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martedì 6 marzo 2012

Riflessioni critiche sui riti neocatecumenali e all'obbligo di "fedeltà alle norme liturgiche della Chiesa"

Ai Neocatecumenali: riflessioni de iure liturgico
di Guglielmo di Occam, dal blog Scuola Ecclesia Mater del 1° marzo 2012


«Osservanza fedele alle norme della Chiesa»: un inciso non irrilevante è quello che Benedetto XVI include non raramente nei discorsi che rivolge alla numerose Comunità del Cammino Neocatecumenale presenti alle udienze pontificie.
L'invito più recente a prestare un'adesione piena al Diritto della Chiesa risale allo scorso 20 gennaio e riguarda l’ambito liturgico. Il Santo Padre, in occasione dell'approvazione delle celebrazioni - "non strettamente liturgiche" - di questo itinerario di iniziazione cristiana, ribadiva ai membri del Cammino che nella Celebrazione eucaristica i Libri liturgici «vanno seguiti fedelmente, con le particolarità approvate negli Statuti del Cammino». La stessa precisazione è contenuta all'interno del medesimo Statuto all'art. 13 §3.

Senza nulla togliere alla preziosità del carisma e ai cospicui frutti spirituali che sta suscitando in tutto il mondo, desideriamo qui rilevare alcune incongruenze liturgiche che, con costante regolarità, si verificano diffusamente all'interno delle Sante Messe celebrate nelle piccole comunità del Cammino.

Partiamo dalle più rilevanti: le cosiddette "risonanze", ovvero quegli interventi di fedeli laici che, prima dell'omelia del ministro ordinato, condividono pubblicamente quanto le letture ascoltate nella Liturgia della Parola hanno detto alla loro vita. I membri del Cammino continuano ad essere indebitamente persuasi che gli Statuti le ammettano nella Santa Messa. Anche un occhio miope non avrà difficoltà a scorgere che gli Statuti non le contemplano affatto all'interno della Celebrazione Eucaristica (ma solo nella celebrazione settimanale della Parola [cfr. artt. 11 §2, 13]). E inoltre, nessun Libro liturgico fa un benché minimo accenno a tali pronunciamenti. Anzi! Sono espressamente vietati dal Magistero. Per una immediata e inconfutabile conferma si possono leggere alcuni documenti come la Ecclesiae de Mysterio (art. 3, §§ 2 e 3) e laRedemptionis Sacramentum(n. 74).

Un'altra questione decisamente non secondaria riguarda la genuflessione all'interno della Celebrazione eucaristica. Essa è prevista dai Libri liturgici al momento della consacrazione, se lo permettano lo stato di salute del fedele, le condizioni di spazio fisico, o altri ragionevoli motivi (cfr. OGMR, n. 43). Ebbene, nelle Messe con il Cammino vi è una consuetudine, una sorta di regola non scritta, secondo la quale si debba necessariamente rimanere in piedi, conservando una "posizione da risorti". Anche qui non è difficile reperire quanto autorevolmente insegna la Chiesa.

Non sembra fuori luogo nemmeno un riferimento alla concessione esplicita che la Santa Sede ha fatto al Cammino circa la distribuzione della Santa Comunione. Da quanto si evince dallo Statuto, i membri del Cammino La ricevono sotto le due specie, in piedi, restando al proprio posto (cfr. art 13 §3). Poiché non vi sono ulteriori precisazioni in merito, bisogna ricorrere a quanto previsto dai Libri liturgici per una corretta distribuzione della Comunione. Innanzitutto, è a discrezione del presbitero celebrante decidere come distribuire la Santa Comunione sotto le due specie. Le modalità previste sono due: a) il fedele riceve prima il Corpo di Cristo (in bocca o sul palmo della mano sinistra) e poi il ministro gli porge il calice dal quale beve; b) il fedele riceve dal ministro il Corpo di Cristo intinto nel Sangue. Non è contemplato che i fedeli ricevano prima in mano il Pane Eucaristico e, custodendoLo fino a che la distribuzione sia terminata, tutti insieme poi se ne cibino. Non si tratta di esigenze da galateo! Non è ammesso che alcuno trattenga, pur per qualche istante, l’Eucaristia nelle proprie mani, ma bisona consumarLa immediatamente.
C’è anche da chiarire un ulteriore “dettaglio”. I fedeli che intendono comunicarsi, al momento della Comunione, non possono accomodarsi e attendere seduti che il ministro li raggiunga con le Specie eucaristiche per poi alzarsi e riceverle. Coloro che devono ricevere la Santa Comunione, La aspettano in piedi e, una volta ricevutaLa, si inginocchiano o si sedono per il ringraziamento.
Ancora in merito al Sacramento dell’Eucaristia c’è un particolare non trascurabile su cui soffermarsi. Il presbitero che celebra la S. Messa per le piccole comunità del Cammino Neocatecumenale non si ciba del Corpo di Cristo insieme agli altri fedeli, ma prima di essi, come prescrive l’Ordinamento Generale del Messale Romano (cfr. n. 86).

Raramente poi l’Eucaristia è celebrata dalla piccola comunità in chiesa o in una cappella annessa ad essa. Anche se la chiesa è libera, si predilige celebrarLa piuttosto in locali parrocchiali alternativi alla chiesa stessa. Quando ciò avviene regolarmente, e non ad actum, deve essere esplicitamente concesso dal Vescovo diocesano. Bisogna quindi verificare che Egli abbia permesso che l'Eucaristia venga ordinariamente celebrata in una stanza o in un luogo opportuno che non sia la chiesa.
Nelle poche occasioni in cui la piccola comunità celebra l’Eucaristia in chiesa o in una cappella parrocchiale, all’altare fisso, quello benedetto dal Vescovo, è preferito un banco che - immancabilmente - viene posto nel centro dello spazio liturgico. Non viene così riconosciuta la dignità dell'altare, pietra sacrificale in cui Cristo si immola per noi.

Può risultare interessante anche riflettere su alcuni abusi, di minore entità rispetto a quelli precedentemente analizzati, ma pur sempre inopportuni.
Nell’Eucaristia celebrata nelle piccole comunità si dà non poco rilievo alle monizioni. Secondo quanto insegna la Chiesa esse sono brevi didascalie, opportune ma non necessarie, che un ministro ordinato o un laico può rivolgere all’assemblea per predisporre e introdurre i fedeli a meglio comprendere le letture che la Liturgia propone. I Libri liturgici vietano di farle dall'ambone perché la dignità di esso esige che ad esso acceda solo il ministro della Parola (cfr. OGMR 309). Nelle Eucaristie del CN le monizioni sono spesso lunghe, ridotte contenutisticamente a testimonianze su ciò che quella Parola ha suscitato nel cuore di colui che la comunica. L’identità liturgica della monizione viene così snaturata e l'ambone diventa piuttosto uno "speakers' corner".

Come sottolineavamo all’inizio quelle riportate sono solo alcune infedeltà celebrative che si registrano nelle Celebrazioni eucaristiche del Cammino. Siamo ben consapevoli che non sono esclusive dei seguaci di Kiko. A malincuore le pratiche abusive nel Culto liturgico sono sempre più diffuse. Questi errori dipendono soprattutto da una incuria celebrativa per nulla esemplare di non pochi prelati, pur autorevoli. Le riflessioni qui proposte scaturiscono da quanto autorevolmente afferma il Concilio Vaticano II: «a nessun altro assolutamente, nemmeno se sacerdote, sia lecito aggiungere o togliere o mutare qualcosa in materia liturgica» (Cost. dogmatica Sacrosanctum Concilium n. 22). Ciò è ribadito anche in Redemptionis Sacramentume in altri documenti magisteriali.

Nella Santa Messa, allora, i fedeli tutti rispettino debitamente quanto previsto dalle norme dei Libri liturgici. Le rubriche, infatti, non costituiscono indicazioni facoltative per i ministri e gli altri membri dell’assemblea liturgica, bensì prescrizioni obbligatorie che devono accuratamente essere osservate. Non si tratta di essere “schiavi della legge”! Gli stili celebrativi che introducano innovazioni liturgiche arbitrarie non solo generano confusione dividendo i fedeli, ma ledono l’autorità della Chiesa nel venerando patrimonio della sua secolare Tradizione liturgica, nonché l’intima unità della comunione ecclesiale.


Grazie al lettore che ci ha segnalato questo articolo.

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