Tornando sull'argomento del fondamento e sull'origine della plenitudo potestatis del Papa già trattata nel suo articolo "Uno e uno solo è il Papa" (pubblicato qui da MiL lunedì 15 settmebre 2014), il prof. de Mattei aggiunge ora alcuni particolari e dettagli anche storici per avvallare e far meglio comprendere ai non addetti ai lavori che il successore di Pietro è Vescovo di Roma in quanto Papa. E non viceversa.
Ringraziamo il professore per averci inviato tali preziose argomentazioni.
di Roberto de Mattei.
Vescovo di Roma in quanto Papa o Papa in quanto vescovo di Roma? Il primo titolo del Papa, quello di Vescovo di Roma, ricorda l’origine dell'elezione papale, che avviene da parte dei cardinali che rappresentano il clero romano, e indica che il Pastore universale è vescovo della Chiesa locale di Roma. Ma l’eletto diviene vescovo di Roma in quanto è eletto Papa, e non Papa in quanto vescovo di Roma, come dimostra il fatto che potrebbe essere eletto un semplice sacerdote, o addirittura un laico. Pio XII spiega che un laico, nella eventualità della sua elezione al supremo pontificato, potrebbe accettare la nomina se è atto a farsi ordinare, ma, avverata questa condizione, “il potere di insegnare, di governare e anche il carisma dellinfallibilità, gli sarebbero accordati subito, dall’istante della sua accettazione, anche prima della sua ordinazione” (Discorso per il II Congresso Mondiale dell’Apostolato dei Laici del 5 ottobre 1957, in Discorsi e Radiomessaggi, XIX, pp. 457-458).
Ringraziamo il professore per averci inviato tali preziose argomentazioni.
Roberto
di Roberto de Mattei.
Vescovo di Roma in quanto Papa o Papa in quanto vescovo di Roma? Il primo titolo del Papa, quello di Vescovo di Roma, ricorda l’origine dell'elezione papale, che avviene da parte dei cardinali che rappresentano il clero romano, e indica che il Pastore universale è vescovo della Chiesa locale di Roma. Ma l’eletto diviene vescovo di Roma in quanto è eletto Papa, e non Papa in quanto vescovo di Roma, come dimostra il fatto che potrebbe essere eletto un semplice sacerdote, o addirittura un laico. Pio XII spiega che un laico, nella eventualità della sua elezione al supremo pontificato, potrebbe accettare la nomina se è atto a farsi ordinare, ma, avverata questa condizione, “il potere di insegnare, di governare e anche il carisma dellinfallibilità, gli sarebbero accordati subito, dall’istante della sua accettazione, anche prima della sua ordinazione” (Discorso per il II Congresso Mondiale dell’Apostolato dei Laici del 5 ottobre 1957, in Discorsi e Radiomessaggi, XIX, pp. 457-458).
L’esercizio del supremo potere di governo,
anche prima della consacrazione episcopale, ricevuta dopo l’elezione
pontificia, da parte di Papi non vescovi e perfino non sacerdoti, non è mai
stato contestato. Basti ricordare il caso di Bonifacio VIII che, durante il
mese intercorso tra l'elezione e la consacrazione, annullò tutte le nomine
fatte dai suoi due predecessori Niccolò IV e Celestino V. Tra tutti l’esempio
forse più significativo è quello di Adriano V, che, tra il luglio e l’agosto
1276, regnò solo 38 giorni pur rimanendo
solamente diacono. Nessuno ha mai contestato la validità degli atti con cui in
questo breve periodo egli esercitò la sua autorità papale; le fonti storiche
dicono espressamente di lui, vixit in
(Pontificato) Papatu 35 (38) giorni. Alcuni dei più grandi Papi della
storia della Chiesa, come san Gregorio Magno, san Gregorio VII e Innocenzo III,
furono ordinati vescovi solo dopo la loro elezione al soglio pontificio; ma fin
dal primo momento della loro accettazione furono ritenuti Papi. Dopo il XVI
secolo, otto Papi ricevettero l’episcopato dopo la loro elezione: Pio III,
Leone X, Marcello II, Clemente VIII, Clemente XI, Pio VI e Gregorio XVI. La
tradizione e la prassi della Chiesa ci insegnano dunque che chi è eletto Papa,
anche se laico e semplice sacerdote deve essere quanto prima consacrato
vescovo, perché il Papa è vescovo di Roma, ma non è la consacrazione episcopale
che gli conferisce il Papato. Questo errore si è fatto strada negli ultimi
decenni con la nuova ecclesiologia progressista.
Roberto de Mattei
Assolutamente giustissimo....Vescovo di Roma in quanto Papa.
RispondiEliminaQuesto luminoso intervento del prof.De Mattei è riuscito persino ad oscurare la fronda dei cardinali cattolici finalmente uscita allo scoperto contro le sconcezze che si vorrebbero adottare nel sinodo di Ottobre.
RispondiEliminaDe Mattei esemplare come sempre!
RispondiEliminaCome lecca i deretani De Mattei e lo fa passare per sottile strategia è veramente impeccabile.
EliminaEsemplare, esemplare. Un esemplare di tradizionalista all'amatriciana. Tse tse emmecojoniii!
EliminaAnonimo o anonimi delle 16.53 e delle 20.56. Perchè non ti/vi sforzi/ate di fare funzionare un tantino il cervello che Iddio vi ha dato? Non costa proprio nulla, sapete, e questo vi eviterebbe di dimostrare tutta la vostra meschinità mentale in "commenti" come quelli che hai/avete fatto qui sopra!
EliminaTommaso pellegrino - Torino
www.tommasopellegrino.blogspot.com
Corretto.
RispondiEliminaAdesso non c'è il pericolo che Kiko Arguello, leggendo l'articolo, scopra che potrebbe diventare Papa anche essendo un laico? No perchè.....
RispondiEliminaMa il Papa deve essere consacrato Vescovo "quam primum". Questo e dottrina cattolica.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaDottrina cattolica insegnata da Papa Benedetto XV Della Chiesa, al quale l illustre Prof. de Mattei non fa nessuna referenza.
RispondiEliminaQuesta argomentazione non tiene conto del fatto che, fino alla fine dell'epoca carolingia, il Vescovo di Roma era eletto dal clero e dal popolo Romano. Da ciò si evince che l'elezione era locale e che il vescovo locale di Roma, in quanto vescovo di Roma, assumeva il primato petrino, in virtù della successione apostolica. Pietro, come primo vescovo di Roma e capo degli apostoli e vicario di Cristo, ha trasmesso ai suoi successori, vescovi di Roma, episcopato e primato. Ciò è chiaro anche leggendo Ireneo che parla di primato della Chiesa (locale) di Roma e del suo vescovo, chiesa che, avendo avuto il martirio degli apostoli Pietro e Paolo, conserva la pienezza della verità apostolica. E' dal 1052 che l'elezione del papa perde il carattere locale, per assumere, attraverso i cardinali elettori, un carattere marcatamente universale.
RispondiEliminaSperiamo che non ci faccia rimpiangere l'ultimo Papa re; almeno era Cattolico, e non lavorava per una nuova chiesa mondializzata (senza Vangelo). il sinodo è alle soglie e vedremo dove soffia lo Spirito Santo.
RispondiEliminaAlcuni Cardinali e vescovi hanno già parlato chiaro. Speriamo che non accada come nel conc.vat.II. Attenzione il bianco è bianco ed il nero è nero - ricordiamoci Bugnini con P.VI e con l'Aula.
Sentite siete una madsa di ignoranti. Il prof. De Mattei ha scritto perfettamente. .....leggetevi i Vangelo, ma leggetevelo bene! Forse San Pietro, ricevuto il potere delle chiavi e il potere di pascere, da Nostro Signore ha ricevuto anche la destinazione diocesana? Suvvia siamo seri. Ubi Petrus ibi Ecclesia. Compresa la diocesi delle diocesi Roma.
RispondiEliminaCerto, se Pietro fosse stato vescovo di Belgrado, la diocesi delle diocesi sarebbe Belgrado... Qui si confondono le cose. Dopo che Pietro ha assunto la carica di vescovo della Chiesa di Roma, è lì che sta il Papa e Pietro ha trasmesso la successione sia episcopale per Roma, che universale in quanto Vicario di Cristo. La sede romana per il Vicario di Cristo è stata stabilita per sempre anche a causa del martirio del principe degli apostoli. Per Ireneo è il martirio di Pietro, unito al suo episcopato romano, che fa del vescovo di Roma il vicario di Cristo. Per un certo verso è il papa ad essere vescovo di Roma, ma anche vero che è il vescovo di Roma ad essere papa. La cosa non è opinabile, il Papa non può dire che adesso cambia diocesi e diventa Vescovo di Chioggia. Tanto che durante l'esilio avignonese, il Papa continuava ad essere vescovo di Roma. Giovanni XII (il Cahors), aveva accumulato la carica di vescovo di Avignone e di Roma, ma solo in quanto vescovo di Roma, era Papa. Che poi, fino all'epoca Carolingia, fosse il popolo e il clero romano ad eleggere il Papa, questa è storia, quindi l'ignorante non sono certo io...
EliminaAh certo, se leggere il Vangelo alla tua maniera significa diventare isterici come te, meglio leggerlo in altro modo.
EliminaPapa Giovanni Paolo I infatti era stato vescovo di Venezia e voleva una Chiesa povera e non ha usato nei 33 giorni di pontificato la sedia con cui i suoi predecessori venivano portati. Il copione è stato seguito da Papa Francesco.
RispondiEliminaPalamara ignorante anche lei. Si documenti. Giovanni Paolo I usò, contrariamente a quanto da lei erroneamente riferito con arroganza, la sedia gestatoria su cui stettero i suoi predecessori; la usò per la cerimonia della presa di possesso della cattedrale del Papa, San Giovanni, e la usò nell'aula Nervi per le udienze del mercoledì. E io l'ho visto e fu una grande emozione, anche perché ero seminarista....
EliminaMa il copione resta quello:definirsi vescovo di Roma e desiderare una Chiesa povera. Lei da seminarista era contento allora, chissa' adesso...
EliminaBel seminario del menga hai bazzicato, seminarista: uno scrive un'opinione e tu gli salti negli occhi dandogli dell'ignorante e dell'arrogante.
EliminaUn seminarista che offende così, senza mettere neanche la firma, forse ha studiato lo stile dei cosiddetti 'fratelli maggiori'.
EliminaPapa Giovanni Paolo I Luciani uso la Sedia Gestatoria nell' Solenne Posesso al Laterano Il 23 settembre 1978. Veda l'Album dell fotografo pontificio.
RispondiEliminaIn quanto al Apostolo San Pietro l'esempio non e comparabile.
Speriamo che Bergoglio si decida finalmente di usare la Sedia Elettrica così ci risparmiamo le slinguazzate legaliste di De Mattei.
EliminaMAI UCCIDERE NESUNO ! PER CATTIVO CHE SIA! JAMAIS PLUS ! PLUS JAMAIS !
Elimina"Pietro, come primo Vescovo di Roma e Capo degli Apostoli e Vicario di Cristo, ha trasmesso ai suoi succesori, vescovi di Roma, episcopato e primato" Mi pare di una esatteza teologica tale che la condivido pienamente, salvo giudizio della Chiesa.
RispondiEliminaGrazie, almeno lei ha capito quello che intendevo...
EliminaGoogle mi ha cambiato di account, ma Silvestrini Matteo e Matteo, sono sempre io. Voglio ancora aggiungere che non ho criticato l'argomentazione del prof. Di Mattei, che è un erudito fuori norma, ho solo detto che a questa argomentazione di tipo storico mancava tuttavia la tradizione precedente al decreto di Nicolò II, del 1052 (se non erro). Infatti, come ho risposto ad un commento precedente, per la teologia cattolica l'episcopato romano va al Pontefice, che è Pontefice in quanto vescovo di Roma e vescovo di Roma in quanto Pontefice. Mi sembra anche ovvio che prima è eletto Papa e poi ordinato vescovo. Ma questo è vero per qualunque vescovo che prima è nominato/eletto vescovo di una diocesi e poi ordinato tale, se non ha già l'ordinazione. Per il Papa cambia solo il modo di elezione, diverso, in quanto, come destinazione apostolica ha la diocesi di Roma, detentrice del primato, in quanto sede dell'episcopato e del martirio di Pietro.
RispondiEliminaChi e Roberto di Mattei per corregere i Papi e i Concili? E il Magistero della Chiesa e non lui a insegnare la Vera Dottrina ! IL PAPA E TALE IN QUANTO VESCOVO DI ROMA. BENEDETTO XV. ALLOCUZIONE DAL 21 NOVEMBRE 1914.CHI OSA CORREGGERE IL PAPA ?
RispondiEliminaCHI OSA CORREGGERE IL PAPA ?
RispondiEliminaper esempio de mattei.
SICUT,STATUENTE DOMINO,SANCTUS PETRUS ET CETERI APOSTOLI UNUM COLLEGIUM CONSTITUUNT,PARI RATIONE ROMANUS PONTIFEX,SUCCESOR PETRI,ET EPISCOPI,SUCCESORES APOSTOLORUM, INTER SE CONIUNGUNTUR.
RispondiEliminaEX ACTIS SACROSANCTI CONCILII VATICANI II. CONSTITUTIO DOGMATICA DE ECCLESIA. 22,1
Sed nunc ,satana statuente, sedet in cathedra pestilentiae miser fillone ab novo mundo qui in conventu protervorum cum ricca et aliis depravatiis inter se coniunguntur nocte tempore in Domo Sanctae Martae,
EliminaPERVERSA LINGUA ET VERBA!
RispondiEliminaRESONENT TE POSTREMA VERBA MORITURI ET LINGUA TUA NON LOQUATUR PERVERSA !
RispondiEliminaSi lingua mea tacet ,saxa resonent
RispondiEliminaScusate, una precisazione: il neo eletto Pontefice come primo atto "ufficiale" prende possesso -con tutte le forme proprie del suo ufficio- dell' Archibasilica del Laterano che è "madre e capo di tutte le chiese della Città e del Mondo", in quanto chiesa propria e del Vescovo di Roma. Fatte salve le ipotesi del CJC che richiamano la tradizione e la dottrina... i due uffici "simul stabunt simul cadunt" mi pare che vi stiate confrontando "animosamente" sullo stabilire se sia nato prima l'uovo o la gallina...
RispondiEliminaNo no prima è nata la gallina solo dopo è arrivato bergoglio a starnazzare
EliminaAnche io non apprezzo molto l'attuale (anti)papa e per questo, per il momento, preferisco, seguendo l'esempio che lo stesso B XVI sta offrendo, fare un passo indietro e pregare intensamente... la barca di Pietro anche se nei secoli ha subito mille attacchi è sempre andata avanti poiché al timone c'è il Signore e le sue vele sono gonfiate dal vento dello Spirito... Anche gli illuministi profetizzarono la fine della Chiesa entro pochi anni... loro sono polvere e dimenticati...
EliminaSIMUL STABUNT ET SIMUL CADUNT.
RispondiEliminaVERE EST.
Il punto qui non è se Bergoglio è vescovo o no, perché era già stato vescovo e cardinale, il punto è che siccome è un eretico non può essere né papa, né cardinale né vescovo, anzi neppure diacono, al massimo può fare il pastore protestante assieme ai suoi amici valdesi.
RispondiEliminaAbbiamo due talari bianche in vaticano ma neppure un papa, perché uno s'è dimesso e l'atro è un apostata eretico.
De Mattei farebbe meglio a concentrarsi su questo dramma piuttosto che continuare la melina in attesa del sinodo scismatico di ottobre.
Deporre l'impostore è urgente, perché alla chiesa serve il papa almeno quanto a roma serve il vescovo e di emeriti inventati e impostori sudamericani non se ne può fare un bel niente.
Sì, De Mattei ha ragione, in passato, alcune volte è successo questo, però si trattò di una prassi sbagliata! Legale, ma sbagliata, cioè fatta male. E gli errori non vanno ripetuti.
RispondiEliminaDe Mattei ribadisce le sue convinzioni e considera quelle contrarie "un errore [che] si e' fatto strada negli ultimi decenni con la nuova ecclesiologia progressista", fra i cui esponenti vanno evidentemente annoverati Ireneo di Lione (che di tradizione apostolica se ne intendeva, essendo stato discepolo di Policarpo, che fu discepolo di san Giovanni Apostolo), Papa Benedetto XV Della Chiesa e monsignor Brunero Gherardini.
RispondiEliminaMa gli esempi storici non sono ragioni teologiche. Quelle sono state lucidamente esposte da Matteo Silvestrini ed altri anonimi, e per questa chiarezza siamo loro grati. I casi storici affastellati da de Mattei non dimostrano nulla, perche' da quegli esempi risulta comunque che un Papa per essere tale dev'essere consacrato vescovo di Roma; e se ha esercitato alcuni poteri subito dopo l'elezione, cio' e' stato possibile solo in vista dell'imminente consacrazione.
P.S. - Scusate, mi era sfuggita questa chicca: "Il primo titolo del Papa, quello di vescovo di Roma, ricorda L'ORIGINE DELL'ELEZIONE PAPALE, che avviene da parte di cardinali che rappresentano il clero romano."
RispondiEliminaORIGINE??? Ma di cardinali elettori si e'cominciato a parlare dopo l'anno 1000; allora, secondo il prof.de Mattei, L'ORIGINE dell'elezione papale sarebbe da collocarsi dopo l'anno 1000? e da san Pietro fino al 1062 - data comunemente accettata,vedansi gli interventi qui sopra - c'era o non c'era il Papa?
Un'occhiatina rapida rapida al Liber Pontificalis Romanae Ecclesiae dira' che c'era il clero romano che eleggeva il proprio vescovo, il quale in quanto vescovo di Roma era anche Papa - e certo non sfugge al prof. de Mattei, che insegna storia del cristianesimo, che fino a tutto il secolo VI almeno - certo ancora con Gregorio di Tours - "papa" voleva dire "vescovo".
Mi sembra che sbagliate prospettiva. San Pietro era già papa prima di raggiungere Roma. Era già papa ad Antiochia. Se Roma cesserebbe di esistere non per ciò cesserebbe il papato. Diciamo in termini tomistici che il papa è la sostanza e l'essere vescovo di Roma l'accidente.
RispondiEliminaNonostante l'ipotetica al condizionale, ritengo valida e chiara questa concezione che stravolge la prassi e la storia. E' auspicabile un concilio ecumenico che si occupi di definire dommaticamente la figura del papato come un vero e proprio sacramento. Un papato senza sede sarebbe la soluzione ideale per non confonderlo con l'episcopato. Rilevo che l'elezione riservata ai soli cardinali è una prassi del secondo millennio, che ha nociuto per molti versi all'unità della Chiesa voluta da Cristo. Io ritengo che il papa deve essere designato dal predecessore, così come Pietro fu designato da Cristo. Il mandato fu conferito alla persona non alla sede.
EliminaNon è corretto dire che "era già papa", è più corretto affermare che deteneva già il primato prima di essere vescovo di Roma. Ripeto: teologicamente è il sangue del martirio che fa dell'ultima sede di Pietro la sede del Primato. Quando Gesù dice la famosa frase "tu es petrus..." usa il futuro: "aedificabo". Teologicamente la Chiesa si edifica pienamente solo col martirio del principe degli apostoli a Roma e la conseguente fase apostolica-episcopale della chiesa della seconda generazione, quella che ha conosciuto gli apostoli ma non il Cristo storico. Lo stesso discorso vale, per esempio, per gli altri apostoli, che furono apostoli prima di essere vescovi. Ma oggi non esistono, per la teologia cattolica, apostoli strictu sensu, che non siano vescovi. Tutti i sucessori degli apostoli sono vescovi e vescovi di una data sede. Il principe degli apostoli è Pietro e la sede che consegna è quella di Roma. La proposta di un papato super sedes è una proposta avanzata, paradossalmente, da ambienti ecumenici che, per influenze di tipo protestante, tendono a eliminare il legame teologico che lega le sedi vescovili alla successione apostolica. In campo protestante riformato, per esempio, l'apostolicità è diffusa tra i diversi ministeri e non è legata ad alcuna sede territoriale. Ogni ministro, pastore, anziano ecc... è sucessore degli apostoli. Per questo alcuni teologi ecumenisti protestanti hanno proposto la creazione di un "ministero dell'unità" o "ministero petrino", da affidare o al vescovo di Roma, o ad un personaggio super partes eletto dalle diverse chiese. Quindi attenzione, che De Mattei sia protestante? (scherzo)
EliminaIn realtà è sempre avvenuto così: il predecessore ha sempre fissato le norme per eleggere il successore, non indicando la persona ma semmai una rosa di possibili successori. La monarchia adottiva, come sperimentata per l'impero romano con gli Antonini, creerebbe altri problemi per l'unità della chiesa, ragione che ai papi fu impedita questa facoltà ai tempi di papa Virgilio.
RispondiEliminaQuesto articolo è stato scritto, io credo, dopo una riflessione che il prof. De Mattei non dice direttamente ma fa evincere tra le righe. Questa è l' IPOTESI (plausibile):
RispondiEliminaB. XVI si è dimesso da vescovo di Roma(rileggete bene le sue dimissioni), ma non dal munus petrino.
Cioè il munus del "soffrire e pregare" è suo, il governo attivo del nuovo eletto.
B XVI ha messo alla prova i cardinali e nessuno ha notato che lui si è dimesso dal solo episcopato, da confrontare in tal senso tutte le rinunce passate (es. Celestino V) dove chiaramente si sono dimessi da sommo pontefice.
In questo senso, Bergoglio correttamente si chiama spessissimo vescovo di Roma:sta dicendo la verità, quindi.