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lunedì 3 ottobre 2011

Cosa sta succedendo a Reggio Emilia?

di Francesco Agnoli, il Foglio

In questa città da cui provengono personalità importanti del mondo cattolico progressista, come Romano Prodi e Pierluigi Castagnetti, il vescovo Adriano Caprioli ha promosso, per usare le parole di Camillo Langone, “lo sventramento del Duomo”. Ha cioè deciso che “adeguamento liturgico”, non si sa bene a cosa e perchè, significa sostituzione dei banchi con le sedie; eliminazione degli inginocchiatoi; rimozione dell’altare maggiore, dei “vecchi arnesi” che tanto piacevano a padre Pio e a don Camillo: via crucis, confessionali, statue, candelieri...
Niente di nuovo, si potrebbe dire: il pensiero protestante, che è iconoclasta per natura, si è da tempo infiltrato nella Chiesa ed ha portato con sé una forte ostilità verso la devozione popolare, fortemente concreta, carnale, propria del cattolicesimo, per sostituirla con una fede adulta, astratta e, in ultima analisi, gnostica. Però questa volta qualcosa di nuovo c’è. Qualcosa che fa pensare tempi nuovi, che piano piano vengono avanti.
Negli anni Sessanta e Settanta in molte chiese d’Italia e del mondo si attuò lo stesso scempio di Reggio. Si ritenne che gli altari non servissero più; si misero in soffitta statue e candelabri; si gettarono stendardi e paramenti sacri; tabernacoli ed altri arredi finirono nelle vetrine degli antiquari, per divenire poi soprammobili nelle case dei borghesi. Però, all’epoca, la foga innovatrice era inarrestabile. Parte del clero era come pervasa dall’idea che “rinnovamento” avrebbe significato, senza dubbio, rafforzamento della fede, allargamento dei suoi confini. Via tutto ciò che è antico, polveroso, vecchio; largo a concezioni nuove, moderne, al passo con i tempi.
I credenti laici, spesso, rimasero a guardare. Fidandosi dei loro pastori. A volte gareggiando con loro, a volte increduli, come lo saranno stati i cinesi che all’epoca della rivoluzione culturale osservavano i giovani del partito sradicare le statue di Confucio, distruggere le chiese, abbattere ogni segno del passato con un luccichio bizzarro negli occhi.
Oggi, dicevo, i tempi sono mutati. Così il buon Caprioli, che con mentalità un po’ clericale è convinto che il Duomo sia cosa sua, ha trovato sulla sua strada una forte opposizione da parte del popolo cristiano. Fedeli di tutti i giorni, come l’architetto Stefano Maccarini, hanno cominciato ad alzare la voce, e alcuni giornalisti, da Camillo Langone e Francesco Borgonovo (su Libero) ad Andrea Zambrano (sulla bussolaquotidiana.it) hanno preso netta posizione contro le iniziative iconoclaste.
Ne è nato persino un sito che monitora quanto accade, a difesa del Duomo di Reggio, per scongiurarne il più possibile lo “sventramento” (soscattedrale.re.it).
Anche Antonio Socci, in un recente articolo sui tabernacoli nelle chiese, ha sposato una analoga battaglia in difesa della architettura sacra tradizionale, ricordando che aver eliminato o accantonato il tabernacolo significa aver “estromesso dalle chiese (o almeno vistosamente allontanato dall’altare centrale e accantonato in qualche angolo) proprio Colui che ne sarebbe il legittimo “proprietario”, cioè il Figlio di Dio, presente nel Santissimo Sacramento”.
C’è insomma un popolo cattolico che non ne può più della furia iconoclasta, che non ama i crocifissi come quello commissionato dal Caprioli, frutto dell’immaginazione di un artista shintoista, in cui manca, come era inevitabile vista la religiosità orientale, la figura stessa di Cristo.
Quel popolo è quello che accoglie ed accompagna il rilancio, benedetto dal pontefice, dell’adorazione eucaristica. Che, come lui, comprende, più o meno consapevolmente, che “spogliato del suo valore sacrificale, il mistero eucaristico viene vissuto come non oltrepassasse il senso e il valore di un incontro conviviale”; che vuole vedere il volto e il corpo di Cristo, persino nascondersi, come recita una bella preghiera ignaziana, nelle sue piaghe (intra tua vulnera asconde me).
Perché il Dio dei cristiani non è quello dei filosofi, dei sapienti, degli intellettuali; non è il Dio impersonale, senza volto, degli orientali; non è, soltanto, l’Architetto dell’universo, il grande orologiaio, di Cartesio e dei deisti, ma è anche, per dirla con Pascal, il Dio “cui ci si accosta senza orgoglio, e sotto il quale ci si abbassa senza disperazione”; è il Cristo visibile, in carne ed ossa, che unisce alla sua divinità la nostra umanità:“Ha avuto fame, Chi dà cibo a tutte le creature viventi; ha avuto sete, Chi ai suoi credenti dona l’acqua della Vita; ha sentito stanchezza, Chi è riposo degli affaticati; ha pianto, Chi asciugò ogni lacrima da tutti gli occhi” (Gregorio di Skevra).
Questo Dio, anche nel Duomo di Reggio, come nelle altre chiese del mondo, molti fedeli vogliono ancora vederLo scendere dal cielo sull’altare; lo vogliono adorare nel tabernacolo; lo vogliono consolare, osservando il suo corpo appeso al “dulce lignum” della croce; lo vogliono lodare e impetrare, inginocchiati, non seduti sulle sedie comode e funzionali dell’Ikea, abbassando il loro orgoglio umano verso terra e lanciando lo spirito verso il cielo.

19 commenti:

  1. Sarebbe bene che gli amici del nuovo gruppo stabile di Reggio Emilia (vedi thread di ieri) ci dicessero qualcosa in proposito.
    Leggo che hanno un contatto regolare con Il Vescovo (Caprioli) e sono molto interessato a conoscere la sua attitudine verso di loro.
    Ben venga la messa tridentina a Reggio, ma una opposizione alla feroce devastazione in corso nel Duomo di Reggio (se è possibile fare ancora qualcosa per frenare la furia iconoclasta di ciò che sta avvenendo) dovrebbe avere la priorità in questo momento.

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  2. Concordo in pieno: reagire! Altrimenti formule come il <span>popolo cattolico che non ne può più della furia iconoclasta </span><span>sono solo espressioni giornalistiche. Prediamo esempio dai Santi che hanno combattutto per la Chiesa Cattolica.</span>

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  3. E il Papa gli permette di devastare il Duomo? Non si potrebbe fare un appello a lui?

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  4. E i beni culturali in questi casi cosa fanno? Dormono?

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  5. E i beni culturali in questi casi cosa fanno? Dormono?

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  6. Uno dei "segnali" che a suo tempo mi colpirono fu a suo tempo la configurazione della croce pastorale portata da Paolo VI e, mi sembra, mantenuta da Giovanni Paolo II. Una croce che pendeva in avanti, come se si stesse sciogliendo, stile Salvador Dalì, il gran pittore dalle forme di burro.
    Nell'icona del crocifisso c'è una "dialettica" ( prendiamo a prestito questo termine non molto appropriato ) fra due elementi fondamentali. Da una parte Gesù ferito a morte, come l'"Uomo dei dolori", il "Servo sofferente", l'uomo-Dio che ci salva proprio prendendo su di sè le nostre stesse sofferenze; da un'altra
    la Croce vera e propria, che non è solo una strumento di tortura, l'apparecchiatura che insieme fa soffrire a morte, ma anche un segno di vittoria: il ROBUSTO E RETTILINEO asse verticale ( significativamente allungato verso l'alto, forse contro la realtà storica della croce a T, opure a Y, come nelle visioni della Neumann ), e i due bracci, altrttanto rettilinei, disposti ad angolo retto. Segmenti che si protendono verso lo spazio per affermarne la conquista. Quindi l'Uomo dei Dolori che paradossalmente, proprio perchè Uomo dei Dolori, si afferma come Signore del Mondo e Re dell'Universo contro Satana, il signore del Mondo ormai spossessato. La versione laicizzata di questa padronanza-protensione verso il Mondo nella sua interezza si trova nell'Uomo di Leonardo. Figuriamoci che cosa ne resterebbe se invece del cerchio e del quadrato perfetto in cui è inscritto ci fossero figure geometriche deliquescenti.
    Chi "pensò" quella croce non solo non capiva la teologia cattolica, ma ignorava l'antropologia: la Croce, come l'albero di Natale, rappresenta l'Axis mundi", che collega come un albero le radici infitte nella terra con le fronde protese verso il cielo.

    Purtroppo devo fare un appunto anche sulla "Sagrada Familia" di quel caro uomo ( non so se già beato ) che fu Antoni Gaudì. Anche le forme della sua chiesa sono deliquescenti: è un lussureggiare vegetale, sul genere pianta grassa - soprattutto le torri - o giungla, espressione dell'inesausta vitalità e fecondità della Natura, che fa pensare più all'arte induista che a quella tradizionale del Cristianesimo. Certo, anche il Barocco presentava forme fluttuani, come vele sbattute dal vento; però rimaneva una struttura, una solida"gabbia" con linee e angoli retti che facevano da controbilanciamento allo sventolare espansivo nel senso dell'idea di ordine come stabilità e contenimento.

    Presso Firenze c'è la chiesa dell'Autostrada del Sole, opera di di Michelucci. anch'essa con forme fluttuanti; però c'è una copertura in cemento armato a forma di tenda protesa verso l'alto da cui scende la luce in modo tanto espressivo, che genera un sentimento autenticamente mistico.

    Nella chiesa dell'istituto Leone XIII di Milano anni fa venne eliminato l'altare maggiore, con il risultato di lasciare in fondo una parete marmorea vuota, e nell'angolo del muro di sostegno dell'arcata absidale venne incastonato di traverso a 45 gradi un tabernacolo a forma di cassa parallelepida. Risultato? Qualcosa che sembra l'incrocio tra un bancomat e un distributore automatico di banzina, dove si infilano le banconote. E dire che nella parte di fondo della stessa chiesa i gesuiti esibiscono alcuni quadri del Seicento, estremamente convincenti e solenni.

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  7. A Roma sanno tutto da un pezzo, anche da prima degli ultimi articoli su Libero e Il Foglio. C'è chi approva (altrimenti questi interventi non sarebbero avvenuti) e chi no.
    L'unico modo con cui il Papa potrà intervenire sarà con la nomina del nuovo Vescovo di Reggio Emilia, dato che mons. Caprioli compiuto 75 anni nel maggio 2011.
    Orémus.

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  8. Certe cose si possono fare solo ad inizio incarico. Alla fine diventano sintomi palesi del morbo di rinco.

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  9. Perché il Dio dei cristiani non è quello dei filosofi, dei sapienti, degli intellettuali; non è il Dio impersonale, senza volto, degli orientali; non è, soltanto, l’Architetto dell’universo, il grande orologiaio, di Cartesio e dei deisti, ma è anche, per dirla con Pascal, il Dio “cui ci si accosta senza orgoglio, e sotto il quale ci si abbassa senza disperazione”; è il Cristo visibile, in carne ed ossa, che unisce alla sua divinità la nostra umanità:“Ha avuto fame, Chi dà cibo a tutte le creature viventi; ha avuto sete, Chi ai suoi credenti dona l’acqua della Vita; ha sentito stanchezza, Chi è riposo degli affaticati; ha pianto, Chi asciugò ogni lacrima da tutti gli occhi” (Gregorio di Skevra).
    Questo Dio, anche nel Duomo di Reggio, come nelle altre chiese del mondo, molti fedeli vogliono ancora vederLo scendere dal cielo sull’altare; lo vogliono adorare nel tabernacolo; lo vogliono consolare, osservando il suo corpo appeso al “dulce lignum” della croce; lo vogliono lodare e impetrare, inginocchiati, non seduti sulle sedie comode e funzionali dell’Ikea, abbassando il loro orgoglio umano verso terra e lanciando lo spirito verso il cielo

    Molto ben scritto. Complimenti a Francesco Agnoli.

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  10. Credo che i fedeli di Reggio Emilia abbiano fatto molto per contrastare questi scempi. Vi è addirittura un sito che tratta di questa brutta faccenda:

    http://www.soscattedrale.re.it/0pagine/visua_pagine.php?id_page=12

    Mi sembra di capire che comunque dalla Curia diocesana non abbiano affatto l'intenzione di ascoltare i fedeli. Forse lo farà il nuovo vescvo... 

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  11. Non sapete quanto mi fa piacere leggere queste prese di posizione.
    Un anno fa circa mi era capitato di visitare il duomo di Reggio (che ricordavo con meraviglia per la sua bellezza). Ero rimasto scandalizzato. Niente più banchi, ma sedie da corridoio, tinte chiare alle pareti (quasi si trattasse di un ambulatorio comunale disinfettato con la calce), un cubo dorato al posto dell'altare, spazi stravolti (presbiterio ingigantito e spazio per i fedeli minimizzato), cattedra del vescovo stile hollywood, una cripta devastata ritoccata anche nelle sue proporzioni per via di un pavimento, di marmo bianco (in una cripta), rialzato... Naturalmente non ricordo, benchè ci metta buona volontà, dove fosse finito il tabernacolo.
    Devastato e devastante!
    Ricordo anche, con orrore, una discussione che avevo aperto con un prete-architetto (credo) che stava magnificando, con alcuni presenti, le opere realizzate e le 'teorie' che avevano portato a questi cambiamenti. Mio Dio, mi ero detto! Quanta superficialità e quanta arroganza nella 'casa' del Signore (ormai ridotta quasi a 'bottega' del Signore).
    Avevo cercato di saperne di più e in questa attività ero capitato sul sito della diocesi di Bologna. Con mia sorpresa avevo letto che mons. Caprioli era il vescovo responsabile della liturgia per l Regione Emilia- Romagna. Mi erano cadute le braccia ( e sono ancora lì, per terra, le mie braccia). 
    Naturalmente avevo pensato di scrivervi, ma vi avevo rinunciato. Ci si sente talmente inutili di fronte a 'Golia'.
    Ma, finalmente anche Davide, come le formiche, si in..zza!
    Bravi a Reggio Emilia! Avanti (tenete però d'occhio San Prospero, per favore)! Grazie!

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  12. Complimenti ad Agnoli.

    Temo però che le proteste di un gruppo di fedeli non possa ottenere nulla!

    Vengono fatti passare o per scocciatori o per disobbedienti!

    La maggioranza di quel misero 8-10% che ancora frequenta, è sotto sedativi ed è talmente sazia che non sa di essere disperata priva com'è di qualsiasi senso del soprannaturale.

    Quando hai fatto dimenticare a un uomo sua patria ultraterrena ne puoi disporre come vuoi!

    Ovviamente spero di sbagliarmi!

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  13. Caro Anselmo,
    concordo pienamente.
    Se non ricordo male Lei è di Reggio. Il grande Vescovo Beniamino Socche si sta sicuramente rivoltando nella tomba.
    Quanto sta succedendo nel Duomo di Reggio è stato oggetto di mumerosi articoli su alcune testate nazionali e credo proprio che in Vaticano (ai piani alti) non siano all'oscuro  della situazione.
    Caprioli ha già compi'uto 75 anni da alcuni mesi.
    Come mai è ancora lì?

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  14. Penso che per far smettere, finalmente, i signori Vescovi ed i responsabili diocesani della liturgia e del culto circa la devastazione degli antichi arredi e suppellettili di tutte le nostre chiese, si debba cominciare a far circolare la voce e informare la CEI che il nostro 8 per mille non venga più destinato alla chiesa Cattolica.
    Quando si tocca il borsellino dei signori Vescovi e dei loro collaboratori, forse qualcosa di efficace si può ottenere anche perchè senza soldi che riforme architettoniche puoi fare?. Nessuna, per fortuna.

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  15. <span>Ho risposto alla domanda nel thread di ieri. Il gruppo stabile è un gruppo di preghiera, quindi...preghiamo. Le campagne di stampa le lascio ai giornalisti.</span>

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  16. Io non parlavo certo di campagne di stampa.
    Comunque va bene così: se neppure voi - vicini alla tradizione e alla messa tridentina - avete nulla da dire riguardo allo scempio nel duomo di Reggio, beh allora siamo proprio messi male 

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  17. L'adeguamento liturgico di lorsignori ha sempre e solo una radice generativa:
    la pecunia!!!

    e lo dico a ragion veduta.

    Devastare antichi altari e sacri luoghi consente di mettere in piedi grandi appalti e
    giustifica laute prebende per architetti con la minuscola e per tutto il codazzo di fornitori ed imprese.

    Consente inoltre ai prelati di "orientare" fondi cospicui e di mettere in mostra la loro crassa
    ignoranza spacciandola per zelo liturgico, in una crescendo di scempi e di personalismi.

    Informatevi sempre su direttore dei lavori, sull'importo degli appalti, sui fornitori
    e sui committenti ..... perchè là è il nocciolo del problema.....

    Tolgono i banchi per comprare sedie e lucrare, ma i banchi mica li buttano....
    smontano gli altari ma mica li portano a discarica... se li rivendono sottobanco i ladri!!!!


    Bisogna pubblicare e volantinare a tamburo battente le cifre che questi farisei maneggiano
    per distruggere opere d'arte e sostituirle con delle zozzerie costosissime....

    prendere tutto il capitolato d'appalto e fare un bel volantino del tipo:

    ecco che fa il vescovo coi soldi della chiesa: distrugge le antiche cattedrali e regala i soldi
    a ditte a architetti, invece di pensare ai poveri, ai bisognosi e alle riparazioni indispensabili
    di tante piccole parrocchie abbandonate all'incuria.... spende TOT migliaia di euri per fare lavori
    inutili e costosi e distrugge le antiche bellezze della storia della città per foraggiare gli amici di pappagorgia...

    fate stampare 20.000 di questi volantini e inondaateci la città... poi vediamo che dirà la curia e la cei....
    (per 10.000 volantini bastano 2 centesimi di euro l'uno, ovvero 200 euri
    ma la figura da schifo che fanno questi mercanti vale 1000 volte di più...


    bisogna opporsi in tutti i modi a questi ladroni... che trasformano la casa di Dio nella spelonca di ladri...... questi sono esattamente i mercanti nel tempio...
    e vanno cacciati a nerbate!!!!

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  18. Mi scusi, ma lei sa almeno quanto lavoro meritorio hanno fatto i coniugi Braglia? Se non ci fossero stati loro, chi difendeva la memoria dei duchi estensi dalla propaganda menzognera che ci viene propinata da questo regime? E poi di quale infiltraggio parla? I Braglia si sono mossi sempre con il massimo della chiarezza e linearità, addirittura ora che la Lega è al poetere e potrebbero pretendere quacosa, sono distanti dai bossiani. Lei può fare due cose: o parla con i Braglia e gli chiede "ecumenicamente" di far celebrare anche la messa di un sacerdpte che  sia dispibnibile nel giorno del convegno, Oppure fonda lei o qualche suo amico un centro studi che sia pari a quello dei Braglia per raccontare cme andò veramente il triste risorgimento. Mi dica cosa avrebbe fatto questa emilia fedele hce lei cita nel diffondere la verità storica; quando avrete fatto qualcosa come i Braglia, allora parlate. Io non sono sedevacantista, ma conosco i Braglia da anni e li ho visti anche con i lefebvriani. E' una colpa? Uno va alla conferenza, si abbona alla rivista, e poi non partecipa alla messa. Non vedo quale sia il rpoblema; se cominciamo a parlare di chi è fedele alla Chiesa, vedo ben pochi esempi in giro.

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La Redazione