Nell'omelia quotidiana del 20 dicembre il Papa ha
presentato Maria Santissima come icona del Silenzio che copre il
Mistero di Dio. Facendo riferimento all'atteggiamento di fede della
Vergine Maria al Calvario, il Pontefice si è espresso con queste
parole:
“Il Vangelo non ci dice nulla: se (Maria) ha detto una parola o no… Era silenziosa, ma dentro il suo cuore, quante cose diceva al Signore! ‘Tu, quel giorno – questo è quello che abbiamo letto – mi hai detto che sarà grande; tu mi ha detto che gli avresti dato il Trono di Davide, suo padre, che avrebbe regnato per sempre e adesso lo vedo lì!’. La Madonna era umana! E forse aveva la voglia di dire: ‘Bugie! Sono stata ingannata!’: Giovanni Paolo II diceva questo, parlando della Madonna in quel momento. Ma Lei, col silenzio, ha coperto il mistero che non capiva e con questo silenzio ha lasciato che questo mistero potesse crescere e fiorire nella speranza”.
Due domande sorgono alla mia mente.
La prima domanda è certamente dettata dalla mia
ignoranza: in quale documento/discorso Giovanni Paolo II ha
attribuito queste parole alla Vergine Maria?
Cercando qui e là ho potuto rileggere questa
riflessione di Giovanni Paolo II:
"Tale benedizione raggiunge la pienezza del suo
significato, quando Maria sta sotto la Croce di suo Figlio (Gv
19,25). Il Concilio afferma che ciò avvenne «non senza un
disegno divino»: «Soffrendo profondamente col suo Unigenito e
associandosi con animo materno al sacrificio di lui, amorosamente
consenziente all'immolazione della vittima da lei generata», in
questo modo Maria «serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino
alla Croce»: l'unione
mediante la fede, la stessa fede con la quale aveva accolto la
rivelazione dell'angelo al momento dell'annunciazione. Allora si era
anche sentita dire: «Sarà grande..., il Signore Dio gli darà il
trono di Davide suo padre..., regnerà per sempre sulla casa di
Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (Lc 1,32). Ed ecco,
stando ai piedi della Croce, Maria è testimone, umanamente parlando,
della completa smentita di queste parole. Il suo Figlio agonizza su
quel legno come un condannato. «Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori...; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima»:
quasi distrutto (Is 53,3). Quanto grande, quanto eroica è
allora l'obbedienza della fede dimostrata da Maria di fronte agli
«imperscrutabili giudizi» di Dio! Come «si abbandona a Dio»
senza riserve, «prestando il pieno ossequio dell'intelletto e della
volontà» a colui, le cui «vie sono inaccessibili» (Rm
11,33). Ed insieme quanto potente è l'azione della grazia nella
sua anima, come penetrante è l'influsso dello Spirito Santo, della
sua luce e della sua virtù! Mediante questa fede Maria è
perfettamente unita a Cristo nella sua spoliazione. Infatti, «Gesù
Cristo, ... pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro
geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo
la condizione di servo e divenendo simile agli uomini»: proprio sul
Golgota «umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e
alla morte di Croce» (Fil 2,5). Ai piedi della Croce Maria
partecipa mediante la fede allo sconvolgente mistero di questa
spoliazione. È questa forse la più profonda «kenosi» della
fede nella storia dell'umanità. Mediante la fede la madre partecipa
alla morte del Figlio, alla sua morte redentrice; ma, a differenza di
quella dei discepoli che fuggivano, era una fede ben più illuminata.
Sul Golgota Gesù mediante la Croce ha confermato definitivamente di
essere il «segno di contraddizione», predetto da Simeone. Nello
stesso tempo, là si sono adempiute le parole da lui rivolte a Maria:
«E anche a te una spada trafiggerà l'anima»" (Redemptoris
Mater 18).
Salvo miglior giudizio,
non mi pare affatto che le parole di Giovanni Paolo II corrispondano
a quelle attribuitegli da papa Francesco. La fede di Maria viene è
detta "eroica" e "ben più illuminata" rispetto a
quella degli altri discepoli. Nessuna allusione a eventuali dubbi
della Vergine.
La seconda domanda
riguarda invece il più ampio contesto della Rivelazione e della
teologia: su quali argomenti teologici si basa il Pontefice per
pronunciare un giudizio così prorompente sulla Beata Vergine Maria?
Non ci è dato saperlo.
Se i dubbi e le domande
di Maria (che, così formulate, non esiterei a definire blasfeme) non
trovano supporto nella Rivelazione, si collocano invece perfettamente
nel contesto del pensiero bergogliano più volte espresso.
La fede, per essere
autentica deve conoscere l'incertezza:
"Sì,
in questo cercare e trovare Dio in tutte le cose resta sempre una
zona di incertezza. Deve esserci. Se una persona dice che ha
incontrato Dio con certezza totale e non è sfiorata da un margine di
incertezza, allora non va bene. Per me questa è una chiave
importante. Se uno ha le risposte a tutte le domande, ecco che questa
è la prova che Dio non è con lui. Vuol dire che è un falso
profeta, che usa la religione per se stesso. Le grandi guide del
popolo di Dio, come Mosè, hanno sempre lasciato spazio al dubbio. Si
deve lasciare spazio al Signore, non alle nostre certezze; bisogna
essere umili. L’incertezza si ha in ogni vero discernimento che è
aperto alla conferma della consolazione spirituale" (intervista
alla Civiltà Cattolica).
Il
papa ha conosciuto l'incertezza:
"Chi
di noi – tutti, tutti! – chi di noi non ha sperimentato
insicurezze, smarrimenti e perfino dubbi nel cammino della fede?
Tutti! Tutti abbiamo sperimentato questo: anche io. Tutti. E’ parte
del cammino della fede, è parte della nostra vita. Tutto ciò non
deve stupirci, perché siamo esseri umani, segnati da fragilità e
limiti. Tutti siamo fragili, tutti abbiamo limiti: non spaventatevi.
Tutti ne abbiamo!” (Udienza generale, 30 ottobre 2013).
Si
oserà allora strappare la Madonna ai dubbi e all'incertezza,
attribuendole una fede autoreferenziale, dogmatica e perciò,
inautentica? Non sia mai!
DR
Alla fine il Cuore Immacolato di Maria trionferà e non c'è e non ci sarà nessuna "incertezza"...non manca molto...
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