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lunedì 19 giugno 2023

Orrori architettonici… e dove trovarli #144 a Varese

Chiesa parrocchiale di San Massimiliano Kolbe dell’arch. Justus Dahinden (anno 1993-1996).

Dopo aver guardato con raccapriccio i risultati degli investimenti economici anche dell’Arcidiocesi di Milano, ribadiamo la domanda: se lo meritano l’otto per mille?

Lorenzo

Descrizione: La chiesa è progettata da Justus Dahinden a Varese, immaginando una semisfera circondata da un fossato per rappresentare la volta celeste che emerge dall’acqua. Il volume è diviso in due: l’aula assembleare è racchiusa da una copertura con struttura in legno lamellare con diversi lucernari, mentre il sagrato d’ingresso è avvolto da due bracci. La parete divisoria funge da fondale al presbiterio interno ed è modellata dalle due rientranze, visibili all’esterno, dell’abside e del tabernacolo.
Impianto urbanistico e contesto di riferimento. L’edificio, dedicato al frate francescano polacco morto ad Auschwitz, è pensato secondo criteri altamente innovativi che connotano uno spazio sacro originale ed autonomo nell’ambito della periferia varesina, collocato lungo un grande viale di comunicazione tra il centro storico e il Sacro Monte, situato a nord della città. Il luogo della celebrazione è racchiuso in una cupola, che richiama il cosmo con un forte carattere simbolico: una semisfera emergente da un bordo d’acqua che corre intorno al perimetro e segna il confine della zona sacra dal resto della città, punto d’incontro tra natura e architettura. Ma l’emisfero è spezzato e la pianta circolare è divisa a metà da una parete di cemento che separa l’interno dal sagrato. Il complesso si inserisce armonicamente nel tessuto urbano, con un piazzale adibito a parcheggio e luogo di incontro, mentre sul lato opposto della strada, al centro della quale è stata creata un’isola spartitraffico, è presente un parco. Permane un frassino in prossimità dell’ingresso che, con efficace semplicità, indica l’apertura della calotta e il punto di accesso.
Facciata principale. Il progetto non presenta una vera e propria facciata, ma prevede l’articolazione di uno spazio inedito, compreso nel volume della semisfera: due corpi avanzati delimitano un atrio atto ad accogliere i fedeli e a fungere da filtro tra l’esterno e l’interno, regolando l’ingresso allo spazio liturgico. Nell’ala di destra è occultata una scala che conduce al seminterrato. Il battistero-cappella feriale è all’interno dell’ala sinistra; nella parte superiore rivolta al sagrato sono collocate le campane. La parete in cemento che fa da fondale presenta due curve: una più dolce e più bassa in corrispondenza dell’abside e una alta e più sporgente, ben visibile dalla strada e paragonabile ad un campanile, che racchiude l’area del tabernacolo; entrambe hanno dei lucernari in sommità. Collocati agli angoli della facciata sono gli accessi che introducono all’aula con un percorso curvilineo che aggira il muro divisorio, concepito sia come prospetto esterno sia come fondale per la celebrazione eucaristica.
Organizzazione interna. Lo spazio interno, interamente racchiuso dalla copertura a mezza cupola, si articola in vari ambienti indipendenti, ma coordinati in relazione alle specifiche funzioni. In una struttura dominata dalle linee curve, l’unico percorso rettilineo è il corridoio centrale che dalla sagrestia, attraverso il vano penitenziale e l’assemblea, conduce all’altare semicircolare, progettato come punto focale della celebrazione liturgica. La pavimentazione è in leggera pendenza verso il presbiterio e le panche, disposte ad anfiteatro, aumentano la partecipazione e il senso di comunità dell’assemblea. L’ambone è posto alla sinistra del celebrante, in una posizione rialzata che lo rende ben visibile da tutti. L’alta parete posteriore, ondulata, ospita nelle sue rientranze abside e tabernacolo; a quest’ultimo è riservato uno spazio appartato e la fessura ne concede la vista, per una meditazione personale, solo da un preciso punto dell’aula, a testimonianza del mistero di Cristo che si rivela a chi lo cerca. L’organo completa la cornice del presbiterio, protendendosi dalla parete di fondo davanti all’ingresso secondario. Colore predominante è il bianco per i materiali impiegati e per la luce che penetra dall’alto, attraverso i lucernari (il più piccolo e meno visibile sopra il tabernacolo, il più ampio e luminoso sopra l’altare) e dal basso dalla finestratura; tale fascia vetrata corre lungo tutto il perimetro e riporta all’interno i riflessi dell’acqua creando continuità tra l’interno e l’esterno. Ben studiata è anche l’illuminazione artificiale.
Caratteristiche strutturali. La complessa parete di cemento armato, lasciata volutamente con ruvido intonaco strollato, grigio verso il sagrato e bianco all’interno, è mossa da varie curve ed è la vera parte portante della costruzione. Essa si poggia sulla fondazione principale, in cemento armato a gradoni, sostenuta a sua volta da una sistema di pali. Solidale con la muraglia è la struttura reticolare autoportante in legno: le travi lamellari curvate sono fissate tra loro e ai piloni disposti lungo il fossato tramite cerniere in acciaio. Esternamente la cupola è ricoperta da pannelli metallici smaltati di bianco. Il battistero continua uno spicchio di cupola e due colonne portanti sostengono il campanile. Altre coppie di colonne sono presenti all’esterno di ciascun ingresso.
Aspetti liturgico-pastorali. L’intero spazio viene progettato per dotare la comunità di un luogo unitario che possa essere un riparo dal mondo esterno senza separarsene: la sensazione di estrema leggerezza comunicata dai materiali e dalla luce è un messaggio che invita all’ascesi. La nuova chiesa intende evocare il Mistero, costruendo un ponte tra materia e spirito con l’uso di forte simbolismo ed espressività nelle forme: gli spazi sacri infatti non rappresentano tanto una realtà fisica, quanto una dimensione psichica. E in tutto gioca un ruolo preponderante la luce, naturale o artificiale che sia, che parla direttamente alle emozioni dell’uomo.

Descrizione tratta dalla pagina chiesecontemporanee.chiesadimilano.it.

Fotografie degli esterni:





Fotografie degli interni:








4 commenti:

  1. L’insieme è molto freddo e abbastanza brutto, ma apprezzo che l’ambone sia retrocesso rispetto all’altare.

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  2. Si tratta evidentemente del progetto per un centro commerciale o cinema, frettolosamente e malamente riciclato per una chiesa cattolica, con la colpevole connivenza (ed ignoranza) dei committenti

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  3. Noi, della diocesi, lo chiamiamo l'igloo. Una porcheria.

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  4. Stupenda, specialmente la pianta interna semicircolare con il popolo disposto intorno all'altare. Veramente molto bella.

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