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Una volta la Chiesa arrivava prima…adesso arriva dopo

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venerdì 17 giugno 2011

La Repubblica si accorge dello stato miserrimo della musica sacra


di Michele Smargiassi


È ora di mettere al bando le «armi di distruzione di messa». Nella Chiesa italiana, spesso divisa, c'è un argomento che mette d'accordo tutti, un po' più scandalizzati i tradizionalisti, un po' più ironici i progressisti: le canzoncine devote che si ascoltano ogni domenica in tutte le parrocchie della penisola tra l'introibo e il missa est sono quasi sempre desolanti, banali, lagnose o bizzarre, talora ridicole e a volte perfino sbadatamente eretiche. Tanto che nessuno giurerebbe che lo strepitoso rap che la regista Alice Rohrwacher, appena acclamata a Cannes, fa cantare ai catecumeni nel suo film Corpo celeste («Mi sintonizzo con Dio / è la frequenza giusta / mi sintonizzo proprio io / e lo faccio apposta») sia del tutto inventato, e non magari ascoltato veramente in qualche oratorio di periferia.

Non si può dire che gli allarmi non siano risuonati, è il caso di dire, molto in alto. Già venticinque anni fa l'allora cardinale Ratzinger fu spietato con la playlist degli altari: «Una Chiesa che si riduca a fare solo della musica "corrente" cade nell'inetto e diviene essa stessa inetta». Oggi, da pontefice amante della musica, insiste sul concetto in un libro, Lodate Dio con arte, applaudito dal maestro Riccardo Muti, anche lui esasperato da «quelle quattro strimpellate di chitarre su testi inutili e insulsi che si ascoltano nelle chiese, un vero insulto». La questione sta diventando spinosa, anzi esplosiva, perché da anni è sullo stile delle celebrazioni che si gioca l'aspra contesa tra conciliaristi e restauratori, con i secondi al facile attacco di quella «eresia dell'informe», come la definisce lo scrittore tedesco Martin Mosebach, che corrode la liturgia a colpi di «canti sguaiati». «A che serve avere belle chiese se la musica è penosa?», insorse dieci anni fa l'allora presidente del Pontificio istituto di musica sacra, il catalano Valentino Miserachs Grau.

La Chiesa francese ha risolto la questione da tempo, con piglio gallicano, stilando una lista rigorosa e vincolante di canti ammessi, una sorta di canatur, versione canora dell'imprimatur.
Invece in Italia, sede del cattolicesimo ma anche patria del bel canto, l'anarchia del parrocchia'n'roll sembra ingovernabile. Ogni diocesi dovrebbe possedere un Ufficio di musica sacra tenuto a vigilare sulla serietà del sacro pop, ma di fatto quel che finisce per risuonare tra banchi e navate è quasi sempre frutto della creatività improvvisata di qualche catechista munito di iPod, o di certi sacerdoti chitarristi. La scena, un po' dovunque, dev'essere quella frettolosa e distratta descritta dal bolognese don Riccardo Pane nel suo sconsolato pamphlet Liturgia creativa: «Prima della messa mi piomba immancabilmente in sacrestia qualcuno a chiedere: "Don, che cosa cantiamo?", e il mio ritornello è inesorabilmente "vatti a leggere le antifone e vedi se trovi un canto che ci azzecca"».
Il risultato è nelle orecchie di tutti. Reperibile a vagonate anche sui canali di YouTube, pure in versioni medley e remix. Motivetti che non ci azzeccano proprio, incongruità (Signore scende la sera cantato alla messa delle 11 di mattina), cascami di musica di consumo, simil-Ramazzotti e para-Baglioni, esotismi world music con bonghi e maracas (come il cantatissimo Osanna-eh «africano») che sconcertano le vecchiette, azzardi stilistici estremi (c'è un Gloria hip-hop), perfino cover da grandi successi (allucinata la parafrasi del Pater sull'aria di The sound of silence di Simon & Garfunkel: «Padre Nostro tu che staiiii / in chi ama veritàaaa...»). La ribellione è nell'aria, un gruppo Facebook frequentato da sacerdoti ha stilato perfino la classifica dei canti più disastrosi: ha vinto con 374 nomination l'Alleluja delle lampadine, ribattezzato così perché di solito è accompagnato da gesti delle mani che sembrano mimare il lavoro di un elettricista. L'arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra ha spuntato personalmente a matita rossa dai libretti parrocchiali i canti «che non devono più esserci», come Alleluja la nostra festa, visto che, semmai, la messa è la festa del Signore. Da più parti s'invocano il ripristino d'autorità del Gregoriano e la disciplina monostrumentale dell'organo a canne, o almeno dell'armonium.

Sotto queste pressioni, un paio d'anni fa la Conferenza episcopale chiese al suo consulente don Antonio Parisi, esperto di musica sacra e compositore, di mettere ordine nello sconcertante frastuono. Povero don Antonio, si trovò di fronte un oceano di quindicimila canti, canzoni e canzoncine estratti da quarantacinque anni di raccolte nazionali e locali. E c'era di tutto. Delle musiche abbiamo detto, ma i testi, i testi ancora peggio. Pieni di parole tronche, da poesiola delle elementari («Il nostro mal / sappi perdonar...»), banali, inappropriate, di orrori grammaticali («Te nel centro del mio cuor»), di espressioni rubate a qualche spot televisivo di banche («Tutto ruota intorno a Te»), quando non sono zeppi di ingenuità (definire Maria «l'irraggiungibile» non è incoraggiante per la partecipazione al rosario) e di veri e propri strafalcioni teologici, commessi sicuramente in buona fede, magari per far quadrare un verso: cantare «Tu che sei nell'universo» solo perché «nell'alto dei Cieli» non ci stava, più che riecheggiare una canzone di Mia Martini significa circoscrivere Dio dentro la sua Creazione, e non va proprio bene.

Un compito immane, defatigante, sconsolante, da cui don Parisi riuscì meritoriamente a far scaturire un Repertorio nazionale di canti per la liturgia che ne seleziona 384 decenti e adeguati, ma che ancora non fa testo: «Non si può procedere per imposizioni», spiega, «bisogna formare, formare persone nelle diocesi, nelle parrocchie, far studiare musica ai presbiteri, agli animatori, ai catechisti, il canto liturgico non è un optional, è un segno sacro».
Giusto non voler guastare l'entusiasmo degli animatori parrocchiali, volonterosi e incolpevoli. Ma il punto è questo, che i canti durante la messa non sono un "accompagnamento", non sono gli "stacchetti" fra un responsorio e una lettura: fanno parte della liturgia, sono cosa sacra come le parole dell'Elevazione. Come è possibile che la stessa Chiesa che ripristina la messa in latino chiuda un occhio di fronte alla colonna sonora da X-Factor di quella in italiano? I conservatori hanno una spiegazione storica: la profanazione canora cominciò con «la deflagrazione nucleare» chiamata "Messa Beat". Chi la ricorda? Anno 1965, Concilio appena terminato, fibrillazione del rinnovamento, il maestro Marcello Giombini accantonò le colonne sonore degli spaghetti-western e, ispirato, scrisse una messa musicale «per i giovani». Davvero una bomba atomica. Trasmissioni Rai, concerti, tournée internazionali, benedizione del gesuita padre Arrupe, 45 giri pubblicati dall'etichetta discografica delle Edizioni Paoline. Il torrente non si fermò più, proliferarono i «complessi» da scantinato di canonica, alcune band divennero famose, Angel and the Brains, The Bumpers, per non dire delle due formazioni parallele dei Focolarini, Gen Verde e Gen Rosso, le cui audiocassette infestano ancora gli oratori. Ma fu così che la Chiesa non perse l'onda del Sessantotto. E non fu affatto una sciagura, assicura monsignor Vincenzo De Gregorio, responsabile per la liturgia musicale della Cei: «Prima le messe erano o tutte recitate o tutte cantate, ma cantate solo dal coro, solo da ascoltare. La Messa Beat fu una sana apertura, ed era di qualità, il guaio come sempre sono gli epigoni. Anzi, il guaio è la cultura musicale inesistente degli italiani. In questo Paese ormai si canta solo a messa».

I tradizionalisti sbagliano. Dare la colpa al Concilio è troppo facile, anche la Chiesa guardinga dell'Ottocento ebbe parecchi problemi con le hit parade da altar maggiore. Sentite come nel 1884 la Sacra congregazione dei riti elencò con disgusto quel che rimbombava tra le navate: «Polcke, valzer, mazurche, minuetti, rondò, scottisch, varsoviennes, quadriglie, galop, controdanze, e pezzi profani come inni nazionali, canzoni popolari, erotiche o buffe, romanze...». Il difetto della Chiesa post-conciliare semmai fu trovarsi musicalmente impreparata alla sua stessa rivoluzione liturgica. Con l'abbandono del latino, la Cei predispose il nuovo messale in italiano, ma trascurò il rinnovamento del repertorio canoro. A disposizione c'erano solo un po' di litanie antiquate, Mira il tuo popolo, T'adoriam ostia divina. «Ai parroci non restò che prendere le canzonette del gruppo rock che faceva le prove in oratorio, o quelle dell'ultimo campeggio scout, e portarle sull'altare», sospira monsignor De Gregorio. Risultato: un'infantilizzazione drastica dei contenuti, degli stili, dei testi.

Eppure ci sono, nel grande mondo ecclesiale, talenti da utilizzare, compositori di qualità. Don Parisi li cita con rispetto: don Marco Frisina, compositore apprezzato anche negli Usa, don Pierangelo Sequeri, autore del diffusissimo Symbolum 77, il gesuita Eugenio Costa, il camilliano Giovanni Maria Rossi, il salesiano Domenico Machetta... «Vedo il bicchiere mezzo pieno: sono passati solo cinquant'anni dalla riforma conciliare, è presto per tirare delle conclusioni». La Cei sta pensando di commissionare a loro un nuovo repertorio, finalmente di qualità. Nell'attesa, quando rintocca la campana della messa, viene ancora il sospetto che le parrocchie d'Italia, come patrono della musica, non invochino santa Cecilia, ma Sanremo.

Fonte: La Repubblica 16 giugno 2011, via Finesettimana; foto da Secretum meum mihi

57 commenti:

  1. RISPOSTA DELL'OSSERVATORE ROMANO

    Se la musica liturgica
    diventa un pretesto per litigare
    È paradossale che proprio la liturgia, luogo principe dell’armonia e dell’incontro, sia a volte concepito come una sorta di campo di battaglia da quanti — ognuno con le proprie rispettabili ragioni — vorrebbero rivedere le modalità di utilizzo della musica e del canto durante le celebrazioni. L’argomento è di particolare interesse, tanto che il quotidiano «la Repubblica» gli dedica tre pagine nel numero del 16 giugno, rilevando incongruenze nei testi di alcuni canti moderni e lamentando un basso livello nella qualità dei canti liturgici in genere.
    È indubbio che in molti casi il tasso «artistico» dei brani musicali proposti nelle chiese è discutibile, ma appare semplicistico — se non strumentale — contrapporre questa produzione al corpus gregoriano. L’enorme patrimonio che giunge dai secoli passati, infatti, ispira e si affianca alle nuove proposte. La questione, semmai, è come garantire che i canti di oggi siano di livello artistico degno del ruolo che devono sostenere nella liturgia, un ruolo che non è solo decorativo.
    Cantare il gregoriano non è vietato ed è anzi auspicabile e possibile, anche in forma semplice. Ma chi si lamenta perché le antiche melodie non sono abbastanza valorizzate, non fa che certificare un problema culturale: nella liturgia spesso, purtroppo, il livello della musica è paragonabile a quello, molto basso, dei brani trasmessi in radio e in televisione, almeno in Italia, come rileva tra l’altro sul giornale romano il consulente per la musica liturgica della Confrenza episcopale italiana, monsignor Vincenzo De Gregorio. La qualità dei canti che si ascoltano in chiesa è, in genere, lo specchio di una situazione di degrado culturale più ampio. Tale argomento non può però essere utilizzato per sostenere che tutto quello che è venuto dopo il concilio Vaticano II sia da rigettare in blocco.
    Spazio, dunque, a tutte le opinioni, ma non alle strumentalizzazioni di quanti, da una parte e dall’altra, brandiscono come clave le proprie visioni della musica liturgica. Forse non è ancora chiaro il percorso per arrivare alla composizione di inni moderni, rispettosi della tradizione e di alto livello artistico e che convivano con la giusta valorizzazione del gregoriano. Per il momento però si può evitare di negare dignità artistica a chi sostiene tesi diverse dalle proprie. Almeno per riguardo alla liturgia.
    MARCELLO FILOTEI

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  2. "L’enorme patrimonio che giunge dai secoli passati, infatti, ispira e si affianca alle nuove proposte."

    Ispira e si affianca ? Ma se è stato rigettato e sepolto con disgusto per lasciar spazio alle "nuove proposte"!

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  3. Ed ecco il commento di Cantuale Antonianum:

    http://www.cantualeantonianum.com/2011/06/losservatore-romano-invita-non-litigare.html

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  4. Bell'articolo, tutto giusto e saggio, ma poi che mi conclude? Che la soluzione verrà da Frisina, Symbolum 77 ed Eugenio Costa??? Che direbbe Repubblica se una grande azienda che volesse risanare le sue finanze riassumesse i manager che l'hanno mandata in bancarotta? Follia!!!

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  5. ..... siamo un pò ottimisti, in mezzo a tanto deserto e detriti ci sono in Italia realtà che vanno bene, Cappella Musicale di Modena, Milano, Genova, Pisa, Fiesole ......i loro maestri alcuni sono laici con tutti i titoli giusti e fanno un lavoro EROICO!!!......
    capisco che non fanno notizia ma esistono ......

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  6. Ah, sua ecc.za giornalistica  La Repubblica se n'è accorta  della fatale decadenza ?
    beh, mi rallegro ....neglio tardi che mai (con tanti   distinguo  che vorrei fare a quest'articolo....)  !
    ma il guaio è, cari giornalisti  di fresco risvegliati al bello-sacro, che non pare essersene accorta la curia vaticana, vedi recenti nomine alla Sistina !
    e poi...ora solo per accennare un puntino sulle   i...
    don Marco Frisina ? ? don Sequeri ? compositori di qualità ?....  ma qual è la sostanza tecnica e culturale dell'autorevole valutazione critica repubblichina delle musiche dei citati compositori  ?
    che ne sanno lorsignori giornalisti delle musiche sacre perenni e davvero meritevoli di perennità, ammessa la presente  lodevole critica alle musichette repellenti in vigore da 40 anni e  oltre ?

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  7. sono passati solo cinquant'anni dalla riforma conciliare, è presto per tirare delle conclusioni...
    ....è presto ?!? ...:(
    ma questa è bellina !  io direi: aspettiamo un altro po' e vedrete che saremo vicini alla rovina totale, grazei alla benemerita  RIFORMA dìvoluta dal gran concilio, basta guardare la tendenza in atto, ma per far ciò si dovrebbero tenere cgli occhi aperti sulla reale NATURA, origine, andamentoe conclusioni del mitico concilio, e questo non molti riescono a farlo nel clero italiano, da 50 anni a questa parte, compreso il rev.intervistato....(perchè il concilio non si tocca: l'albero è certamente buono, anche se i frutti son tutti marci, aspettiamo un altro secolo, di marciume in arciume, chissà....se in mezzo al cumulo di marciume che sale di giorno in giorno, qualcosa di buono un giorno spunterà....)

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  8. De Republica numquam satis!
    Don parisi il salvatore della patria???????
    Come Alarico lo fu dell'impero romano!
    Ma chi è  questo incmpetente che scrive simili corbellerie?

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  9. <span>sono passati solo cinquant'anni dalla riforma conciliare, è presto per tirare delle conclusioni...  
    ....è presto ?!? ... :(  
    ma questa è bellina, eh... !  io direi: aspettiamo un altro po' e vedrete che saremo vicini alla rovina totale, grazie alla benemerita  RIFORMA voluta dal gran concilio, basta guardare la tendenza in atto, ma per far ciò si dovrebbero tenere<span> gli occhi aperti </span>sulla reale NATURA, origine, andamento e conclusioni del mitico concilio, e questo non molti riescono a farlo nel clero italiano, da 50 anni a questa parte, compreso il rev.  intervistato....(già,  perchè il MITICO concilio non si tocca: l'albero è certamente buono, anche se i frutti son tutti marci: aspettiamo un altro secolo, di marciume in marciume, chissà....se in mezzo al cumulo di marciume che sale di giorno in giorno, qualcosa di buono un giorno spunterà....)</span>  bah....mentre l'ignoranza crassa dilaga nelle nuove generazioni. e il gusto musicale degenera, sulla china a precipizio....

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  10. Il solito perbenismo di facciata. La Chiesa deve mostrarsi sempre bella, sempre perfetta, sempre sana. NO, NON E' COSI'! E speriamo che i soldi per l'Osservatore vengano dirottati su qualche pio ordine, tipo i FFI.

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  11. Parlo per esperienza, in quanto sono organista [serio dal momento che frequento il Conservatorio]. Allora, il problema sono i preti. Basta coi sofismi. Se i preti avessero la forza di opporsi alle "pie donne" tante cose andrebbero meglio, vedi la musica liturgica. Ma non è così. Ecco che allora il prete, o latente sessantottino o troppo dedito ai massimi sistemi, delega tutto a quei pasdaran di mancate suore che sono le pie donne ottuse [quelle che dicono " il papa comanda a Roma, qui si fa così"]. E l'organista è lì a subire. Deve ingoiare cucchiaioni di fiele per far eseguire i canti che propone, almeno uno; deve lottare perché il tono della celebrazione non sia quello solitamente sciatto che è [ormai non c'è più differenza fra domenica ordinaria e solennità]; deve incavolarsi col prete e minacciare -temendo che possa poi accadere- di andare via. Insomma, bisognerebbe che fosse formato un "Registro" degli organisti, uno per diocesi, e che gli organisti fossero protetti e autorizzati a fare come vogliono. Del resto, se il prete mi dice che durante la Messa non bada a ciò che succede perché si trova "altrove", che gliene frega di dirmi quali -orridi- canti fare?

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  12. Giusto Teofilo, il prete è "altrove", sul Calvario... e grazie a certe canzoni lo sono anche i fedeli: è l'actuosa participatio tanto invocata

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  13. tranquilli tutto si risolverà il Papa ha nominato un grande .........vedrete .....vedrete.........e fra non molto il suo compare arriverà alla cappella giulia e così.............

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  14. La musica??? La banalizzazione è tale che la musica è e sarà irreformabile. Un coro parrocchiale è solitamente composto da gente che non sa leggere le note, i preti stessi non sono più formati al gregoriano e non sanno nulla di latino, l'ignoranza genera mostri è proprio il caso di dirlo. Oggi in chiesa la messa dovrebbe essere senza canto, sapete com'è i cori non cantano sfruttando l'acustica delle navate cantano con i microfoni, e questo  rende il canto rumore d'autostrada, meglio allora nessun suono. Basta cantare attaccati con le bocche e con le chitarre ai microfoni, via i microfoni, il canto sia naturale.

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  15. Il difetto sta nel manico: la riforma liturgica post-conciliare. La rovina della musica ne è la conseguenza.
    La musica sacra occidentale nel corso dei secoli ha sempre avuto il bisogno di essere "ricentrata" dall'Autorità ecclesiastica, per ricondurla nell'alveo della perennità e sottrarla agli influssi delle mode correnti. Ma se il rito stesso è continuamente cangiante e "adattato" allo spirito del tempo, come può la musica esserne sottratta?

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  16. Come sappiamo S.Pio X con il suo Motu Proprio "Tra le sollecitudini" (del quale ricorre il Centenario, se non vado errato) blocco' il proliferare di motivetti di gusto profano nelle chiese, rifacendosi al Gregoriano ed alla Polifonia palestriniana come modelli da recuperare e ai quali ispirarsi.
    Ora la situazione e' infinitamente peggiore, a causa della pessima se non inesistente preprazione in fatto di Musica Sacra di preti e seminaristi, cresciuti a canzonette e chitarre....
    Ma la cosa peggiore non e' l'ignoranza verso la Musica Sacra, della quale sono incolpevoli (quando va bene conoscono la Missa De Angelis...) ma averli indottrinati instillando nelle loro menti e nei loro cuori il pregiudizio e l'acredine verso la Musica Sacra "Tradizionale"! Anche se esprime bellezza loro la odiano e la ostacolano perche' "e' roba vecchia che andava bene una volta".

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  17. Caro Stallio e Ollio,
    chi sarebbero questi grandi?

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  18. Sicuramente Stallio e Olio si riferisce alla nomina di Palombella alla Sistina e di Frisina alla cappella Giulia!!!! 
    E  secondo voi perchè il nome del M° Colino è su Repubblica?
     Vedrete...... Vedrete ...... ahahahahaah! che schifo!!!!!!!!!!!!!!

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  19. Il canto nel duomo di Milano è solamente osceno, la corale è stonatissima, il cantore principale è dannoso per le orecchie.

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  20. Polemiche inutili, sterili, fini a se stesse.
    In fatto di musica nella Liturgia della Chiesa Italiana, il Papa può essere contento, viviamo da oltre quarant'anni l'ermeneutica della continuità...ovvero l'abominio della desolazione.

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  21. L'analisi più sensata resta per me quella del cantuale antonianum che, giustamente, mette in rilievo come gli articoli in questione SCOPRANO L'ACQUA CALDA.
    Sarò "integrista" ma la qualità postula la preparazione (ossia tempo e fatica). Una musica sacra di livello richiede specialisti, il demagogico "tutti devono cantare" inevitabimente porta al crollo qualitativo di quanto si sente nelle liturgie.

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  22. La finale è da applausi: "La Cei sta pensando di commissionare a loro un nuovo repertorio, finalmente di qualità"; dovrebbe essere una stupidaggine, visto che il Sinedrio Episcopale ne ha appena pubblicato uno (ancorchè nato morto) e visti anche i nomi fatti fra cui quello del fu p. GM Rossi, che già canta (?) con gli angeli in cielo.....Di articoli come quelli di repbblica ne ho faldoni pieni, le stesse cose da oltre vent'anni. Mi ripeto: ermeneutica della continuità!

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  23. Eppure ci sono, nel grande mondo ecclesiale, talenti da utilizzare, compositori di qualità. Don Parisi li cita con rispetto: don Marco Frisina, compositore apprezzato anche negli Usa, don Pierangelo Sequeri, autore del diffusissimo Symbolum 77 ... «Vedo il bicchiere mezzo pieno: sono passati solo cinquant'anni dalla riforma conciliare, è presto per tirare delle conclusioni».

    QUEL bicchiere mezzo pieno lo vedo anch'io e, purtroppo, mi tocca pure ascoltarlo o, meglio, subirne l'ascolto.
    E dopo aver subìto per DECENNI, gradirei l'altra metà del bicchiere, quella vuota, il silenzio (anzi, per restare in tema, "The sound of silence").

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  24. BASTA FRISINA!!!! W IL GREGORIANO!!!!
    GLORIA IN EXCELSIS DEO

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  25. Mi chiedo se tale Michele Smargiassi (nomen omen) provenga dalle fila di Universa Laus, l'associazione liturgico-musicale che è a mio avviso tra i principali responsabili dell'attuale stato della musica sacra. Basta leggere i nomi di coloro che considera come i "salvatori della patria": Parisi, Costa, Rossi (che tra l'altro è già morto da qualche anno), vale a dire il gotha della suddetta organizzazione, che negli ultimi 40 anni ha occupato i posti chiave negli uffici liturgici, nelle scuole diocesane, nelle riviste di settore, spacciando la propria concezione di musica liturgica come l'unica possibile, l'unica vera e cattolica.
    Chiunque abbia avuto la (s)fortuna di leggere o ascoltare qualcuno di Universa Laus, non avrà difficoltà a riconoscere nell'articolo di Repubblica gli stessi concetti, gli stessi luoghi comuni, persino gli stessi termini.
    Deludente poi l'intervento di mons. De Gregorio: "Prima le messe erano o tutte recitate o tutte cantate, ma cantate solo dal coro, solo da ascoltare". Ma per favore... Degno successore di mons. Parisi, non c'è che dire.

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  26. Non so se Smargiassi appartenga a quel club di mentecatti che era Universa Lausa,ma è evidente che Parisi si è bevuto quel pò di cervello che gli resta!
    Su De Gregorio è meglio sospendere il giudizio, basta dire con gli antichi "Pares cum paribus facillime congregantur", così non ci capiscono neppure, perchè il latino, come voi tutti sapete, è lingua da iniziati!

    Ma avete visto con quale malcelata spocchia il Parisi parla della Messa in latino?

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  27. Non so se Smargiassi appartenga a quel club di mentecatti che era Universa Lausa,ma è evidente che Parisi si è bevuto quel pò di cervello che gli resta!
    Su De Gregorio è meglio sospendere il giudizio, basta dire con gli antichi "Pares cum paribus facillime congregantur", così non ci capiscono neppure, perchè il latino, come voi tutti sapete, è lingua da iniziati!

    Ma avete visto con quale malcelata spocchia il Parisi parla della Messa in latino?

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  28. http://www.youtube.com/watch?v=TbdDutey4Fw
    Che ne volete? Gregoriano? ahahahah! ma fatemi il piacere!!!

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  29. Allora sono loro due stessi che scrivono!

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  30. Neanche la colomba (che voleva rappresentare lo Spirito Santo) si è alzata in volo!!!!! come ci si può elevare a Dio in questo modo?

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  31. Video paradossale ma purtroppo fotografia di una situazione diffusamente degenerata.
    Delle piazzate sul sagrato, poco importa - sebbene sarebbe stato più confacente all'identità di un movimento cattolico organizzare un altro tipo di preghiera pubblica e non un balletto indo-new age-radical pop - ancorchè si veda chiaramente il marchio di fabbrica neo-protestante in tale scelta (con il fratonzolo alto mt 1,25 in prima fila a scalmanarsi......).
    Il problema è la prima parte del delirio collettivvo avvenuta in una chiesa romanica!
    Pure lì a presiedere si vede un trippre con la stola bianca: sarà un pastore battista.......
    Ad buon parroco chela veste talare.
    Come mettere una menda di seta pura ad un sacco stracciato e consunto e già arripizzato all'arlecchino.......

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  32. A me l'articolo di Filotei pare l'inno al relativismo.
    Fino a quando dobbiamo prendere lezione da queste capre? Iniziamo a chiamare le bestie col loro nome.

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  33. centenario???? era nel 2003... sei rimasto indietro di 8 anni circa

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  34. Filotei...!
    Quello è amico di altri dei, evidentemente: non del Dio uno e trino.

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  35. ...tenetevi forte il 29 giugno IL SOMMO PALOMBELLA dirigerà ......dirigerà........una grande sopresa per BENEDETTO XVI......DOPO lo si manda a casa vero??? vero????...............................

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  36. E' curioso che Repubblica, sinistro organo dell'establishment debeneddiano, liberal, anticattolico e lobbistico, pubblichi una cosa del genere. Poiché, ovviamente, non credo alla loro buona fede, mi chiedo: è solo un estetismo salottiero? Dove sta il trucco dietro queste mielose parole?

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  37. Ve lo spiego io il trucco.
    La lobby liberal/anticattolica cui ci riferiamo ama alla follia il cattolicesimo conciliarista politicamentecorretto che gli ha permesso in 30 anni di fare ogni cosa, di cui è emanazione la corrente liturgica possibilistico-bugninistico-commerciale di cui l'ULN si è fatto mentore per decenni, per cui vede come il fumo negli occhi la Tradizione e l'impostazione che il Papa - osteggiato in casa propria dali amici dei nemici - sta cercando di dare a tutta la Chiesa.
    Ergo cosa ti serve: la solita torta avvelenata, cioè una apparente condivisione da "sinistra" delle aspirazioni ratzingeriane in materia liturgica, in realtà sdoganate da un lupo in veste di mansuetissimo agnello, che è stato per deceni a guardia delle pecore......!
    Solo chi non ha letto Fedro - e ormai tra riforme scolastiche dissennate, demenza ecclesiastica imperante, modelli televisivi alla MariaDeFilippi, 15 o 16 italiani, per giunta molto agèe ricordano quelle favolette - non casca nella trappola!
    Con la malcelata spocchia verso la Messa in latino, sfuggita tra i denti (laschi) del Parisi, passa tutta la noncuranza cinquantennale di certo clericume catto-progressista che ha fatto solo i propri interessi di bottega.
    Cosa hanno imparato gli allievi del Coperlim di Parisi? il vuoto pneumatico: nulla del Messale, nemmeno l'a-b-c- del gregoriano, scemenze polifoniche (per modo di dire) di Frisina.
    Evidente è il tentativo di accreditare, prima che tirino le cuoia, tutti questi personaggi citati da d. Parisi come i salvatori della Patria e legittimare una bieca operazione editoriale (grazie a Dio, fallita) quale l'ultimo Repertorio Nazionale.
    L'anno scorso lessi sul "Timone" una garbata ma doverosa requisitoria su tale "pastetta", che mi aprì gli occhi.
    Spero di avrli aperti a qualcuno di voi, circa le trame del connubio Repubblica/CEI.

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  38. Silente ha anticipato il mio pensiero. Inoltre vi aggiungo che in tutto questo io continuo a vedere un'operazione puramente commerciale. Vi rendete conto che altro non è che pubblicità al repertorio nazionale Cei-Coperlim?  e agli autori dei canti ivi contenuti (Parisi, Frisina, Sequeri, Costa)? Ma è possibile che debba  essere ancora  Parisi a parlare di musica sacra? avete mai seguito un corso Coperlim e le castronerie che vengono dette dal Sommo Parisi? Io posseggo registrazioni di conferenze tenute da lui dove parla malissimo di latino, di gregoriano e di Polifonia che potrei anche rendere pubbliche se mi fosse chiesto. Adesso  il buon Parisi richiama al bisogno di qualità nella musica liturgica. Avete mai sentito la Missa Tango eseguita al congresso eucaristico nazionale a Bari? una porcata. Avete mai sentito le composizionei  del Gran Parisi? fanno schifo. Non ha mai prodotto uno spartito decente. Sono inascoltabili, fanno venire l'ansia!
    Chiaramente ora, visto che l'aria sta cambiando, anche lui, da bravo imprenditore di se stesso, sta virando  dove soffia il vento infatti <span> La Cei (</span><span>cioè lui e i suoi amichettti)</span><span> sta pensando di commissionare  (cioè si autocommissionano) a loro un nuovo repertorio, finalmente di qualità.</span>
    Mi chiedo: stanno affermando forse che l'ultimo repertorio nazionale  è simile ad una deiezione dell'ultimo tratto intestinale?
    Solo da Repubblica poteva venire un articolo dove a parlare fosse Parisi. Ahahahah! 
    Ricordo il sorrisino orgasmico che aveva sulle labbra quando quel gran suo amicone di Marini senior cacciò il M° Bartolucci dalla Direzione della Sistina.... e rideva lui!!!! 
    Come siam finiti in basso. Parisi che ha lavato le menti a preti e seminaristi sulla inopportunità del cantio gregoriano, sul bisogno di interpretare la liturgia alla scuola dello spirito deol Concilio, ora, lo si vuol far passare come colui che risolverà la crisi della musica liturgia quando per primo ha collaborato per distruggerla appoggiato dai vescovi (in Puglia poi non ne parliamo!!!!!!!) con le sue canzonette e con la promozione di quelle altrettanto brutte dei suoi compagni.
    Scusate lo sfogo ma forse voi non conoscete il Sommo compositore Antonio Parisi e quindi volevo farvi capire con chi abbiamo a che fare!!!

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  39. "sono passati solo cinquant'anni dalla riforma conciliare, è presto per tirare delle conclusioni"

    Abbiate la pazienza di aspettarne altre cinquanta, e sentirete che musica!

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  40. Egregio Filotei, mi sembra che l'articolo di Repubblica non faccia altro che reiterare i dubbi e le considerazioni fatte a suo tempo dal Cardinale Ratzinger nel suo libro: "Lo spirito della liturgia". Mi pare di capire che, secondo lei, se la denuncia del degrado liturgico viene evidenziata da "Repubblica" allora è "strumentale" e si fa della liturgia "una sorta di campo di battaglia" nella liturgia. Se lo dice il papa allora non si ha il coraggio di rispondergli e, in perfetto stile curiale, si ignorano i suoi pronunciamenti.

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  41. <span>Egregio Filotei, mi sembra che l'articolo di Repubblica non faccia altro che reiterare i dubbi e le considerazioni fatte a suo tempo dal Cardinale Ratzinger nel suo libro: "Lo spirito della liturgia". Mi pare di capire che, secondo lei, se la denuncia del degrado liturgico viene evidenziata da "Repubblica" allora è "strumentale" e si fa della liturgia "una sorta di campo di battaglia" Se lo dice il papa allora non si ha il coraggio di rispondergli e, in perfetto stile curiale, si ignorano i suoi pronunciamenti.</span>

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  42. Esegesi trad.di Luca XIII,1-918 giugno 2011 alle ore 11:38

    <span>Marcello Giombini accantonò le colonne sonore degli spaghetti-western e, ispirato, scris</span>
    "ispirato?  Da chi? E' universalmente risaputo che Giombini (pace all'anima sua) era un "Contattista". Ovvero non un "semplice" ufologo che si "accontenta" di avvistarli, i dischi volanti, ma uno che pensava di ricevere messaggi dagli alieni.

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  43. Allora De Gregorio deve esserne un discepolo.....

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  44. ..si, per rimpiazzarlo, con Frisina, ahahahahahaha :-P

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  45. .......la messa beat fu una sana apertura... beh questo monsignore ha fatto una sana bevuta

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  46. Grazie, Don Magnifico, ma, come avrà immaginato, la mia era una domanda retorica. La "relazioni pericolose" tra la CEI e la lobby debenedettiana, in nome del progressismo religioso e politico, sono ben note. Ma dirlo è "politically uncorrect". Per definizione loro hanno ragione e noi torto. Noi siamo antropologicamente inferiori.  "Superior stabat lupus"..

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  47. Affermazioni come queste sono roba da imbonitori, da venditori di pentole ambulanti.

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  48. <span>Grazie, Don Magnifico, ma, come avrà immaginato, la mia era una domanda retorica. La "relazioni pericolose" tra la CEI e la lobby debenedettiana, in nome del progressismo religioso e politico, sono ben note. Ma dirlo è "politically incorrect". Per definizione loro hanno ragione e noi torto. Noi siamo antropologicamente inferiori.  "Superior stabat lupus"...</span>

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  49. Quello che non ammetteranno mai, come si vede dalla risposta dell'Osservatore Romano, è che il problema della musica sacra è figlio del problema della liturgia: il disastro dell'una è andato in parallelo con la distruzione dell'altra.

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  50. una grande sorpresa? da Palombella? .... avrà armonizzato a tre voci "Tanti auguri a te" .....

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  51. Chi cercava di contattare gli UFO di solito si aiutava con certi piatti di funghi messicani ....... ;)
    Una buona bevuta sui funghi è la morte sua!
    E poi De Gregorio è spesso a pranzo dal card. Sepe ........

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  52. ...... come mai nelle parrocchie vige il peggio e poi quando arriva il papa ( vedi san marino) escono fuori cori organi, repertorio piu' accettabile?? ma sti preti sono proprio dei fetenti incoerenti e dei sepolcri imbiancati..perchè se credono ad una liturgia fai da te e a quei cvanti da osteria non propongono al Santo Padre il loro pensiero????
    SPERIAMO CHE IL RINNOVAMENTO LITURGICO E IL PENSIERO DI QUESTO BLOG ABBIANO LA MEGLIO SU QUESTO SCEMPIO!!!

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  53. Quando nominarono Palombella pensai alla fine...poi,ho visto in lui un netto miglioramento!...non piu' quelle sbracciate!quel viso rosso!il battere del piede a mo'di ballerino spagnolo!....ma l'ho rivisto  ultimamente...ed e' peggiorato di nuovo..!!perche'??...che peccato...

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  54. Che Paolmbella sia migliorato è veramente arduo sostenerlo.
    Forse si appoggiava ad un coro - tutto sommato - di prima scelta, quale è la Sistina, nonostante tutto.
    Il viso rosso...?
    Quello è il minore dei problemi: manca proprio la stoffa, la preparazione, il retroterra, ..... insomma manca LA MUSICA!!!
    Certo, se poi si ascolta la Sistina pure diretta da lui, a paragone del coro del vicariato diretto da Frisina........
    Palombella sembra Lodovico da Victoria al confronto di Little Tony......
    Ma è solo questione di paragone.

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  55. volevo dirvi...inutile parlare male di Palombella....fidatevi... ha protezioni troppo potenti. Ha intralciato il cammino di almeno tre salesiani validi della sua congregazione, pur essendo un'autentica capra musicale

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