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martedì 19 maggio 2009

Sul celibato (e non solo) Martini e Verzé hanno altre proposte

Alessandro segnala, come ideale continuazione (per oppositionem) del discorso sul celibato fatto dal Presidente della Conferenza episcopale latino-americana riportato al precedente post, questo articolo apparso oggi sul Corriere della Sera. I due anziani sodali Martini e Verzé ritornano sui soliti argomenti ossessivi dei cattoprogressisti: i profilattici, i preti sposati, i divorziati-risposati; gli omosessuali per stavolta se li sono invece scordati. Apprezzeremo comunque il tono più mellifluo (jesuitesse oblige) del porporato. Sull'articolo che segue ha scritto un bel commento caustico Raffaella, nel Papa Ratzinger blog


Anticipazioni Una conversazione tra il cardinale e don Luigi Verzé
Martini: porte aperte ai fedeli cattolici divorziati e risposati
La Chiesa cerchi una soluzione al problema Anche il celibato dei preti si può discutere


Carlo Maria Martini — Non so se sono sveglio o sto sognando. So che mi trovo completamente al buio, mentre un lento sciabordio mi fa pensare che sono su una barca che scivola via sull’acqua. Cerco a tastoni di stabilire meglio il luogo in cui mi trovo e mi accorgo che vicino a me vi è un albero, forse l’albero maestro dell’imbarcazione. A poco a poco mi avvicino così da potermi aggrappare a esso con le mani, per avere un po’ di sicurezza e di stabilità nei sempre più frequenti moti della barca sulle onde. In questo tentativo incontro qualcosa che mi sembra come una mano d’uomo. Forse è un altro passeggero che sta cercando anche lui di appoggiarsi all’albero maestro. Non so chi sia, come non so io stesso come mi sia trovato su questa barca. Ma il tocco di quella mano mi dà fiducia: mi spingo avanti così da poterla stringere ed esprimere la mia solidarietà con qualcuno in quell’oscurità che mette i brividi. Vorrei anche tentare di dire qualcosa, pur non sapendo se il mio compagno di barca capisce l’italiano [qualcuno ci saprebbe spiegare il senso di quest'onirica finzione letteraria del cardinale?].

Ma nel frattempo lui inizia a farmi qualche breve domanda, a cui sono lieto di rispondere. Si tratta di una persona che non conoscevo, ma di cui avevo sentito parlare. Mi colpiva il suo interesse per me in quel momento difficile, in cui ciascuno avrebbe voglia di pensare solo a se stesso. Dialogando così nella notte fonda, in quel momento di incertezza e anche di pericolo si videro a poco a poco spuntare le prime luci dell’alba. Riconobbi il luogo in cui mi trovavo: eravamo noi due soli in barca. E usando alcuni remi che trovammo in fondo a essa, ci mettemmo a remare verso la riva, fermandoci ogni tanto per assaporare la tranquillità del lago. Ci siamo detti molte cose in quelle ore. È venuto chiaramente alla luce durante la conversazione che eravamo tanto diversi l’uno dall’altro. Ma ci rispettavamo come persone e ci amavamo come figli di Dio. Anche il fatto di trovarci sulla stessa barca ci permetteva di comprenderci e di accoglierci, così come eravamo. Tra le prime cose che ci siamo detti c’è naturalmente un poco di autopresentazione. Così ho appreso che il mio interlocutore aveva nientemeno che ottantanove anni, mentre io ne avevo ottantadue. Don Luigi Verzé (tale appresi poi essere il nome di colui che viaggiava con me) presentava la sua vita come quella di uno che aveva vissuto sessantuno anni di sacerdozio. (...) [fin dove vogliamo spingere la finzione letteraria? L'arcivescovo di Milano non conosce il chierico patron dell'Ospedale San Raffaele di quella città?]

Luigi Maria Verzé — Quanto è cambiata ora la valutazione etica ecclesiastica, rispetto a quella imposta ai tempi della mia infanzia. D’altra parte, poiché la moralità è imperativo categorico, la gente si fa una propria etica laica e la Chiesa resta con un’etica cristiana incongruente perché incondivisa dagli stessi devoti. Ricordo, per esempio, che nella mia visita alle favelas del Brasile frequentemente mi incontravo con povere donne senza marito con un bimbo in seno, un altro in braccio e una sfilza di altri che le seguivano, tutti prodotti di diversi mariti. Era giocoforza concludere che la pillola anticoncezionale andava consigliata e fornita. Il Brasile, totalmente cattolico fino agli anni Ottanta, ora è disseminato di chiese e chiesuole semicristiane, organizzate però sui bisogni anche spiccioli della gente. La Chiesa cattolica è troppo lontana dalla realtà, e le fiumane di gente, quando arriva il Papa, hanno più o meno il valore delle carnevalate e delle feste per la dea Iemanjà, l’antica Venere cui tutti, compreso il prefetto cristiano, gettano tributi floreali. La Chiesa, più che vivere, sopravvive sulle ossa degli eroici primi missionari. E poiché siamo in tema di morale pratica, che cosa dice, Eminente Padre, della negazione dei sacramenti a devotissimi divorziati? Io penso che anche ai sacerdoti dovrebbe essere presto tolto l’obbligo del celibato, poiché temo che per molti il celibato sia una finzione. E non sarebbe più vantaggioso che la consacrazione dei vescovi avvenisse su acclamazione del popolo di Dio, oggi così estraneo ai fatti della Chiesa? Forse non si è ancora maturi per tutto questo, ma Lei non crede che siano temi ai quali si dovrebbe pensare pregando lo Spirito?

Carlo Maria Martini — Oggi ci sono non poche prescrizioni e norme che non sempre vengono capite dal semplice fedele. Per questo, la Chiesa appare un po’ troppo lontana dalla realtà. Purtroppo sono d’accordo che le fiumane di gente che vanno a manifestazioni religiose non sempre le vivono con profondità. Occorre prepararle, e occorre dopo dare un seguito di riflessione nell’ambito della parrocchia o del gruppo. Non credo, però, che si possa dire che in Paesi come il Brasile, la Chiesa non vive ma sopravvive soltanto sulle ossa dei primi eroici missionari. La Chiesa vive là anche su gente semplice, umile, che fa il proprio dovere, che ama, che sa comprendere e perdonare. È questa la ricchezza delle nostre comunità. Tanti laici di queste nazioni e anche tanti laici vicino a noi sono seri e impegnati. Lei mi chiede che cosa penso della negazione dei sacramenti a devotissimi divorziati. Io miso no rallegrato per la bontà con cui il Santo Padre ha tolto la scomunica ai quattro vescovi lefebvriani. Penso, però, con tanti altri, che ci sono moltissime persone nella Chiesa che soffrono perché si sentono emarginate e che bisognerebbe pensare anche a loro. E mi riferisco, in particolare, ai divorziati risposati. Non a tutti, perché non dobbiamo favorire la leggerezza e la superficialità, ma promuovere la fedeltà e la perseveranza.

Ma vi sono alcuni che oggi sono in stato irreversibile e incolpevole. Hanno magari assunto dei nuovi doveri verso i figli avuti dal secondo matrimonio, mentre non c’è nessun motivo per tornare indietro; anzi, non si troverebbe saggio questo comportamento. Ritengo che la Chiesa debba trovare soluzioni per queste persone. Ho detto spesso, e ripeto ai preti, che essi sono formati per costruire l’uomo nuovo secondo il Vangelo. Ma in realtà debbono poi occuparsi anche di mettere a posto ossa rotte e di salvare i naufraghi. Sono contento che la Chiesa mostri in alcuni casi benevolenza e mitezza, ma ritengo che dovrebbe averla verso tutte le persone che veramente la meritano. Sono, però, problemi che non può risolvere un semplice sacerdote e neppure un vescovo. Bisogna che tutta la Chiesa si metta a riflettere su questi casi e, guidata dal Papa, trovi una via di uscita. Dopo di ciò Lei affronta un problema molto importante, dicendo che ai sacerdoti andrebbe tolto l’obbligo del celibato. È una questione delicatissima. Io credo che il celibato sia un grande valore, che rimarrà sempre nella Chiesa: è un grande segno evangelico. Non per questo è necessario imporlo a tutti, e già nelle chiese orientali cattoliche non viene chiesto a tutti i sacerdoti. Vedo che alcuni vescovi propongono di dare il ministero presbiterale a uomini sposati che abbiano già una certa esperienza e maturità (viri probati). Non sarebbe, però, opportuno che fossero responsabili di una parrocchia, per evitare un ulteriore accrescimento del clericalismo. Mi pare molto più opportuno fare di questi preti legati alla parrocchia come un gruppo che opera a rotazione. Si tratta in ogni caso di un problema grave.

E credo che quando la Chiesa lo affronterà avrà davanti anni davvero difficili. Non mancheranno coloro che diranno di aver accettato il celibato unicamente per arrivare al sacerdozio. D’altra parte, sono certo che ci saranno sempre molti che sceglieranno la via celibataria. Perché i giovani sono idealisti e generosi. Inoltre ci sono nel mondo alcune situazioni particolarmente difficili, in alcuni continenti in particolare. Penso però che tocchi ai vescovi di quei Paesi fare presente queste situazioni e trovarne le soluzioni. Lei si domanda anche se non sarebbe più vantaggioso che la consacrazione dei vescovi avvenisse su acclamazione del popolo di Dio. L’elezione dei vescovi è sempre stato un problema difficile nella Chiesa. Nelle situazioni antiche in cui partecipava maggiormente il popolo, si verificavano litigi e molte divisioni. Oggi forse è stata portata troppo in alto loco. Mi ricordo che un canonista cardinale intervenne in una riunione per dire che non era giusto che la Santa Sede facesse due processi per la stessa persona: uno dovrebbe essere fatto in loco e il secondo dal Nunzio. Quanto alla partecipazione della gente, vi sono alcune diocesi in Svizzera e in Germania che lo fanno, ma è difficile dire che le cose vadano senz’altro meglio [su questo, siamo interamente d'accordo]. In conclusione, si tratta di una realtà molto complessa. Però l’attuale modo di eleggere i vescovi deve essere migliorato. Sono temi sui quali si dovrebbe riflettere molto, e parlare anche di più. Nei sinodi qualcosa emergeva, ma poi non veniva mai approfondito. Il problema, però, esiste e deve potersi fare una discussione pubblica a questo proposito.

CARLO MARIA MARTINI e
LUIGI MARIA VERZÉ

32 commenti:

  1. Si, tanto a breve don Verzè dismette tutto... sono pieni di debiti da scoppiare, come anche tutta la Compagnia delle Opere...
    Maledetto denaro che trasforma anche i preti in affaristi!
    Don Verzè cominci a mettere la talare e a dir messa e a pentirsi per l'omicidio da lui compiuto in passato e rimasto impunito!

    http://archiviostorico.corriere.it/2006/ottobre/13/Don_Verze_staccai_spina_per_co_9_061013008.shtml

    Vergogna!

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  2. ab homine iniquo et doloso....

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  3. si può scrivere un trattato sulle opinioni dell'eminentissimo ma mi limito a una constatazione: a parte il tono più mieloso rispetto a Kung, l'eminentissimo propone solo un cupio dissolvi nel protestantesimo, uno scivolamento verso di esso e nulla più appunto per meglio scarnificare e svuotare il cattolicesimo. Incidenter tantum bisogna poi affermare che nel panorama dei biblisti italiani l'eminentissimo gode di una fama superiore al suo merito: su di lui eccelleva di molto P. Adinolfi OFM scomparso 2 o 3 anni fa. Alessandro

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  4. Lodo la loro onestà nel presentarsi: ultraottantenni fermi al mito anni Sessanta della Chiesa principalmente impegnata nel "sociale". Come gli indovini dell'Inferno di Dante camminano con la testa rivolta all'indietro e credono che il passato sia il futuro...

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  5. e speriamo che a Martini e a Marini (quello non più in carica) ci pensi il Signore e San Giuseppe

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  6. Martini, fatti luterano!! E'quella la chiesa adatta a te!

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  7. Prossimamente ci sarà una Conferenza Stampa Congiunta di vitaliano (qualcuno lo ricorda?), "don" gallo (è ancora vivo?), martini, eccetera. Special Guests: ricciardi, kiko arguello e vito mancuso.

    Si terrà ovviamente a Bose.

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  8. Il fatto che un eretico come Martini abbia potuto occupare per anni la cattedra che fu di S. Ambrogio, S. Carlo Borromeo e del Beato Ildefonso Schuster la dice lunga sulla situazione della Chiesa contemporanea.

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  9. Crisi di Autorità.

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  10. la nomina dell'eminentissimo a Milano fu un colpo di testa di Wojtyla che decise senza consultare nè la presidenza della Cei, nè il nunzio in Italia nè la Congregazione dei vescovi. Da quando nel 1990 l'eminentissimo difese un gruppo di teologi italiani che protestavano per una più ampia libertà (leggasi anarchia) di ricerca, Wojtyla prese le distanze dall'eminentissimo. Infatti le nomine di Poletto a Torino, di Scola a Venezia, di Antonelli a Firenze, di De Giorgi a Palermo avvennero tutte senza la sua previa consultazione. Dal 1990 in poi per le nomine importanti in Italia Wojtyla consultò principalmente Ruini e molto secondariamente Sodano. Alessandro

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  11. Quello che trovo sconcertante nel card.(sic) Martini è il perseverare nella parte di subdolo antagonista del Papa.
    Errare humanum est: può capitare a tutti di lasciarsi scappare un'intervista infelice, ma una volta capìta l'antifona uno sta ben attento a non farsi infinocchiare di nuovo. Il nostro pseudocardinale, invece, ancorché sofferente, non perde occasione per farsi immortalare dai giornaloni laicisti e offrire loro il destro di smentire il magistero e l'autorevolezza di Benedetto XVI.

    Il suo grigiore gesuitico mi ripugna. Lo ammirerei se sull'Osservatore romano o sull'Avvenire, apertamente prendesse posizione contro il Papa, con argomenti.

    Ma sono sicuro che questa razza di ecclesiastici sono capaci di colpire solo alle spalle, nascondendo subito la mano, dopo il colpo.
    Che tristezza.

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  12. Ad Alessandro

    probabilmente verrò accusato di essere superbo ed arrogante, ma non posso tacere. Lei scrive:

    Da quando nel 1990 l'eminentissimo difese un gruppo di teologi italiani che protestavano per una più ampia libertà (leggasi anarchia) di ricerca, Wojtyla prese le distanze dall'eminentissimo.

    Mi scusi, ma il Papa chi è? E' un grillo parlante che dalla sua residenza di Roma dispensa buoni consigli e sorrisi o è colui al quale Nostro Signore Gesù Cristo ha dato il potere di legare e di sciogliere ogni cosa su questa terra? Il segretario di un partito o un parlamentare può "prendere le distanze" dalle posizioni dei suoi colleghi, un pastore degno di questo nome ammonisce severamente chi fa affermazioni contrarie alle sana dottrina e se necessario, lo rimuove dal suo posto, onde evitare la confusione e lo scandalo dei fedeli. Cosa che Giovanni Paolo II non ha fatto.

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  13. finchè c'era Giovanni Paolo II l'eminentissimo stava quasi zitto perchè a Wojtyla doveva tutto: arcivescovo, cardinale, relatore al Sinodo. Morto Giovanni Paolo II, all'eminentissimo sono saltati i freni inibitori e, mutatis mutandis, Martini sta a Benedetto XVI come Suenes stava a Paolo VI. L'eminentissimo ha ancora molta influenza sui Gesuiti: la sbornia provocata dal generalato di Arrupe (nel 1996 è stato aperto il processo di beatificazione!!) non è ancora passata. La nomina di un delegato personale papale (Paolo Dezza, confessore di Paolo VI e di Giovanni Paolo I) dei Gesuiti doveva durare di più: dieci anni e non invece poco meno di due. Ecco l'amaro frutto del generalato di Arrupe (di cui l'eminentissimo è un degno continuatore): mentre fino a Giovanni XXIII la Compagnia di Gesù era toltalmente affidadile tranne qualche suo membro, ora è il viceversa. Essa è quasi completamente inaffidabile, tranne pochi. Alessandro

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  14. ad Emanuele: non sono un martiniano. Giovanni Paolo II è stato il Papa della mia giovinezza e, soprattutto, della mia conversione. Tutti sanno che la nomina dell'eminentissimo a Milano fu un colpo di testa. Anche i santi, anche loro, talvolta prendono degli abbagli. Alessandro

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  15. Per fortuna che lo Spirito santo lavora, lavora nei Conclavi. Ci saremmo trovati se non un uomo di martini e di marini ( che bella accoppiata) e il primato Petrino già da un pezzo sarebbe stato messo in soffitta.

    A proposito l'altro eminentissimo che senza consultare il buon Benedetto XVi fece sparire la tiara dallo stemma pontificio, ( mi riferisco al card. Cordero di Montezemola) è già in età pensionabile. Dopo aver rimosso la tiara , edesso cerca di far scoparire il pallio. E avanti...... perchè per accontentare luterani, pentecostali, comunità ecclesiali di base, calvinisti, occore che il pap sia ridotto a nulla , un buon inizio è la scomparsa della sua autorità nei segni esteriori.

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  16. Insistere da parte dell'eminentissimo sulla possibilità di concedere ai divorziati risposati l'Eucaristia ha il sapore di una rivendicazione sincacale e pertanto non è credibile la sua tesi e lui è teologicamente inaffidabile (come tanti Gesuiti dei nostri tempi). Se i divorziati risposati vogliono accedere all'Eucaristia chiedano al tribunale ecclesiastico la dichiarazione di nullità del 1^ matrimonio. I Sacramenti sono una cosa seria: o ci sono o non ci sono. E per esserci il fedele (se veramente è tale) deve vivere secondo quanto afferma il Vangelo che non è (e non può essere)oggetto di trattativa sindacale. Invece molti preferiscono la scorciatoia come la Trimurti tedesca (Saier, Kasper e Lehman) che una decina d'anni dichiararono per iscritto (Civiltà cattolica, con la benedizione della Segreria di Stato, dedicò un articolo non stroncativo) che era sufficiente che il divorziato risposato fosse interiormente convinto della nullità del 1^ matrimonio per poter accedere all'Eucaristia. Una aberrazione: prima ancora che teologica, giuridica. E poi smettiamola: interpretiamo (e interpretino anche i divorziati risposati) il Vangelo sine glossa. Alessandro

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  17. Se l'infallibilità pontificia dovess'esser giudicata dalle nomine, non sarebbe un dogma limitato alle dichiarazioni solenni in campo dogmatico e morale, ma un universale infallibilismo.
    Un Papa che è stato più giorni in giro per il mondo che a Roma a guidar la Chiesa, figuriamoci quante indagini può aver ordinato e seguito per stabilir se un prete o un vescovo fossero degni dell'episcopato o del cardinalato.
    Ormai il cardinalato si attribuisce per motivi politico-geografici, non per "virtù" e lealtà verso la Chiesa.
    Cerchiamo di non esser ingenui, o tre volte buoni.
    E speriamo che l'attuale Pontefice, anche data l'età, se ne stia un po' fermo nella sua S.Sede per rinnovar quel ch'è da rinnovar nella Chiesa: disciplina, santità, sacralità dei riti, comunione, unità.
    Il plauso della stampa o i suoi attacchi a niente servono: serve, invece, un fermo governo.

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  18. Come è la storia del card. Montezemolo che fuol far sparire il pallio?

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  19. Martini da sempre fa politica all'interno della Chiesa istillandovi il pensiero debole e modernista della società scristianizzata. Col nuovo compare tentano di avviare un protocollo di eutanasia del Cattolicesimo.
    Sono vecchi, adesso o mai più penseranno..... Preghiamo per loro. Innanzitutto perchè accada il "mai più" ed anche perchè quando usciranno dal sogno non trovino Lutero con brioches e cappuccino.

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  20. Montini, Colombo, Martini, Tettamanzi... Un vero poker vincente sulla Cattedra di S. Ambrogio! Speriamo che presto arrivi un nuovo S. Carlo Borromeo, quanto ce ne sarebbe bisogno!
    Un piccolo particolare mi fa comunque riflettere: per argomentare la propria tesi favorebole all'ammissione dei divorziati risposati all'Eucarestia Martini non trova niente di più idoneo che far riferimento alla revoca delle scomuniche ai Vescovi FSSPX. Ma come può un Cardinale-teologo, se non in mala fede, confondere due situazioni assolutamente diverse. Il Vescovi FSSPX furono scomunicati per "troppa fedeltà" alla Tradizione, i divorziati lo sono per un evidente rottura nei confronti della Tradizione morale ed evangelica.
    Il nostro inoltre cerca di suscitare il "buonismo" dei Cattolici descrivendo i doveri indiscutibili dei padri nei confronti dei loro figli. Ma quì nessuno intende negare che un Padre debba abbandonare a se stesso un figlio illegittimo. Quì si tratta esclusivamente del rapporto indissolubile fra i coniugi. Credo proprio che ci sia della mala-fede.

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  21. per Marco Bongi:
    a) su Colombo avevo solo e sempre sentito degli elogi. Le uniche contestazioni, per quanto mi consta, vennero dalle femministe nel 1976 in occasione della fuga di diossina da una fabbrica di Seveso;
    b) Martini non è mai stato nè è nè sarà mai un teologo. Già la fama che ha quale biblista è superiore all'effettiva capacità. Martini teologo? Anch'io che di teologia sono un emerito ignorante mi ero accorto che il paragone fatto dall'eminentissimo fra la revoca della scomunica ai 4 vescovi della FSSPX non reggeva e l'ammissione alla comunione dei divorziati risposati non reggeva. E' come cercare di far andare d'accordo il petrolio con le pere. Le affermazioni dell'eminentissimo sono la prova provata che o di teologia sa nulla oppure è in mala fede. tertium non datur. Alessandro

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  22. Carissimi,
    grazie per le dotte riflessioni sul Card. Martini (lo chiamo cosi' perche' credo che si offenda).
    Non potro' mai dimenticare una sua intervista televisiva di qualche tempo fa dall'accurata regia.
    Era vestito in clergy ma senza collare (di croce pettorale neppure l'ombra), e pronuncio' chiaramente un "Inshallah".
    Nel suo recente libro si dice in quache modo infastidito dalla vista della croce (perche' Cristo Signore permetterebbe il male), ma poi non lesina invocazioni al "clemente e misericordioso"
    F.d.S.

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  23. Il card. Martini, dice di essere infastidito dal crocefisso, io invece, sono infastidito ogni volta che guardo lui, o leggo le sue ridicole dichiarazioni. Speriamo che il Signore, ci liberi al più presto da questo personaggio.

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  24. MAX, PREGA PER LA SUA CONVERSIONE.

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  25. Salve a tutti. Io spero che il Cardinale Martini viva ancora a lungo affincè quanto prima possa sottomettersi al Santo Giogo della Fede Cattolica insieme a tutti i Cardinali , Vescovi e Preti che oggi esercitano il loro ministero a detrimento della Verità. Questa conversione sarà palese quando costoro, Martini in primis, ascenderanno al Santo Altare per celebrare la Santa Messa (di sempre). Filippo

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  26. A me basterebbe che facesse una pubblica manifestazione di accettazione di tutto il magistero infallibile, anche in campo morale, specie se ribadito di recente, ed allontanasse da sé la Tentazione sotto le vesti di qualche Mancuso.
    E poi celebri anche il Novus Ordo, ma con l'intenzione di rinnovare il redentivo Sacrificio della Croce, non una "nuda commemorazione".

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  27. Caro Pastorelli, certo che prego per la conversione del card. Martini, anche se, quando sento un cardinale parlare in quel modo, mi provoca un profondo dolore. Quanto al fatto, che Martini, possa un giorno celebrare il rito tridentino, credo che sia impossibile, soprattutto pensando alle parole di disprezzo, che ha avuto verso il Vetus Ordo.

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  28. Infatti io non gli chiedo l'impossiile, solo il possibile, nel quale non c'è il VO, salvo strada di Damasco.

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  29. Premetto che non sono un grande estimatore del card. Martini, però mi lascia un po' perplesso il tono di certi interventi, coerenti nella sostanza ma un po' troppo saccenti a mio giudizio.
    Vorrei analizzare senza pregiudizio le affermazioni del cardinale.
    1) per quanto riguarda i divorziati risposati: se essi sono davvero pentiti del gesto compiuto e vivono come fratello e sorella, ma per oggettive ragioni non è più possibile ricomporre il precedente matrimonio (nel caso per esempio che abbiano dei figli da questo secondo matrimonio) non è loro lecito accedere ai Sacramenti?
    2) Il celibato dei preti non è un dogma, ma la soluzione migliore che la chiesa ha trovato nella sua storia per la vita del clero. Perchè invece di lanciare insulti a chi propone il clero sposato, non si spega razionalmente quali sono i motivi per cui il celibato si è rivelato e si rivela ancora oggi la scelta migliore?
    3) Elezione dei vescovi. Anche qui, salvaguardando il principio basilare della comunione col Papa e della gerarchia, basterebbe razionalmente argomentare come mai eleggere oggi i vescovi sarebbe sciocco, dato che la Chiesa di oggi non è quella dei primi secoli

    Sono un seminarista diocesano di 20 anni che ogni giorno soffre molto per il clima di ostilità verso la Chiesa e la Tradizione che regna in seminario, e di cose davvero sciocche e futili ne sento a bizzeffe ogni giorno. Non diamo ai "modernisti" sempre pretesti per attaccarci, ma cerchiamo di argomentare bene e di guadagnarci il rispetto di tutti.

    Davide

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  30. bla bla bla.... BLA BLA BLA....
    balle balle balle BALLE BALLE BALLE
    messa in latino messa in latino messa in latino MESSA IN LATINO MESSA IN LATINO MESSA IN LATINO
    e cervello nel catino.... (cesso)

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