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mercoledì 18 gennaio 2012

Un luterano nella Basilica di San Marco. Riflessioni di un lettore

Riceviamo questa lettera da un lettore del nostro blog.


Rimaniamo stupiti e, soprattutto, delusi e amareggiati per la decisione del Patriarcato di Venezia di programmare, durante la settimana dedicata alla preghiera per l'unità dei cristiani, nientemeno che la predica di un pastore luterano nella Basilica-Cattedrale di S. Marco, luogo di antichissima devozione cattolica costruito sopra la sepoltura di uno degli Evangelisti, pilastri su cui è edificata quella che il Catechismo ufficialmente (e giustamente) ancora definisce "l'unica Chiesa di Cristo".
Viene da chiedersi anzitutto quali risultati concreti abbia prodotto, in cinquant'anni, questa frenetica e un po' ossessiva "passione" ecumenica perseguita dalla Chiesa romana dopo che vari Pontefici, in precedenza, avevano vietato ai cattolici qualsiasi atto che rischiasse di porre sullo stesso piano (umiliando profondamente) la Chiesa che Cristo ha personalmente fondato sulla Roccia di Pietro e le varie confessioni cristiane che si sono invece formate lungo i secoli da volontarie separazioni dal Cattolicesimo. I cristiani non cattolici sembrano sempre meno convinti e propensi a lasciare le proprie comode posizioni per riunirsi alla Chiesa cattolica. Anzi, protestanti e anglicani hanno progressivamente allargato il fossato che li separa da noi, adottando criteri etico-morali sempre più distanti dalla Sacra Scrittura e dalla Tradizione e, verosimilmente, ormai del tutto irrecuperabili.
Gli anglicani, gli unici, insieme agli ortodossi, per i quali si poteva, in passato, sperare in una riconciliazione con Roma, hanno dato il via libera persino al sacerdozio femminile, opponendo un ostacolo insanabile e irreversibile alla riunione con la nostra Chiesa.
Dichiarazioni comuni prodotte in questi anni dalle varie commissioni miste si sono rivelate flop totali a cui, ormai, non crede più nessuno.
La confessione luterana, poi, non può serbare alcuna seria prospettiva di riconciliazione con Roma, dal momento che Lutero stesso era ferocemente antipapista e antiromano e nutriva un odio quasi patologico contro la Messa, considerata atto sacrilego e demoniaco.
Questo ambiguo personaggio, noto anche per il suo antisemitismo e il suo enorme ego (si sentiva un eletto, un unto dal Signore scelto per riportare i cristiani alla retta fede, quella creata ad arte da lui), ha instillato da sempre sui suoi discepoli un profondo risentimento anticattolico, tale che nessun membro del clero luterano si sognerebbe mai di riportare la propria confessione religiosa dietro le file del cattolicesimo.
In ogni caso, risulta veramente incredibile che questa smania di dialogo a tutti i costi conduca fedeli e pastori cattolici ad un tale punto di relativismo ed indifferentismo religioso da far ritenere del tutto normale che capi di confessioni e sette ufficialmente ancora considerate scismatiche e/o eretiche dalla Chiesa cattolica vengano invitati non solo in aule e sale conferenze ma, oramai, perfino in storiche basiliche e cattedrali a seminare i loro errori dottrinali, i loro spropositi etico-morali e le loro aberrazioni liturgiche nel cuore di un uditorio cattolico che sarà sempre più portato a squalificare la propria fede e a ritenere invece le varie religioni fonti di saggezza, di consigli e di valori condivisibili.
Quale valido contributo può apportare un pastore protestante ad un popolo cattolico già in crisi per l'inveterata mancanza di chiarezza dottrinale a cui è ormai abituato da parroci e vescovi che seminano dubbi al posto delle antiche certezze proprie della Chiesa romana?
Spiace veramente che anche nell'antichissima e gloriosa "Basilica d'oro", dove un tempo celebrarono i sacri misteri e predicarono campioni di santità e di fede cattolica come San Lorenzo Giustiniani e Giuseppe Sarto, sia ormai diventata normale prassi far tenere omelie e preghiere multireligiose. Evidentemente, c'è ancora moltissimo lavoro da fare per riportare il clero cattolico ad una giusta e obiettiva visione delle cose e ad occuparsi più seriamente all'unico compito a cui sono chiamati: la santificazione delle anime che compongono il gregge loro affidato.
Che il Signore doni alla Chiesa di Venezia un pastore santo, saggio e, soprattutto, CATTOLICO.

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La Redazione