Da un anno e mezzo ad Amiens, in Francia, accade questo: la comunità lefebvriana è stata sfrattata dai locali che utilizzava come cappella, e si è rivolta all'Arcivescovo per chiedere di poter utilizzare una delle decine di chiese ed oratori dove non si celebra mai messa, per carenza di sacerdoti e di praticanti.
La risposta è stata negativa e questi fedeli celebrano le loro Messe tridentine all'aperto, sotto il clima inclemente del nord della Francia. Allo stesso tempo, come avevamo già scritto due mesi fa, questa situazione è un formidabile colpo mediatico e di pubbliche relazioni per i lefebvriani, che hanno agio di mostrarsi perseguitati ed attirare così simpatie, di mostrare la loro forza e coesione (anche col tempo peggiore, non sono mai meno di qualche centinaio), e di smascherare l'ipocrisia di prelati che si sciacquano continuamente la bocca con parole come "tolleranza", "accoglienza dell'altro", "amore", e poi tengono chiuse le porte di chiese abbandonate con la gente fuori al freddo. Ad esempio durante la "settimana per l'unità dei cristiani" del gennaio 2008, mentre fuori qualche centinaio di fedeli lefebvriani gelava, all'interno della cattedrale il celebrante durante la Messa grande ha avuto il coraggio di predicare alla cinquantina di fedeli presenti (sic: già questo dà l'idea di come la Chiesa francese sia moribonda) la necessità di aprirsi ai "fratelli separati". Se l'è cercata: due fedeli, per giunta 'ordinari', ossia abituali praticanti della cattedrale, lo hanno contestato durante la predica per l'evidente incongruenza col fatto di tenere al freddo tanti credenti.
E quando, quest'inverno, il ghiaccio sul sagrato ha impedito di celebrare e i lefebvriani sono entrati nella cattedrale a celebrare ad un altare laterale, tanto la cattedrale era vuota (d'inverno per risparmiare il riscaldamento le Messe sono celebrate in una cappella, tanto i fedeli sono pochi...), il parroco ha pensato bene di presentar querela.
Questa la situazione. La revoca delle scomuniche, non ha cambiato di una virgola l'attitudine della diocesi. Ecco un filmato che riprende la Messa "sul marciapiede" di domenica scorsa, sotto la pioggia gelida.
Si comprendono allora appieno le parole di ieri del Papa:
E non dobbiamo forse ammettere che anche nell’ambiente ecclesiale è emersa qualche stonatura? A volte si ha l’impressione che la nostra società abbia bisogno di un gruppo almeno, al quale non riservare alcuna tolleranza; contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio. E se qualcuno osa avvicinarglisi – in questo caso il Papa – perde anche lui il diritto alla tolleranza e può pure lui essere trattato con odio senza timore e riserbo.
d'accordo, anche dopo la revoca della scomunica i lefebvriani continuano a vivere in una sorta di ghetto morale sorvegliato dai kapò catto - progressisiti. Però voglio dare una buona notizia: nella diocesi di Ivrea, a Montalenghe, c'è una comunità della FSSPX e i rapporti fra sacerdoti lefebvriani e vescovo del luogo sono buoni. Alessandro
RispondiEliminaBisogna ricordare anche queste parole del Papa :
RispondiElimina“Il fatto che la Fraternità San Pio X non possieda una posizione canonica nella Chiesa, non si basa in fin dei conti su ragioni disciplinari ma dottrinali. Finché la Fraternità non ha una posizione canonica nella Chiesa, anche i suoi ministri non esercitano ministeri legittimi nella Chiesa.”
Quando, terminati i colloqui dottrinali in modo positivo, i lefebvriani saranno ritornati in piena comunione con Roma, allora certo che le porte delle chiese si apriranno.
Non è ingenuo pensare che con la semplice remissione della scomunica si producano all'istante buoni rapporti tra FSSPX e curie vescovili? Alle spalle ci sono decenni di tensioni e di rigidità da ambo le parti. Occorrerà tempo e soprattutto occorrerà il pieno rientro della Fraternità in seno alla Chiesa: sussiste ancora un problema di legittimità, come fa notare il Papa, e noi sappiamo quanto le pretestuosità canonicistiche siano sfruttate da questo o da quel vescovo, quando fa comodo (ma se si tratta di cedere la chiesa in prestito d'uso ai maomettani, canoni e norme restano lettera morta).
RispondiEliminaChissa perché il clero francese, con una percentuali di praticanti che è sotto all'uno per cento non si è ancora fatto un esame di coscienza.
RispondiEliminaPossibile che proprio in quelle terre li le cose vadano bene alla fraternità e male alle diocesi? Che sia un caso=?
Indipendentemente dal fatto oggettivo della persistenza di una situazione ancora di non completa conciliazione, con che cuore queste pretacci modernisti e ipocriti lasciano fuori, al freddo e al gelo, vecchi e bambini? Non è crudeltà questa?
RispondiEliminaE -si noti- non è che le funzioni celabrate dai Sacerdoti della FSSPX siano cose non cattoliche... ANZI!!! Però no, nella chiesa vaticanosecondista non è ammesso nulla della nostra gloriosissima tradizione!
Piuttosto si danno le chiese ai fratelli musulmani per celebrare la fine del Ramadam o agli evengelici per le loro funzioni.
O si sentono insigni presuli "caporito" (grossomodo suppergiù cattolici) invocare "una moschea in ogni quartiere".
Solo la tradizione non ha diritto alcuno.... chissà come mai... mah... ai posteri l'ardua sentenza.
Spero che le sagge parole del Papa facciano riflettere (e vergognare) qualche mitrato, cui la testa -finora- è servita solo per portare a spasso la mitra.
Non solo ai lefebvriani, ma anche a sacerdoti e fedeli "in piena comunione" si negano le chiese.
RispondiEliminaPoi però si danno agli scismatici, ai luterani (come la chiesa di S. Pietro Martire a Verona, di cui il santo ucciso dai Catari è patrono)
ai musulmani ecc.
L'ecumenismo si fa con chi ha distrutto la Chiesa o con i suoi nemici storici o comunque a chi non è cristiano. Con chi nessuna verità nega, no.
Situazioni simili a quella di Amiens ce ne son tante, anche da noi; e se i fedeli non devono sopportare il freddo e il gelo del tempo devono però sopportare il freddo e il gelo del Novus Ordo a cui sono obbligati a partecipare da un Vescovo come quello di Tempio-Ampurias che con protervia non vuol concedere la messa antica, da otto anni ripetutamente richiestagli.
RispondiEliminaE Roma non fa sentire la propia voce, ad Amiens, come a Tempio.
E così il vescovo di Amiens, come quello di Tempio, continuano a fare i signorotti feudali trattando certi fedeli come servi della gleba. Il tutto in nome della carità evangelica che il Vaticano II ha riportato nella Chiesa.
g.nicola lentini
Che paradosso! Chi ama la Tradizione, lo splendore del sacro e la bellezza del e nel rito è condannato a usare improbabili tensiostrutture, sedie di plastica e pianole elettriche (ma non usate l'organo per il gregoriano! è un uso invalso da qualche secolo, ma è un'assurdità!), mentre chi disdegna la Tradizione, lo splendore del sacro e la bellezza del e nel rito dispone di una cattedrale gotica con svariate cappelle minori...
RispondiEliminaI cattolici, anche oggi, son abituati alle catacombe.
RispondiEliminaCaro NIC, deciditi: Lentini o LentinU. Con quella "i" finale mi sembra di parlar ad altra persona dopo anni.
Questi modernisti si sono impadroniti delle nostre chiese e tengono fuori i cattolici fedeli alla Chiesa..
RispondiEliminacari colleghi cibernauti, date 1 occhiata al sito della radio vaticana. Essa ha intervistato tre vescovi (1 tedesco, 1 francese, 1 svizzero) che appartengono a quegli episcopati che hanno gettato la croce addosso al Papa. Il vescovo tedesco fa tenerezza: fa capire che il Papa deve spiegare al collegio episcopale le proprie decisioni! Poverino! Che candore! Anni e anni di studio non gli hanno insegnato che il Papa deve solo spiegare a Dio che cosa fa e perchè decide di farlo. Il Papa non deve spiegazioni a nessun uomo. MAI. Alessandro
RispondiEliminaGianni, Alessandro, ricordatevi che la Chiesa è la casa della comunione. Non lanciate anche voi scomuniche e minacce. Imitate il papa: attira più un cucchiaio di miele che un barile d'aceto...
RispondiEliminaCi si può commuovere della situazione logistica quanto volete, ma un prete sospeso a divinis, visto e considerato che si dice cattolico, proprio per amore e rispetto al papa, dovrebbe astenersi dal celebrare. O sbaglio?
caro don Tiddi, dovrebbe astenersi dal celebrare oppure no anche il prete cattolico non scomunicato nè sospeso a divinis ma che vive more uxorio con una donna (mi riferisco al caso di un decano della diocesi di Linz)? Alessandro
RispondiEliminaBhe, nel caso citato servirebbe ben altro: ci vorrebbe una bella CONVERSIONE! Una grossa CONFESSIONE(se si ricorda come si fa) e naturalmente una seria RIPARAZIONE dello scandalone che ha combinato.
RispondiEliminaPoi che dica pure la S. Messa, andrò ad ascoltarla con fervore.
caro don Tiddi, anche gli ortodossi sono sospesi a divinis? Se si, perchè continuano a celebrare la Messa ed amministrare i sacramenti da più di 10 secoli? Se si, perchè nel Catechismo della Chiesa Cattolica c'è scritto che i loro sacramenti sono veri e validi sacramenti? I sacramenti degli ortodossi sono veri e validi e quelli dei lefebvriani no? Per favore, non raccontiamoci delle barzellette! Tieni presente che non appartengo nè ai lefebriani nè a movimenti tradizionalisti come Una Voce. Alessandro
RispondiEliminaGentile don Tiddi, lei ha ragione quando ricorda che i cristiani dovrebbero evitare di crocifiggere i fratelli, anche solo verbalmente. Lo spirito manifestato dalla lettera di Benedetto XVI e raccolto, sembra, da monsignor Fellay risponde senz'altro alla retta via.
RispondiEliminaPerò ammetterà anche lei che un po' di farisaismo c'è in chi invoca il rigore della forma quando serve a stroncare l'odioso fratello ipertradizionalista e invece largheggia quando le infrazioni portano acqua, foss'anche melmosissima, al suo molino! Lo spiega anche il Papa nella sua toccante lettera:
"A volte si ha l’impressione che la nostra società abbia bisogno di un gruppo almeno, al quale non riservare alcuna tolleranza; contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio. E se qualcuno osa avvicinarglisi – in questo caso il Papa – perde anche lui il diritto alla tolleranza e può pure lui essere trattato con odio senza timore e riserbo."
Aprire le chiese ai macomettani, ai protestanti, alle danze pakistane ( visto personalmente a San Lorenzo in Milano), ai recital di poesia profana tenuti da attori ostentatamente atei, ad abusi liturgici di ogni sorta - e potremmo seguitare all'infinito - per poi chiuderle ai lefebvriani atteggiandosi a tutori dell'ortodossia non è né serio né credibile.
E aggiungerò che non c'è bisogno di essere né lefebvriani né criptolefebrviani per provare rammarico di fronte alla durezza di cuore di certi vescovi: se pure fosse intesa a ricambiare durezze di cervice dell'altra parte, resta un elemento squalificante in un pastore.
Vi metto in link, il sito della Conferenza episcopale svizzera, che cerca di speigare il suo comportamento ma sopratutto il link al discorso che l`abate di Einsiedeln ha tenuto a Lucerna davanti a chi contestava con violenza e volgarità il Santo Padre.
RispondiEliminaNon ho parole per dire la mia delusione!
Giudicate voi!
http://www.kath.ch/sbk-ces-cvs/text_detail.php?nemeid=111758&sprache=f
http://www.kath.ch/sbk-ces-cvs/aktuell.php?sprache=f
Si è vero a volte si ha la sensazione di avere più rispetto per i musulmani , i buddisti, gli induisti, i protestanti che con i seguaci di Mons . Lefebrve.
RispondiEliminaFacciamoci tutti un esame di coscienza su quello che è successo.
preghiamo S. giuseppe, Patrono della Chiesa e del concilio Vaticano II perchè assista il nostro papa bendetto XVi e tutti quelli che sinceramente hanno a cuore le sorti del cristianesimo in Europa.
Perché tanto astio e preclusione contro i lefebvriani? Per la stessa ragione per la quale chi ha un negozio non vorrebbe nella sua stessa via un negozio identico gestito da qualcuno più bravo di lui. Chi ha paura della concorrenza non è certamente molto convinto delle proprie capacità e della bontà della merce che vende. Chiedo scusa per il paragone molto profano, ma i meccanismi psicologici in atto sono questi. Se fossero convinti che i lefebvriani sono poveri tapini con un seguito di quattro gatti, un posto per celebrare probabilmente glielo troverebbero, ma sanno bene che non è così. Lo dico pur convinto che i lefebvriani dopo il motu proprio farebbero bene a concludere la loro secessione e a rientrare nella Chiesa senza porre troppo condizioni, a parte la richiesta di una ragionevole autonomia che del resto viene concessa a destra e a manca.
RispondiEliminaCaro don Tiddi non usare due pesi e due misure. come si fa a negare una chiesa non dico a preti sospesi, ma a tanti cattolici che non chiedono altro che un loro diritto e a offrire un'altra chiesa a scismatici ed eretici, come a Verona. Tu mi dirai non usare termini così formali, va bene sono fratelli separati, e gli altri cosa sono? Bestie, da lasciare al freddo e al gelo? Ma andiamo avanti con questo ecumenismo...
RispondiEliminaLa realtà è che mons. Lefebvre e i suoi non han mai accettato la sospensione e la scomunica.
RispondiEliminaCosa cosa chiedevano all'inizio della loro esperienza (avevano accettato il messale del 1965 che era stato introdotto introdotto nel seminario)a Paolo VI nel 1970? Di poter ricorrere alla Messa di S. Pio V, dopo la riforma liturgica, come strumento di santificazione, visto che mai era stata abrogata. Ma Paolo VI negò questa concessione ad un vecchio vescovo missionario che aveva civilizzato e portato a Cristo tanta parte di Africa.
Ora si è dimostrato ad opera di un altro pontefice quel che Lefebvre, ma anche tanti cardinali, a partir da Ottaviani, affermavano: il messale tridentino non era mai stato abrogato. Quindi il tutto è nato da un errore giuridico e dal gravissimo difetto d'amore di Paolo VI. Era un errore resistere ad un Papa che poneva in essere un atto ed una volontà privi di fondamenta giuridiche e teologiche?
Il resto, come accade in questi casi, è una conseguenza di quell'iniquità. I fallimenti dei precedenti tentativi son dovuti a molteplici cause, che in qualche modo ho altrove appema accennato.
Ora è il momento che tutti aspettavamo: chiarezza su documenti conciliari dubbi (e lo sono anche per alcuni tra i più grandi teologi viventi, come mons. Brunero Gherardini, mio antico maestro e grande amico) e, sulla base di una lettura alla luce della Tradizione e non di un presunto spirito del Concilio, e su interpretazione ufficiale del Papa, la riconciliazione.
Purché l'ex S. Uffizio non si comporti come si compoertò sotto Seper.
Illegittimità, illecito....sono due termini diversi non sinonimi...sarebbe duopo forse specificare in questi termini che la situazione della FSSPX è di illegittimità, termine usato dal Pontefice e non illecito...
RispondiEliminaIllegittima perchè non ha un posto nella Chiesa, ma valida nella sua somministrazione dei Sacramenti...
Che io sappia l'invalidità che farebbe scattare un giustificato rifiuto nel concedere un posto dove celebrare, è se si commette un illecito, ma non è il caso della FSSPX...
dice infatti il Papa:
"la Fraternità non ha alcuno stato canonico nella Chiesa, e i suoi ministri – anche se sono stati liberati dalla punizione ecclesiastica – non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa."
ergo...se il Vescovo della Diocesi in cui esiste un gruppo di tale Fraternità avesse AMORE per i Sacramenti e per la Messa, userebbe quella tolleranza richiesta dal Papa nella Lettera
"Possiamo noi semplicemente escluderli, come rappresentanti di un gruppo marginale radicale, dalla ricerca della riconciliazione e dell’unità? Che ne sarà poi?"
per concedere ospitalità NON tanto alla FSSPX in sè MA AL SACRAMENTO che ivi si celebra e che è valido...
Come è stato fatto osservare si "prestano" le chiese e il Duomo a tutti, fuorchè a un gruppo CATTOLICO "MARGINALE" che celebra i medesimi Sacramenti?
e che Pace ti vuoi invocare qando sono i SACRAMENTI AUTENTICI ad essere sfrattati dalle Chiese solo perchè si ha in odio la FSSPX?
l'ANONIMO DELLE 17,53 SONO IO: HO DIMENTICATO DI SCRIVERE IL NOME.
RispondiEliminaCara Luisa,
RispondiEliminagrazie della segnalazione.
Il discorso dell'abate riportato dalla conf. episcopale elvetica è assai più misurato di quanto apparisse dalle notizie di stampa, anche da noi riprese. V'è da chiedersi quindi se non si tratti di un testo "espurgato" ad usum delphini, e se nel corso della manifestazione non fossero state aggiunte frasi più forti.
A tratti, nel testo scritto, pare perfino invitare i presenti a una qualche tolleranza verso la FSPPX (laddove dice che qualcosa di buono può anche arrivare da dove uno non se l'aspetterebbe affatto).
Certo, però, che il nudo fatto della sua presenza come delegato della conf. episcopale a una manifestazione contro il Papa, resta difficile da digerire.
"Era un errore resistere ad un Papa che poneva in essere un atto ed una volontà privi di fondamenta giuridiche e teologiche?".
RispondiEliminaMa allora al papa si obbedisce solo quando giudichiamo accettabile quello che dice? Certo, a un papa che chiedesse cose contrarie alla fede e alla morale non obbediremmo in nessun caso. Ma Paolo VI chiese mai cose di questo tipo? Era contrario alla fede e alla morale chiedere che si celebrasse con un nuovo messale? Possiamo dire con il senno di poi che non era una buona idea e che ne sono venute iatture a non finire, ma giuridicamente Paolo VI era nel suo pieno diritto.
Io ho semplicemente posto la domanda che si sono sempre posti Lefebvre ed i suoi.
RispondiEliminaIl problema non è se Paolo VI avesse o no il diritto di creare un nuovo rito, ma se aveva il diritto di abrogare un messale che s'avvale d'un indulto perpetuo, e, soprattutto, una tradizione immemorabile.
Ma lasciamo perdere anche questo.
Il Messale di Pio V fu abrogato? il card. Ottaviani sin dal 1971 disse pubblicamwente che a sua scienza mai c'era stato un provvedimento giuridico di abrogazione.
La commissione cardinalizia del 1986 istituita da Giov. Paolo II ha dichiarato altrettanto.
Quindi Lefebvre aveva ragione a dire che il Messale mai era stato abrogato e pertanto, come ha detto la commissione sopra citata e come ora sappiamo per bocca del pontefice regnante, avrebbe dovuto essere utilizzato senza divieti. Insomma fu conculcato un diritto di sacerdoti, vescovi e fedeli.
Che poi Paolo VI l'abbia fatto in buona o cattiva fede, è tutt'altro discorso. In foro interno non entro. Certo dichiarò a Jean Guitton che voleva il nuovo rito per eliminare tutte le pietre d'inciampo nel dialogo coi protestanti.
Cosa doveva levar dalla Messa per venire incontro ai protestanti?
Spiegatemelo un po' voi.
Quindi non è che si debba ubbidire al Papa solo quando ci fa piacere, si deve ubbidire sempre, ma sempre restando nell'ambito del diritto e del bene della Chiesa.
Gli effetti disastrosi della nuova Messa, già nel '70 furono previsti e denunciati. Quindi il giudizio non è a posteriori. Sono abbastamza vecchio: questa battaglia l'ho combattuta in prima persona insieme agli amici di Una Voce.
Lasciando stare coloro che come ortodossi e protestanti sono nati in chiese già da secoli separate da Roma, e quindi non hanno personalmente peccato di scisma e disobbedienza al Papa, voi tutti capite bene che c'è poco da essere capziosi: se i lefebvriani, battezzati dentro la chiesa, hanno posto degli atti per cui direttamente si sono opposti all'obbedienza alla chiesa (vedi farsi ordinare da vescovi in stato oggettivo di scomunica), il loro status, come ricorda ancora il Papa, è di essere sospesi. Se vogliono dare segni di obbedienza li diano. Ma come non si può chiedere o imporre a nessun parroco di dare la comunione a chi è in grave peccato pubblico o in stato pubblico di scomunica, così non si può biasimare chi non se la sente di far celebrare del CATTOLICI (non altro) che si vogliono sottomessi al diritto della Chiesa Romana, e che questo diritto calpestano formalmente.
RispondiEliminaLo ripeto, la lettera del Papa è chiara: misericordia certo, ma senza calpestare la giustizia, dicendo "ma gli altri fanno peggio".
Se ci sono preti pazzi e modernisti che si buttano dal dirupo della disobbedienza, dovremmo forse seguirli con altre pur diverse disobbedienze? Dio non voglia!
L`usum delphini si spiega forse perchè l`abate di Einsiedeln ha pronunciato lo stesso giorno apparentemente, ci dicono, lo stesso discorso, uno sulla Piazza e l`altro alla Peterskapelle durante un pomeriggio di preghiera per la Chiesa cattolica e il Santo Padre.
RispondiEliminaIo non vedo nel discorso traccia di Benedetto XVI, non vedo traccia di un richiamo alla lealtà nei suoi confronti ma tanta, tanta comprensione per quei poveretti che hanno così tanto sofferto a seguito della terribile decision del Santo Padre!
La sofferenza del Papa, ne ha parlato ?
Leggendo fra le righe, prendendo una lente d`ingrandimento si può immaginare che parli della FFSPX, forse.
Scusate la mia durezza ma ho sopportato molto male il comportamento dei miei vescovi.
Eh no, don Tiddi. Gli orientali e i protestanti eretici e scismatici lo sono ancora oggi e di tale stato son responsabili come i loro "maggiori" perché hanno tutta la possibilità di incontrare la vera ed unica Chiesa, con la quale, anzi, fanno riunioni, simposi e celebrazioni interconfessionali, ma preferiscono restarne separati ed "autocefali".
RispondiEliminaSolo i casi di ignoranza invincibile possono esser scusabili. Ma in tale categoria non rientrano né vescovi né pope e neppure tanti fedeli acculturati.
Gli ortodossi - lasciam da parte i protestanti - ben conoscono le differenze dottrinali tra loro e la Chiesa Cattolica dalla quale si separarono. E, ricordiamoci, che al Concilio di Firenze si dichiararono in errore teologico e si riunirono, per poco, a Roma.
"Bramiamo altresì fortemente che le comuni preghiere abbraccino nella stessa ardente carità sia coloro che non ancora illuminati dalla verità evangelica, non sono al sicuro nell'ovile della Chiesa, sia coloro che, a causa di una miserevole scissione dell'unità della fede, si sono separati da Noi... con animo straripante d'amore invitiamo tutti e singoli ad assecondare spontaneamente gli interni impulsi della divina grazia e a far di tutto per sottrarsi al loro stato in cui non possono sentirsi sicuri della propria salvezza, perché sebbene da un certo inconsapevole desiderio e anelito siano ordinati al Mistico Corpo del redentore, tuttavia sono privi di quei tanti doni ed aiuti celesti che solo nella Chiesa Cattolica è dato di godere. Rientrino perciò nella cattolica unità... noi li aspettiamo a braccia aperte, non ocome estranei, ma quali figli che entrano nella loro stessa casa paterna" (Pio XII, Mystici Corporis, enciclica "infallibile")
Dante ti rendi conto che il tuo discorso ferisce in modo particolare proprio i Lefebvriani che vuoi difendere? Se sono scismatici gli ortodossi, che si trascinano da un millennio, e a cui - come sai - sono state tolte le scomuniche da parecchi decenni, allora i Lefebvriani sono almeno altrettanto scismatici e perseveranti nell'errore (il Papa dice che ci sono problemi dottrinali da affrontare non solo disciplinari). Orsù, ragioniamo seriamente e serenamente, la scomunica è una cosa seria, e come ha detto il papa tocca le persone non le istituzioni, la sospensione fa altrettanto: e quest'ultima grava ancora.
RispondiEliminaNon cerchiamo di fare i salti mortali teologici. Stiamo a quello che scrive il Papa. Nessun ortodosso o protestante afferma di far parte della chiesa cattolica e di essere fedele al Papa, i Lefebvriani sì: è troppo chiedere a loro un segno di coerenza? (Come è giustissimo chiederlo a tutti i cattolici). Poi cercheremo di recuperare anche le altre pecorelle del Signore nell'unico gregge. Ma intanto occupiamoci di non far passare per pecorelle dentro il recinto quelle che per ora lo guardano senza il coraggio di entrarvi con risolutezza, portando tutta la buona lana di cui sono cariche....
Anche a me pare che il discorso dell'abate benedettino (ma non benedettiano) di Einsiedeln non offra di che stracciarsi le vesti. Mi aspettavo di peggio.
RispondiEliminaMa il punto non è questo. Il fatto è che colui ha preso parte a una manifestazione infelice - se non infame - nei moventi e nei propositi. Ma come?! Benedetto XVI chiede sostegno e preghiera e coloro, in piena Quaresima, manifestano la propria dissidenza dalla linea del Papa?! Ma siamo ammattiti?! E' un atto di una gravità e una inumanità del tutto gratuite e inescusabili.
Caro Don Tiddi, vi sarà anche del vero in quanto ella viene costì affermando, ma resta il fatto che la carità selettiva mostrata da certi vescovi (chiese aperte a maomettani e protestanti, a nani declamanti e odalische danzanti, porte serrate ai lefebvriani, che pure aspirano al ricongiungimento) è mancanza di carità. Lo dice tanto bene il Papa nel passo della sua lettera riportato poco sopra... ...o ce ne infischiamo di quello che dice il Papa, nel qual caso i nostri addebiti ai lefebvriani hanno qualcosa di poco sincero?
RispondiEliminaNon è che il Papa lo vogliamo ascoltare solo quando ci fa comodo? Non è che facciamo del cavillar per teologemi e canoni quando vogliamo accreditare le nostre vedute e poi, quando dobbiamo servire le nostre inclinazioni ideologiche invochiamo la manica confuciana (notoriamente larga)?
P.S. Intenda bene, non mi riferisco a lei e al suo garbato argomentare, ma alla dialettica
"virtuosismo-del-free-climbing-sui-
vetri-insaponati / virtuosismo-nella-pratica-della-
spannometria-applicata"
come risulta nell'esercizio ordinario (in tutti i sensi) di alcune Curie vescovili.
Caro F. Pernice, io sono della sua veduta. Gesù deve tornare a "spazzare" e "ramazzare" il suo tempio. Fossero solo nani e ballerine! I mercanti, i mercanti che usano il Corpo mistico di Cristo e lo compravendono sono più pericolosi! Comunque, piano piano, penso che questo gran parlare, se fa riemergere i punti nodali della nostra santa dottrina cattolica, male non può fare.
RispondiEliminaVi ricordate quanti discorsi dopo i grandi concili antichi: Nicea e peggio ancora dopo Calcedonia. Sembrava che la chiesa fosse lì lì per sfasciarsi e affondare. E invece è ancora qui. Anche dopo il Concilio Vaticano II stiamo assistendo alla burrasca. Vuol dire che è un gran concilio. E finchè nella Chiesa si parla e si discute, anche animatamente, è buon segno. Era peggio negli ultimi anni del beneamato predecessore, ricordate, quando l'unica preoccupazione del popolo era la salute del Papa, e dietro le quinte la SPORCIZIA AUMENTAVA! Adesso, almeno, si cerca di lavare i panni ecclesiali che continuano e continueranno a sporcarsi e ad aver bisogno di candeggio
Don Tiddi, io guardo alle cose in modo abbastanza obbiettivo, perché non essendo lefebvriano, penso solo alla unità della Chiesa e rigetto un ecumenismo in certi momenti anche sacrilego (Assisi ecc.) con gli infedeli, eretici e scismatici, a cui fa da contraltare l'ostracismo odioso per la Fraternità S. Pio X.
RispondiEliminaGli ortodossi oltre che scismatici sono anche eretici, negando essi verità fondamentali della nostra Fede, e non dovrò essere io a ricordargliele.
Quanto alla scomunica levata decenni fa, beh, diciamo che anche Paolo VI ne fu liberato da
Atenagora... Forse si sarà salvato per questa liberazione?
I lefebvriani sono in una situazione anomala: Castrillon, e prima di lui tutta una sfilza di cardinali, ha detto ch'essi sono nella Chiesa ma ci vuole un comunione un po' più perfetta, che non c'è stato scisma, come sostenevano anche Castillo Lara, Cassidy, Oddi, Palazzini ecc. E l'ha ribadito decine di volte.
Costoro non negano alcuna Verità, alcun dogma: i loro problemi dottrinali riguardano semplicemente alcuni punti del concilio che appaiono o sono equivoci e talmente lo sono che possono essere intesi sulla scia della Tradizione o contro di essa.
Quello che loro contestano o su cui vogliono l'interpretazione ufficiale del Papa (e lo chiedono da decenni ma nessuno li ha ascoltati) sono passi di documenti di un concilio che, ormai lo san tutte le pietre, non è un normale concilio; elementi "nuovi" rispetto al magistero precedente di un concilio che ha voluto porsi sul piano più modesto di un concilio pastorale.
Certo riguardano la dottrina, ma una dottrina espressa in decreti, dichiarazioni ed anche costituzioni che non possono essere dogmatizzate a posteriori, dopo aver eliminato sin dall'indizione la volontà di aver un'assise non dogmatica e che poi è diventata tutt'un tratto superiore a quella di Nicea! Un concilio teologico-discorsivo-pastorale, che è da accettare senza discussioni lì dove ripete la dottrina precedentemente definita.
Ed io sostengo da decenni che senza un chiarimento dottrinale è inutile e dannoso un accordo prammatico tipo Campos o Buon Pastore che mantengono riserve sul Concilio affidate a colloqui che avrebbero dovuto essere preliminari, mentre ancora non ci sono state.
I lefebvriani sono nella Chiesa cattolica nel senso che accettano tutto l'insegnamento precedente al Vaticano II ed anche quello seguente che ribadisce le verità sempre credute (Humane vitae, Credo del Popolo di Dio, Mysterium Fidei ecc.). Sono nella Chiesa ma in situazione di irregolarità che però ha alle sue origini, e questo ha il suo peso nella valutazione globale, in un atto giuridico di un Papa, che da un altro papa è implicitamente è stato dichiarato nullo, inesistente, non essendo mai stato il rito di Pio V abrogato.
Altra cosa ch'io ho sempre scritto in vari articoli è che il Papa deve dare l'interpretazione autentica e senza ombre di quei documenti la cui debolezza vien sempre più dimostrandosi evidente e che i lefebvriani devono accogliere filialmente l'invito all'abbraccio. Ma nella chiarezza e nella Carità. Legga, è rintracciabile in Internet, il saggio di Brunero Gherardini, professore di ecumenismo e luterologia alla Lateranense di cui fu decano, direttore di
Divinitas e postulatore della causa di canonizzazione di Pio IX: "Sugli ebrei, così semplicemente" che smonta la Nostra Aetate. Fra poco potrà leggere dello steso autore un libro proprio sul Vaticano II.
Il Vaticano II grande perché se ne parla ancora a 40 anni di distanza? Se ne parla sì: da lì è cominciato lo sfascio della Chiesa proprio per le ambiguità di certi suoi documenti, considerati "l'antisillabo! Dopo Trento ci fu un fiorire di congregazioni religiose, di missioni, di scuole, seminari ecc. E' accaduto tutto ciò col Vaticano II o il contrario? Era questa la primaver che s'aspettava? e invece è arrivata l'autodemolizione della Chiesa. Un perché ci dovrà pur essere se è arrivata dopo il Concilio.
PS:Se si continuerà ad affermare che la Bibbia è ispirata solo lì dove si parla di "verità salutare", ad es., e non di inerranza assoluta come da magistero infallibile, allora io nel dubbio, mi fermo al preconcilio.
Quale verità nego, se resto ancorato a ciò che è de fide, cioè l'inerranza assoluta della Sacra Scrittura? Sono fuori della Chiesa o sono fedele a ciò ch'è stato prima definito e riaffermato sino a Pio XII? Se il Vaticano II non ha niente definito quali sono i miei errori dottrinali?
La mia richiesta di spiegazioni che non consentano più interpretazioni soggettive e relative divisioni, è un rifiuto del magistero?
Il prof Pastorelli riassume chiaramente la questione ben evidenziando che esiste ( e deve essere eliminato) un difetti di comprensione; da una parte si chiedono chiarimenti ed interpretazioni autentiche di documenti conciliari che avrebbero dovuto esser chiari ex se, ma che non lo sono; dall'altra parte si teme con ciò stesso che si voglia mettere in discussione il VaticanoII.
RispondiEliminaDa una parte si dice che il Vaticano II non ha introdotto alcuna novità ma poi si definiscono fuori della Tradizione coloro che criticandone alcuni punti (per la verità non di secondaria i9mportanza)si accusano di non accettarlo. Lefebvre ed i suoi hanno da quasi 40 anni indicato chiaramente quali punti dei documenti conciliari sono a loro dire ambigui ed anfibologici; se anziché tergiversare si fosse risposto adeguatamente alle loro critiche la situazione non sarebbe oggi così complessa. Rispondere però non significa mettere un pò di inchiostro su un foglio, giusto per farli contenti, e poi lasciar dire il contrario a cardinali, vescovi, sacerdoti e laici. Che il Vaticano II abbia bisogno di una chiave di lettura è testimoniato (secondo me scandalosamente) dalla stessa nota previa fatta inserire da Paolo VI. E' alquanto strano che un documento conciliare, nel momento stesso in cui veniva pubblicato, ha richiesto urgentemente un sussidio perché venisse letto in chiave ortodossa!
Il problema del "subsistit in" dopo aver sconvolto la Chiesa per 40 anni pare sia stato definitivamente risolto solo recentemente; eppure Lefebvre, i suoi ed anche altri autorevolissimi(uno per tutti: mons. Spadafora) fin da subito ne hanno indicato gli effetti devastanti. Al riguardo un chiarimento è stato dato, ma sembra che nella Chiesa se ne siano accorti in pochi se anche cardinali, anche recentemente, han continuato a ripetere opinioni contrarie.
Insomma, il chiarimento teologico che la Fraternità Sn Pio X ha sempre chiesto, più che ai "lefebvriani" e prima ancora che a loro, farà bene alla Chiesa, ma a patto che si vigili attentamnte perché vi si uniformino tutti, non solo i tradizionalisti.
filomeno
Riporto quanto scritto da mons. Gherardini nel saggio "Sugli Ebrei, così serenamente" a proposito della "Dei verbum" che si vorrebbe dogmatica (perché formula un dogma o perché tratta di dogma?)
RispondiElimina"Per non incorrere nel pericolo d'interpretazioni soggettive ai danni della Sacra Scrittura che, proprio perché tale e come tale affidata alla Chiesa, sfugge nettamente ai limiti del soggetto, m'affido ai criteri più volte determinati dal Magistero ecclesiastico, nonché alla sua dottrina. Ciò non comporta un'adesione indiscussa a tutto quanto si legge nella Dei Verbum del Vaticano II, sia perché ciò che di dogmatico il Vaticano II espose, appartiene per sua stessa confessione al magistero precedente, sia perché alcune novità della Dei Verbum lascian alquanto insoddisfatti. Essa, pur senza dichiararlo esplicitamente, rinunzia di fatto alla dottrina classica dell'assoluta inerranza biblica e limita l'inerranza stessa alla sola "verità salutare". Se si pensa che l'inerranza assoluta della Sacra Scrittura non è soltanto una tra le varie premesse d'ogni lavoro esegetico, ma è anche una verità della fede cattolica, a più riprese almeno implicitamente confermata dal Magistero ecclesiastico e dalla tradizione scolastica, s'intravede per quale motivo abbia poco sopra definito non soddisfacenti alcune novità della Dei Verbum; esse suscitano - a dir il vero - non poche perplessità. Per uscire dalle quali, sarà bene che l'esegeta cattolico si lasci guidare dai capisaldi del Magistero, in special modo dalla "Providentissimus Deus" di Leone XIII e dalla "Divino afflante Spiritu" di Pio XII: l'una infatti stabilisce un'esatta nozione d'ispirazione biblica, nozione che chiamerei teologica in quanto ripugna alla dissociazione della fede dall'ispirazione stessa e dall'inerranza; l'altra mette in evidenza e richiama la varietà dei generi letterari presenti nella Scrittura, le regole per la loro interpretazione ed il senso letterale che ne discende".
Sulla questione dell' "errore" nella Dei Verbum molto scrisse uno dei massimi esegeti del '900. mons. Francesco Spadafora.
Quanto alllo scisma posto in essere da mons Lefebfre, nella lettera ai vescovi di Benedetto XVI non si parla di scisma: 1)la Fraternità viene identificata come "un gruppo ecclesiale implicato in un processo di separazione": dunque non c'è mai stata la separazione di tale gruppo eclesiale (cioè che è nella Chiesa);
2) l'Ordinazione dei vescovi senza mandato pontificio comporta "un pericolo di scisma". Quindi lo scisma non c'è stato. Il Papa è molto preciso. E queste sono le posizioni, senza ritornare ai grandi cardinali e canonisti di recente passato che han vissuto il periodo post-conciliare e la questione Lefebvre, ciò che il Papa esprime per bocca del card. Castrillon a più riprese. Ed il presidente dell'Ecclesia Dei ci ha sempre tenuto a sottolineare che la sua era la posizione del Papa con cui si vedeva e consultava continuamente.
Per fortuna che il papa è un altro
RispondiEliminaDomanda. Se il vescovo di Amiens fosse stato un lefebvriano, avrebbe lasciato celebrare nelle sue chiese un prete cattoprogressista?
RispondiEliminaRisposta alla domanda precedente: no se quella chiesa fosse monorituale.
RispondiEliminaSi se invece quella chiesa non fosse monorituale; naturalmente a patto che la messa celebrata novus ordo fosse in tutto e per tutto conforme alle leggi che la regolano, e senza dover mettere bancarelle!
La FSSPX non consodera invalido il novus ordo, più semplicemente lo considera dannoso per la fede: e visto i cattolici cattoprogressisti che ha sfornato è difficile negarlo.
Nel seminario della fraternità San Pietro a Wigrazbad vi insegna anche qualche prete esterno alla fraternità che usa solo il novus ordo, il quale lo celebra nella cappella del seminario (sempre sull'altare coram Deo); e dopo i primi malumori (prontamente chiariti; in pratica i seminaristi dicevano che se loro erano arrivati a quel seminario era perché fuggiti da altri seminari moderni e quindi non volevano ritrovarsi a servir messa nova; i sacerdoti in questione han capito e hanno rinunciato alla pretesa di avere un gruppo di seminaristi ad assistere alla messa nova) i tradizionalisti, salvo qualche caso estremo, sono molto più tolleranti dei progressisti. Qualche prete tradizionale è stato addirittura forzato a presenziare (lo ha fatto in cotta e stola, e rigorosamente in ginocchio) a qualche messa novus ordo. E si è pure comunicato: in ginocchio.
Vi risulta che qualche prete o seminarista moderno sia stato obbligato a presenziare alla messa antica?
Effettivamente è un gran bene che il Papa sia Bendetto XVI e non Martini.
RispondiEliminaDomanda. Se il novus ordo è dannoso per la fede, un papa che celebra solo o principalmente in novus è dannoso per la fede?
RispondiEliminaed è un gran bene che non sia nemmeno Pastorelli :)
RispondiEliminama lui lo sa?
RispondiEliminaOK. il Novus Ordo non è dannoso per la fede; i danni che vediamo nel cattolicesimo postconciliare son tutta colpa delle poche messe antiche che si son celebrate in quesi decenni. Oppure non è colpa di nessuno. Oppure ancora: non ci sono danni. Abbiamo visto male.
RispondiEliminaIl grande Siri diceva che il rito antico è una epifania del dogma cattolici sulla messa; nel novus ordo il medesimo dogmsa c'è ma per trovarlo bisogna grattare, grattare, grattare.
Se i fedeli che partecipano alla messa papale sanno dove grattare e ne han voglia il novus ordo rivela il dogma al pari del vetus ordo; se questi fedeli non sanno dove grattare (perché nessuno glielo ha insegnato o perché l'han dimenticato o per altro ancora)o non ne han voglia il domma cattolico non si rivela loro; e sentendo parlare solo di santa cena penseranno che in fondo la messa cattolica è come la cena luterana. Salvo illuminazioni particolari dall'Alto.
Una cosa è certa: i cattolici odierni (con le dovute eccezioni) di cattolico han poco. Diteci voi chi o cosa li ha svuotati e protestantizzati.
La domanda però era un'altra
RispondiEliminaLa domanda però era un'altra
RispondiEliminala domanda non dovevi nemmeno farla perché l'affermazione riguardava il rito e i frutti causati dai suoi evidenti scivolamenti protestantici, non chi lo celebra. ma se riesci a ragionare solo per sillogismi il problema non è mio.
RispondiEliminaUn frutto del Novus Ordo: la sparizione non solo del culto interno ma addirittura del concetto medesimo di culto interno;
RispondiEliminain interiore homine non può entrare nessuno ma basta guardasi intorno prima di ogni messa novus ordo: quanti fedeli si contano in evidente atteggiamento di preghiera (che significa colloquio con Dio)?
Giusto qualche vecchietta: la stragrande maggioranza dei fedeli attende annoiata che inizi la messa, o guardandosi intorno, oppure (ed è il caso più diffuso) facendo "comunità, cioè chiaccherando con i vicini di banco.
Come se Dio non ci fosse.
Anonimo ha detto...
RispondiEliminaed è un gran bene che non sia nemmeno Pastorelli :)
14 marzo 2009 12.16
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Infatti il Pastorelli non è Papa.
Ma ha il coraggio di scrivere con tanto di nome e cognome.
Devo aggiungere qualcos'altro, signor nessuno?
Anonimo ha detto...
RispondiEliminama lui lo sa?
14 marzo 2009 12.43
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Segnalo alla redazione questi anonimi maleducati.
Se continuano su questo tono rispondo agli attacchi.
Gentile Prof. Pastorelli, non si curi di chi sa argomentare solo con una miseranda battuta che, si spera, abbia fatto ridere almeno chi l'ha fatta: sarebbe già un buon risultato.
RispondiEliminaIl Novus Ordo, se celebrato nel pieno rispetto delle rubriche, senza invenzioni e "creatività" individuali è ovviamente valido.
RispondiEliminaPurtroppo la libertà liturgica ha spesso trasformato la messa in una baraonda, in un incontro sociale e salottiero, specie alla "pace". Perché questo non accadeva col Vetus Ordo? Io porrei questa domanda, che ci riporta alle responsabilità dei vescovi e dei vertici della Chiesa che non sono mai intervenuti, salvo che con la Redemptionis Sacramentum alla fine del pontificato di Giov. Paolo II, che però è rimasta lettera morta. Di chi la "culpa in vigilando"?
Il concilio aveva ordinato che la lingua latina fosse la lingua della liturgia, salvo eccezioni. Cos'è successo? Le rubriche prevedono tante cose, anche apparentemente minime. ma non vengono applicate: ad es. l'uso del piattino alla comunione: chi lo usa più? Assistiamo a casi di preti (ed anche vescovi) che negano la comunione a chi si inginocchia. Insomma gli abusi sono condannati dalla Chiesa ma continuano.
Utile è la lettura, per comprendere le carenze del Novus Ordo, del "Breve esame critico" dei card. Ottaviani e Bacci, ma anche "L'attrattiva teologica della messa tridentina" del card. Stickler, senza andar a scovar testi più complessi. La mancanza di preghiere iniziali di purificazione e le dichiarazioni d'indegnità del sacerdote in dialogo col ministro o coi fedeli; il taglio delle preghiere finali che erano un ringraziamento, una supplica a Maria madre della Chiesa ed un'invocazione-esorcismo a S . Michele Arcangelo contro Satana (ed il satanismo s'è diffuso a tsunami); l'eliminazione del Vangelo di Giovanni (perché parla della dottrina della "sostituzione"?),
la mancanza di un Offertorio chiaramente sacrificale in alcuni canoni, la discorsività al posto dell'"actio" alla consacrazione son lacune grosse che il Papa vuol superare, come molte volte han dichiarato prelati come Castrillon, Medina Estevez e Ranjith, oltre al card.... Ratzinger, del quale ultimo si legga anche la lettera del 1976 a Waldestein, con una riforma della riforma, che dovrà avere la struttura del Messale tradizionale con aggiunta di nuovi prefazi, di qualche lettura, e, ovviamente, come è necessario che sia, di nuove messe votive, essendoci state, dal 1962 ad oggi, svariate centinaia di canonizzazioni.
Nel Novus Ordo i caratteri della Messa come Lode alla Ss.ma Trinità, sacrificio satisfattorio e propiziatorio sono più accennati che presentati compiutamente.
Dove sono le preghiere alla SS.ma Trinitaà? Suscipe Sancta Trinitas, Placeat tibi sancta Trinitas, le formule "Per dominum nostrum etc" che ricordano la Trinità ad ogni preghiera, i segni di croce ripetuti per tre volte e per multipli di tre, i tre "Dominus non sum dignus", i 9 Kyrie e Christe eleison, il prefazio della Trinità ripetuto per la maggior parte delle domeniche dell'anno ecc. Un simbolismo trinitario ch'era una ricchezza incommensurabile.
L'offertorio sacrificale a volte è inesistente e resta soltanto lo scambio di doni frutto della terra e del lavoro dell'uomo, mentre nel Canone romano che, seppur semplificato, è stato lasciato in vita, e che nessuno usa mai, si parla di "hanc immaculatam hostiam": quello che si offre si sa già che è la vittima, Cristo, che si sacrifica per la nostra redenzione.
Nel V canone o canone svizzero, e soprattutto nel canone II della conciliazione, si invoca lo Spirito perché scenda a santificare questi doni: per far cosa? Non si sa.
Il Canone V, contro il quale il p. Zoffoli ed io stesso abbiamo combattuto una lunga battaglia, è stato corretto nell'editio typica del 2003 ad opera di Medina Estevez, con cui sono stato in corrispondenza, in "affinché diventino il corpo e il sangue di cristo", ma la correzione non è stata apportata alle traduzioni in lingua nazionale: il II della conciliazione è sempre lì nella sua imperfezione.
Messe invalide? No, se c'è l'intenzione di fare quel che la Chiesa fa ed in ogni caso Supplet Ecclesia, per quanto non se ne possa abusare, certo possono configurarsi come porte aperte alla invalidità, non per nulla i protestanti amano questa messa.
La sempre maggiore desacralizzazione e la pressoché inesistente predicazione sul valore e la natura del sacrificio di Cristo, ha prodotto guasti immani: come si vede anche dalla fila di centinaia di persone che si comunicano mentre i confessionali son vuoti. Si crede ancora nella Presenza Reale?
Si torni dunque alla retta catechesi, si torni, nella Messa, alla lex orandi- lex credendi, e, pertanto alla Messa come Sacrificio che precede il convito, perché non può esserci convito senza sacrificio.
Si torni ad una Messa che ridimensioni la liturgia della parola a vantaggio della liturgia eucaristica: e tornerà anche la retta fede.
Nell'ultimo capoverso del post precedente, son saltate alcune parole:"certo ALCUNE CARENZE OGGETTIVE E GLI ABUSI posson configurarsi come porte aperte all'invalidità"
RispondiEliminaMI SCUSO PER IL REFUSO.
Dante mette il dito nella piaga. Più che il Novus Ordo - sicuramente emendabile e perfettibile - il problema è lo spirito che se ne è impadronito.
RispondiEliminaOra, non si può dire che in tutte le messe Novus Ordo regnino il caos e l'assenza di adorazione, ma certo il Vetus Ordo lasciando poco spazio all'improvvisazione e procedendo lungo una sorta, per così dire, di binario in acciaio dottrinale temprato, è molto meno suscettibile alle contaminazioni con la secolarità, la sua volgarità, la sua assenza di concentrazione, la sua mancanza di profondità, ecc. ecc.
Il Vetus Ordo contiene in sé gli antigeni della desacralizzazione, anche solo (se non vogliamo addurre ragioni teologiche e dottrinali, che peraltro ci sono) perché in esso vive un respiro lungo di secoli, un respiro consegnatoci da generazioni e generazioni di credenti. Ecco perché a molti di noi, che pure non ci lanciamo in dichiarazioni avventate sull'invalidità del Novus Ordo, pare che con la perdita del Vetus Ordo si fosse perso qualcosa di essenziale e che con il suo ritorno si sia riacquistato qualcosa di essenziale.
Personalmente mi auguro che venga presto il giorno in cui in molte, se non in tutte, le parrocchie sia possibile per noi che siamo, come si usa dire, "affezionati al rito antico" seguire almeno ogni domenica e festa comandata la Messa gregoriana.
il Novus Ordo, valido e legittimo in se stesso, è però portatore sano di un virus che ha indebolito il cattolicesimo. Il continuo richiamo e la costante sottolineatura dell'aspetto conviviale, l'adombramento dell'aspetto sacrificale, l'enfasi attribuita alla comunità dei fedeli, la riduzione del sacerdote pordinato a semplice presidente di una assemblea sono alcuni dei "dettagli" pericolosissimi del Novus Ordo, e questo indipendentemente dagli abusi che vi si possono registrare. Il Novus Ordo non sarebbe pericoloso se tutti, sacerdoti e fedeli, avessero una profonda preparazione dottrinale ortodossa.
RispondiEliminaOra: i fedeli si formano leggendo i settimanali laicisti (ma se leggono i settimanali sedicenti cattolici il problema non cambia, anzi si, ma in peggio); mentre il clero è formato in facoltà teologiche dove se presenti una tesi ortodossa sei bocciato mentre se presenti tesi protestanti sei promosso col massimo dei voti.
Ergo: il Novus Ordo vissuto e celebrato in chiave protestantico-luterana (mi ripeto: anche senza alcun abuso) favorisce l'eresia.
E, difatti, l'eresia è ovunque.
Con "antigeni della desacralizzazione" intendo "antigeni CONTRO la desacralizzazione", sia chiaro.
RispondiEliminaMolto opportunamente il liturgista Bux indica nella perdita di sacralità (qualcosa di più che il semplice senso del sacro) la grande piaga del post-V2. Il Vetus Ordo, con i suoi silenzi, con il retto orientamento, con la lingua dei Padri latini, con i suoi canti antichi di secoli, con l'unità di altare, croce e tabernacolo, con i suoi gesti e le sue parole "blindati", è strutturalmente immune dalla perdita di sacralità.
Del resto Benedetto XVI ha affermato la propria convinzione che l'odierna crisi della Chiesa è in primo luogo e in gran parte una crisi liturgica.
Chiedete a bruciapelo ad un qualunque sacerdote cattolico o ad un qualunque laico che cosa è la messa; vi risponderanno che è "l'assemblea del popolo di Dio". E se insistete a chiedere il motivo per il quale tale assemblea si riunisce vi risponderanno: "per fare comunità"; oppure: "per ascoltare la Parola"; oppure ancora: "per fare festa, per festeggiare il Signore". Di Sacrificio non parlerà nessuno.
RispondiEliminaIl cattolicesimo oggi è un distillato di luteranesimo.
Il problema è però che il Novus Ordo la sacralità non l'ha persa per strada quasi come una disavventura; è stato propio costruito in chiave anti-sacrale.
RispondiEliminaNei seminari e negli istituti di specializzazione liturgica si insegna tuttora ai che la sacralità uccide la liturgia!
Quindi non è corretto affermare che c'è stata una perdita di sacralità; la sacralità è stata volutamente eliminata. E la riforma è stata costruita su queste fondamenta.
Ma in che mondo vivete?
Perché non andate a dare uno sguardo su chi insegna e su cosa si insegna all'Istituto di Liturgia Pastorale di Padova o all'Anselmiano di Roma?
Caro Anonimo (ma perché non dotarsi di un nick?), convengo volentieri con quanto lei afferma, anche se non ho gli elementi per affermare in modo incontrovertibile che nella riforma liturgica vi fu il proposito premeditato di fare piazza pulita del sacro. Il risultato, ad ogni modo, è stato quello.
RispondiEliminaP.S. Quanto al mondo in cui viviamo, be', il sottoscritto ha per sua buona ventura evitato di frequentare luoghi come l'Istituto di Liturgia Pastorale di Padova o l'Anselmiano di Roma, vive cioè in un altro mondo.
Caro F.Pernice, ha ragione: nella fretta di scrivere ho scordato di firmarmi; uno come me in prima linea a viso scoperto nella difesa della Tradizione (purtroppo solo da7 anni, anche per motivi anagrafici) non ha certo paura di affrontare qualche cattolico adulto; e anche se non so lavorare di fioretto qualche badilata la so dare. Ed in fin dei conti in guerra ciò che importa non è la grazia delle stoccate, quanto l'effetto che si ricerca, e che si può raggiungere anche col badile che uso per piantare le patate (ed ora salterà fuori qualche cattolico adulterato che si scandalizzerà per queste mie espressioni bellicose; ma la Storia Sacra è piena di pagine bellicose, e anche i Padri della Chiesa se necessario scendevano in campo con veemenza per difendere la Verità). Gli ultimi tre post anonimi son miei,
RispondiEliminaG.NICOLA LENTINI
Se avrò tempo e dovessi intervenire ancora cercherò di star più attento.
Adesso vò: è l'ora del vespro, anche per un soldato, anche in tempo di guerra.
Io credo che il proposito di eliminare il sacro fosse talmente una priorità evidente che non ci fu bisogno di dichiararlo. Mentre l'altra esigenza, cioé eliminare dalla messa quanto vi era di "troppo cattolico" (sic!), non venne nascosta. Mons. Bugnini, scrisse sull'Osservatore Romano che la linea guida della riforma sarebbe stata quella di avvicinare il rito cattolico a quello luterano, eliminando ogni anche minimo elemento (e quindi tutto, visto che tutti gli elementi del rito antico fanno inorridire i luterani)che potesse essere di inciampo nel cammino ecumenico. (articolo apparso su L'Osservatore Romano a metà degli anni sessanta e che,penso, sia possibile rintracciare in rete).
RispondiEliminaInsomma: la messa nuova, ce lo dissero i loro stessi progettisti, è una scimmiottatura della cena luterana realizzata per annacquare il cattolicesimo (e devo dire che ci son riusciti egregiamente); ed io di fronte a questo dico: DELENDO NOVUS ORDO
Leggo in un post di Franco Pernice "messa gregoriana": così il card. Castrillon ha detto è bene chiamare il rito di S. Pio V. E ciò a Londra, il 13 giugno 2008, in un discorso alla Latin Mass. Poiché il porporato ha chiesto il contributo dei fedeli del rito antico, ho avuto la presunzione di fornirgli il mio, in un articolo da cui traggo le righe dedicate a tal problema.
RispondiElimina"Allo stesso tempo, poiché siamo stati invitati ad offrire il nostro contributo, non possiamo tacere le perplessità che han suscitato in noi alcune delle dichiarazioni dell’alto esponente di Curia, a cominciar dalla definizione di “rito gregoriano”, che, se da una parte sembra nobilitare, nel richiamo a S. Gregorio Magno, con una patina di più evidente santità ed antichità il nostro Messale, dall’altra ci appare impropria, oltre che riduttiva, visto che il rito di Gregorio Magno, eccettuato il Canone Romano, per quanto anch’esso oggetto di qualche ritocco, nel suo complesso non esiste più, essendo stato ridisegnato ed arricchito nel corso del tempo da apporti di varia provenienza (qui accenno solo, per motivi di brevità e d’immediata comprensibilità, alla più tardiva introduzione nel Messale Romano - tra l’VIII ed il XII secolo - del Credo, dell’Agnus Dei, di alcune preghiere dell’Offertorio, dell’elevazione, dei segni di croce, delle genuflessioni) per raggiungere una “purificazione” ed una meravigliosa organicità liturgico-teologica con S. Pio V, a cui seguirono aggiunte, sforbiciate, revisioni e modifiche anche importanti - si pensi ai riti della Settimana Santa sotto il pontificato di Pio XII - peraltro non tutte felici, ad opera dei successori sino a Giovanni XXIII. Anche Benedetto XVI ha posto mano al Messale, come sappiamo, con la controversa riformulazione della preghiera per la conversione degli Ebrei che si recita il Venerdì Santo.
Certamente le definizioni di “rito di S. Pio V” e “rito tridentino” suonano anch’esse imprecise, e lo sono da un punto di vista “scientifico”, ma almeno trovano una sicura, plausibile giustificazione in una lunga tradizione. Si potrebbe optare, allora, per i più comprensivi “rito romano tradizionale” e “rito romano classico”, o ancor più semplicemente, “S. Messa Romana”. L’aggettivo “gregoriano”, a nostro modesto avviso, contribuisce a configurar quasi un rito a sé stante, chiuso nel passato, fossilizzato, da collocar accanto ad altri riti “locali”, occidentali od orientali, mentre è il frutto, s’è detto, di una rigogliosa evoluzione del seme gettato nell’età apostolica, e d’una rigorosa revisione che ingloba anche la feconda eredità gregoriana. Inoltre, nell’eliminazione d’ogni accenno alla “romanità” del rito si potrebbe scorgere una contrapposizione alla distinzione, peraltro foriera di equivoci da evitare, tra forma antica e forma moderna dell’unico rito romano operata dal Pontefice felicemente regnante. L’attribuzione, infine, dell’appellativo “gregoriano” al solo rito tridentino potrebbe esser intesa da qualcuno quale assenza di tale ascendente nel Novus Ordo".
ALL'ULTIMO ANONIMO:Credo anch'io(pur non avendovi mai assistito vista la mia govane età) che il Vetus Ordo esprimesse in maniera più chiara il significato e il valore della Messa,però non sarei così drastico nei toni.
RispondiEliminaPs: se non sbaglio non si dice "delendo" ma "delendus" in quanto trattasi di gerundivo che deve essere nello stesso caso del sostantivo cui si riferisce(in questo caso ORDO).
Ovviamente è sottinteso il verbo sum.
Antonio
Il Novus Ordo non ha bisogno di distruttori, possiede già in se stesso il virus che lo autodistruggerà.
RispondiEliminap.s. D'altronde non fu lo stesso mons. Bugnini che pare abbia preconizzato pochi decenni di vita alla sua creatura?
Infatti il papa vuole la riforma della riforma. Ce la farà?
RispondiEliminala riforma della riforma non ci sarà, almeno nei prossimi decenni; quindi men che meno si farà sotto questo pontificato. I motivi?
RispondiEliminauna riforma prevede tempi molto lunghi; s'è già commesso l'errore di realizzarne una in fretta e furia, una seconda sarà più ponderata.
Oggi la Chiesa non riuscirebbe a metabolizzare una riforma come quella che il papa avrebbe in mente. O per un motivo o per l'altro i tempi sono necessariamente molto lunghi. Prima bisogna attendere come minimo almeno due o tre cambi generazionali
Leggete "Cabaret Voltaire", l'ultimo bellissimo libro di Pierangelo Buttafuoco. Vi scoprirete che gli Illuministi criticavano (e criticano) l'islam perchè quello era un modo subdolo ma efficace di attaccare gli stessi Valori della Chiesa cattolica (di allora) per interposta persona. Un po' come parlare a nuora perchè suocera intenda. Infatti, quello che allora si imputava all'Islam era lo stesso fanatismo, maschilismo, oscurantismo che imputano oggi al Cattolicesimo Tradizionale.
RispondiEliminaQuello che noi occidentali moderni e "moderati" non abbiamo mai perdonato all'Islam, infatti, è proprio il fatto di non aver avuto un Concilio Vaticano II, che lo relativizzasse, che lo aprisse alla modernità, al progresso. Che lo mettesse in balia delle mode e delle manie moderne.
Le loro donne velate ci ricordano le nostre nonne, cosiccome l'uso dell'arabo classico (anche da parte di musulmani non arabi) ci ricorda l'aborrito latino della nostra rinnegata tradizione. Altro che nemici tradizionali come ha scritto qualcuno! Per dei veri Cattolici l'Islam, pur con i grandi punti di attrito che ci dividono, dovrebbe rappresentare un alleato, assieme al quale combattere il relativismo che sta attaccando alle basi la nostra spiritualità.
Pensateci. Loro pregano 5 volte al giorno e non se ne vergognano, continuano a celebrare compatti le loro festività di sempre, vivono una vita morigerata (almeno ci provano) ed educano i loro figli alla fede di sempre, senza preti fantasiosi che ne propongano interpretazioni assurde, come accade spesso a noi.
Non è che questi "nemici di sempre" ci fanno invidia?
A me, personalmente, si, anche se dopo il "motu proprio" mi sento un po' meglio.
marco il tarsognino
No, Marco, personalmente per il mondo islamico non provo affatto il trasporto che traspare nel tuo post. Bisognerebbe verificare, l'altro, che i musulmani osservanti non fossero una percentuale relativamente modesta. La questione, comunque, non ci riguarda.
RispondiEliminaCredo che l'essere riusciti a dialogare con la modernità - che è altra cosa dall'ammainare (bruciare?) la bandiera della Tradizione o dal diventare "modernisti", come si usa dire nei constesti "tradizionalisti" - sia stato un passo importante per il mondo cristiano.
La riforma della riforma, se non sarà frutto di questo pontificato forse dovremo scordarcela.
RispondiEliminaMa, in fondo, per cominciare, si potrebbero togliere alcuni difetti: ad es. modificare gli offertori che non presentano l' aspetto sacrificale e la transustanziazione, reintrodurre le preghiere di preparazione del sacerdote ai piedi dell'altare, l'ultimo vangelo e le preghiere finali, eliminare il caos della "pace". Non ci vorrebbe molto. Un anno sarebbe più che sufficiente per varar queste modifiche e pubblicare un Ordo aggiornato.
Questi vescovi e preti modernisti si riempiono la bocca di parole come fratellanza e solidarieta'... ipocriti!
RispondiEliminaSchiumano odio verso la Messa Antica, verso i fedeli che la seguono e verso i Sacerdoti che la celebrano.
Un Sacerdote nel novarese e' stato rimosso dall'incarico di Parroco ed esiliato a casa sua per essersi macchiato della grave colpa di... dire la Messa Tridentina!
Solo alcuni commenti, prima di andare a dormire.
RispondiEliminaa) Piena solidarietà ai fratelli cattolici di Amiens che aspettano solo giustizia per la loro condizione assurda. Da noi in Italia sarebbe impensabile : siamo troppo abituati al calduccio e alle comodità.
b) Ho apprezzato l'ottimo intervento sulla coerenza, anti-illuminista, dell'Islam
La frase provocatoria del prof. Gardini " L'Islam salverà il mondo" andrebbe riflettuta , non nel senso escatologico, ma di affermata illibatezza dall'illuminismo dell'Islam.
c) Qualcuno sa che fine hanno fatto i tre maldestri ed ingenui sacerdoti del noverese ? Oggi un pretino è venuto alla messa tridentina, ben nascosto dietro le colonne...
Fra sciacalli che ricattano i prof. di religione con foto che attestavano la loro presenza alla Messa tridentina... immagino cosa farebbero ai giovani preti...
Grazie per le informazioni
A.C.