Da leggere assolutamente, per gustare un po' di verità, di onesta intellettuale e... anche di buon italiano. Ahhh, la buona stampa!
Fonte: Il Foglio
Caro direttore, sono bastati pochi giorni perché calasse il silenzio sul martirio di monsignor Luigi Padovese avvenuto in Turchia ai primi di giugno. Salvo rare eccezioni, in casa cattolica, ci si è crogiolati nell’interpretazione minimale del fatto derubricandolo al rango di “gesto folle”. Ma, a ben guardare, forse è meglio il silenzio piuttosto che il povero tentativo di chiamare con un altro nome il martirio. Meglio il silenzio, perché tutti quei discorsi che in morte di monsignor Padovese hanno impiegato volutamente le parole sbagliate lasciano trasparire l’agghiacciante convinzione ormai divenuta maggioritaria dentro il mondo cattolico: che la Chiesa non abbia più bisogno di martiri, cioè di testimoni di Cristo. Tanto basta il dialogo.
D’altra parte, non si vede come potrebbe andare diversamente quando si predica la sostanziale equivalenza delle religioni in merito alla salvezza delle anime. E’ vero che atti magisteriali importanti come la Dominus Jesus e l’insegnamento di Papa Benedetto XVI vanno in ben altra direzione. Ma è altrettanto evidente lo scollamento tra il magistero e la teologia dominante, l’insegnamento nelle facoltà teologiche e nei seminari, la predicazione domenicale e, conseguenza di tutto ciò, il comune pensare di gran parte dei fedeli per i quali un minareto vale più o meno come un campanile. Fino a quando il cattolicesimo non ritroverà la propria unicità in ordine alla salvezza eterna di tutti gli uomini, che è la suprema legge della Chiesa, non potrà capire il martirio di un vescovo o di un qualsiasi fedele. Finirà sempre per chiamarlo con un altro nome: per ignoranza, per quieto vivere, per codardia o, peggio ancora, considerandolo inutile. Perché versare il sangue in nome di Cristo là dove la salvezza scorre, magari non limpidissima, per altri rivoli?
Se non fosse tanto drammatica, ci sarebbe da sorridere davanti a questa fase paradossale della storia in cui non sono più i persecutori a temere i martiri cristiani, ma lo sono i cristiani stessi a ritenerli quanto meno imbarazzanti. E qui non si tratta neppure di trovarsi a disagio davanti a chissà quale violenza perpetrata ai danni di inermi infedeli da convertire. Qui non ci si trova davanti all’oppressione dei corpi al fine della salvezza delle anime. Ci ritrova davanti al suo esatto contrario, davanti all’offerta sacrificale del proprio corpo per la salvezza altrui. Ma, anche senza voler scomodare il tanto aborrito proselitismo, ci si trova davanti a un gesto considerato inutile, dato che si pone il dialogo come manifestazione suprema della divinità. E allora lo si chiama con un altro nome.
Ha ben poco da attendersi l’occidente da un cattolicesimo incapace, prima ancora che di affermare, di pensare la propria unicità rispetto all’islam e a qualsiasi altra religione. Questo non è certo il cattolicesimo che diede vigore alla filosofia greca e alla civiltà romana attraverso la grandiosa affermazione del Logos. Questa è una religione malaticcia che ha abdicato al mandato principe disceso dal Logos: quello di chiamare ogni cosa con il suo nome. Ma per farlo ci vogliono fede, intelligenza e coraggio nelle giuste proporzioni. Gli esempi non mancano. San Francesco, narrano le Fonti francescane, andò dal Sultano in piena crociata e gli mostrò che cosa comportasse l’essere cristiani: “I cristiani giustamente attaccano voi e la terra che avete occupato, perché bestemmiate il nome di Cristo e allontanate dal suo culto quelli che potete”. Magari, questo San Francesco stupirà coloro che l’hanno conosciuto come antesignano del pacifismo dialogante del XX secolo. Ma quello splendido uomo medievale era ben altro, era un fiero e battagliero ambasciatore di Cristo: cioè un santo.
D’altra parte, non si vede come potrebbe andare diversamente quando si predica la sostanziale equivalenza delle religioni in merito alla salvezza delle anime. E’ vero che atti magisteriali importanti come la Dominus Jesus e l’insegnamento di Papa Benedetto XVI vanno in ben altra direzione. Ma è altrettanto evidente lo scollamento tra il magistero e la teologia dominante, l’insegnamento nelle facoltà teologiche e nei seminari, la predicazione domenicale e, conseguenza di tutto ciò, il comune pensare di gran parte dei fedeli per i quali un minareto vale più o meno come un campanile. Fino a quando il cattolicesimo non ritroverà la propria unicità in ordine alla salvezza eterna di tutti gli uomini, che è la suprema legge della Chiesa, non potrà capire il martirio di un vescovo o di un qualsiasi fedele. Finirà sempre per chiamarlo con un altro nome: per ignoranza, per quieto vivere, per codardia o, peggio ancora, considerandolo inutile. Perché versare il sangue in nome di Cristo là dove la salvezza scorre, magari non limpidissima, per altri rivoli?
Se non fosse tanto drammatica, ci sarebbe da sorridere davanti a questa fase paradossale della storia in cui non sono più i persecutori a temere i martiri cristiani, ma lo sono i cristiani stessi a ritenerli quanto meno imbarazzanti. E qui non si tratta neppure di trovarsi a disagio davanti a chissà quale violenza perpetrata ai danni di inermi infedeli da convertire. Qui non ci si trova davanti all’oppressione dei corpi al fine della salvezza delle anime. Ci ritrova davanti al suo esatto contrario, davanti all’offerta sacrificale del proprio corpo per la salvezza altrui. Ma, anche senza voler scomodare il tanto aborrito proselitismo, ci si trova davanti a un gesto considerato inutile, dato che si pone il dialogo come manifestazione suprema della divinità. E allora lo si chiama con un altro nome.
Ha ben poco da attendersi l’occidente da un cattolicesimo incapace, prima ancora che di affermare, di pensare la propria unicità rispetto all’islam e a qualsiasi altra religione. Questo non è certo il cattolicesimo che diede vigore alla filosofia greca e alla civiltà romana attraverso la grandiosa affermazione del Logos. Questa è una religione malaticcia che ha abdicato al mandato principe disceso dal Logos: quello di chiamare ogni cosa con il suo nome. Ma per farlo ci vogliono fede, intelligenza e coraggio nelle giuste proporzioni. Gli esempi non mancano. San Francesco, narrano le Fonti francescane, andò dal Sultano in piena crociata e gli mostrò che cosa comportasse l’essere cristiani: “I cristiani giustamente attaccano voi e la terra che avete occupato, perché bestemmiate il nome di Cristo e allontanate dal suo culto quelli che potete”. Magari, questo San Francesco stupirà coloro che l’hanno conosciuto come antesignano del pacifismo dialogante del XX secolo. Ma quello splendido uomo medievale era ben altro, era un fiero e battagliero ambasciatore di Cristo: cioè un santo.
Alessandro Gnocchi, Mario Palmaro
Fonte: Il Foglio
<span>Lettera dai contenuti ineccepibili, ma basterà questa incontrovertibile analisi a ridestare gli animi di tutti coloro che, soprattutto ai vertici della Santa Chiesa, "habent oculos et non vident, habent aures et non audiunt" ?</span>
RispondiEliminaLettera egregia (ma ah, la beata ingenuità di chi continua a credere che Ferrara e "Il Foglio" facciano il gioco dei cattolici tradizionalisti!).
RispondiEliminaIl sangue dei martiri grida ancora e mette in evidenza l'eresia di chi ha fatto del dialogo un "totem" a cui sacrificare la Verità di Cristo unico salvatore del mondo. Le cause di tutto questo risiedono nella non limpidezza dello stesso Concilio Vaticano II che ha dei passi poco chiari proprio in ordine al rapporto con le altre religioni....... (cfr. il testo di Mons. Gherardini). Occorre ritornare alla Tradizione chiamando le cose con il loro nome, senza se e senza ma, torniamo ai martiri, torniamo ai santi, torniamo ad evangelizzare......
RispondiElimina"Andate ed insegnate....chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, chi non crederà sarà condannato....." altro che "fratelli maggiori" o "mussulmani nostri fratelli"....... lo diventeranno se si convertiranno, altrimenti restano anime che vivono ancora nelle tenebre..... per le quali occorrerà pregare e sacrificarsi e annunciare coraggiosamente.....
Grazie a Gnocchi e Palmaro per la loro analisi profonda e vera.... i teologi come Rahner e compagnia briscola, i vari Bruno Forte e Card. Martini sono dei nani con le loro chiacchiere vuote.....
Per non parlare del Card. Sepe che metteva a disposizione le case di Propaganda Fide per alloggiare il "povero" Bertolaso......
Ormai la verità cattolica di sempre si erge sempre più maestosa, mentre la "nuvelle teologie" con i suoi corifei fa sempre più pena....
Ormai celebrano la Messa senza sapere più quello che stanno facendo: la Messa è il sacrificio il martirio di Gesù e solo i martiri la comprendono.......
don Bernardo
fare notizi il MARTIRIO di monsignore Padovese?? ma non scherziamo, Sepe ne fa molta di più e molto meglio, con le prime 3 pagine della Stampa per 2 giorni a fila...............
RispondiEliminaE' tutto amaramente vero. Ma ha ragione Wilhelm Eugen sulla coerenza dei c.d. atei devoti. Chi osseva bene le loro parole capira' il perche'.
RispondiEliminaSilenzio assordante su alcuni e chiasso assordante su altri cosi' nessuno conosce la verita'
FdS
La mancanza dell'Annuncio ormai giustificata dalle menate sull'ecumenismo (a proposito, esiste una definizione ufficiale per questo "impegno"?) non solo è deleteria per chi non riceve la Buona Novella, ma anche per coloro che -non più sospinti a portarla altrui- finiscono per sbiadirne o confonderne i contenuti.... E' una doppia sconfitta.
RispondiEliminaSu quanti altri giornali avrebbe trovato posto l'articolo di Gnocchi e Palmaro?Non mi sembra il caso di eccepire sulle intenzioni di Ferrara,quali che esse siano.Se anche uno che ha avuto modo di leggerlo ha incominciato a riflettere su questi argomenti,ben venga.
RispondiEliminaE' stato proprio in occasione della campagna antiaborto di qualche anno fa del Foglio,che io personalmente,ho incominciato a farmi certe domande.Oggi sono qui che cerco di mettere insieme un gruppo di fedeli nella mia città per l'applicazione del Motu Proprio.
Che c'entra?C'entra,c'entra....
Meglio un ateo devoto e sincero che un baciapile ipocrita!
RispondiEliminaQui la devozione non c'entra nulla, almeno non la devozione a Chi intediamo noi e/o alla Sua Chiesa.
RispondiEliminaCredo di potermi definire cattolico tradizionalista (filo-lefebvriano può andare?) e leggo quotidianamente Il Foglio.
RispondiEliminaPer Ferrara cardinale ci metterei la firma...
... :-D *DONT_KNOW* e la cappamagna assumerebbe dimensioni da copertura circense... lasciamo a ognuno il suo, dài! ;)
RispondiElimina<span>
RispondiElimina<span>Torniamo ad evangelizzare! Certo, purtroppo per la Chiesa di oggi, per i vertici della Chiesa di oggi, la nuova evangelizzazione è quella secondo il cammino neocatecumenale e i suoi iniziatori. Talmente vero che cardinali e vescovi corrono, invitati, in Galilea, nella cittadella neocatecumenale, per ricevere istruzioni e insegnamento dall`iniziatore.
Talmente vero che i vescovi inviano i loro sacerdoti, invitati, in Galilea per essere ammaestrati.
E cosi le prassi, i simboli, i metodi, neocat si diffondono...</span></span>
A tratti il contenuto è condivisibile. Ma come al solito il brillante italiano e alcuni spunti nel verso giusto non corrispondono alla denuncia realistica del fatto che il pesce puzza sempre dalla testa.
RispondiElimina1) l'insegnamento di Benedetto XVI non va in altra direzione rispetto al resto. L'ecumenismo conciliare è un caposaldo dell'ecclesiologia ratzingeriana, come lo era per il predecessore (le visite e i discorsi alle sinagoghe di Colonia, New York, Roma, alla moschea Blu di Istambul, al tempio luterano di Roma ecc. ecc.). Questo insegnamento nel solco conciliare è inconciliabile ed in netta rottura con la Tradizione. Lo stesso vale per la cosiddetta libertà religiosa intesa anche da Ratzinger come la libertà di coscienza nella scelta della religione che si vuole e per la collegialità nel clero, che va a demolire pian piano il primato petrino. La teologia liberale di Ratzinger sta alla base dell'attuale crisi nella Chiesa. "Cogliere il meglio della cultura illuminista" come invita a fare Ratzinger significa voler coniugare la peggior modernità con la Verità. Questo nega il principio di non contraddizione e di identità. Lo stesso vale per la liturgia: lex orandi, lex credendi. Non è possibile conciliare la lex credendi della Messa di sempre con la lex credendi del Novus Ordo! "Unità nella diversità" è un motto conciliare a-cattolico, è una bestemmia.
2) Il primo a precipitarsi a dire che non si sarebbe trattato di un omicidio per motivi religiosi o politici è stato proprio Benedetto XVI per salvare a tutti i costi il dialogo dal quale giustamente i due autori prendono le distanze.
RispondiElimina3) La prima cosa che ha fatto il successore di mons. Padovese è stata quella di accusarlo di "imprudenza". E la prima cosa che si dice è quella che rimane, al di là dei discorsi di circostanza al funerale. Chi ha studiato un po' di comunicazione pubblica lo sa. quindi oltre al danno, la beffa. Mons. Padovese è vittima dell'ecumenismo conciliare prima che della mano assassina del suo autista.
4) Secondo alcune fonti, ad esempio Maurizio Blondet, sembra che gli assassini potrebbero essere dei "marrani israeliti" (dunmeh). Perché il vaticano non apre un'inchiesta seria? Sempre per non urtare il dialogo interreligioso? ahimè Benedetto XVI era e resta un modernista minimalista, che sta ampliando le falle della barca che fu di Pietro.
<p>«Le sang des martyrs est semence de chrétiens», a écrit Tertullien.
RispondiElimina</p><p>Le 16 janvier 1220 étaient martyrisés au Maroc cinq disciples de saint François, canonisés par le Pape Sixte IV en 1421: <span>Berardo da Calvi, Pietro da San Gemini, Ottone da Stroncone, Accursio e Adiuto da Narni.</span>
</p><p>Ils avaient été accompagnés au Maroc par l'infant de Portugal, Dom Pedro, qui fit recueillir leurs dépouilles, et ils passent pour avoir fait de nombreux miracles, entre autres la conversion de saint Antoine de Lisbonne, plus connu sous le nom de saint Antoine de Padoue.
</p><p>Au Musée d'Art Ancien de Lisbonne, un magnifique tableau du peintre Francisco Henriques (16e siècle) nous montre l'exécution (décapitation) des cinq religieux, en présence du roi du Maroc.
</p><p>Puisse le martyre de Mgr Luigi Padovese, qui fait suite à celui de sept religieux cisterciens en Algérie, en 1996, hâter la conversion du monde musulman à la vraie foi, celle que prêche, depuis toujours, la Sainte Église Catholique, Apostolique et Romaine.
</p><p>
</p><p>http://www.fraticappuccini.it/attualita/rassegna/print.php?id=17660
</p>
<p>«Le sang des martyrs est semence de chrétiens», a écrit Tertullien.
RispondiElimina</p><p>Le 16 janvier 1220 étaient martyrisés au Maroc cinq disciples de saint François, canonisés par le Pape Sixte IV en 1421: <span>Berardo da Calvi, Pietro da San Gemini, Ottone da Stroncone, Accursio e Adiuto da Narni.</span>
</p><p>Ils avaient été accompagnés au Maroc par l'infant de Portugal, Dom Pedro, qui fit recueillir leurs dépouilles, et ils passent pour avoir fait de nombreux miracles, entre autres la conversion de saint Antoine de Lisbonne, plus connu sous le nom de saint Antoine de Padoue.
</p><p>Au Musée d'Art Ancien de Lisbonne, un magnifique tableau du peintre Francisco Henriques (16e siècle) nous montre l'exécution (décapitation) des cinq religieux, en présence du roi du Maroc.
</p><p>Puisse le martyre de Mgr Luigi Padovese, qui fait suite à celui de sept religieux cisterciens en Algérie, en 1996, hâter la conversion du monde musulman à la vraie foi, celle que prêche, depuis toujours, la Sainte Église Catholique, Apostolique et Romaine.
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</p><p>http://www.fraticappuccini.it/attualita/rassegna/print.php?id=17660
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<span>purtroppo nella Chiesa di oggi tutto deve rispettare il principio dell'et-et, secondo il quale in essa "c'è posto per tutti", e - in teoria - per Liturgia tradizionale accanto a varie dottrine e liturgie devianti e a-cattoliche; la Verità accanto alle eresie! e non si è capaci di vedere la contraddizione, e rendere omaggio e obbedienza a quella Parola di Gesù:
RispondiElimina"Nessuno può servire due padroni" !</span>
Perché non lo conosce.
RispondiEliminaPerché non lo conosce.
RispondiEliminaSe Tertulliano continuerà ad avere ragione, avremo un discreto raccolto in autunno. Almeno in Turchia.
RispondiElimina<span>Occorre ritornare alla Tradizione chiamando le cose con il loro nome, senza se e senza ma...
RispondiEliminacerto, in questo si vedrà il coraggio e la fedeltà dei nuovi martiri della Chiesa: essere testimoni della Verità, come Cristo stesso che disse così di sè davanti a Pilato:
"Per questo sono venuto, per rendere testimonianza alla Verità!"
(e non sarà una passeggiata, come vediamo non solo fuori della Chiesa, verso le religioni di Belial, ma dentro la Chiesa stessa: in ciò sta la tragica Via Crucis del 3. millennio, iniziata da diversi anni...)</span>
Non sono per niente d'accordo con Matteo Castagna nei suoi giudizi su Benedetto XVI. Mi sembrano duri e ingenerosi verso un Pontefice che si trova a reggere la Chiesa in un momento tra i più difficili. La cautela non è paura e chissà quante cose non conosciamo per poter emettere giudizi infondati! Valga l'esempio della mancata proclamazione del Santo Curato D'Ars a patrono dei sacerdoti per capire che anche il Papa ha dei limiti di manovra che non può rompere se non con un gesto drastico del quale lui deve valutare le conseguenze. Il Motu Proprio sulla S. Messa è stato emanato per scavalcare l'ostinazione dei vescovi nel negare la celebrazione col VO, ma è stato lungamente pensato. Abbiamo fiducia in questo Papa, rispettiamo i suoi tempi, anche se piacerebbe a tutti che buttasse all'aria il tavolo del clericume progressista!
RispondiElimina<span>gesto drastico </span>
RispondiEliminaquale può essere un gesto drastico? forse quello di usare per intero l'Autorità suprema di cui il Papa dispone ?
Se il Papa fa una legge, la deve far rispettare oppure no ? deve essere obbedito oppure no ?
oppure non ne dispone più di quella autorità....e allora dobbiamo prendere atto che nella Chiesa di oggi comandano i Vescovi e non più il Papa ?
Matteo Castagna quando parla di Ratzinger dovrebbe lavarsi la bocca
RispondiEliminaPerché, secondo voi il Papa dispone ancora dell'autorità suprema??? Ma dove vivete? c'è nel CJC, c'è sulla carta, ma di fatto, oramai non esiste nei fatti da decenni...non possiamo mica poretendere che Ratzinger sia un supereroe...anzi, domenica alle ordinazioni pareva finito, sfibrato...chissà cosa starà passando, preghiamo per lui piuttosto di insegnargli quello che deve fare
RispondiElimina"<span>Su quanti altri giornali avrebbe trovato posto l'articolo di Gnocchi e Palmaro?Non mi sembra il caso di eccepire sulle intenzioni di Ferrara,quali che esse siano"</span>
RispondiEliminaConsigliando la lettura di "Spagetticons- La deriva neo/con della destra cattolica italiana" dell'ottimo Luigi Cupertino, ricordo che, per catturare un pesce, non basta l'amo, ci vuole anche qualcosa che attiri il pesce........
....chi ha orecchie....
per chiamare le cose col loro nome, il Papa sta vivendo la via Crucis, per sè e per conto di tutta la Chiesa, come in modo misterioso si era evidenziato quel Venerdì Santo in cui condusse la Via Crucis 2005, per conto del Papa GPII malato, prossimo a passare le consegne proprio a lui, per volontà della Provvidenza, di lì a pochi giorni.
RispondiEliminaTutto il travaglio che la Chiesa vive da 45 anni ed in modo più acuto da 5 anni si chiama così:
VIA CRUCIS, e riguarda e tocca tutti, dal Papa fino al più piccolo fedele all'estremo lembo dell'orbe cattolico .
<span>Non credo che il Papa stia allargando le falle delle Chiesa.
RispondiEliminaResta il fatto che si è minimizzato questo omicidio da parte vaticana. I motivi non son chiari. Chi accusa il prelato di imprudenza, sembra voler dire che se l'è andata a cercare. E questo o ammicca a motivi inconfessabili che sarebbero noti a chi da questo vescovo prende le distanze o è un'offesa veramente ignobile.</span>
Ma davvero la proclamazione di un patrono dei sacerdoti è un gesto drastico tale da creare uno scisma?
RispondiEliminaOh, bravo Bellarmino!
RispondiEliminaVisto che le reprimende in questo caso latitano, si suggerisce di cominciare con qualche sciacquo di mota.
RispondiEliminaVisto che le reprimende in questo caso latitano, si suggerisce di cominciare con qualche sciacquo di mota.
RispondiElimina<span>egr. ospite delle 19.08,
RispondiEliminale ripeterò cose già dette cento volte (specialmente dall'ottimo Pastorelli), stavolta
con le parole di Eugen, di qualche giorno fa, che mi trovano pienamente concorde:
<span>"Provvedere a una decisa bonifica della liturgia è preciso dovere della gerarchia... o forse i laici dovrebbero mettersi tutti quanti a recitar missa sicca? La gerarchia si deve assumere i propri oneri, tra i quali rientra in primissimo luogo la corretta amministrazione del culto."</span>
e io aggiungo: disporre con decreti vincolanti per tutto il clero QUELLA che deve essere la corretta amministrazione del culto, quella e non altre, in modo<span> inequivocabile,</span> uscendo una volta per tutte dalle secche dell'"et-et" in cui la Chiesa è arenata da 45 anni, altrimenti rimaniamo nel cerchio chiuso (e perverso) del degrado Liturgia/Fede/morale ! questo significherebbe usare appieno l'autorità secondo la struttura gerarchica, anzi RI-cominciare ad usarla, dopo l'anarchia in cui si è tradotto il collegialismo.
Cerchi di memorizzare queste risposte, ci rifletta un po' su...e non torniamo cento volte a porre gli stessi quesiti, con le stesse risposte, in un cerchio chiuso che ritorna su se stesso all'infinito !</span>
<span><span><span><span><span>" </span></span></span><span><span><span></span>Questo non è certo il cattolicesimo che diede vigore alla filosofia greca e alla civiltà romana attraverso la grandiosa affermazione del Logos. Questa è una religione malaticcia che ha abdicato al mandato principe disceso dal Logos: quello di chiamare ogni cosa con il suo nome. "<span> </span></span></span>
RispondiEliminae che cosa ne ha fatto la Chiesa del Logos ? non ha forse voluto mettere in gara la Verità con le mezze-verità, le diverse-verità, le diverse confessioni cristiane, le quasi-eresie, i gruppi e movimenti finto-cattolici....tutti in nome di un'assurda par condicio, lanciati in pista in una gara inedita (mai vista fino al 1965) dove tacitamente pareva che essa augurasse:
"Vinca il migliore" ?
e quale doveva essere il migliore che sarebbe uscito vincitore da siffatta gara ?
Da quando la Chiesa non ha più chiamato le cose col loro nome ? e perchè ?
per paura di essere considerata "superba" ? dire la Verità, testimoniare la Verità è segno di superbia ?
I Martiri non la pensavano così !</span></span>
... si è "ristretto", di recente?
RispondiEliminaSono false paure il martirio e lo scisma. Il primo deve essere messo in conto sin dal principio e il secondo non puo' far deflettere dai principi. Il dialogo sembra essere lo scopo principale, quando anche dalla "sola Scriptura" emerge chiaramente che Cristo Signore sedeva a tavola con i peccatori chiamandoli tali ma non dialogava con i poteri avversi alla Verita'. Anche il detto evangelico "amate i vostri nemici" chiama le cose con il loro nome.
RispondiEliminaLa Chiesa non e' stata istituita per dialogare in simposi e conferenze ma per proclamare la verita' che e' solo Gesu' Cristo.
FdS
<span><span><span>"Ma è altrettanto evidente lo scollamento tra il magistero e la teologia dominante, l’insegnamento nelle facoltà teologiche e nei seminari, la predicazione domenicale e, conseguenza di tutto ciò, il comune pensare di gran parte dei fedeli per i quali un minareto vale più o meno come un campanile."</span></span>
RispondiElimina......................
Questa è la realtà dei fatti;
ed il <span><span>comune pensare di gran parte dei fedeli è direttamente derivato,
</span></span>
come naturale prodotto culturale, radicato nelle coscienze cattoliche per 2 generazioni e mezza, scaturito da quella nuova linea della Chiesa inaugurata all'inizio del Concilio, che oggi si è stabilmente affermata (imposta) nella mentalità generale come inclusività, o anche " et-et, " e che fu motivata con questo programma ideale, lanciato e definito con la celebre frase:
<span><span> "Cerchiamo sempre ciò che ci unisce, mai quello che ci divide."</span></span>
Oggi vediamo l'applicazione pratica di quella linea, a 360° nella Chiesa e fuori di essa, nei confronti di tutti, (seguaci dell'errore e della Verità, a pari condizioni di accoglienza) ed accettata come teoresi e prassi normale -istituzionale- da (quasi) tutti i fedeli:
essa è la <span><span>teologia dominante, di fatto.
</span></span></span>
Bravissimo! E bisogna avere il coraggio di denunciare che il primo responsabile di questo è Benedetto XVI!!!
RispondiEliminaA parte la prima riga, concordo con il sig. Pastorelli
RispondiEliminaA bocca lavata con ottimo dentifricio, ribadisco quanto asserito e rilancio: si dimostri con i fatti che ratzinger non è un modernista né un conciliare.
RispondiEliminaPer voler essere conciso sono stato poco chiaro. Ho accennato alla mancata proclamazione del S. Curato d'Ars solo come esempio di quale ragnatela esista in Vaticano tale da poter condizionare non certo le idee e la volontà del Papa, quanto i tempi e i modi dell'agire. Sono i frutti della "collegialità". (come saprete, la proclamazione è ancora presente nel sito ufficiale dell'ufficio celebrazioni del Sommo Pontefice). Piacerebbe a tutti coloro che amano veramente la Chiesa che Benedetto XVI aprisse di colpo tutte le porte e le finestre per cambiare l'aria mefitica di un disastroso postconcilio, ma a me sembra che proceda comunque nella direzione giusta anche se con una certa cautela, (forse troppa).Fino ad ora non ha mai, che io sappia, rimosso nessuno, ma aspetta la scadenza naturale, (il pensionamento,ovvio!) per procedere alle sostituzioni, che sarebbe come l'aprire una finestra alla volta. Sarà che dopo un quarantennio di pontificati disastrosi i tentativi di raddrizzare il timone, per quanto graduali, mi sembrano sforzi giganteschi, ma ringrazio Dio per questo Papa e prego (come tutti, spero) per lui.
RispondiEliminaL'articolo di Gnocchi e Palmaro vale soprattutto per l'ultimo paragrafo, mentre i precedenti sono per lo più un processo alle intenzioni.
RispondiEliminaE' plausibilissimo che il Papa inizialmente abbia detto che l'omicidio era dovuto a motivi personali, perché probabilmente gli è stato detto così, e perché la cosa poteva essere plausibile. Inoltre la Turchia è un mondo complesso, non è in bianco e nero. I cappuccini emiliani vi svolgono un ottimo lavoro. Il successore di mons. Padovese, mons. Franceschini, non ha affatto sminuito il valore del suo martirio, anzi è stato il primo a parlare di martirio. Inoltre vi svelo una chicca: a un convegno in diocesi di Milano il prossimo settembre doveva partecipare mons. Padovese, ora che non può si era pensato a mons. Franceschini, ma è stato risposto di no perché lui sarebbe troppo... esagerato e che invece bisogna invitare Andrea Riccardi.
Più in generale, prima di esaltare il martirio altrui e di attaccare chi non parla di martirio, sarebbe il caso di fare un esercizio di umiltà e di chiederci se noi saremmo capaci di dare la stessa testimonianza. Con la misura con cui giudicherai, sarai giudicato: questa non è la frase di un teologo ecumenico progressista (per inciso: le due cose non sono necessariamente congiunte).
aò stò atricolo
RispondiEliminammè ha fatto e mmè fà m'pazzi...........
nun gli arriesco a capì
che vvò mai ddì.........
No, Moscardò, non dicevo a lei, ma a Mattia Rossi da Bergamo.
RispondiEliminaFerrara fa il gioco suo: vendere e guadagnare.
RispondiEliminaSul Foglio scrive abitualmente anche Camillo Langone che non mi sembra uno sfegatato progressista.
Meglio neocon di destra che teocon di sinistra ipocrita eretica.
RispondiElimina