura e patrona delle missioni); San Giovanni Bosco e Santa Giuseppa Rossello (che tra gli orfani tratti dalle "periferie dell'esistenza" e i carcerati ebbero a piegarsi molto - e a proprie spese - sulle "piaghe dell'umanità" ed ad accogliere i peccatori); il beato Charles de Foucauld (fondatore di una associazione per i laici evangelizzatori). Se ne potrebbero citare altri centinaia, di missionari, solo tra quelli canonizzati.
Premesso questo, su cui ovviamente nulla quaestio, facciamo il passo ulteriore: i sopracitati missionari, religiosi (santi o non santi) e laici (membri di confraternite e misericordie) celebravano (o assistevano alle messe celebrate) con il messale di San Pio V. (San Giovanni Bosco, ad esempio, celebrò la sua prima messa esattamente come ha celebrato don Piras. Pari pari. Ma nessuno lo criticò di fastosità o di agire contro il Vangelo). Eppure si adoperavano nella carità e nell'assistenza ai malati e ai poveri.
Che sorpresa eh! Essi si sono messi il "grembiule", hanno aiutato, sfamato, salvato, curato, assistito e convertito migliaia e migliaia di fratelli poveri e bisognosi in ogni parte del mondo. Hanno puzzato di pecora. Cose da non credere eh?
Può allora reggere l'articolo di Matta il quale ha esordito e concluso il suo pezzo con un'ingiusta e immeritata contrapposizione tra due "chiese": quella dei poveri e quella del rito antico?
Che sorpresa eh! Essi si sono messi il "grembiule", hanno aiutato, sfamato, salvato, curato, assistito e convertito migliaia e migliaia di fratelli poveri e bisognosi in ogni parte del mondo. Hanno puzzato di pecora. Cose da non credere eh?
Può allora reggere l'articolo di Matta il quale ha esordito e concluso il suo pezzo con un'ingiusta e immeritata contrapposizione tra due "chiese": quella dei poveri e quella del rito antico?
Non si deve, e non si può (in punto di logica), contrapporre due aspetti eterogenei (ma non opposti), come la liturgia e la pastorale missionaria della Chiesa. Uno (il rito, antico o moderno che sia) non esclude affatto l'altro. Anzi, la Storia dimostra che convivono da secoli in perfetta sintonia e sono parti fondamentali e costituenti la Chiesa stessa: il culto orante a Dio e la carità al prossimo. San Giovanni Bosco celebrava in rito antico, i laici delle confraternite la domenica si ritrovavano nel proprio oratorio e recitavano il vespro antico, San Lantrua e San Kolbe assistevano a messe (che ora chiameremmo) antiche; e le stesse si celebravano nelle missioni nel centro di foreste amazzoniche o in villaggi ai bordi della savana.
Per ciò solo si potrebbe forse dire di loro che erano "impettiti e alteri" (cit.) e non "accoglievano l peccatore" (cit.)? Assolutamente no. Si potrebbe dire che prima della riforma liturgica la Chiesa non era missionaria o caritatevole?
Per ciò solo si potrebbe forse dire di loro che erano "impettiti e alteri" (cit.) e non "accoglievano l peccatore" (cit.)? Assolutamente no. Si potrebbe dire che prima della riforma liturgica la Chiesa non era missionaria o caritatevole?
Quell'atto di alzare la testa coram Deo (atteggiamento orante che viene confuso per alterigia) non impedisce al sacerdote di piegare la schiena per aiutare il povero bisognoso. E 2015 anni di canonizzazioni e di missione ce lo hanno dimostrato.
Quindi potrebbe essere un buon consiglio al giornalista Paolo
Matta (autore di questo articolo a nostro avviso inopportuno, sfacciatamente fazioso e fuori luogo) di ripassare la Storia della Chiesa, e prendere in considerazione la millenaria coesistenza tra la liturgia (antica) che lui definisce con malizia "fastosa e variopinta" e l'opera missionaria e pastorale (in missioni e in orfanotrofi): vedrà che la prima non preclude né
impedisce l'altra, oggi come allora. Se proprio si vuole criticare la Messa antica si devono trovare, se ce ne sono, argomenti più seri e inoppugnabili.
Ma non è tutto.
Nell'articolo, ancor più inopportuno, ingiusto e dannoso alla Chiesa, è stato presentare (come fa, più o meno indirettamente, Matta, all'incipit e in coda al suo surrettizio articolo) chi segue la liturgia antica come antagonista di Papa Francesco. Non esiste una Chiesa del "grambiule" e una dei paramenti "sfarzosi". La Chiesa è una. Al suo interno ci sono più sensibilità liturgiche, e, lo ripetiamo, non ce n'è una che segua la carità più dell'altra.
I fedeli e i sacerdoti che riconoscono nel rito antico una maggiore forza evangelica e maggiore rispetto cultuale a Dio non sono cattolici di serie B né tanto meno opposti a Papa Francesco né eretici da sconfiggere.
Essi fruiscono dei diritti e delle facoltà garantite da una legge universale della Chiesa (Motu Proprio Summorum Pontificum, 07.07.2007) che vale erga omnes. Essi non sono dei rivoltosi che disobbediscono a Papa Francesco (nella cui basilica, lo ricordiamo, si celebra quotidianamente in rito antico, e almeno una volta l'anno si celebra un pontificale all'altare della cattedra, proprio secondo quello stesso rito tanto denigrato da Matta).
Al contrario i vescovi che si dichiarano "contrari" al messale di San Pio V (o meglio di S. Giovanni XXIII) non sono da considerarsi - per ció solo - "in piena sintonia con Papa Francesco" ma caso mai sono da indicare come contravventori di una legge della Chiesa.
Si ripete ancora: i cattolici che prediligono il rito antico non sono da tacciare di disobbedienza a Papa Francesco. Cosa si dovrebbe dire allora degli ambrosiani o dei cattolici di rito mozarabico, che seguono una liturgia diversa da quella romana? Nulla: sono tutti cattolici di rito latino, a maggior ragione lo sono anche coloro che seguono la liturgia che fu "ordinaria" per 500 anni fino al 1969.
E i cattolici di rito ortodosso, sono forse meno cattolici dei sardi? no Fanno tutti parte della Chiesa Cattolica Apostolica e riconoscono Papa Francesco come Vicario di Cristo e Sommo Ponteficie.
Stop.
Un'ultima replica.
E' stato poco elegante, inoltre, contrapporre don Mellone (il giovane sacerdote malato di Barletta, la cui ordinazione è stata anticipata con deroga personale di Papa Francesco) a don Piras. Quello di don Mellone è senz'altro un fulgido esempio di fede straordinaria, e di vocazione davvero fervente! Coinvolgente, commovente, da ammirare, da rispettare e da indicare quale esempio per molti sacerdoti tiepidi e insipidi. Ma la sua fede è pari a quella di don Piras: entrambi hanno deciso di consacrarsi a Dio, in eguale misura e con la stessa dedizione.
La sofferta prima messa di don Mellone, è giusto dirlo, ha lo stesso "valore" di quella di don Piras. E don Mellone, che siamo certi non avrà gradito essere stato coinvolto nell'infelice paragone fatto da Matta, lo sa e non si offende se diciamo che ogni celebrazione del Sacrificio Eucaristico ha il medesimo identico significato agli occhi di Dio, che sia celebrata in rito antico in una chiesa addobbata a festa, o che sia celebrata in rito "moderno" in una dignitosa stanza di casa da un sacerdote provato nel fisico da una brutta malattia ma non nella fede.
Questo confronto è stato fatto, si capisce, solo ad uso dei detrattori della Messa antica. E ce ne scusiamo con don Piras, che ringraziamo per la sua scelta, e con don Mellone, a cui va tutta la nostra gratitudine per la sua testimonianza di fede nella prova, e i nostri più sinceri auguri.
ps: Il giornalista, parlando con ironico dileggio, di paramenti tolti da naftalina ed "abiti regali" dice don Piras ha riportato le lancette indietro di un secolo... ma se non mi sbaglio 2015 meno 1969 fa 46... tanti sono passati dalla riforma liturgica... Sì, qui urge un ripasso.
Nell'articolo, ancor più inopportuno, ingiusto e dannoso alla Chiesa, è stato presentare (come fa, più o meno indirettamente, Matta, all'incipit e in coda al suo surrettizio articolo) chi segue la liturgia antica come antagonista di Papa Francesco. Non esiste una Chiesa del "grambiule" e una dei paramenti "sfarzosi". La Chiesa è una. Al suo interno ci sono più sensibilità liturgiche, e, lo ripetiamo, non ce n'è una che segua la carità più dell'altra.
I fedeli e i sacerdoti che riconoscono nel rito antico una maggiore forza evangelica e maggiore rispetto cultuale a Dio non sono cattolici di serie B né tanto meno opposti a Papa Francesco né eretici da sconfiggere.
Essi fruiscono dei diritti e delle facoltà garantite da una legge universale della Chiesa (Motu Proprio Summorum Pontificum, 07.07.2007) che vale erga omnes. Essi non sono dei rivoltosi che disobbediscono a Papa Francesco (nella cui basilica, lo ricordiamo, si celebra quotidianamente in rito antico, e almeno una volta l'anno si celebra un pontificale all'altare della cattedra, proprio secondo quello stesso rito tanto denigrato da Matta).
Al contrario i vescovi che si dichiarano "contrari" al messale di San Pio V (o meglio di S. Giovanni XXIII) non sono da considerarsi - per ció solo - "in piena sintonia con Papa Francesco" ma caso mai sono da indicare come contravventori di una legge della Chiesa.
Si ripete ancora: i cattolici che prediligono il rito antico non sono da tacciare di disobbedienza a Papa Francesco. Cosa si dovrebbe dire allora degli ambrosiani o dei cattolici di rito mozarabico, che seguono una liturgia diversa da quella romana? Nulla: sono tutti cattolici di rito latino, a maggior ragione lo sono anche coloro che seguono la liturgia che fu "ordinaria" per 500 anni fino al 1969.
E i cattolici di rito ortodosso, sono forse meno cattolici dei sardi? no Fanno tutti parte della Chiesa Cattolica Apostolica e riconoscono Papa Francesco come Vicario di Cristo e Sommo Ponteficie.
Stop.
Un'ultima replica.
E' stato poco elegante, inoltre, contrapporre don Mellone (il giovane sacerdote malato di Barletta, la cui ordinazione è stata anticipata con deroga personale di Papa Francesco) a don Piras. Quello di don Mellone è senz'altro un fulgido esempio di fede straordinaria, e di vocazione davvero fervente! Coinvolgente, commovente, da ammirare, da rispettare e da indicare quale esempio per molti sacerdoti tiepidi e insipidi. Ma la sua fede è pari a quella di don Piras: entrambi hanno deciso di consacrarsi a Dio, in eguale misura e con la stessa dedizione.
La sofferta prima messa di don Mellone, è giusto dirlo, ha lo stesso "valore" di quella di don Piras. E don Mellone, che siamo certi non avrà gradito essere stato coinvolto nell'infelice paragone fatto da Matta, lo sa e non si offende se diciamo che ogni celebrazione del Sacrificio Eucaristico ha il medesimo identico significato agli occhi di Dio, che sia celebrata in rito antico in una chiesa addobbata a festa, o che sia celebrata in rito "moderno" in una dignitosa stanza di casa da un sacerdote provato nel fisico da una brutta malattia ma non nella fede.
Questo confronto è stato fatto, si capisce, solo ad uso dei detrattori della Messa antica. E ce ne scusiamo con don Piras, che ringraziamo per la sua scelta, e con don Mellone, a cui va tutta la nostra gratitudine per la sua testimonianza di fede nella prova, e i nostri più sinceri auguri.
Roberto
ps: Il giornalista, parlando con ironico dileggio, di paramenti tolti da naftalina ed "abiti regali" dice don Piras ha riportato le lancette indietro di un secolo... ma se non mi sbaglio 2015 meno 1969 fa 46... tanti sono passati dalla riforma liturgica... Sì, qui urge un ripasso.
Bisognerebbe forse mandare tale replica direttamente al giornale in questione, sempre che abbiano il fegato di pubblicarla
RispondiEliminaSe mi è consentita una precisazione: non è una contraddizione dire che i cattolici di rito ortodosso sono cattolici di rito latino?
RispondiEliminaGli ortodossi non sono cattolici, ma appunto, ortodossi. Poi, é anche vero che esistono chiese cattoliche di rito bizantino (Liturgia uguale agli ortodossi)
Eliminaops, vero... grazie!|
RispondiEliminaEvidentemente il giornale non ha niente di meglio da fare che occuparsi di queste cose, a meno che.......l'autore non faccia parte della corporazione degli scribi a cottimo, notoriamente ben remunerati, ed i soli accreditati. Grazie per il recupero del post di cui sotto, cominciavo a pensare male, e, come diceva Andreotti.....
RispondiEliminaLa lingua batte dove il dente duole...all'Unione Sarda evidentemente non garba che il clero sardo giovane e fervoroso abbia imparato TUTTO da Benedetto XVI e sia felice del Summorum Pontificum! W la Sardegna e W Cristo Re! Prischedda da Tempio Pausania
RispondiEliminaPiù che battere mi sembra che nell'articolo la lingua sprizzi veleno e ignoranza.
RispondiEliminaAnch'io sono del parere che la redazione debba chiedere all'Unione Sarda il diritto di replica sul giornale. Basterebbe telefonare in redazione e chiedere di poter pubblicare una risposta a questo giornalista.
RispondiEliminaIl tuo commento, Roberto, risplende per la sua chiarezza e verita'. Merita di essere ampiamente difusso. Dovrebbe, perfino, arrivare al tavolo di Sua Santita' Papa Francesco. Il Papa ha il dovere di porre fine a questa pazzia. E in goco il bene delle anime e la credibilita' della Chiesa.
RispondiEliminaVe lo dico per esperienza personale: il clero sardo più giovane è semplicemente meraviglioso ... figlio devoto di Benedetto XVI.
RispondiEliminaE' formato da sacerdoti, non da animatori, intrattenitori, sociologi da strapazzo. Sono semplicemente sacerdoti devoti che parlano da sacerdoti, pregano da sacerdoti, si comportano da sacerdoti e si vestono da sacerdoti. In tante chiese, anche parrocchiali, rifiorisce in silenzio il rito antico che "profuma" di se' anche il rito ordinario.
Potrei fare Nomi e Cognomi, potrei indicare Paesi e Diocesi ma è meglio proteggere questi autentici "germogli".
Figlio devoto del Papa. Basta de Benedetto! Non ha rinunziato al Papato? Non ha fuggito davanti ai lupi? Ricordiamo le parole di Don Bosco: Non Viva Pio Nono, ma Viva il Papa.
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EliminaImmagino che questo sedicente giornalista di "cose religiose", avrebbe venduto il vasetto con l'olio di nardo ed il ricavato l'avrebbe donato ai poveri, proprio come insegnano oggi i maestri della nuova chiesa 2.0, ma il Maestro la pensava diversamente...
RispondiEliminaUna sola Chiesa. Un solo Pastore Gesu' Cristo di cui il Papa e' il Suo Vicario. Non li facciamo il gioco al demonio. Ha ragione Roberto: Noi gli amanti della Tradizione sbagliamo tante volte! Papa Francesco ha buon cuore. Non e' sciocco. Guadagnamoli per la nostra causa.
RispondiEliminaL'unica nota grave ed offensiva della'articolo è l'insinuazione che l'acattolico Matta " il Melloni de noartri" agisca e scriva per conto di S.E. mons. Miglio che ha avuto invece la bontá di accogliere prima don Michele quale Suo segretario e poi il coraggio di ordinarlo sfidando la cricca romana che lo ostracizzava da tempo. Il "giornalista" in questione può vantare al suo attivo un risibile articoletto sull'Unione Sarda dove infangava all'indomani del Motu Proprio succitato la Dignitá del Pontefice SS Benedetto XVI. Da scomunica.
RispondiEliminaMaurizio Muscas
Mi sembra che questa volta il giornalista (?) abbia fatto fuori: spostategli il vaso! Sicuramente voleva farsi un poco di propaganda elettorale presso coloro che aborrono il Rito latino della Santa Messa, visto che da più parti lo indicano come candidato sindaco. Ma se questa è la suo obiettività, la sua conoscenza dei fatti, la sua preparazione sull'argomento trattato, forse sarebbe meglio che cambiasse mestiere! A meno che non sia stato il ghost writer di qualcuno che non vuol apparire e quindi ha dato le linee secondo cui sviluppare l'articolo. Mi sembra peraltro indegno di una persona che voglia assurgere ad un ruolo di rappresentanza in una città che bene meritò nei tempi passati e recenti, esporre degli argomenti che non offendono i credenti dell'ultima ora (o meglio degli ultimi anni), ma quelli che ancora fanno riferimento alla millenaria tradizione della Chiesa cagliaritana trascurando peraltro un approfondimento indispensabile per far capire il significato di una celebrazione attesa da tanto tempo e che ha visto partecipare una gran moltitudine di fedeli. Un articolo che secondo me poteva essere pubblicato solo su quel giornaletto.
RispondiEliminaQui da noi questi commenti inutili e vuoti sono comuni; un santo sacerdote liturgista scomparso da qualche anno rispondeva a chi lo criticava (con frasi vuote che nemmeno meritavano risposta) per curare i chierichetti e usare i paramenti antichi: "La bocca parla dalla pienezza del Cuore!", e quando ai suoi funerali, con meraviglia di molti la Cattedrale fù piena di giovani che lo avevano apprezzato un giovane chierico rispose ad un prete che lo derideva pure da morto: "Non le permetto di deridere monsignore, prima lo imiti della carità, nella dedizione e nelle opere; quando ci sarà riuscito e sarà pari a Lui potrà permettersi di farlo!"
RispondiEliminaScusate se evado un po'... vorrei chiedervi se conoscete qualche bel sito di Parrocchie "cattoliche", sto impostando il sito per la Parrocchia e sto cercando qualche ispirazione.... grazie!
RispondiEliminadue appunti linguistici: 1) "Un articolo critico " supporrebbe un'intelligenza che non c'è. Acritico e meschino, è la definizione. 2) "Non esiste una Chiesa del "grembiule" " , e invece temo proprio che una chiesa dei grembiulini esista e come !
RispondiEliminaMa non sapevo che i grembiulini fossero talmente lunghi da arrivare fino in Vaticano. Che ormai, per quel che conta dopo la graduale dismissione dei valori......
EliminaPaolo Matta non meritava tanta attenzione, siete caduti nella sua trappola... creare scompiglio e iniettare veleno a Cagliari. Kyrie eleison.
RispondiEliminaL'Unione è il giornale dei Tre Puntini e, cazzuola e grembiule. Prudenza state attenti ai tranelli. I fedeli sono con don Piras,
RispondiEliminaPaolo Matta rappresenta solo se stesso.
Ma per 'sto tizio, un sacerdote novello è degno del Sacramento dell'Ordine solamente se malato incurabile, allettato, sofferente?
RispondiEliminaMa pussa via, corvaccio menagramo ...
Ratzinger è scappato davanti ai lupi, don Piras NO!
RispondiEliminaVorrei sapere se la riforma liturgica del concilio vaticano II vi interessa ? Evidentemente dimenticate le ragioni di quella svolta ,sia evangeliche che teologiche, l'importanza di poter capire la parola di DIO approffondirla e pregarla , vorrei dire che il sacerdozio come ministero è servizio ma non sottovalutate il sacerdozio regale e prima ancora il battesimo che ci incorpora a Cristo e ci rende tutti dedni allo stesso modo.Non vi chiedete se questo insistere sul rito latino ,sui paramenti speciali sia un distiguersi per sfuggire ad altri problemi ? pensate forse di essere piu' eletti ?
EliminaCosa vuol dire approvare? e ?da chi
EliminaRicordi che la Rivoluzione liturgica fu voluta contravvenendo non solo alla Quo Primum Tempore (dogmatica) ma altresi alla stessa Sacrosanctum Concilium (meramente pastorale)... Ergo, do you know Colpo di Stato?
EliminaI modernisti lasciamoli perdere perchè sono gli apostati dei ns gg, coloro che invece di staccarsi dato che di fatto sono secchi, auto-seccati, come accadde in 2000 a.,stanno dentro e dicon d'esser buoni a furia di usar grembiule e cazzuola (anzi fan finta di usar) e buttan fuori gli ortodossi (cattolici veri). I tradizionalisti fine a sè son sulla giusta strada ma senza frutto:oggi come oggi quasi impossibil però essere tradizionalisti e non cattolici autentici perchè significa persecuzione e non va di moda. Quindi meglio scegliere il tradizionalista che il modernista.
EliminaI modernisti fanno di tutto perchè il popolo sia avverso alla Tradizione, magari in parte ci riescono in questo perverso intento demoniaco, ma in fondo una buona parte del popolo, del cuore del popolo, è con noi che lottiamo per la causa della Tradizione! Dicano quello che vogliono... ci accusino dei peggiori mali, anche loro (i modernisti) avranno la loro fine, le loro teorie astruse un giorno passeranno di moda e come sono venute, nel nulla spariranno. Preghiamo il Signore e la Sua Santissima Madre perchè nel cuore del popolo mantengano sempre acceso un lumicino della vera Fede.
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