Ringraziamo un sacerdote sollecito - che ringraziamo di cuore - per la segnalazione di questo articolo uscito su "L'homme nouveau" il 12.11.2014.
Don Claude Barthe analizza un buon responsum datto dalla Congregazione della Dottrina per la Fede (22.10.2014), sulla facoltà di assoluzione o meno a divorziati risposati civilmente.
Le parole della Congregazione sono chiare e cristalline, ed ogni commento sarebbe superfluo.
Da rimarcare come la Congregazione, "nonostante" il Sinodo e seguendo la linea ortodossa, abbia citato la Familiaris Consortio e il Concilio di Trento sulle condizioni per poter dare l'assoluzione.
Pubblichiamo la traduzione in italiano fatta da MiL, ma riportiamo altresì il testo integrale in francese, rispettando la sua forma.
Roberto
La questione della situazione dei
cattolici divorziati risposati civilmente è stata particolarmente discussa
nella riunione speciale del Sinodo su "Le sfide pastorali della famiglia
nel contesto dell'evangelizzazione", che si è concluso 18 ottobre scorso.
Un testo della Congregazione per la Dottrina della Fede, in risposta ad una
domanda di un sacerdote, ha di recente apportato un elemento importante
particolarmente illuminante nell'attuale confusione generale, su un punto
specifico della pastorale nei confronti di questi fedeli.
Questa risposta ha il vantaggio
di porsi a monte del problema sulla comunione eucaristica ai divorziati
risposati. Esso regola infatti quello che dovrebbe essere l'atteggiamento dei
sacerdoti che esercitino il ministero della riconciliazione per questi fedeli
divorziati risposati.
Quando è stato chiesto da un sacerdote francese:
«Il confessore può dare l'assoluzione ad un penitente che, essendo stato sposato religiosamente, ha contratto un secondo matrimonio civile dopo il divorzio?»La Congregazione per la Dottrina della Fede ha risposto il 22 OTTOBRE 2014:
«Non possiamo escludere a priori i fedeli divorziati risposati dalla confessione penitenziale che porterebbe alla riconciliazione sacramentale con Dio e quindi alla comunione eucaristica. Papa Giovanni Paolo II nella sua Esortazione Apostolica Familiaris Consortio (n. 84), ha ritenuto questa possibilità e ne ha precisato le condizioni: "La riconciliazione attraverso il sacramento della penitenza - aprendo la strada al sacramento eucaristico - può essere concessa solo a coloro che si sono pentiti di aver violato il segno dell'Alleanza e della fedeltà a Cristo, e sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l'indissolubilità del matrimonio. Ciò implica effettivamente che quando un uomo e una donna non possono, per gravi motivi - per esempio, l'educazione dei figli - rispettare l'obbligo della separazione, essi allora si devono impegnare a vivere in piena continenza, vale a dire, ad astenersi dagli atti propri dei coniugi" (si veda anche Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, n. 29). Il confessore serio deve considerare quanto segue:
1 - Controllare la validità del matrimonio religioso secondo la verità, evitando di dare l'impressione di una forma di "divorzio cattolico".
2 - Vedere se eventualmente le persone, con l'aiuto della grazia, possono separarsi con il loro nuovo compagno e riconciliarsi con coloro da cui si sono separati.
3 - Invitare i divorziati risposati, che per motivi gravi (ad esempio i bambini) non possono essere separati dai loro nuovi coniugi, a vivere come "fratello e sorella". In ogni caso, l'assoluzione può essere concessa solo se c'è la certezza di un autentico pentimento, vale a dire "di il dolore interiore e della riprovazione del peccato, che è stato commesso e il proposito di non può peccare più "(Concilio di Trento, dottrina sul sacramento della Penitenza, v. 4). In questa linea, non si può assolvere validamente un divorziato risposato che non prenda una ferma decisione di non "peccare più" e di astenersi quindi dagli atti propri dei coniugi e di fare tutto quanto sia in suo potere a tal scopo."
Luis F. Ladaria, SI, Arcivescovo titolare di Thibica, Segretario.
La Congregazione non si accontenta di citare il n. 84 Familiaris Consortio. Essa analizza realisticamente le linee guida che deve seguire il ministro del sacramento della penitenza. Va notato che la Congregazione non intende impegnarsi, nel contesto della questione sottopostale, ad una presentazione sulle diverse possibilità di esortazione morale e spirituale che sono disponibili al sacerdote, per parlare della santità di sacramento del matrimonio, della sua indissolubilità nonostante l'adulterio che ha portato alla nuova unione civile, la responsabilità su ogni altro coniuge separato, lo scandalo dato, le grazie del sacramento che continuano ad essere disponibili per loro, eccetera. Il responsum non risolve le questioni affrontate dal sacerdote che ascolta la confessione del penitente per sapere se può effettivamente assolvere il nome di Cristo, in virtù del suo ministero sacramentale e a quali condizioni.
Grande benevolenza.
Anche se nel contesto della diffusione e discussione pubblica delle teorie eterodosse il Responsum potrebbe apparire "rigido", esso si indirizza, in realtà, il più possibile verso la benevolenza nei confronti del peccatore, tenendo conto realisticamente la situazione di peccato creata dalla formazione di una nuova unione dopo il divorzio, e cercando di rimuovere con attenzione il penitente "senza schiacciare il lumicino ancora tremolante" Possiamo dire che Congregazione si pone, secondo la tradizione della Santa Sede, nel contesto della teologia romana, quella di S. Alfonso Liguori che ha combattuto i puristi francesi.
Il Responsum analizza così le varie linee che il confessore dovrà seguire rapidamente al tribunale della penitenza:
- L'eventuale invalidità del matrimonio sacramentale, che risolverebbe il problema. In alcuni casi, infatti, la supposizione dell'invalidità diventa evidente o incoraggia a un nuovo riesame più approfondito. La Congregazione dice, tuttavia, che le questioni in questo senso non dovrebbero scandalizzare inducendo a pensare che la Chiesa ha un "divorzio cattolico".
- Soprattutto, il confessore tenterà di scoprire se il penitente ritenga possibile una riconciliazione tra i coniugi. Infatti, secondo S. Agostino: "Dio non ci comanda a cose impossibili, ma nel comandare Egli vi ammonisce di fare ciò che è possibile e chiedere ciò che non si può." Il Concilio di Trento ha aggiunto, parafrasando San Paolol, "Egli ti aiuta a poterlo fare" (Dz 1536). E ciò il responsum lo traduce "con l'aiuto della grazia." Aggiungendo che ci possono essere figli dell'unione sacramentale, profondamente feriti dalla separazione dei genitori.
- In ogni caso, solo di motiti gravi (presenza dei figli del secondo matrimonio, si potrebbe aggiungere l'età avanzata della coppia e il rischio di rottura di una convivenza che è solo amicizia) possono evitare l'obbligo di rompere la convivenza adulterina iniziata con la seconda unione civile. E in questi casi, il penitente deve accettare di vivere con il suo nuovo coniuge come "fratello e sorella". Questo richiederà verosimilmente una riflessione sulla sulla possibilità di messa in pratica di questa situazione, e di cui senza dubbio il rinvio dell'assoluzione sacramentale ad un'altra confessione. Ciò implica per il penitente e il suo secondo coniuge a prendere le misure e le decisioni per vivere rettamente nonostante ciò che i teologi morali chiamano "l'occasione di peccato." L'esperienza dimostra che non è impossibile. Ma solo un considerevo motivo (l'educazione dei figli) permette di rimanere nel pericolo di peccato. Inoltre, la Congregazione va dritta al punto, senza specificare come dovrà essere impostato lo stile di vita per evitare che la pratica dei sacramenti da parte di coniugi apparentemente adulteri sia causa di scandalo.
Conclusione
La conslusione del Responsum è particolarmente interessante. Esso integra in effetti la risoluzione di questo caso particolare di assoluzione data a un divorziato che ha contratto una nuova unione, col principio generale dell'indissolubilità del sacramento, e di conseguenza la legittimità di assoluzione sacramentale concesso secondo il prudente giudizio dal ministro del sacramento. Sono necessarii "atti del penitente" (la contrizione, la confessione dei peccati, e la soddisfazione, vale a dire "la penitenza"), specialmente la contrizione richiesta per divina istituzione per la remissione dei peccati. La Congregazione per la Dottrina della Fede cita il Concilio di Trento (Dz 1676): affinché i peccati siano rimessi, il penitente deve essere animato circa il male commesso, dal dolore dell'anima, dall' avversione di quel peccato con il proposito di non peccare più.
Grande benevolenza.
Anche se nel contesto della diffusione e discussione pubblica delle teorie eterodosse il Responsum potrebbe apparire "rigido", esso si indirizza, in realtà, il più possibile verso la benevolenza nei confronti del peccatore, tenendo conto realisticamente la situazione di peccato creata dalla formazione di una nuova unione dopo il divorzio, e cercando di rimuovere con attenzione il penitente "senza schiacciare il lumicino ancora tremolante" Possiamo dire che Congregazione si pone, secondo la tradizione della Santa Sede, nel contesto della teologia romana, quella di S. Alfonso Liguori che ha combattuto i puristi francesi.
Il Responsum analizza così le varie linee che il confessore dovrà seguire rapidamente al tribunale della penitenza:
- L'eventuale invalidità del matrimonio sacramentale, che risolverebbe il problema. In alcuni casi, infatti, la supposizione dell'invalidità diventa evidente o incoraggia a un nuovo riesame più approfondito. La Congregazione dice, tuttavia, che le questioni in questo senso non dovrebbero scandalizzare inducendo a pensare che la Chiesa ha un "divorzio cattolico".
- Soprattutto, il confessore tenterà di scoprire se il penitente ritenga possibile una riconciliazione tra i coniugi. Infatti, secondo S. Agostino: "Dio non ci comanda a cose impossibili, ma nel comandare Egli vi ammonisce di fare ciò che è possibile e chiedere ciò che non si può." Il Concilio di Trento ha aggiunto, parafrasando San Paolol, "Egli ti aiuta a poterlo fare" (Dz 1536). E ciò il responsum lo traduce "con l'aiuto della grazia." Aggiungendo che ci possono essere figli dell'unione sacramentale, profondamente feriti dalla separazione dei genitori.
- In ogni caso, solo di motiti gravi (presenza dei figli del secondo matrimonio, si potrebbe aggiungere l'età avanzata della coppia e il rischio di rottura di una convivenza che è solo amicizia) possono evitare l'obbligo di rompere la convivenza adulterina iniziata con la seconda unione civile. E in questi casi, il penitente deve accettare di vivere con il suo nuovo coniuge come "fratello e sorella". Questo richiederà verosimilmente una riflessione sulla sulla possibilità di messa in pratica di questa situazione, e di cui senza dubbio il rinvio dell'assoluzione sacramentale ad un'altra confessione. Ciò implica per il penitente e il suo secondo coniuge a prendere le misure e le decisioni per vivere rettamente nonostante ciò che i teologi morali chiamano "l'occasione di peccato." L'esperienza dimostra che non è impossibile. Ma solo un considerevo motivo (l'educazione dei figli) permette di rimanere nel pericolo di peccato. Inoltre, la Congregazione va dritta al punto, senza specificare come dovrà essere impostato lo stile di vita per evitare che la pratica dei sacramenti da parte di coniugi apparentemente adulteri sia causa di scandalo.
Conclusione
La conslusione del Responsum è particolarmente interessante. Esso integra in effetti la risoluzione di questo caso particolare di assoluzione data a un divorziato che ha contratto una nuova unione, col principio generale dell'indissolubilità del sacramento, e di conseguenza la legittimità di assoluzione sacramentale concesso secondo il prudente giudizio dal ministro del sacramento. Sono necessarii "atti del penitente" (la contrizione, la confessione dei peccati, e la soddisfazione, vale a dire "la penitenza"), specialmente la contrizione richiesta per divina istituzione per la remissione dei peccati. La Congregazione per la Dottrina della Fede cita il Concilio di Trento (Dz 1676): affinché i peccati siano rimessi, il penitente deve essere animato circa il male commesso, dal dolore dell'anima, dall' avversione di quel peccato con il proposito di non peccare più.
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Français
La question de la situation des catholiques divorcés et remariés civilement a été particulièrement débattue lors de l’assemblée extraordinaire du Synode sur le thème « Les défis pastoraux de la famille dans le contexte de l’évangélisation », qui s’est achevée le 18 octobre dernier.
Un texte de la Congrégation pour la Doctrine de la foi, en réponse à une question posée par un prêtre, vient d’apporter sur un point précis de la pastorale vis-à-vis de ces personnes un élément important, particulièrement éclairant dans la confusion générale des esprits. Cette réponse a l’avantage de se placer en amont de la problématique sur la communion eucharistique des divorcés remariés. Elle règle en effet ce que doit être l’attitude des prêtres exerçant le ministère de la réconciliation pour ces mêmes divorcés remariés.
Nous publions donc ici le texte intégral en français, en respectant sa forme :
À la question d’un prêtre français : « Un confesseur peut-il donner l’absolution à un pénitent qui, ayant été marié religieusement, a contracté une seconde union après divorce ? »La Congrégation pour la Doctrine de la Foi a répondu le 22 octobre 2014 :« On ne peut exclure a priori les fidèles divorcés remariés d’une démarche pénitentielle qui déboucherait sur la réconciliation sacramentelle avec Dieu et donc aussi à la communion eucharistique. Le Pape Jean-Paul II dans l’Exhortation apostolique Familiaris consortio (n. 84) a envisagé une telle possibilité et en a précisé les conditions : “La réconciliation par le sacrement de pénitence – qui ouvrirait la voie au sacrement de l’Eucharistie – ne peut être accordée qu’à ceux qui se sont repentis d’avoir violé le signe de l’Alliance et de la fidélité au Christ, et sont sincèrement disposés à une forme de vie qui ne soit plus en contradiction avec l’indissolubilité du mariage. Cela implique concrètement que, lorsque l’homme et la femme ne peuvent pas, pour de graves motifs – par exemple l’éducation des enfants –, remplir l’obligation de la séparation, ils prennent l’engagement de vivre en complète continence, c’est-à-dire en s’abstenant des actes réservés aux époux” (cf. aussi Benoît XVI, Sacramentum caritatis, n. 29).La démarche pénitentielle à entreprendre devrait prendre en compte les éléments suivants :1 – Vérifier la validité du mariage religieux dans le respect de la vérité, tout en évitant de donner l’impression d’une forme de “divorce catholique”.2 – Voir éventuellement si les personnes, avec l’aide de la grâce, peuvent se séparer de leur nouveau partenaire et se réconcilier avec celles dont elles se sont séparées.3 – Inviter les personnes divorcées remariées, qui pour de sérieux motifs (par exemple les enfants), ne peuvent se séparer de leur conjoint, à vivre comme “frère et sœur”.En tout état de cause, l’absolution ne peut être accordée qu’à condition d’être assurée d’une véritable contrition, c’est-à-dire “de la douleur intérieure et de la détestation du péché que l’on a commis, avec la résolution ne peut plus pécher à l’avenir” (Concile de Trente, Doctrine sur le Sacrement de Pénitence, c. 4). Dans cette ligne, on ne peut absoudre validement un divorcé remarié qui ne prend pas la ferme résolution de ne plus “pécher à l’avenir” et donc de s’abstenir des actes propres aux conjoints, et en faisant dans ce sens tout ce qui est en son pouvoir ».Luis F. Ladaria, sj, archevêque titulaire de Thibica, Secrétaire.
La Congrégation ne se contente pas de citer le n. 84 de Familiaris consortio.
Elle détaille avec réalisme les pistes concrètes que doit explorer le
ministre du sacrement de pénitence. Il importe de noter que la
Congrégation n’entend pas se livrer, dans le cadre de la question qui
lui est soumise, à un exposé sur les diverses possibilités d’exhortation
morale et spirituelle qui s’offrent au prêtre pour parler de la
sainteté du sacrement de mariage, sa pérennité malgré l’adultère qu’a
figé une nouvelle union civile, la responsabilité que conservent l’un
sur l’autre les époux séparés, le scandale donné, les grâces du
sacrement qui continuent à être pour eux disponibles, etc. La Réponse ne
règle que les interrogations rencontrées par le prêtre qui entend les
aveux du pénitent pour savoir s’il peut concrètement absoudre au nom du
Christ, en vertu de son ministère sacramentel et à quelles conditions.
Une grande bienveillance
Même si, dans le contexte de la diffusion
et de la discussion publique de thèses hétérodoxes, la Réponse donnera
l’impression d’être « rigide », elle opte, en réalité, pour la plus
grande bienveillance possible à l’égard du pécheur, tenant compte avec
réalisme de la situation peccamineuse créée par la constitution d’une
nouvelle union après divorce, et cherchant à en retirer prudemment le
pénitent « sans écraser la mèche qui fume encore ». On peut dire que la
Congrégation se place, selon la tradition du Saint-Siège, dans le cadre
de la théologie romaine, celle de saint Alphonse de Liguori que
combattaient les rigoristes français.
La Réponse détaille donc les diverses pistes que le confesseur explorera rapidement au tribunal de la pénitence :
– L’éventuelle invalidité du mariage
sacramentel, qui réglerait tout le problème. Dans certains cas, en
effet, le soupçon d’invalidité apparaît avec évidence ou bien incite à
procéder à un examen plus approfondi. La Congrégation précise tout de
même que les questions à ce propos ne doivent pas scandaliser en faisant
penser que l’Église dispose d’un « divorce catholique ».
– Surtout, le confesseur tentera de savoir
si le pénitent estime qu’une réconciliation entre les deux époux est
envisageable. Car, selon saint Augustin : « Dieu ne te commande pas
de choses impossibles, mais en commandant Il t’invite à faire ce que tu
peux et à demander ce que tu ne peux pas ». Le concile de Trente ajoutait, en glosant saint Paul : « Il t’aide à pouvoir » (Dz 1536). Ce que la Réponse traduit : « avec l’aide de la grâce ». Ajoutons qu’il peut exister des enfants de l’union sacramentelle, profondément blessés par la séparation de leurs parents.
– En toute hypothèse, seuls de sérieux
motifs (la présence d’enfants de la seconde union, on pourrait ajouter
l’âge avancé du couple et les risques de la rupture d’une cohabitation
qui n’est plus que d’amitié) peuvent écarter l’obligation de rompre la
cohabitation adultère fixée par la seconde union civile. Et dans ce cas,
le pénitent devra s’engager à vivre avec son nouveau conjoint comme « frère et sœur ».
Cela suppose vraisemblablement une réflexion de sa part sur la
possibilité de mettre en œuvre cette situation, et donc sans doute le
report de l’absolution sacramentelle à un autre entretien en confession.
Cela suppose pour le pénitent et son second conjoint de prendre des
mesures et résolutions pour vivre vertueusement malgré ce que les
moralistes nomment « l’occasion de pécher ». L’expérience prouve que ce
n’est pas impossible. Mais seul le motif proportionné (l’éducation des
enfants) autorise de rester dans ce danger de pécher. Par ailleurs, la
Congrégation va droit au but, sans préciser comment devront être réglées
les dispositions pour éviter que la pratique des sacrements par des
conjoints apparemment adultères ne cause du scandale.
Conclusion
La conclusion de la Réponse est
particulièrement intéressante. Elle intègre en effet le règlement de ce
cas particulier de l’absolution donnée à un divorcé qui a contracté une
nouvelle union au principe général concernant l’intégrité du sacrement
et par voie de conséquence la légitimité de l’absolution sacramentelle
qu’accorde selon son prudent jugement le ministre du sacrement. Sont
nécessaires « les actes du pénitent » (la contrition, l’aveu des péchés,
et la satisfaction, c’est-à-dire « la pénitence »), spécialement en
l’espèce la contrition requise d’institution divine pour la rémission
des péchés. La Congrégation pour la Doctrine de la foi cite le concile
de Trente (Dz 1676) : pour que son péché soit remis, le
pénitent doit être animé, à propos du mal qu’il a commis, d’une douleur
de l’âme et d’une détestation de ce péché avec la résolution de ne plus
pécher à l’avenir.
Tutte cavolate.
RispondiEliminaQuindi se il sacerdote mette incinta la perpetua e poi si impegna a conviverci castamente può essere assolto e quindi celebrare degnamente?
RispondiEliminaDetto in altre parole il laico può essere indotto dalla Chiesa a fare figli dalla seconda relazione adulterina perché è la sola soluzione per essere assolto.
Poi ci lamentiamo di Bruno Forte...........
E' stata già fornita una risposta a Perplesso su un altro post. :" Io segnalerei questo articolo sul medesimo argomento che mi pare assai più consono e più armonioso col "sentire cum Ecclesia".
RispondiEliminahttp://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2014/11/mons-pozzo-la-messa-straordinaria-puo.html "
Attenzione al Cardinale Mueller e cioè al poliziotto buono o cattivo a seconda delle esigenze.
RispondiEliminaIl Cardinal Bergoglio martella senza pietà i santi sacerdoti che ,oppressi,andranno alla Pio X dove gli accoglierà il Cardinale Fellay con il falcetto.
E si riparte da zero......
Io penso che a breve queste saranno considerate eresie. A breve con i nuovi cambiamenti che ci sono all'orizzonte ci saranno pochi coraggiosi che si alzeranno e difenderanno la Chiesa di Gesu' Cristo. Molti "eroi" stanno gia' pagando la loro fermezza e molti altri hanno capito dove si sta andando a parare. Questo papa cosi' misericordioso non fa altro che "annientare" tutti i tradizionalisti che incontra davanti. Vi posto un video dove chiaramente il papa apre agli evangelici-protestanti e sinceramente mi viene da chiedere cosa altro deve succedere per far aprire gli occhi a chi, avendo paura di perdere quello che ha, continua ad inchinarsi a dottrine che poco hanno a che fare con quella di sempre!!!
RispondiEliminaSu questo video mi piacerebbe sapere cosa ne pensa il sig. Dante Pastorelli
https://www.youtube.com/watch?v=075FYSRkuE4
Non ho avuto tempo di aprire il blog, e ad esser sincero neppure voglia, visto che è infestato da gente ignorante che appena uno tenta di abbozzare un ragionamento inizia ad insultare e gl'insulti poi restan lì per giorni e giorni, sino a che non mi stufo e rispondo di conseguenza per richiamar l'attenzione della Redazione, le cui difficoltà pur comprendo, ma sino ad un certo punto.
EliminaSe il video è quello della scorsa primavera, l'ho visto. Mi sembra ovvio che non posso che esprimer la mia totale condanna per le idee e le prospettive manifestate da quel prete e da chi lo sostiene e imbocca. La Chiesa di Cristo è Una, Santa, Cattolica, Apostolica e Romana. Quella che qui si vuol realizzare è la chiesa di Satana che manovra gli uomini ma sarà sconfitto ancora insieme a tutti i suoi complici. Tempi non facili ci attendono. Ed io soffro non per me, che fra due mesi avrò 76 anni e quindi non credo che farò in tempo a veder la Chiesa scissa, come fatalmente accadrà se certe posizioni si radicheranno, ma per i giovani che avran decenni di sbandamenti, false dottrine e nemici da combattere a viso aperto.
E francamente, una volta scomparsi noi vecchi che abbiamo sempre messo la nostra faccia nelle tante battaglie, mi viene il dubbio che i giovani che si nascondono nell'anonimato sapranno affrontare i rischi di combattere senza maschere per il trionfo di Dio. E questo timore è un altra grande sofferenza per me. Ma come ho fiducia che lo Spirito Santo saprà prender le redini della Chiesa, così mi abbandono alla volontà di Dio chiedendoGli di dar coraggio ai giovani che dovranno sostituirci nella testimonianza, anche quando sarà rischioso.
"...è un altra grande...." un'altra!
EliminaHai ragione. Avevo scritto: un altro cruccio che poi ho cambiato in "altra sofferenza" senza aggiunger l'apostrofo a un. Bravo Pasqualino. Continua così: Kiko e Carmen ti daranno una laurea ad honorem.
Eliminama quante regole e regoline fintamente zelanti con i laici! e poi i preti possono fare quello che vogliono, tipo violenza su minori: per loro Dio è misericordia, e poi di nuovo all'altare!
RispondiEliminaIn USA, Irlanda, Australia, Canada negli ultimi decenni preti violentatori sono stati tollerati e protetti, e quando morivano funerali con tutti gli onori sacerdotali.
Oppure suore uscite dai conventi, si vestono con orecchini d'oro xkè la povertà è interiore, che fondano associazioni-movimenti in barba al voto di obbedienza con statuti firmati e controfirmati da quelli che poi sono tanto rigorosi se una donna viene meno alle promesse matrimoniali: si accetta il venire meno di donne consacrate ai loro voti senza battere ciglio, possono fare quello che vogliono queste suore che sgranocchiano Eucarestia perchè Dio è misericodioso con loro che falliscono la loro vita religiosa.
In conclusione: fate tutto, tranne l'amore con una donna. Sposatevi per vivere come "fratello e sorella": i soloni del Sinodo per la Famiglia!
è solo una grande sessuofobia rivestita di ipocrisia fasulla che cita il Vangelo ad arbitrio solo quando fa comodo: l'uomo non deve separare ciò che Dio ha unito e qui si applica il Vangelo alla lettera (esempio perfetto del criterio protestante "sola Scriptura"), ma quando Cristo dice che chi scandalizza un bimbo SAREBBE MEGLIO PER LUI che gli mettessero una pietra da mulino intorno al collo e lo gettassero nel fiume, ecco allora i rigorosi che si arrampicano sugli specchi pur di interpretare il testo al fine unico di ignorare la massa infelice di preti disadattati e criminali.
E QUESTA SAREBBE LA CHIESA DI CRISTO?? NO!
firmato: un italiano ortodosso.
Caro Italiano ortodosso,
Eliminail che è un po' una contraddizione ,senza offesa ovviamente.
Jesu ti indica la strada per il Paradiso ,ma se nessuno la segue non mi sembra un buon motivo per fare apostasia.
Ci sono tanti santi miti e casti nel nostro Grande Paese anche adesso nel 2014 tuttavia solitamente vengono commissariati, espulsi ,emarginati e diciamolo pure apertamente presi un po' per il c.lo per questa loro scelta irresponsabile....
Viva Padre Pio,Viva Dolindo e viva Stefano Manelli.
"Per i tuoi Santi ,uomini nobili,che sono sulla terra e per te Mio Signore è tutto il mio amore.
Si affrettino gli altri ad adorare idoli ,ma io non spargerò per loro il sangue né pronunzierò i loro empi nomi": mi pare dica così il salmo 15.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
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EliminaQuesto ortodosso italiano piega avvenimenti certamente inaccettabili e condannati al suo livore contro la Chiesa. Quanto alla "sola Scriptura" dimostra di non aver capito il concetto che l'espressione contiene, dell'insegnamento della Chiesa che la Scrittura tramanda ed interpreta. E nel caso del divorzio c'è tutto l'insegnamento bimillenario della Chiesa. Se poi la cosiddetta Ortodossìa ha preso altre strade non si venga a dar lezioni ai cattolici con tanta protervia.
sarà come dice lei sig. Pastorelli, però si deve riconoscere che quel commento dice qualcosa di sensato:mi domando perchè 2 misure davanti a una situazione in tutto simile, cioè il fallimento di una scelta.
EliminaIo in parrocchia ho una suora uscita dal suo ordine e ha fondato un'associazione di catechesi. Però lei può fare la Comunione, perchè? questa cosa proprio non si spiega, lo si deve riconoscere. Grazie (spero sia pubblicato anche se è passato qualche giorno)
Entrare in un ordine religioso non è un sacramento.
EliminaLa profezia di malachia è divenuta una triste realtà con l'ignavo che ha abdicasi e l'altro che sta portando la chiesa alla dissoluzione, in questo senso è davvero l'ultimo papa perché la chiesa cattolica non esisterà più sopravviverà come una setta o alla chiesa anglicani, la chiesa d'Inghilterra ha conservato il bel canto noi un pugno di mosche.Nella chiesa postbergogliana delle macerie totali ogni perversione sarà giustificata in nome della falsa misericordia senza giustizia.
RispondiEliminaIl colpo da maestro di Satana!
la rovina è iniziata con Pio XII he col suo fare autocratico ha annichilito ogni pensiero contario e favorito i gesuiti. Il suo segretario Leiber era un gesuita, il suo confessore Bea era un gesuita . I vescovi della Rivoluzione Vaticana eran vescovi nominati da Pio XII. Si sono impadroniti delle leve del potere e ci hanno condannato alle catacombe. I teologi del Reno ci tiranneggiano e noi non siamo stati capaci di opporci. Mons. Lefebvre ci ha provato ei vescovi ignavi l'hanno lasciato solo. Benedetto XVI è stao un falso amico non ha ai celebrato col rito antico e non ci ha mai difeso anzi si è nascosto nel monastero. Successore di Pietro , scelto dallo Spirito santo ha preferito rintanarsi e scappare davanti ai lupi che stanno straziando la Chiesa e ha il coraggio di dire io sto con Bergoglio. Non c'è più speranza, la crisi è irreversibile. Le generazioni stanno crescendo senza la fede, si sta estinguendo come un lumicino. Hanno palazzi soldi e potere ma per quanto?
RispondiEliminabravo!
EliminaFino a quando?
Elimina"Mundus deletus esset nisi per preces Sanctae Mariae sustineatur"-Beda venerabilis.
Non sono d'accordo con la descrizione fatta della figura di Pio XII, che è stato l'ultimo grande papa. Purtroppo il modernismo era già strisciante in Vaticano già dai tempi di San Pio X ed è inutile che mi dilunghi su quest'argomento per il quale ci sono molti più esperti di me nell'affrontarlo.
EliminaConcordo col fatto che l'ala "renana" oggi di fatto indichi le linee guida della Chiesa e mi sembra in senso protestante.
Purtroppo, mi duole dirlo, anche io mi sento deluso da papa Benedetto XVI in primis perché ha abbandonato il soglio di Pietro e poi anche perché una celebrazione col Messale del 1962 poteva benissimo farla per dare un segnale FORTE! Peccato....occasione persa....
Sono sincero....da Papà Benedetto mi sono sentito abbandonato....
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