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NOSTRE INFORMAZIONI di mons. Eleuterio Favella: il Chirografo «Ruinarum ingravescentes»

Per tramite del suo segretario diacono Ambrogio Fidato, abbiamo ricevuto la seguente informazione ex Aedibus da S.E.R. Mons. Eleuterio Fave...

martedì 19 maggio 2009

"Il celibato non è in discussione"

Il Presidente della Conferenza Episcopale latino-americana (CELAM), mons. Raymundo Damasceno (nella foto), ha ribadito che il celibato "è un dono di Dio e un carisma proprio cui è ordinato il sacerdozio ministeriale" e ha sottolineato che questo tema è fuori discussione nella Chiesa cattolica.


A Managua, Nicaragua, è in corso la sessione del Celam dedicata alle missioni di evangelizzazione nel continente. Sollecitato dai giornalisti sul tema del celibato (anche a seguito dello scandalo del mediatico sacerdote Alberto Cutiè, fotografato in spiaggia a Miami mentre bacia e carezza una donna, con cui egli ha poi riconosciuto avere una relazione sentimentale), l’Arcivescovo brasiliano che presiede il consesso episcopale ha risposto che il tema non è in discussione nella conferenza in corso né nella Chiesa in generale; il sacerdote che viene ordinato è preparato ad esercitare il suo ministero nel rispetto di tutte le esigenze che la Chiesa pone ai candidati al sacerdozio. "Chi si fa sacerdote conosce per tutto il tempo della sua formazione le esigenze per vivere il sacerdozio ministeriale", ha aggiunto.

Inoltre il prelato ha osservato che il sacerdote si sottopone "liberamente" al celibato, "però c’è bisogno di tutti gli aiuti soprannaturali e spirituali per vivere la sua dedizione totale al servizio della Chiesa e del popolo di Dio".


Queste affermazioni, a nostro giudizio, sono di indubbia importanza perché provengono dal successore, nella cattedra di Aparecida, di uno dei presuli più progressisti, vedette degli Anni Settanta, il defunto card. Aloisio Lorscheider; e più in generale colpisce che queste nette risposte arrivino dal Sudamerica donde più forti, da tempo, si levano le voci contro il mantenimento della disciplina del celibato ecclesiastico, anche perché più grave è la crisi delle vocazioni in quei paesi e per ragioni socio-culturali meno tollerabile vi appare, sembra, la rinunzia al matrimonio. Non dimentichiamo che l’anno scorso un folto gruppo di preti brasiliani scrissero nero su bianco alla Congregazione per il clero la domanda di togliere l’obbligo del celibato (che, rammentiamo, è una tradizione disciplinare della Chiesa latina che ha ormai mille anni); non solo, ma l’attuale prefetto di quella congregazione, card. Hummes, lui pure brasiliano, ritenne opportuno, poco prima di partire per Roma ad assumere la carica, di rilasciare un’intervista nella quale sosteneva occorresse considerare la possibilità di preti sposati.


Fonte: El Diario de Ciudad Juárez, México, via Secretum meum mihi

35 commenti:

  1. Gentilissimo Blog,
    mi vedo costretto a ribadire l'urgenza (per voi!) di leggere attentamente e commentare questo esplosivo dossier di Concilium: là ci sono tutte le questioni che tutta la Chiesa del futuro dovrà affrontare; la cosa è attinente anche alla vostra sopravvivenza quando papa Ratzinger non ci sarà più. Quindi, meno livore e più studio. Avete con voi fior di teologi e liturgisti, rispondete punto per punto agli articoli del dossier!

    CONCILIUM 2/2009:
    Forum teologico: Strategie vaticane in discussione

    1. Un bilancio del motu proprio “Summorum pontificum”. Quattro paradossi e una intenzione dimenticata (Andrea Grillo)
    2. Et pro Iudæis. Il discusso oremus di Benedetto XVI (Alberto Melloni)
    3. Proposta per il Venerdì santo: “ricordarsi degli ebrei”, anziché pregare per loro (Ansgar Ahlbrecht)
    4. Rivedere l’antigiudaismo della teologia femminista. Una risposta a Maria Clara Bingemer (Katharina Von Kellenbach)
    5. Sguardi prospettici sulla seconda assemblea speciale per l’Africa del sinodo dei vescovi (Ignace Ndongala Maduku)
    6. La remissione della scomunica alla Fraternità sacerdotale San Pio X. Documentazione delle reazioni teologiche (Erik Borgman)

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  2. anonimo che insiste: le questioni presenti su concilium sono conosciute, risapute e arcinote, già affrontate da fior di teologi, esegetei e liturgisti che però non sono "nostri", ma sono della Chiesa.

    Saranno della Chiesa e nella Chiesa anche coloro che tu citi con tanta insistenza?

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  3. Al 1^ anonimo:
    a) perchè. caro anonimo, non scrivi anche che don Andrea Grillo, sacerdote genovese amico dei gi-ottini (quelli che sfasciarono il centro di Genova nel 2001) è anche a capo di una organizzazione filantropica (non oso chiamarla di carità cristiana) che qualche hanno fa prestava assistenza (im)morale alle ragazze albanesi che volevano abortire ... assistendole burocraticamente per l'avvio della pratica d'aborto e accompagnandole appunto nella consumazione di quel nefasto e odiosissimo crimine?
    b) Alberto Melloni è il clone di Dossetti al quale nel corso degli anni è stato ampiamente ribattuto;
    c) dicci che cosa c'è di così ripugnante nella preghiera per la conversione degli increduli Ebrei. Anche i musulmani pregano per la nostra conversione all'islam ma credi che la loro preghiera ci urti particolarmente?
    d) teologia femminista? La Chiesa è fatta di donne ma anche di uomini. Non lo sapevi?
    e) un solo commento: l'Africa sia degli africani
    f) cosa ce ne importa delle reazioni dei quattro scimuniti teologi tedeschi, cloni di Lehman e Sterzinsky? L'importante è che il Papa abbia fatto il primo passo verso la riconciliazione. Tu consideri i lefebvriani dei paria, degli appestati? Nessun problema, io mi sento loro amico. Magari mi attaccheranno la peste ma per me non è un problema.
    Alessandro

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  4. Sinceramente sono stupefatto dall'insistenza con cui il solito anonimo rompe quotidianamente le nostre pazienti scatole ...
    Come mai la Redazione non fa un poco di pulizia ?

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  5. tornando al tema del post: il celibato è sì una norma canonica millenaria ma è preziosissima. Prima di chiedere la sua abrogazione o attenuazione bisogna:
    a) accendere il cervello e
    b) pensarci 27 volte.
    Le chiese ortodosse docent. Di fatto un prete sposato diventa inamovibile. Alessandro

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  6. L`insistenza dell`anonimo indica solamente la paura o-e la rabbia di constatare che l`ideologia che probabilmente gli sta a cuore sta traballando seriamente, che l`egemonia intellettuale di Concilium e affiliati sta fondendo come ghiaccio al sole, pensa che l`ideologia postconciliare con i suoi frutti avariati si è messa in stato di resistenza per poi di nuovo trionfare dopo la dipartita di Benedetto XVI e così di nuovo soffocare le voci che si stanno esprimendo ora.
    Niente di sorprendente dunque, piuttosto patetico direi, sintomatico e rivelatore di un certo stato d`animo che deve abitare più di un nostalgico spiritodelconciliodipendente.

    Ps: condivido l`opinione di chi pensa che abbiamo oramai capito tutti il succo monomaniacale dei commenti di anonimo discorotto, perchè continuare a dare loro spazio?

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  7. peccato che quello che sostiene l'anonimo delle 7.20 è ciò che è richiesto per lavorare nelle curie italiane, e per diventare vescovo. I pochi presuli "sani" sono troppo rispettosi per combattere una simile peste...e anche Roma è immersa in questa bagna...o adesso o mai più: il Signore ci dà ora la possibilità con questo Papa, grande ma timido, della liberazione...non sappiamo quale inverno ci sarà in futuro. Preghiamo il Cuore Immacolato di Maria
    un povero prete

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  8. L'Anonimo di Concilium 2/2009 non solo è noioso e inopportunamente minatorio, ma si stai comportando da gran villanzone. Ma non è il caso che si agiti troppo per la nostra sopravvivenza. Oltre ad augurare centovent'anni di vita a Benedetto XVI, noi confidiamo nello Spirito Santo e non abbiamo troppe preoccupazioni per il domani (quaerite regnum Dei...). Lui, invece, deve averne parecchie... che tuttavia, con qualche gita a Sarsina, si posson risolvere brillantemente.

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  9. Venendo al tema del post, non vorrei generare malintesi, ma sul tema del celibato io penso sia meglio non imbastire crociate (specie, poi, se queste assumono un timbro anti-Ortodosso).

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  10. Caro anonimo di Concilium: ho letto qualcosa del "forum teologico" che proponi, perché lo hai proposto. Ho letto le cose che più attengono agli interessi di questo sito, cioè gli interventi riguardo a motuproprio e ai lefebvriani; quanto alla preghiera per gli ebrei, l'avrei letto, se non fosse prodotto da un autore piuttosto screditato in sede storiografica, continuatore assiduo di idee non sue e spacciatore di fandonie. Le reazioni delle facoltà teologiche tedesche erano già note, non c'era bisogno di un aggiornamento. D'altra parte, credo che non ci si renda conto che c'è stato un cambiamento d'indirizzo al centro, per cui è ovvio che una periferia sclerotizzata, com'è purtroppo quella delle facoltà teologiche, risenta della sterzata. è soltanto perché hanno voluto non vedere come il centro ha cambiato atteggiamento, progressivamente, ormai da decenni: se pensano di rendere un servizio alla chiesa universale basandosi su piccoli consensi locali o su chiacchiericci accademici, bè, peggio per loro. Ma non c'è da preoccuparsi; si uccide un morto, che ormai non ha più nessuna influenza nel dibattito delle idee contemporaneo.
    Quanto allo scritto di Grillo, che dire che non sia già stato detto su questo blog? E', a essere generosi, quanto di più assertivo si possa leggere: non c'è nemmeno un riferimento a fatti che corroborino le affermazioni, non ci si richiama ad altro che a un dibattito intra-ecclesiale, il che stona un po' in una rivista che, ai suoi tempi, riusciva a svolgere anche argomentazioni di tipo sociologico.
    Francamente, di fronte ad asserzioni di questo tipo, se proprio devo chiudere gli occhi e prendere per buone panzane gigantesche come quell'invenzione apologetica che è stata lo "spirito del concilio", allora perché non si dovrebbe preferire il verbo papale, che almeno gode di un'autorità e, direi, un'autorevolezza ben superiori? Ma insomma, concludendo, caro anonimo di Concilium: pensi davvero che queste tre barzellette del "forum teologico" (a proposito, e Melloni che ci faceva? Ma ormai anche lui pontifica su tutto) siano un contributo a un dibattito "sulla chiesa del futuro"? Ma ti rendi conto che i migliori sociologi della religione oggi dicono a chiare lettere che il Concilio, o almeno la sua applicazione, non ha avuto altro "frutto" che l'elezione di Mitterand (Hervieu-Léger);che sempre il Concilio, che, ti ricordo, doveva mettere la chiesa in condizione di fronteggiare la secolarizzazione e "rievangelizzare" la società, ha davvero fallito, e inevitabilmente, se si pensa alle panzane apologetiche su cui si è fondato, non differenti peraltro da quelle che avrebbe dovuto smontare; che infine sempre la sociologia, che è una scienza positiva, mica chiacchiere, indica chiaramente come la secolarizzazione sia stata fronteggiata meglio, anche se non sconfitta, nelle diocesi e negli ambiti più "conservatori", cioè più avversi non al concilio, bada bene, ma a quell'ermeneutica dello "spirito del concilio", che la rivista Conciliumj continua a portare avanti acriticamente? Insomma, in sintesi estrema, ci si rende conto che lo "spirito del concilio" sarà inevitabilmente sconfitto per le sue stesse contraddizioni, e non per un complotto reazionario, comodo da immaginare quanto inesistente, che lo sopprime?

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  11. Il celibato ecclesiastico non è un dogma e nella stessa Chiesa cattolica di rito orientale non è stato introdotto. Ma pensare che abolendo il celibato si ovvierebbe alla crisi delle vocazioni è una pia illusione: se fosse vero, dovremmo avere eserciti di diaconi sposati. La carriera di ecclesiastico, celibe o sposato, oggi non attira. Noi abbiamo un'idea del perché, sarebbe bello sentire l'opinione dell'Anonimo-che-insiste su questo punto...

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  12. Fratelli, mi raccomando, la Chiesa cattolica ha in grande onore i sacerdoti uxorati, che prestano il loro santo servizio nelle chiese particolari dell'Oriente cattolico (non solo gli ortodossi).
    Giovanni Paolo II nel promulgare il codice dei canoni delle Chiese Orientali sapeva quello che faceva, secondo l'immemorabile tradizione orientale, nel permettere questi canoni per i diaconi e i presbiteri:

    Can. 758
    §3. A riguardo dell’ammissione agli ordini sacri dei coniugati si osservi il diritto particolare della propria Chiesa sui iuris o le norme speciali stabilite dalla Sede Apostolica.

    Le cose da premettere alla sacra ordinazione:
    Can. 769
    2° se il candidato è unito in matrimonio, il certificato di matrimonio e il consenso dato per iscritto della moglie;

    Ma se il sacerdozio di uomini sposati è buono, il sacerdozio dei celibi è certo meglio, non in quanto sacerdozio, ma perchè c'è una intima e spirituale "convenienza" tra sacerdozio e celibato per il Regno dei Cieli.
    Ovviamente qui si parla solo di uomini sposati che vengano consacrati sacerdoti per libera disposizione della loro chiesa. Dio ci liberi dai sacerdoti latini che ad un certo punto vogliono sposarsi, rimangiandosi le promesse del giorno solenne dell'ordinazione!

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  13. Carissimi, vi invito a riflettere sulla diversità che c'è tra concedere ai preti di sposarsi e scegliere candidati al sacerdozio tra gente sposata, ad una certa età, quando ha figli grandi e si vede se la vita di fede ha avuto frutti (dai frutti si riconosce l'albero!).
    E' vero che tra gli ortodossi ci sono problemi, ma anche loro ordinano preti "di carriera", che devono vivere del loro ministero e questo crea problemi...
    Ma a me sembra che il vero punto sia ammettere che la chiamata alla santità è per tutti e che se la verginità è la capacità di amare gratuitamente come ama Cristo, anche il matrimonio può essere via ad una verginità spirituale.
    In sintesi non penso che sia umanamente interessante per uno che ha amato Gesù fino a desiderare di diventare prete cercare moglie...mentre può accadere che uno amando una donna arrivi ad amarla talmente come segno di Gesù presente da voler dare la vita per Lui.
    Nella vita cristiana non è un problema di idee e valori ma di come Lui si rende presente.
    Vieni Signore Gesù!

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  14. Eccellenti e formidabili gli interventi dell'anonimo delle 10 e di Jacopo. hanno elaborato una ottima sintesi. Una tantum mi trovo d'accordo con don Tiddi: Dio ci liberi dai preti che vogliono sposarsi. nessuno ha mai disconosciuto il valore del clero legittimamente uxorato. Alessandro

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  15. Vedo che alla fine c'è più concordia di quanto si potesse sospettare. Ottimo.

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  16. È triste notare come tutti i confratelli intervenuti diano per scontato che il celibato sia una norma ecclesiastica che come fu introdotta così potrebbe venire sospesa. Addirittura JACOPO afferma che la chiesa ortodossa non la adottò mai.

    Vorrei far notare come, prima la continenza, poi il celibato risalgano a una tradizione apostolica che fu praticata sia in occidente sia in oriente e che solo in un secondo tempo nella chiesa orientale, per compiacere alla rilassatezza dei costumi, venne meno.
    Ma è importante notare che i legislatori del IV o V se­colo affermavano che questa disposizione canonica era fon­data su una tradizione apostolica. Diceva per esempio il con­cilio di Cartagine: conviene che quelli che sono al servizio dei divini sacramenti siano perfettamente continenti (conti­nentes esse in omnibus), “ affinché ciò che hanno insegnato gli apostoli e ha mantenuto l'antichità stessa, lo osserviamo anche noi”[12]. Fu poi votato all'unanimità il decreto stesso sull'obbligo della continenza: “Piace a tutti che il vescovo, il presbitero e il diacono, custodi della purezza, si astengano dall'unione coniugale con le loro spose (ab uxoribus se ab­stineant), affinché venga custodita la purezza perfetta di co­loro che servono all'altare”.

    Quindi mi pare che solo il disprezzo per la Tradizione abbia potuto far nascere l'idea di preti o diaconi sposati. Se si volesse tornare alla pratica apostolica bisognerebbe chiedere la continenza perpetua altro che matrimonio.

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  17. Ringrazio come sempre don Gianluigi il suo puntualissimo intervento.
    Quanto all'"anonimo che insiste" e che ha aperto questa discussione, spero di interpretare il pensiero dei piu' in questo forum dicendo che l'unica sopravvivenza cui qui si bada e' quella della S. Chiesa Cattolica.
    F.d.S

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  18. d'accordo, don Gian Luigi, però s. Pietro non era sposato per cui dire che il celibato sacerdotale risalga alla Tradizione apostolica mi sembra una forzatura e inoltre non dimentichiamoci che Paolo III, il convocatore del tridentino, ebbe dei figli (pur non essendo sposato). Alessandro

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  19. C'è chi è eunuco per nascita, e c'è chi si fa eunuco per il regno di Dio.
    Questo è scritto nel Vangelo e non ha bisogno di commenti.

    Non è dogma, il celibato, ma un insegnamento che risale a Cristo che celibe fu. Ed agli Apostoli che, se erano sposati, non
    conobbero più donna.

    Quanto all'anonimo di Concilium, è un povero folle o un sessualmente frustrato. Lasciatelo perdere.

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  20. Alessandro, ho detto che risale agli apostoli la pratica della continenza prima e poi quella del celibato, inteso come evoluzione della prima forma di castità cultuale.
    Vorrei ricordarti la formula “unius uxoris vir” che fin dal IV secolo era intesa, come lo spiega bene A. M. Stickler, “ (nel) senso di un argo­mento biblico in favore del celibato d'ispirazione apostoli­ca: si interpretava infatti la norma paolina nel senso di una garanzia che permetteva di assicurare l'osservanza effettiva della continenza presso i ministri sposati prima della loro or­dinazione”[A. M. Stickler, Préface, in Ch. Cochini, Origines apostoliques,Origines apostoliques du célibat sacerdtal (Le Sycomore), Cul­ture et vérité, Lethielleux/Namur, Paris 1981.pp. 5‑6].

    L'esempio che porti di Paolo III che ebbe dei figli non vuol dir niente, se non che la debolezza della carne c'era un tempo e c'è ancora oggi. Infatti se il vescovo dei Basilea nel 1995 ha dichiarato di aver avuto un figlio, ciò non autorizza a credere che non ci sia più l'obbligo della castità per gli ordinati. O non ho capito ciò che volevi dire o il tuo ragionamento non sta in piedi.

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  21. a proposito di celibato sacerdotale: consultate il sito del Corriere della sera. Poche ore fa è stato pubblicato un articolo in cui don Verzè e l'eminentissimo Martini auspicano il clero uxorato anche nella Chiesa latina e la comunione ai divorziati risposati. Mica male! I soliti argomenti triti e ritriti che fanno pendant con l'indice dell'ultimo numeri di Concilium. Libero Martini di pensarla così, ma l'eminentissimo sa che alla porpora si può anche rinunciare? Alessandro

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  22. "..alla vostra sopravvivenza quando papa Ratzinger non ci sarà piu ?!"
    ho capito chi sei: sei Sabina Guzzanti!

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  23. Martini e Verzé non sono nuovi a opinioni antitradizionali. Le loro idee potevano essere interessanti alcuni decenni fa, ora non più. Ma tant'è; non tutti si rendono conto del tempo che passa e continuano a vestirsi e comportarsi da teenagers anche a 60 e 70 anni.
    A noi interessa restar fedeli alla tradizione che ci è stata tramandata, anche in fatto di celibato sacerdotale, il quale ha un valore oggettivo anche se fosse stato introdotto ieri.

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  24. Veramente, don Gianluigi, io parlavo dei riti orientali della Chiesa cattolica, nei quali non si è ritenuto di dover introdurre il celibato ecclesiastico nel momento in cui sono rientrati in comunione con Roma. In questo senso è senz'altro vero che il celibato non è un dogma, senza con questo aver detto che non serve e che è da eliminare. Sul fatto che l'OBBLIGO sia di origine apostolica avrei però più di un dubbio. Basta leggere 1 Timoteo, 3, dove si dice che addirittura l'episcopo deve essere sposato e capace di tenere i suoi figli in perfetta onestà. Ma, ripeto, questo non è un argomento contro l'esistenza del celibato oggi.

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  25. I vescovi orientali sono scelti tra i monaci perché devon esser celibi.

    Verzé e Martini sono un cancro al cuore della Chiesa.

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  26. Attenzione, don Gianluigi parla della Continenza, da non confondere con Celibato.
    La Continenza NEL MATRIMONIO era richiesta a quegli sposati che, dopo aver allevato figli figlie, ormai divenuti "presbiteri" per età attempata, veniva consacrati al servizio della Chiesa e rinunciavano ai rapporti coniugali. Accanto ad essi c'erano sempre stati uomini che, more apostolico, cioè come san Paolo, rinunciavano a sposarsi per essere con cuore indiviso di Cristo.
    Anche io sono d'accordo con don Gianluigi: i membri del Clero sposati non dovrebbero aver rapporti con donne, fossero pure le loro mogli. Questo è chiarissimo nei testi della tradizione e degli antichi concili. Ma appunto trattasi della continenza, richiesta a tutti i chierici, sposati e non sposati, non del celibato.

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  27. Io trovo che la posizione di Jacopo e Alessandro non solo sia equilibrata, ma anche corretta. Nessuno di noi, credo (a parte il citatore compulsivo dell'indice di Concilium 2 / 2000) ritiene che sarebbe un passo acuto quello di introdurre il celibato nella Chiesa cattolica (casomai bisognerebbe vigilare meglio sulla continenza dei presbiteri, temo), ma in linea teorica le cose stanno come asseriscono i due amici citati. Nella difesa di una sana tradizione e di un principio saluberrimo (oltre che, come ricorda l'amico Dante Pastorelli, espressamente raccomandato da Cristo nostro Signore) non è necessario essere più rigoristi del Re, più tradizionalisti della Tradizione e più normativi della Norma.

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  28. Qui nessuno vuol essere più rigorista del re. Volevo solo ribadire che l'origine del celibato ecclesiastico non affonda nel "cupo" medioevo, ma risale all'epoca apostolica. E a dirlo non sono io tapino, ma fior di studiosi, come il card. Stockler.

    La continenza era una pratica ben più impegnativa e riguardo al vescovo che S.Paolo afferma deve essere sposato,ma attenzione 1Tm 3,2 è un testo usato nell'antichità, proprio per richiamare l'origine apostolica della continenza. La sua citazione esplicita la troviamo in una la decretale “Cum in unum” di Siricio, che presentava le norme del concilio di Roma del 386; qui, il pa­pa formula prima una obiezione: l'espressione “unius uxo­ris vir” di 1Tm 3,2, dicevano alcuni, esprimerebbe per il ve­scovo proprio il diritto di usare del matrimonio dopo l'ordi­nazione sacra; Siricio risponde presentando la propria inter­pretazione della clausola: “Egli (Paolo) non ha parlato di un uomo che persisterebbe nel desiderio di generare (non per­manentem in desiderio generandi dixit); ha parlato in vista della continenza che avrebbero da osservare in futuro (prop­ter continentiam futuram)”. Questo testo fondamentale è stato ripetuto diverse volte in seguito; viene commentato co­si da C. Cochini: “ La monogamia, [ossia la legge dell`unius uxoris vir] è una condizione per accedere agli Ordini, per­ché la fedeltà [finora osservata] a una sola donna è la garan­zia per verificare che il candidato sarà capace [in futuro] di praticare la continenza perfetta che verrà chiesta da lui dopo l'ordinazione”. E l'autore prosegue: “Questa esegesi del­le prescrizioni di san Paolo a Timoteo e a Tito è un anello essenziale col quale i vescovi del sinodo romano del 386 e il papa Siricio si situano in continuità con l'età “ apostolica”.

    Come vedete non voglio inventare nessun dogma (ma i dogmi non riguardano la fede?), ma smentire la storiella che fino al 1000 non esisteva nessun obbligo per i preti in quanto al matrimonio. Ora provate a chiedere a un diacono permanente se preferisca evitare il matrimonio o non far uso dello stesso.

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  29. volevo scrivere card. Stickler

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  30. Ma certo, don gianluigi b, il suo intento è chiaro e, in fin dei conti lodevole, visto che ci tocca fare i conti con le uscite (di senno) di certi "teologi".

    L'importante è evitare di fare del tradizionalismo un bel pacchetto tutto compreso, con i suoi cavalli di battaglia e i suoi tabù, un'ideologia insomma. Vi sono argomenti sui quali non si può transigere e altri sui quali si può - se non transigere - indulgere a un confronto più disteso. Tutto qui.

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  31. Ad Alessandro

    Mi era sfuggita la tua affermazione che S.Pietro non era sposato. Ma come non era sposato? Aveva tanto di suocera! (Mc.1,30):)

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  32. Caro Franco, però discutere sempre degli stessi argomenti, perché i sinistri contraddittori non ne hanno altri (abolizione del celibato, apertura all'omosessualità ecc.) è deprimente.

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  33. E' vero, Dante. Anche quando sono cristiani (e, talora, tanto più quando sono cristiani) la loro visione delle cose è, per così dire, confinata al dominio dell'"estensione", della quantità, del mondo terreno e materialmente palpabile: questioni sociali, censitarie, politiche, istituzionali. Le aperture spirituali hanno, per loro, carattere tutt'al più residuale, un'ulteriorità vaga e - in fin dei conti - malcerta su cui non vale troppo la pena di speculare. Per questo giudicano l'attenzione al sacro, al simbolo, alla contemplazione, alla preghiera, alla riflessione teologica, alla Tradizione, ecc. vaniloquio privo di risvolti pratici significativi.
    Più passano gli anni più mi convinco che si tratta di "esemplari antropici" diversi, piuttosto simili alle famose rette parallele.

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  34. per don Gianluigi. Chiedo scusa del lapsus calami. Sapevo che s. Pietro era sposato. Nei Vangeli si parla della guarigione miracolosa di sua suocera. Nella fretta di scrivere si compiono errori madornali. Alessandro

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  35. Dal contesto si capiva, Ale. Lo avevo notato, e volevo avvertirti, ma siccome non si può correggere ho lasciato perdere.

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