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giovedì 20 luglio 2023

San Tommaso d’Aquino sulla dottrina della musica

Vi proponiamo – in nostra traduzione – questo interessante articolo di Massimo Scapin, direttore d’orchestra del repertorio lirico e sinfonico, compositore e pianista, attualmente direttore della musica liturgica presso la Chiesa di San Giovanni Canzio a Chicago, pubblicato sul sito OnePeterFive il 17 luglio.
In esso l’autore, nel 700º anniversario della canonizzazione di San Tommaso d’Aquino, analizza i tre passaggi della Summa Theologiæ in cui il grande Dottore della Chiesa tratta di musica: una preziosa lezione da riscoprire per «esortare, risvegliare e purificare le anime» e per «per suscitare la devozione dell’uomo verso Dio».

L.V.


Ricorre oggi il settimo centenario dell’iscrizione tra i santi di quel fedele amministratore della verità che fu San Tommaso d’Aquino († 1274) – che dal 1317 fu chiamato «Dottore comune della Chiesa», «Dottore angelico», «Dottore universale» e «Dottore dell’Eucaristia».

Ciò avvenne il 18 luglio 1323, ad opera di Papa Giovanni XXII († 1334), il quale, dopo aver predicato intorno al Salmo 85 e aver cantato l’inno Veni Creator Spiritus e prima di cantare l’inno Te Deum, l’antifona In medio ecclesiæ ed il graduale Os iusti, canonizzò San Tommaso d’Aquino nella Cattedrale metropolitana di Notre-Dame-des-Doms ad Avignone.¹ Già parlando ai Cardinali nel Concistoro, aveva onorato sia le virtù che la dottrina di San Tommaso: «Egli illuminò la Chiesa di Dio più di qualunque altro Dottore; e ricava maggior profitto chi studia per un anno solo nei libri di lui, che chi segua per tutto il corso della sua vita gl’insegnamenti degli altri».² Papa Pio XI commenta:

[Queste] parole [di Giovanni XXII] fanno eco a quelle di Papa Alessandro IV († 1261), che scrisse al santo vivente: «Al diletto figlio Tommaso d’Aquino, uomo eccellente per nobiltà di natali e onestà di costumi, che per grazia di Dio si acquistò un vero tesoro di coscienza e dottrina»

Una delle 512 questioni e due dei 2669 articoli del suo capolavoro, la Summa Theologiæ, la monumentale opera rimasta incompiuta, trattano anche di musica. In particolare, nella II-II, q. 91, a. 1-2, San Tommaso d’Aquino si pone due domande: se Dio debba essere lodato con le labbra e se Dio debba essere lodato con il canto.

La prima domanda ci ricorda le argomentazioni un po’ semplicistiche del giornalista e scrittore italiano Corrado Augias: «Pregare perché dio faccia o non faccia una certa cosa implica che la sua volontà possa essere influenzata, è la stessa logica di chi invoca un miracolo». Inoltre, prosegue Augias, «ogni dio è, per il suo credente, molto buono e onnipotente. Perché dunque volerne piegare la volontà secondo i nostri interessi?».⁴ A lui, che si definisce credente «in una sorta di armonia universale che ci accomuna tutti», e a chi la pensa come lui, San Tommaso d’Aquino risponde:

Noi usiamo le parole, nel parlare a Dio, per un motivo, e nel parlare all’uomo, per un altro motivo. […] Nel parlare a Dio, non tanto per far conoscere i nostri pensieri a Colui che scruta i cuori, ma per portare noi stessi e i nostri uditori a riverirlo. Di conseguenza, dobbiamo lodare Dio con le nostre labbra, non tanto per il suo bene, quanto per il nostro bene, poiché lodandolo si suscita la nostra devozione verso di lui […]. E poiché l’uomo, lodando Dio, sale nel suo affetto a Dio, di tanto si allontana dalle cose opposte a Dio (II-II, q. 91, a. 1).

In questo senso, la musica ha la possibilità di esortare, risvegliare e purificare, stimolando le anime ad compunctionem, ad affectum Dei.

Dopo questa precisazione sul beneficio della preghiera vocale e della lode divina per il cristiano, il Santo Dottore si interroga sull’utilità del canto e dell’uso di strumenti musicali durante la preghiera:

Come si è detto sopra [articolo 1], la lode della voce è necessaria per suscitare la devozione dell’uomo verso Dio. Pertanto, tutto ciò che è utile per ottenere questo risultato è opportuno adottarlo nelle lodi divine. Ora è evidente che l’anima umana si muove in vari modi secondo varie melodie di suoni, come affermano il Filosofo [Aristotele] e anche Boezio. Perciò l’uso della musica nelle lodi divine è un’istituzione salutare, affinché le anime dei deboli di cuore siano maggiormente incitate alla devozione (II-II, q. 91, art. 2, ibidem).

E ai cantori che cadono nella tentazione del protagonismo, San Tommaso d’Aquino ricorda che:

San Girolamo non condanna assolutamente il canto, ma rimprovera coloro che in chiesa cantano in modo teatrale non per suscitare devozione, ma per mettersi in mostra o per provocare piacere (II-II, q. 91, art. 2, ad 2, ibidem).

Quale preziosa lezione viene da questo «maestro di pensiero e modello del retto modo di fare teologia» ai tanti illusi che, da oltre cinquant’anni, lo hanno sostituito con Karl Rahner († 1984) e la sua «svolta antropologica»!⁵ Quale forza possiamo trarre noi, musicisti, compositori, cantori di cappelle liturgiche, organisti e strumentisti di chiesa, dalle parole del Doctor communis! Vogliamo concludere facendo nostre le parole pronunciate da Papa Pio XI, durante l’udienza ai membri della Pontificia Accademia di San Tommaso d’Aquino il 18 marzo 1923, prima del sesto centenario della canonizzazione del Dottore Angelico:

Celebreremo questo centenario rendendo gloria a Dio, ringraziandolo di averci dato in Tommaso d’Aquino una così larga rivelazione della sua infinita bellezza, degli infiniti splendori di quella Sapienza che è Lui stesso. Ci edificheremo agli esempi di quel grande da Dio suscitato e che da Dio mai tolse lo sguardo dedicando tutta la sua vita alla gloria della Chiesa di Dio⁶.

¹ Leonardas V. Gerulaitis, The Canonization of Saint Thomas Aquinas, Vivarium, volume 5, 1967, pagina 41.

² Citato in Papa Pio XI, Lettera enciclica Studiorum Ducem in occasione del VI centenario della canonizzazione di San Tommaso d’Aquino, n. 10.

³ Ibidem.

⁴ Corrado Augias, in La Repubblica, 4 aprile 2012.

⁵ San Giovanni Paolo II, lettera enciclica Fides et ratio circa i rapporti tra fede e ragione, n. 43.

⁶ In Pontificio Collegio Urbano “De Propaganda Fide”, Alma mater, 5, Roma 1923, pagina 130.

1 commento:

  1. Ma davvero vi piace così tanto San Tommaso? Tanto aristotelico, delicatuccio, razionalissimo ma che dell'amore non ha capito molto. I tomisti sono spesso molto ipocriti. L'amore vero è un furto di anime reciproco ed è delirante per la maggior parte del tempo. Pure per la musica vi affidate a lui. Cristo è molto diverso da Tommaso

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