di don Alfredo Morselli
Conosciamo la storia commovente di questa Beata [1], religiosa domenicana tredicenne: le era stata negata la possibilità di accedere all’Eucarestia, perché a quei tempi si richiedeva un’età maggiore. Gesù Eucaristico diede al prete, che aveva opposto il suo no, e a noi tutti, una grande lezione di amore: “…proprio davanti a lei, a un tratto, apparve a mezz'aria una luminosissima particola. Il sacerdote capì che non si sarebbe potuto rifiutare: così prese l'ostia e comunicò la ragazzina. La Lambertini entrò immediatamente in estasi e così rimase. Morì con un'espressione di gioia sul viso che rimase impressa negli astanti” [2].
La Beata Imelda morì dunque di una morte di amore, di amore per la SS. Eucaristia: ma cosa vuol dire esattamente morire di amore? Perché la beata Imelda ha ultimato la sua vita terrena in questo modo, subito dopo aver ottenuto miracolosamente ciò che aveva tanto desiderato?
I presupposti per la risposta a questa domanda ci sono dati da colui che, per dichiarazione del Cielo stesso, dell’Eucarestia disse bene [3], il solito S. Tommaso d’Aquino; precisamente in Summa Theologiae, IIIª q. 80 a. 2 co. (Se l'uomo soltanto, oppure anche gli angeli, possano ricevere spiritualmente questo sacramento):
“Nell'Eucarestia è presente Cristo stesso, non già nel suo stato naturale, ma sotto le specie sacramentali. Perciò ci si può cibare spiritualmente di lui in due modi. Primo, fruendo di Cristo nel suo stato naturale. Ed è così che si nutrono spiritualmente di Cristo gli angeli, unendosi a lui con il godimento della carità perfetta e con la visione manifesta (ed è questo il pane che ci attende nella patria): non già con la fede che ci unisce a lui qui sulla terra.
Secondo, ci si può cibare spiritualmente di Cristo in quanto è presente sotto le specie di questo sacramento: cioè credendo in Cristo e desiderando di ricevere questo sacramento. E ciò non è soltanto nutrirsi spiritualmente di Cristo, ma è anche nutrirsi spiritualmente del sacramento dell'Eucarestia. E questo va escluso per gli angeli. Agli angeli quindi, sebbene si cibino spiritualmente di Cristo, non spetta ricevere spiritualmente questo sacramento”[4].
Vediamo di spiegare questo testo: in Paradiso gli Angeli e i beati non si nutrono di Cristo sotto le specie Eucaristiche, ma sono in perfetta comunione con lui (la realtà significata analogicamente dal cibarsi) mediante il godimento della carità perfetta e la visione manifesta. Non è necessario il segno di cosa sacra, possedendo i beati realmente ciò che il segno significa.
Evidentemente il desiderio di Imelda di ricevere Gesù era in lei così perfetto, che non poteva ulteriormente crescere nella carità se non comunicandosi come gli angeli, cioè fruendo di Cristo nel suo stato naturale ("prout in sua specie consistit"), e non più soltanto con la fede che ci unisce a lui qui sulla terra ("non per fidem, sicut nos hic ei unimur").
Comprendiamo così che il desiderio di comunicarsi comprende in qualche modo il santo desiderio di morire, desiderando chi si comunica la Comunione perfetta simpliciter.
Sono così ancora più chiari i versi dell’Aquinate, nell’inno Adoro Te devote:
Iesu, quem velatum nunc aspicio,
oro fiat illud quod tam sitio;
ut te revelata cernens facie,
visu sim beatus tuae gloriae.
La gloriosa morte della Beata Imelda sta dunque nel fatto che ella ha gustato le delizie di una Comunione sacramentale perfetta, ed è passata direttamente da una perfetta Comunione come si può fare su questa terra alla Comunione assolutamente perfetta del Cielo.
Ella ha patito anche il dolore di vedersi negata la possibilità di comunicarsi sacramentalmente, lei che invece ne era particolarmente degna; oggi succede tristemente l’esatto opposto: si vuole dare la S. Comunione a chi non è oggettivamente in condizione di riceverla.
Possa ella intercedere perché si dissolva come il fumo che si disperde [5] questa prassi eretica: possa essere non solo la patrona dei bambini che si accostano per la prima volta a Gesù Eucaristico, ma anche di coloro che, trovatisi a navigare nel mare in tempesta di questa epoca scristianizzata, non riescono ancora a mettersi nelle condizioni di potersi lecitamente e fruttuosamente comunicare. La Beata ottenga loro che arrivino ai sacramenti non compatiti da una falsa misericordia, ma vittoriosi per l’abnegazione.
La piccola grande Imelda, non di meno, possa aiutare anche chi accede lecitamente ai sacramenti, perché non si impantani nella vomitevole tiepidezza (cf. Ap 3,16) di S. Comunioni poco fervorose.
NOTE
[1] Per chi volesse approfondire la storia della vita della Beata Imelda, segnaliamo le seguenti opere: P. TIMOTEO CENTI, O.P. La Beata Imelda Lambertini, Vergine domenicana. Con studio critico e documenti inediti, Firenze: Il Rosario 1955, pp.133; P. TOMMASO ALFONSI, O.P., La B. Imelda Lambertini - Domenicana, Bologna: LTP, 1927, pp. 267. Entrambe le opere sono scaricabili gratuitamente in formato pdf qui: http://www.arpato.org/studi.htm.
[2] RINO CAMMILLERI, Santi dimenticati, Piemme, 1996, cit. in «Imelda Lambertini», http://it.wikipedia.org/wiki/Imelda_Lambertini.
[3] Mi riferisco al fatto miracoloso avvenuto della Basilica di San Domenico Maggiore, a Napoli, quando, mentre l’Aquinate era in preghiera nel Cappellone del Crocifisso, fu udita la voce di Gesù, rivolta allo stesso dottore angelico: “Bene de me dixisti Thoma”.
[4] “Respondeo dicendum quod in hoc sacramento continetur ipse Christus, non quidem in specie propria, sed in specie sacramenti. Dupliciter ergo contingit manducare spiritualiter. Uno modo, ipsum Christum prout in sua specie consistit. Et hoc modo Angeli spiritualiter manducant ipsum Christum, inquantum ei uniuntur fruitione caritatis perfectae et visione manifesta (quem panem expectamus in patria), non per fidem, sicut nos hic ei unimur. Alio modo contingit spiritualiter manducare Christum prout est sub speciebus huius sacramenti, inquantum scilicet aliquis credit in Christum cum desiderio sumendi hoc sacramentum. Et hoc non solum est manducare Christum spiritualiter, sed etiam spiritualiter manducare hoc sacramentum. Quod non competit Angelis. Et ideo Angeli, etsi spiritualiter manducent Christum, non convenit tamen eis spiritualiter manducare hoc sacramentum”.
[5] Sal 68,3: "Come si dissolve il fumo, tu li dissolvi; come si scioglie la cera di fronte al fuoco, periscono i malvagi davanti a Dio".