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domenica 16 agosto 2020

Plinio Corrêa de Oliveira: L' Ascensione di N.S.G.C. e l'Assunzione della B. M.V.

Significato e differenze dell'Ascensione di N.S.G.C. e dell'Assunzione della B.M.V. 
Ringraziamo gli amici di Totus Tuus per questa intensa riflessione di Plinio Corrêa de Oliveira.
Luigi


Richiama l’attenzione il fatto che Nostro Signore Gesù Cristo, nella Storia Sacra, ha voluto Lui stesso salire al Cielo alla vista degli uomini e poi ha voluto pure che l’Assunzione della Madonna in Cielo accadesse davanti agli occhi degli uomini. Perché questa Ascensione e poi questa Assunzione dovevano avvenire in questo modo?
Per quanto riguarda l’Ascensione, si spiega per diverse ragioni e la più rilevante di queste è di carattere apologetico. Era necessario che gli uomini potessero dare la testimonianza di questo doppio fatto storico: non solo che Gesù risuscitò, ma che essendo risuscitato salì al Cielo, e la sua vita terrena non continuò. Egli salì al Cielo, e salendo al Cielo aprì il cammino a tutte le innumerevoli anime che erano nel Limbo e che stavano aspettando la Sua Ascensione per sedersi alla destra del Padre Eterno.
Vuol dire che, prima che Nostro Signore entrasse nel Cielo nessuno poteva farlo, poiché solo gli Angeli erano lì. Quindi Egli, nella Sua Umanità santissima, fu la prima persona – essendo nel contempo Uomo-Dio – a salire al Cielo come nostro Redentore; ed aprì la via del Cielo agli uomini.

Ma, c’era un’altra ragione: era necessario che Egli, il quale aveva sofferto ogni sorta di umiliazioni, ricevesse tutte le glorificazioni. E non vi può essere per qualcuno una gloria maggiore e più evidente di quella di salire al Cielo, perché corrisponde all’essere elevato al di sopra di tutte le altitudini. Essere al di sopra di ogni cosa terrena e unirsi a Dio, trascendere tutto questo mondo in cui siamo e andare nel cielo empireo dove c’è Dio, per unirsi a Lui eternamente.

Nostro Signore Gesù Cristo volle che la Madonna avesse lo stesso genere di gloria, e che allo stesso modo come Ella aveva partecipato in un modo unico al mistero della Croce, così pure partecipasse alla sua glorificazione. E la glorificazione di Lei doveva avvenire proprio in questo modo, essendo elevata ai cieli.
Tuttavia era un’Assunzione e non una Ascensione.

L’Ascensione era la salita di Nostro Signore al Cielo grazie alla Sua stessa forza, tramite il Suo stesso potere. L’assunzione non è un’ascensione. La Madonna non salì al Cielo mediante un potere inerente alla sua natura: Ella salì al Cielo attraverso il ministero degli Angeli, quindi fu sorretta ed elevata al Cielo dagli Angeli. E questa fu la Sua grande glorificazione in questa terra, come preludio della glorificazione in Cielo; perché nel momento in cui saliva al Cielo, fu incoronata come Figlia diletta del Padre Eterno, come Madre ammirevole del Verbo Incarnato e come Sposa fedelissima del Divino Spirito Santo. Lei ebbe una glorificazione in terra e in seguito una glorificazione in Cielo.

Noi dobbiamo concepire l’Assunzione come un avvenimento gloriosissimo. Purtroppo, i pittori del Rinascimento, e coloro che da quel tempo ad oggi raffigurarono l’Assunzione, non seppero descrivere in maniera adeguata la gloria che deve aver circondato quella scena. Noi dobbiamo immaginarci quanto segue: è proprio delle cose terrene che quando si vuole glorificare qualcuno, tutti – per esempio in una famiglia – indossino i migliori abiti, si esibiscano in casa i migliori oggetti, si orni l’ambiente con fiori, tutto ciò di più nobile viene esposto per glorificare la persona che si vuole omaggiare.

Questa regola è insita nell’ordine naturale delle cose e va osservata anche in Cielo. Quindi è ovvio che il maggiore splendore della natura angelica, il più stupendo fulgore della gloria di Dio negli Angeli dev’essersi manifestato proprio nel momento in cui la Vergine Santissima salì al Cielo. E gli Angeli dovevano essere – se è permesso ai mortali considerarli con i propri occhi – rifulgentissimi, con uno splendore assolutamente insolito. E se non fu concesso a tutti i mortali di contemplare gli Angeli in quell’occasione, per lo meno è sicuro che la loro presenza si faceva avvertire in modo imponderabile; perché molte volte nella Storia la presenza degli Angeli si fa sentire in modo imponderabile, benché non sia propriamente una visione, o una loro rivelazione.

È naturale, pure, che in quel momento il sole abbia sfavillato in modo magnifico, che il cielo abbia assunto svariati colori che riflettevano in maniera diversa, come in una vera sinfonia, la gloria di Dio. È naturale che le anime delle felici persone lì presenti abbiano percepito straordinariamente questa gloria in sé stesse, in modo tale che abbiano avuto una vera manifestazione dello splendore di Dio nella Madonna. Ciononostante nessuno di questi splendori poteva essere paragonato allo splendore della stessa Vergine Maria mentre saliva al Cielo.

Sicuramente, man mano che saliva come in una vera trasfigurazione, come in un vero monte Tabor, la Sua gloria interiore traspariva agli occhi degli uomini. L’Antico Testamento, parlando di Lei, dice: “omnis gloria filia regis ab intus” – tutta la gloria della figlia del re le viene dall’interno, da ciò che risiede dentro di Lei. E certamente quella gloria interiore che Ella possedeva si manifestò in modo più stupendo, quando, già sull’alto della sua traiettoria celeste, guardò un’ultima volta verso gli uomini, prima di lasciare definitivamente questa valle di lacrime ed accedere dinanzi alla gloria di Dio.

Dunque, si capisce che dev’essere stato, dopo l’Ascensione del Signore, il fatto più splendidamente glorioso della storia terrena, paragonabile soltanto al giorno del Giudizio Finale, in cui Nostro Signore Gesù Cristo verrà in grande pompa e maestà, come dice la Sacra Scrittura, per giudicare i vivi e i morti; e con Lui, tutta splendente della gloria proveniente da Lui, in modo ineffabile, apparirà ai nostri occhi anche la Madonna.

A questo punto ci tocca considerare l’impressione che ebbero gli apostoli e i discepoli quando La videro salire al Cielo.

Dobbiamo ponderare un fatto che tanti raccontano, che viene narrato dalla tradizione, a proposito di San Tommaso. San Tommaso, come sapete, dubitò e poiché dubitò fu invitato da Gesù a mettere la mano nella sacra piaga del Suo costato, per accertarsi che era realmente il Signore. Egli ricevette la Pentecoste, divenne un apostolo confermato in grazia e un grande santo. Ma una venerabile tradizione racconta che, poiché aveva dubitato, all’ora della morte della Vergine Maria non era presente, nemmeno all’inizio dell’Assunzione; quindi arrivò quando la Madonna stava già salendo in Cielo, ed era già ad una certa distanza dalla terra. E fu in quel momento che gli angeli lo portarono a contemplare il resto dell’Assunzione.

Qui potete vedere quel che noi potremmo chiamare l’indole della Madonna, che non può qualificarsi con la sola parola “materna”; sarebbe un’indole super materna, archi-materna, incomparabile. Mentre Ella saliva al Cielo ed egli riceveva quel pungente castigo – meritato a causa di una colpa talmente riparata che non poté essere presente alla morte ed all’inizio dell’Assunzione di Maria – giunse comunque, e La guardò. Quindi, si racconta che Lei, sorridendo, gli concesse una grazia che non aveva dato a nessun altro: sciolse la propria cintola e dall’alto la fece cadere su di lui, in maniera tale che questi ricevette – non direi il perdono, perché era già perdonato – insieme alla remissione una grazia suprema, una reliquia.

La Madonna fa così quando ha qualcosa per cui ottenere il perdono a un figlio molto diletto. A volte lascia che Dio punisca – d’altronde a volte ottiene che non venga punito – ma fa seguire tale punizione da un sorriso così benevolo, ottiene un perdono talmente completo e una grazia tanto grande che San Tommaso, ritornando a casa con gli apostoli, poteva quasi mostrare quel regalo datogli e dire: “o felix culpa, o felice colpa! Io ebbi la disgrazia di dubitare del mio Salvatore, ma in compenso ebbi la felicità di ricevere questa reliquia diretta e celeste dalla mia Madre Santissima”. Infatti, il Suo ultimo sorriso, l’ultimo Suo favore, l’amenità più estrema, la bontà più soave Lei la elargì proprio a San Tommaso e questa vicenda ci deve incoraggiare.

Non c’è nessuno di noi che rispetto alla Madonna non abbia delle manchevolezze, qualche perdono da chiedere. Noi dobbiamo chiedere alla Vergine Santissima, in questa preparazione della festa dell’Assunzione, che Ella agisca con noi con uguale maternità, che guardi le nostre pecche, ma ci ottenga un perdono, e che questo perdono sia nel modo seguente: può darsi che, analizzando la nostra anima con quella severità implacabile che è la condizione di serietà di ogni esame di coscienza, riteniamo di essere giunti un po’ in ritardo nella nostra preparazione spirituale in vista degli eventi profetizzati dalla Madonna a Fatima.

Ebbene, allora dobbiamo fare la preghiera ispirandoci a San Tommaso: cioè, se arriveremo in ritardo, che Lei ci ottenga quella grazia, che ci dia quello stesso favore speciale, particolarmente ricco, particolarmente soave, mediante il quale da un momento all’altro ci troveremo pronti; in modo tale che quando busserà alla porta delle nostre anime la grazia dei giorni terribili che si stanno avvicinando, noi saremo pronti, colmi di entusiasmo. Questa è la riflessione che mi occorre fare in occasione della festa dell’Assunzione di Maria Santissima.

Plinio Corrêa de Oliveira
Conferenza del 10 agosto 1968. Senza revisione dell’autore
(*) Traduzione a cura del “Circolo Plinio Corrêa de Oliveira