Una decisa svolta nell’immagine del Pontefice: abbandonato l’umilismo pseudo-francescano ed il pauperismo filo-marxista, Papa Francesco è il nuovo volto-simbolo selezionato da Vanity Fair, che gli dedica la copertina del numero 2-3 di mercoledì 6 gennaio ed in edicola fino al 19 gennaio 2021.
Abbiamo atteso alcune ore prima di pubblicare questo articolo, cercando non solo conferme alla notizia, ma anche verificando che non si trattasse di una pubblicazione-burla, insomma un pesce d’aprile (di cattivo, anzi pessimo gusto) ampiamente fuori stagione.
Ed invece nulla di più vero: accanto alle immagini poco spirituali che corredano articoli di profonda teologia quali Elisabetta Gregoraci a Dubai con Briatore. I fan: «Tornate insieme», Kim Kardashian e Kanye West sulla via del divorzio, Elisabetta Gregoraci: relax a Dubai insieme a Nathan Falco e Flavio Briatore, tra bowling e bikini, Chiara Ferragni incinta (oggi e nel 2018), il pancione allo specchio dà ragione alle nonne, Oroscopo 2021: i consigli fashion delle stelle… anzi prima di tutti questi (per qualcuno sicuramente interessanti) articoli, ecco stagliarsi l’immagine di un gaudente Santo Padre, il quale ha scelto – così sta scritto – la rivista gossippara per affidare il «suo messaggio per affrontare il 2021 con amore e speranza: “Siamo tutti sulla stessa barca, dobbiamo diventare una grande famiglia umana”».
Dimenticatevi bolle pontificie, brevi, chirografi e costituzioni apostoliche, encicliche ed esortazioni, il popolo dei fedeli che la mattina si china deferente ed ansioso a compulsare l’Osservatore Romano per essere confermato nella fede dal suo Papa… «il messaggio del Papa continua all’interno del numero con un estratto della benedizione Urbi et Orbi di Natale concessa a Vanity Fair», precisa gongolante il settimanale.
«That’s the progress, baby. The progress! And there’s nothing you can do about it. Nothing!», parafrasando la celebre frase di Ed Hutcheson… con quel tocco di mondanità «che piace alla gente che piace» (come diceva una vecchia pubblicità di automobili).
Ma come si è arrivati a tutto ciò? Leggiamo nell’editoriale del direttore del settimanale Simone Marchetti: «Avevamo un sogno, a Vanity Fair, per la fine del 2020: iniziare l’anno nuovo con un messaggio di Papa Francesco, affidare a lui il compito di aprire il 2021 con la fiducia in un domani migliore. […] Nei mesi scorsi, abbiamo parlato a lungo con i suoi collaboratori. E oggi siamo fieri di questo numero che riporta due grandi temi cari al Pontefice e fondamentali anche per Vanity Fair: il rispetto e l’amore per le diversità, tutte le diversità. E la speranza che il vaccino sia disponibile per tutti, senza distinzioni o nazionalismi, e soprattutto per i più vulnerabili e bisognosi».
Ecco, noi già pensavamo che, in fondo, anche un settimanale di gossip potesse servire «all’esaltazione della Chiesa, alla propagazione della Fede, all’estirpazione delle eresie e degli scismi, alla conversione dei peccatori ed alla pace ed alla concordia tra i Principi cristiani», che sono da sempre e tradizionalmente le «intenzioni del Sommo Pontefice» per cui ogni Cristiano è chiamato a pregare ogni giorno, ed invece risuonano anche qui l’ambiguo (si parva licet) «amore per tutte le diversità» («da San Francesco D’Assisi ha ereditato non solo il nome ma anche il desiderio di abbracciare tutte le diversità […] un invito universale rivolto a ogni uomo e donna a essere una grande famiglia umana oltre le diversità, anzi proprio accettando, amando e rispettando le diversità di tutti. Un messaggio che Vanity Fair per la sua cover ha deciso di tradurre in diverse lingue», precisa il direttore, novello teologo…) e la tirata su «nazionalismi, vulnerabili e bisognosi».
Ora non ci rimane che prendere coraggio, estrarre due euro dal portamonete ed iniziare a sfogliare Vanity Fair: chissà se, per l’occasione e per compiacere i desideri iconografici delle lettrici, il Santo Padre, abbandonato lo stile artatamente dimesso che lo ha sin qui contraddistinto, non abbia estratto dal suo armadio le eleganti pantofole papali in seta ricamate d’oro, il vellutato camauro bordato di pelliccia di ermellino e le sempre eleganti chiroteche per dettare il new pontifical fashion trend for the year 2021 (peraltro arrivando con tre anni di ritardo e ben secondo, dopo il card. Gianfranco Ravasi).
Ma assai probabilmente, alla fine, noi troveremo più conforto nella lettura del (un po’ meno patinato) De Imitatione Christi: «Vanitas vanitatum et omnia vanitas, praeter amare Deum et illi soli servire» (vanità delle vanità, tutto è vanità, eccetto amare Dio e servire Lui solo).
L.V.
AGGIORNAMENTO DELLE ORE 23:30. Abbiamo sfogliato il numero di Vanity Fair in questione (quello con il Papa in copertina) e, a puro titolo esemplificativo, vi riportiamo alcune pagine estratte qua e là...
Comparsate per The advocat, Rolling Stones e Netflix sono nel sacco. Direi che manca solo TV sorrisi e canzoni e Playboy a questo punto.
RispondiEliminaÈ semplicemente inguardabile!Non se ne può più di vederlo dappertutto! Che pensi piuttosto a fare il suo dovere anziché fare gli spettacolini per compiacere il mondo! Vergogna! Povero nostro Signore mi vien da dire, chissà che dolore...
RispondiEliminaSem e Japhet coprirono le nudità del loro padre ubriaco, camminando all'indietro per rispetto. Ma certo non convocarono paparazzi e teleoperatori.
RispondiEliminaMa finitela.. se la chiesa non è completamente sprofondata è grazie a quest'uomo... Che da buon gesuita sa' come si sta nel mondo. Questa è vanità e invece andare in giro con lo strascico di 6 metri (tipo Burke) cos'è, umiltà? Ma per favore. Come ebbe a scrivere Martel nel suo saggio Sodoma, viene soprannominato "la regina cattiva" per quanto è buffo. Almeno questo Papa è virile.
RispondiEliminaLui sa', tu invece non sai che su sa l'accento non va. E non sai nemmeno CHI tiene la Chiesa dallo sprofondare.
EliminaMa che stai a ddi'? La chiesa è sprofondata quando ha abbandonato la dottrina e il culto nel 1965. Non ti sei accorto che in chiesa non ci va più nessuno, sempre più gente va alle comunità dove si offre la Messa di sempre, mentre seminari e ordini religiosi chiudono per mancanza di vocazioni? Togliti le fette di salame sugli occhi, invece di fare il fan boy di un'istituzione decotta che non ha più niente da offrire che le passerelle patinate e il terzomondismo d'accatto. Altro che la cappa magna! In Vaticano si adorano gli idoli pagani...te ne sei accorto almeno di quello o no? E secondo te mettersi chiappe all'aria in mondovisione davanti a una statuetta e a una pannocchia di mais serve a non far sprofondare la chiesa? Sei più ideologizzato di un caposezione maoista.
EliminaIntanto noi ci sentiamo abbandonati, soldati allo sbando che nella dura battaglia anziché avere un generale che ci incoraggia siamo lasciati soli.
RispondiEliminaOrmai è fatta: nei rapporti con le persone non si può neanche più tentare di esporre le eterne verità della fede e del Cattolicesimo che si è immediatamente aggrediti è fermati da chi (verrebbe da dire inevitabilmente) ti dice "Ma papa Francesco dice altro". (E basta con questo abuso del nome-hastag papafrancesco in ogni discorso!)
Si parla dei giovani di oggi,nati in famiglie "liquide" o con padri assenti come di generazione fatherless; anche noi siamo in un certo senso una generazione fatherless dal punto di vista dell'essere Cattolici oggi.
I tempi di un "Bianco padre che da Roma ci sei metà luce e guida" sono ormai un pallido ricordo.
Cercando bene si trovano pastori cattolici, si trovano oasi di ristoro per l'anima e la mente. Allora non ci si sente abbandonati, ma ci si sente parte della Chiesa, quella vera, quella fondata da Nostro Signore, illustrata dalla predicazione degli apostoli, dalla Fede dei martiri, dalla dottrina dei dottori, dall'amore ardente dei religiosi, dalla gioia dei missionari. Invece di essere abbandonati, impariamo ad abbandonare: da dove si dà veleno invece di acqua bisogna stare alla larga, anche se chi apre il rubinetto è vestito da Papa. Verranno i tempi in cui tutto si sistemerà, ma, per ora, la lotta è altrove. Senza spirito di ribellione, ma coscienti che, se restiamo, rischiamo di perdere la Fede e allora sì che saremo nei guai. Niente remore, girare i tacchi e andare; oggi, grazie al Cielo, le opzioni non mancano, tra istituti, fraternità e perfino ordini religiosi. Nel dubbio, ricordiamoci di quello che disse S. Giovanni: "Se viene uno e vi annuncia un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato noi, non salutatelo nemmeno".
EliminaTutte balle, dovevo immaginarlo ma ho visto la rivista in un market ed il Papa non c'entra niente, non "ha scelto" un bel nulla, manco sa cosa è Vanity Fair. Hanno preso un suo discorso Urbi et Orbi e l'hanno messo lì e Tornielli ha fatto un articolo di commento. Han fatto tutto gli altri. Ma la notizia da far passare ai beoti e che il Papa ha scelto di andare su Vanity Fair. Che pena.
RispondiEliminaSe cosi fosse e a Bergoglio desse un po' di fastidio tutto ciò, una bella smentita potrebbe anche pubblicarla, ma come sempre... chi tace acconsente. Ormai è prassi.
EliminaAh, quindi non si sono accordati col Vaticano...nemmeno per pubblicare la foto in copertina. Terribile! Meno male...anch'io ero un beota che ci era cascato. Insomma, questo Papa è proprio una vittima: dichiarazioni ed interviste fraintese, film su di lui a sua insaputa...addirittura lo incastrano mettendolo sulla copertina delle riviste. Ma lui è troppo buono per protestare, per smentire, per correggere. La pazienza di un santo!
EliminaGrazie per avermi aperto gli occhi.
Ma Tornielli ora non è uno dei boss della Comunicazione della Santa Sede?
EliminaSe san Francesco da Paola non ebbe problemi ad accettare Alessandro VI Borgia come successore di Pietro, io (che non sono san Francesco da Paola) posso tranquillamente accettare Francesco I Bergoglio
RispondiEliminaAccettare senz'altro...andar dietro a quel che dice è un altro discorso.
EliminaNon facciamo i furbetti. Non si tratta di "accettare" o meno Bergoglio come persona (se la vedrà lui con Dio), è che questo papa afferma cose "inaccettabili". Un conto sono i peccati in genere, altro conto sono le deviazioni dottrinali palesi, che noi abbiamo il dovere di constatare e di contrastare.
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