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venerdì 27 ottobre 2023

Intervento al convegno Pax Liturgica di J. P. Maugendre. #sumpont2023

Jean-Pierre Maugendre, presidente dell’associazione Renaissance Catholique, affronta la questione dell'influenza dei nuovi mezzi di comunicazione per il servizio alla Tradizione.

Essere tradizionalisti significa essere al tempo stesso fedeli e resistenti. Da un punto di vista sociologico, il cristiano medio è stato poco toccato direttamente dai grandi dibattiti teologici del Concilio, ma ha vissuto con ben maggiore partecipazione la riforma liturgica.

E una parte di questi fedeli è entrata in resistenza.

Epicentro di questa resistenza è stata la Francia. Altrove si sono presentate petizioni e chiesti indulti; in Francia si è passati ad una resistenza più muscolosa e persino ad una franca disobbedienza. Questo probabilmente per uno spirito più gallicano e per antichi conflitti con la Santa Sede (il ralliement alla Repubblica ordinato da Leone XIII, la condanna dell'Action Française da parte di Pio XI).

Ma d'altra parte, come disse Paolo VI, "La Francia è il forno dove si cuoce il pane intellettuale per tutta la Cristianità" e quindi è normale che Oltralpe vi sia fermento e non valga troppo la rassegnata massima Roma locuta, causa finita.

E bisogna ben riconoscere che la primavera della Chiesa, preconizzata nel discorso di apertura del Concilio da Giovanni XXIII, non si è per nulla realizzata. Anzi: l'Europa non è più cristiana. Nel 1965

in Francia la pratica domenicale era al 25%. Oggi al 2% circa. E di questi, ben il 43% non credono alla resurrezione dei morti; il che rende naturale chiedersi perché mai vadano ancora a Messa.

Le statistiche sono tutte tragiche. E sono in corso ancora ulteriori riforme con le stesse ricette di quelle che han fallito: sinodi sulla sinodalità, cammino sinodale in Germania, etc.

Ma c'è una differenza rispetto a 50-60 anni fa. Allora nessuno osava contestare apertamente le risultanze conciliari, nemmeno mons. Lefebvre in un primo momento, salvo poi arrivare alla famosa scomunica (anche S. Atanasio, alfiere dell'ortodossia contro gli ariani, subì la scomunica da papa Liberio).

Oggi invece la contestazione è più aperta. Ed esiste un 'mercato emergente' per chi si richiama ad un approccio sulla Fede più conservatore, nel senso letterale e teologico. Lo sviluppo di internet ha drasticamente ridotto i costi e consentito lo sviluppo di queste voci. Siti con centinaia di migliaia di lettori e non piccole consorterie.

La situazione è quindi ben migliore che 50 anni fa. Sappiamo che i combattimenti contro la Tradizione non sono più animati dalla (illusoria) credenza di una primavera in arrivo, ma sono scaramucce di retroguardia di chi si rende conto di avere già perso la battaglia e che le sue truppe sono sbandate. Sappiamo che contro la Verità e la Bellezza, nulla può prevalere a lungo termine.

Le cose valgono quello che costano, dice un'aurea regola. Una religione che non chiede impegno né sforzo non vale la pena essere seguita. E tale appare l'esito attuale dell'aggiornamento conciliare e di questa teologia liquida che pensa di poter modificare insegnamenti perenni del catechismo (come nell'attuale dibattito sull'omosessualità, di cui si vuole negare a tutti i costi la natura peccaminosa che, fino ad ora, ne fa addirittura uno dei quattro peccati che chiamano vendetta al cospetto di Dio). E' evidente a qualunque persona di buon senso che una religione, che mette essa stessa in discussione quel che finora ha creduto, perde ogni autorevolezza ed espone ogni sua nuova affermazione alla riserva mentale: come potete chiedermi di credere in qualcosa su cui domani potreste cambiare idea?

Enrico

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