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domenica 5 maggio 2013

Rispettare il “sacro” è rispettare Cristo


Riflessione di un Maestro di Musica che offre generosamente la sua professionalità a servizio della Liturgia.  Grazie !  
A.C

" Ogni qual volta, in questi ultimi anni, abbia pubblicato qualche scritto in merito agli abusi liturgici e al degrado riguardante la musica sacra, ho sempre sperato in cuor mio -e continuo a pregare ogni giorno, nel mio piccolo, specie per la purificazione all’interno della Chiesa!- che fosse l’ultimo mio intervento in merito a questa piaga. 
Purtroppo, “vicissitudini liturgiche”, avvenute anche sotto i miei occhi, hanno sempre spinto me e tanti altri fedeli laici a non rimanere in silenzio, esclusivamente per il bene dell’Eucaristia e della liturgia e, quindi, per il bene della Santa Madre Chiesa, costituendo -la liturgia- “il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e insieme la fonte da cui promana la sua forza vitale. Attraverso la liturgia, Cristo continua nella sua Chiesa, con essa e per mezzo di essa, l’opera della nostra redenzione” (Catechismo della Chiesa Cattolica, Comp. n° 219). 
Sui social network, ormai, si vede di tutto e di più. 
Foto e video che ritraggono i più svariati abusi liturgici: dalle Messe rock ai Vescovi e Sacerdoti travestiti da clown; dai Preti che aspergono i fedeli sostituendo l’aspersorio con fucili ad acqua a quelli che celebrano la cena ebraica utilizzando il calice della liturgia cattolica, “il calice del Sangue di Cristo, per la nuova ed eterna alleanza”. 
Si potrebbe fare un elenco infinito di abusi liturgici ma, per adesso, è meglio non dilungarsi troppo. 
Ultimamente, mi è capitato di vedere cose di un orrore indescrivibile. 
Durante una festa chiaramente pagana c’era una persona, travestita da prete, con una stola vera, liturgicamente valida ed utilizzata, durante gli anni, da chissà quante decine di Sacerdoti. 
Ma come può un Prete dare in prestito una stola o altri paramenti sacri per una festa? Questo fatto è di una gravità inaudita. 
Probabilmente, è stato ignorato il fatto che la stola sia l’elemento distintivo del ministro ordinato e che si indossa sempre nella celebrazione dei sacramenti e dei sacramentali e non durante una festa pagana. 
Il fatto che Papa Francesco non ami un certo stile di arte sacra e non indossi paramenti ornati, non significa che sia favorevole ad una certa liturgia fai da te o, addirittura, all’uso sconsiderato di ciò che è, di fatto, sacro. 
Vedendo nel Papa un atteggiamento molto serio, specie durante la celebrazione eucaristica, penso che rimarrebbe davvero male nel vedere le pagliacciate alle quali tanti Preti umiliano la liturgia, i paramenti e gli oggetti sacri, resi disponibili addirittura per manifestazioni non sacre. Il problema non è solo legato alla consapevolezza di quanto sia indispensabile avere rispetto per tutto ciò che appartiene alla sfera liturgica, ma è dovuto alla mancanza di cultura e, quindi, alla mancanza di fede. In una storica omelia, un Arcivescovo affermò: “Quando manca la vera fede, manca anche la vera cultura”
E’ vero! A questo punto, entra in causa un altro discorso, quello relativo all’aspetto culturale del sacro. 
In quest’ultimo ventennio, in quasi tutte le diocesi, in concertazione con le varie Sovrintendenze, sono stati allestiti musei di arte sacra, con lo scopo principale di rendere fruibile l’inestimabile patrimonio storico-artistico custodito da molti secoli, ma anche con una funzione di catechesi legata alla liturgia e alla storia della Chiesa. 
Mi chiedo, allora, come sia possibile pensare che, sia nel caso delle esposizioni nei meravigliosi musei, sia negli abusi dei paramenti sacri, si faccia riferimento alla stessa fonte: la Chiesa. 
C’è, allora, qualcosa che non va! 
E questa contraddizione, come ho già scritto in passato, va ricercata nei luoghi di formazione: i seminari. 
E lì che bisogna intervenire! 
Non è possibile dover pagare un biglietto per poter entrare in un museo diocesano, per godere della bellezza dell’arte sacra, se poi bisogna assistere all’umiliazione di altrettanti beni sacri a fini profani e, quindi, non liturgici. Molti di questi Preti -liturgicamente irriguardosi- si vantano di avere la mente cosiddetta “aperta” anche verso l’ecumenismo. 
Sarebbe interessante se costoro chiedessero, ad esempio, ad un ebreo se fosse disposto a dare in prestito per una festa pagana il proprio Tallèd; oppure se un pastore valdese o luterano possa mettere a disposizione la sua toga nera per lo stesso scopo per il quale è stata usata una stola o altri paramenti sacri a fini non liturgici. 
Concludo! 
Qualche tempo fa, su facebook, un Sacerdote, durante una discussione in merito all’annuncio del Vangelo, mi ha sfacciatamente invitato ad occuparmi esclusivamente dei fatti miei. ( Nell'immediato post-Concilio diversi Organisti titolari di Cattedrali e Basiliche - anche nell'Urbe-, pur continuando a percepire lo stipendio furono invitati a occuparsi di altro e di dedicarsi al concertismo : " Maestro, si occupi dei concerti ... alla liturgia pensiamo noi ". Si dice che lo stesso Mons.Bugnini ordinò qualcosa di simile anche a Mons.Bartolucci ... Certo che a " loro " farebbe comodo che noi ci tirassimo in disparte ... n.d.r.)
Dico a questo Prete, ma anche a quelli che la pensano come lui, che il Vangelo è anche un fatto mio -così come lo è per ogni battezzato- in quanto figlio della Santa Madre Chiesa, sposa di Cristo. 
E poi, la Chiesa Universale non è “cosa per pochi” e non è nemmeno un’organizzazione mondana; il Vangelo e l’Eucaristia sono per molti e non per una piccola cerchia di persone. Ma la cosa più tragicomica è che tali persone si spacciano come “figli” del Concilio Ecumenico Vaticano II compromettendo, così, l’immagine e la sostanza del Concilio stesso. 
Proprio ultimamente, Papa Francesco ha ricordato le persecuzioni in Giappone nel XVII Secolo, quando i missionari cattolici furono cacciati e le comunità cristiane restarono per 200 anni senza preti. 
Al loro ritorno, i missionari trovarono “tutte le comunità a posto, tutti battezzati, tutti catechizzati, tutti sposati in chiesa. 
Grazie all’opera dei battezzati. 
C’è una grande responsabilità per noi, i battezzati: annunciare Cristo, portare avanti la Chiesa, questa maternità feconda della Chiesa”. 
Stefano Cropanese