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lunedì 2 gennaio 2012

Il Cardinale Barbarin (Lione) vieta con decisione un'assoluzione generale "programmata" dai Domenicani

Il cardinale Barbarin ha dimostrato autorità
di Massimiliano Bernard, 31 dicembre 2011

Il cardinale Philippe Barbarin ha vietato, martedì 20 dicembre, una cerimonia penitenziale che si sarebbe dovuta tenere presso la chiesa del Santo Nome di Gesù a Lione retta dai Domenicani. La chiesa era piena per la cerimonia che era stata annunciata nel bollettino parrocchiale da diversi giorni. Il celebrante però, all'inizio della cerimonia, ha dovuto annunciare un po' imbarazzato (forse per la palese tirata d'orecchie ricevuta?), che non ci sarebbe stata l'assoluzione collettiva nè la cerimonia di penitenza, o almeno non come quella che era stata prevista.

Il padre che spiegato che il cardinale Barbarin si era opposto alla assoluzione colletiva, e che quindi la cerimonia penitenziale poteva proseguire in altro modo, e che durante la stessa i fedeli avrebbero trovato in chiesa 4 sacerdoti, chiamati per l'occasione, a disposizione per i fedeli per le confessioni e le assoluzioni individuali.

Con questa decisione, il cardinale arcivescovo di Lione ha segnato l'inizio della fine di una devianza grave e troppo diffusa in Francia.

Infatti, non molto tempo fa, l'episcopato di Francia avevano permesso questa cerimonia.

Nel 1973, i vescovi francesi avevano affiancato al caso di grave necessità (in cui -sola- è permessa l'assoluzione collettiva ) altri tre casi: la vigilia di grandi feste, gli incontri nei luoghi di pellegrinaggio e gli incontri dei bambini. In altre parole, molti credenti finivano per confessarsi solo durante queste "confesioni collettive".

Roma dovette intervenire fermamente per fermare questo abuso. Nel 1987, i vescovi francesi hanno quindi deciso che non ci sarebbero stati più casi "generali" in cui i sacerdoti avrebbero potuto dare l'assoluzione collettiva e che, nel dubbio, avrebbero dovuto rivolgersi al loro vescovo per ottenerne, se opportuno, un permesso particolare.
Dal 2008, è stato fermamente ribadito che l'assoluzione collettiva è lecita (senza preventivo permesso) e valida solo in caso di pericolo o in caso di forza maggiore (come per assolvere la popolazione sottoposta a un bombardamento, per esempio).
Resta confermata comunque la regola e la raccomandazione che chi avesse ricevuto l'assoluzione generale deve sempre necessariamente, dopo lo scampato pericolo, confessarsi singolarmente da un sacerdote "il più presto possibile, entro un anno" per ottenere l'assoluzione individuale dai peccati gravi.


In questo caso, forse i Domenicani di Lione non si erano accorti che i bombardamenti del 1944 sono finiti da tempo!

Roberto


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La Redazione