Il testo dell'articolo:
In San Pietro risuona il latino preconciliare.
Cañizares celebra la Messa con il rito del 1962di G. Cardinale sul'Avvenire del 4 novembre 2012
Da ROMA - "Il Gesto che oggi sto compiendo, vuole mostrare una volta di più che nessuno è di troppo nella Chiesa, come disse il Papa nel suo viaggio in Francia." Lo ha ribadito ieri [sab. 3 nov. 2012, n.d.r.] il cardinale Antonio Cañizares, prefetto della Congregazione per il culto divino, nell'omelia pronunciata durante la Messa celebrata in San Pietro secondo la forma "straordinaria" del rito Romano, quella fissata nel Messale del 1962, prima delle riforme postconciliari. La celebrazione eucaristica è stata il culmine del pellegrinaggio promosso dal Coetus Internationalis Summorum Pontificum all'inizio dell'Anno della fede per celebrare il quinto anniversario del Motu Proprio con cui Benedetto XVI ha dato piena cittadinanza al cosiddetto rito preconciliare. Un pellegrinaggio che ha avuto come motto l'affettuosa espressione Una Cum Papa nostro (insieme al nostro Papa), segno della grande devozione verso Benedetto XVI dei fedeli legati all'antica liturgia. Una devozione che il cardinale Canizares ha in qualche modo esplicitato nella sua omelia. "Vogliamo - da detto il porporato - tutti i partecipanti in questa santa Mesa, in questo sacrificio di comunione e di lode di tutta la Chiesa, che sia veramente un ringraziamento a Dio per tutta l'opera che il Santo Padre Benedetto XVI realizza, in particolare per il suo Motu Proprio "Summorum Pontificum" che è un dono per la Chiesa tutta". "Vogliamo anche - ha aggiunto - che sia un segno e testimonianza di appoggio e sostegno filiale e affettuoso dei pellegrini qui riuniti al Santo Padre, nelle circostanze difficili d'oggi, e una volontà di partecipazione nel movimento e impulso evangelizzatore che il Papa, Pastore SUpermo della Chiesa, vuole dare a tutta la Chiesa, offrendole di nuovo la giovenizza della liturgia tradizionale, che ha accompagnato i Padri conciliari durante tutto lo svolgimento del Vaticano II e che suscita oggi più che mai numerose vocazioni sacerdotali e religiose ne mondo disposte a evangelizzare." "Questa santa Messa in forma straordinaria - ha poi detto il più stretto collaboratore del Papa nel campo liturgico - deve rappresentare un segno di obbedienza e comunione col Papa." Infatti "con questa comunione, affettive e effettiva, con il Sommo pontefice e i vescovi, uniti con lui, siamo cattolici."
Ai pellegrini, che sono arrivati in San Pietro in processione dalla chiesa di San Salvatore in Lauro, ha fatto pervenire "di cuore" la benedizione apostolica il Papa con un messaggio firmato a suo nome dal Cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. In esso il Papa ha inviato il "suo cordiale saluto a tutti i partecipanti, assicurandoli della sua fervente preghiera".
Con il Motu Proprio Summorum Pontiticum si ricorda nel messaggio, il Papa "ha desiderato rispondere all'attesa dei fedeli legati alle forme liturgiche precedenti". E in effetti come è scritto nella Lettera ai vescovi scritta dal Papa per presentare il Motu Proprio "è bene conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa e di donare loro il giusto posto", riconoscendo sempre "pienamente il valore e la santità della forma ordinaria del rito romano", frutto della riforma liturgica postconciliare.
Alla cerimonia in san Pietro hanno assistito alcune migliaia di fedeli, con molti giovani, segno la liturgia tradizionale non è solo un retaggio delle generazioni passate. Al rito ha partecipato anche l'arcivescovo Augustine Di Noia, vicepresidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, con mons. Guido Pozzo, il segretario della COmmissione che ieri il Papa ha promosso arcivescovo Elemosiniere. Presenti anche Monsignor Marco Agostini, cerimoniere Pontificio, mons. Camille Perl, già vicepresidente [in realtà era il segretario, n.d.r.] di Ecclesia Dei e monsignor Juan Miguel Ferrer Grenesche, sottosegretario della Congregazione per il culto divino [che ha svolto l'ufficio di prete assistente, n.d.r.]. Cerimonieriere del Rito è stato padre Almir de Andrade, officiale di Ecclesia Dei che è l'organismo vaticano deputato a seguire i gruppi ecclesiali legati alla forma straordinaria del Rito Romano.
Ai pellegrini, che sono arrivati in San Pietro in processione dalla chiesa di San Salvatore in Lauro, ha fatto pervenire "di cuore" la benedizione apostolica il Papa con un messaggio firmato a suo nome dal Cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. In esso il Papa ha inviato il "suo cordiale saluto a tutti i partecipanti, assicurandoli della sua fervente preghiera".
Con il Motu Proprio Summorum Pontiticum si ricorda nel messaggio, il Papa "ha desiderato rispondere all'attesa dei fedeli legati alle forme liturgiche precedenti". E in effetti come è scritto nella Lettera ai vescovi scritta dal Papa per presentare il Motu Proprio "è bene conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa e di donare loro il giusto posto", riconoscendo sempre "pienamente il valore e la santità della forma ordinaria del rito romano", frutto della riforma liturgica postconciliare.
Alla cerimonia in san Pietro hanno assistito alcune migliaia di fedeli, con molti giovani, segno la liturgia tradizionale non è solo un retaggio delle generazioni passate. Al rito ha partecipato anche l'arcivescovo Augustine Di Noia, vicepresidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, con mons. Guido Pozzo, il segretario della COmmissione che ieri il Papa ha promosso arcivescovo Elemosiniere. Presenti anche Monsignor Marco Agostini, cerimoniere Pontificio, mons. Camille Perl, già vicepresidente [in realtà era il segretario, n.d.r.] di Ecclesia Dei e monsignor Juan Miguel Ferrer Grenesche, sottosegretario della Congregazione per il culto divino [che ha svolto l'ufficio di prete assistente, n.d.r.]. Cerimonieriere del Rito è stato padre Almir de Andrade, officiale di Ecclesia Dei che è l'organismo vaticano deputato a seguire i gruppi ecclesiali legati alla forma straordinaria del Rito Romano.
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Una forma straordinaria ammessaMotu Proprio - nel 2007 il documento che ha definito il testo "tesoro da conservare"
di Gianni Cardinale, Avvenire 4 novembre 2012
Da Roma - Con il Motu Proprio Summorum Pontificum Benedetto XVI nel 2007 ha dato piena cittadinanza nella Chiesa all'uso, come forma straordinaria del rito romano, del Messale in vigore prima della riforma liturgica successiva al Concilio Vaticano II. Come ribadito nell'istruzione applicativa Universae Ecclesiae del maggio 2011, in esso si stabilisce che non c'è nessuna contraddizione tra il messale "pre" e quello "post-conciliare", che costituiscono, rispettivamente, la forma straordinaria e ordinaria dell'unico rito romano. Con il Summorum Pontificum, Benedetto XVI ha infatti voluto: offrire a tutti i fedeli la liturgia antica, "considerata tesoro prezioso da conservare"; "garantire e assicurare" effettivamente l'uso della forma straordinaria, "nel presupposto che l'uso della liturgia romana in vigore nel 1962 sia una facoltà elargita per il bene dei fedeli e pertanto vada interpretata in un senso favorevole ai fedeli che ne sono i principali destinatari"; e infine, ma non per ultimo, "favorire la riconciliazione in seno alla Chiesa".
Nell'Istruzione si ribadisce che spetta al vescovo "adottare le misure necessarie per garantire il rispetto della forma straordinaria" la quale può essere richiesta da un gruppo di fedeli - senza che venga indicato un numero minimo di aderenti -, che può essere costituito anche da persone "che provengano da diverse parrocchie o diocesi". Il documento poi spiega che deve essere ammessa anche la celebrazione occasionale del rito straordinario pur nel rispetto della programmazione liturgica ordinaria della chiesa in cui viene richiesta. E sottolinea che i richiedenti la Messa del 1962 non devono in nessun modo sostenere o appartenere a gruppi che si manifestano contrari alla "validità o legittimità delle liturgie postconciliari".