Il cardinale ha esordito ricordando che la liturgia dev'essere il centro della Chiesa, "vita della Chiesa" come è il titolo del suo intervento. Essa dev'essere fonte e culmine, secondo le parole del Vaticano II. E non a caso il Concilio per prima cosa si dedicò alla liturgia e la Sacrosanctum Concilium ne fu il primo documento.
Secondo il card. Canizares, il rinnovamento liturgico ha portato indubbi vantaggi, citando all'uopo la partecipazione dei fedeli più fruttuosa e piena e l'arricchimento scritturistico delle letture. Ma anche, ha proseguito il cardinale, negli anni del postconcilio si è arrivati a "deformazioi della liturgia al limite del sopportabile", per usare le parole del Papa nella lettera ai vescovi di presentazione del motu proprio.
Il cardinale ha molto insistito (e per "molto" intendo "molto") sulla relazione tra il motu proprio e una corretta ermeneutica della continuità del Concilio (per inciso: ha usato quest'espressione ormai universalmente invalsa, anche se c'è spesso chi - ma certamente non nell'uditorio a questo convegno! - si affretta sempre a correggere la locuzione ricordando che il Papa aveva parlato di ermeneutica di "riforma nella continuità"; salvo, lo stesso Papa, in documenti successivi aver parlato anche lui, semplicemente, di ermeneutica della continuità).
La liturgia tradizionale non è in contrasto con quella riformata ma, dice il cardinale, le due forme liturgiche compartecipano nell'armonia dell'unica Chiesa. Anche se la Sacrosanctum Concilium è stata intesa nel postconcilio non come invito a riportare l'attenzione della Chiesa sulla celebrazione, ma come un 'libro di ricette", secondo le parole dell'allora card. Ratzinger, per intervenire pesantemente sulla liturgia. Ma la Sacrosanctum Concilium va conosciuta, interiorizzata, stimata: non si può celebrare prescindendo da essa. Il problema non sono le forme della liturgia, ma il suo senso e lo spirito. Per questo occorre un "nuovo impulso liturgico" che ci riporti al vero senso della Sacrosanctum Concilium e alle intuizioni del movimento liturgico. Non è sufficiente cambiare le forme del rito, occorre un mutamento della mentalità, rinnovare la cristologia da incentrare sul Christus praesens in Ecclesia.
Ha aggiunto a braccio: sarebbe un errore criticare il Concilio Vat. II: in quel modo non si può trovare il vero senso della liturgia. Tutta la Chiesa è Tradizione: la Chiesa viva è Tradizione. Il termine "tradizione" è di solito inteso in senso 'politico', nelle discussioni tra conservatori e progressisti. Invece, occorre tornare e far proprio l'insegnamento conciliare della Dei Verbum sull'importanza della Tradizione appunto.
Ha aggiunto a braccio: sarebbe un errore criticare il Concilio Vat. II: in quel modo non si può trovare il vero senso della liturgia. Tutta la Chiesa è Tradizione: la Chiesa viva è Tradizione. Il termine "tradizione" è di solito inteso in senso 'politico', nelle discussioni tra conservatori e progressisti. Invece, occorre tornare e far proprio l'insegnamento conciliare della Dei Verbum sull'importanza della Tradizione appunto.
Enrico
Il Card. Canizares ha decisamente tirato il freno. Ricordo un simile intervento in occasione della presentazione "romana" dell'ultimo libro di Mons. Bux, ove addirittura elogiò le "liturgie neo-cat" giacché, a suo dire, non solo essi non si allontanerebbero in nulla né dalla lettera né dallo spirito del Messale (di Papa Paolo), ma anzi costituirebbero un "esempio": essi fanno tutte le letture della Veglia pasquale, dunque approfittano plenis manibus delle ricchezze della rinnovata liturgia!!!
RispondiEliminaSi diceva che Canizares fosse un "conservatore"... forse si è semplicemente commesso un errore di "de-contestualizzazione": forse nella media dell'episcopato spagnolo chi crede alla divinità di Cristo è effettivamente un conservatore!...Da qui a dire che egli è "conservatore" in senso assoluto...
P.S. Se non mi inganno Sua Eminenza non ha mai fatto studi di liturgia; credo che il suo ambito specialistico fosse la teologia pastorale-catechetica.
"una corretta ermeneutica della continuità del Concilio (per inciso: ha usato quest'espressione ormai universalmente invalsa, anche se c'è spesso chi - ma certamente <span>non nell'uditorio a questo convegno</span>! - si affretta sempre a correggere la locuzione ricordando che il Papa aveva parlato di ermeneutica di "riforma nella continuità"; salvo, lo stesso Papa, in documenti successivi aver parlato anche lui, semplicemente, di ermeneutica della continuità). "
RispondiEliminaE dire che questo convegno solo due anni fà ospito Mons. Gherardini che demolì (con la filosofia e la teologia, non con le chiacchere cardinalizie) la nozione errata di ermeneutica....
Anacoreta
Eminenza si spieghi!
RispondiEliminaEminenza, se non c'è contraddizione tra i due messali...se c'è ermeneutica della continuità...bla...bla...bla...PERCHE' ALLORA NON SCENDE IN SAN PIETRO DOMENICA MATTINA PER PONTIFICARE E DARE ESEMPIO, NON SOLO PAROLE, DI CONTINUITA' CREDUTA E VISSUTA???
Si arrampicano sugli specchi, non sanno più nemmeno quello che dicono questi modernisti........ sono disorientati....... brancolano nel BUIO e balbettano frasi fatte e senza senso di cui loro per primi non sono convinti..........
RispondiElimina"ermeneutica della continuità"......
"tradizione vivente".......
"intangibilità" di un concilio "pastorale" di cui ancora oggi non si è capito quello che voleva effettivamente dire, mentre è sotto gli occhi di tutto il disastro della mancanza di fede che c'è tra la gente........
Areki, anche lei testimone di Geova come don Camillo? O della Chiesa Cattolica Apostolicq Romana dove comanda il Papa come nel Cagliari comanda Cellino?
RispondiEliminaIl che dimostra l'orientamento conciliare e anti-liturgico di considerare la liturgia come una branca della pastorale (tradotto in termini semplici, un teatrino delle marionette da fare capire al popolino).
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