Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 953 pubblicata da Paix Liturgique il 25 agosto 2023, in cui si esamina nel dettaglio la vicenda del card. Marc Armand Ouellet P.S.S., Prefetto emerito del Dicastero dei Vescovi, accusato da tre donne di violenza ed abusi sessuali asseritamente compiuti quando era Arcivescovo metropolita di Québec.
Una vicenda torbida e molto complessa, della quale l’articolo cerca di mettere in luce i tantissimi aspetti inquietanti, che coinvolgono le più alte gerarchie vaticane ed inevitabilmente porta ad un accostamento con la vicenda di madre Marie Ferréol, la espulsa nel mese di ottobre 2020 dall’Istituto delle Domenicane dello Spirito Santo di Pontcallec (una comunità di vita apostolica di diritto pontificio e di sensibilità spirituale e liturgica tradizionale) a seguito di una visita apostolica guidata proprio dal card. Ouellet e sotto la supervisione di papa Francesco (QUI, QUI, QUI e QUI su MiL).
L.V.
Tre inquietanti testimonianze contro il card. Marc Armand Ouellet P.S.S.
Dopo la «signora F» che all’inizio dell’anno 2023 è uscita dall’anonimato accusando il Cardinale di cattiva condotta sessuale tra la fine dell’anno 2008 e l’anno 2010, e ha reso pubblico il suo nome (Pamela Groleau) quando è stata citata in giudizio per diffamazione dal card. Ouellet, anche altre due vittime, che il card. Ouellet si è guardato bene dall’attaccare, lo accusano di comportamenti inappropriati… e ancora più gravi.
Come ha riferito l’emittente Radio-Canada all’inizio del 2023 [QUI: N.d.T.],
Paméla Groleau era una stagista dell’Arcidiocesi di Québec tra il 2008 e il 2010, quando si sono verificati i presunti fatti, secondo un documento reso pubblico lo scorso agosto nell’ambito di una class action contro l’Arcidiocesi di Québec.
Tra le altre cose, la donna sostiene che il Cardinale l’avrebbe stretta a sé e le avrebbe accarezzato la schiena durante gli eventi pubblici, azioni che hanno causato alla giovane donna, che all’epoca aveva 24 anni, un forte disagio.
Nell’anno 2020 si è rivolta ai meccanismi interni di denuncia dell’Arcidiocesi di Québec, citando gesti intrusivi e inappropriati. La sua lettera è stata inoltrata al Vaticano, come previsto dalle regole.
Paméla Groleau dice di aver trovato l’intero processo stressante. «L’ho vissuto come un secondo attacco, è stato molto inquietante, molto doloroso, sia da parte dell’Arcidiocesi di Québec che da parte del Vaticano».
Dice di aver ricevuto lettere anonime di intimidazione e di aver temuto per il suo lavoro di operatore pastorale, che ora svolge in un’altra Diocesi.
È questo che l’ha spinta a partecipare alla class action. È una dei 134 querelanti dell’azione, che riguarda più di 90 religiosi e laici dell’Arcidiocesi di Québec.
Il card. Ouellet ha risposto alle accuse, che nega fermamente, con una causa per diffamazione in cui chiede 100.000 dollari di danni a Paméla Groleau.
Secondo l’avvocato Alain Arsenault, questa sarebbe la prima volta che una persona coinvolta in un’azione collettiva rivolta a membri del clero viene citata personalmente per diffamazione.
Présence Info, un organo di informazione cattolico del Québec, ha scritto a metà gennaio 2023 [QUI: N.d.T.]:
Il 16 gennaio 2023, l’avvocato Alain Arsenault ha ricevuto una lettera che iniziava con le parole: «Con la presente descrivo un’aggressione che ho subito una domenica del 1992 nella sacrestia del Grand Séminaire de Montréal».
La presunta vittima, il cui nome è stato omesso, spiega che quella domenica stava «preparando il Messale, il Lezionario e l’Evangeliario», un compito che prevede l’inserimento di segnalibri nelle pagine che riportano i testi che saranno letti o proclamati durante la successiva celebrazione eucaristica.
Il celebrante si trova quindi dietro di lei. Le sue due mani sul tavolo «da una parte e dall’altra» le impediscono di liberarsi e il sacerdote le strofina il bacino addosso. Il sacerdote, ricorda chiaramente, era un sulpiziano di 48 anni di nome Marc Ouellet. Questo sacerdote era allora il superiore del Grand Séminaire de Montréal.
«La mia reazione fu così rapida e brusca che non riuscii a vedere se il signor Ouellet, p.s.s., avesse o meno un’erezione», scrive la donna nella sua lettera di cinque paragrafi.
«La autorizzo, signor Arsenault, a utilizzare questa lettera come ritiene opportuno per aiutare la signora Paméla Groleau e tutte le altre vittime del cardinale Ouellet».
I media cattolici pubblicano una seconda testimonianza:
Altri due documenti depositati dagli avvocati di Paméla Groleau menzionano altri fatti preoccupanti che sono noti a papa Francesco dal 2014.
Una donna, che ha incontrato il card. Ouellet per la prima volta nel 2004, spiega che per molto tempo ha avuto una grande ammirazione per l’Arcivescovo di Québec e Prefetto del Dicastero per i vescovi. Lo vedeva come un rappresentante di Dio. Lo incontrava occasionalmente presso l’Arcidiocesi di Québec e «capitava regolarmente che mentre parlavamo ci tenessimo per mano per una trentina di minuti». Quando se ne andava, «ci davamo uno o due abbracci, che duravano abbastanza a lungo», forse 30 secondi, dice, ma non ne è sicura.
Ma il 7 luglio 2014, una situazione «era piuttosto ambigua e mi metteva a disagio». La donna e il suo fidanzato stavano parlando con il Cardinale Prefetto, che in quel momento era in visita in Québec. Si è discusso della situazione finanziaria della coppia. Al termine della discussione, dopo «un secondo abbraccio», il Cardinale «ha infilato frettolosamente una banconota da 50 dollari nel mio gilet, di fronte alla parte superiore del mio petto». Poi ha spinto la banconota «un po’ più in là, troppo in là».
Il giorno dopo, la donna ha contattato il suo consigliere spirituale, che le ha consigliato di incontrare il card. Gérald Lacroix, l’Acivescovo che era succeduto al card. Ouellet, e di «scrivere al card. Ouellet per dirgli che quello che aveva fatto non era accettabile».
L’Arcivescovo di Québec consigliò alla donna di scrivere una lettera a papa Francesco. È stato inoltre concordato che il denaro dovesse essere consegnato al card. Ouellet e inviato all’indirizzo dei suoi genitori.
Nella lettera inviata a papa Francesco, la donna spiega di aver esitato a rendere pubblico il gesto del Cardinale perché non voleva «distruggere la sua reputazione, così fragile in Québec». Ma, ha detto al Papa, è stata la sua «immagine di Dio» e della Chiesa a essere «danneggiata» da questo gesto inappropriato.
La sua e-mail al card. Ouellet, tuttavia, è più diretta. Si conclude con questo avvertimento: «Per favore, mostra un po’ di moderazione e tieni le mani a posto».
Fai come dico, non come faccio: giustizia ecclesiastica assente?
Stranamente simile all’affare Pontcallec (vedi sopra) e allo sfratto di madre Marie Ferréol, il diritto canonico è stato completamente abusato per proteggere il card. Marc Armand Ouellet P.S.S. – e in effetti sono state messe in atto misure interne – un’inchiesta amministrativa affidata a qualcuno vicino al Cardinale, un puro e semplice rifiuto da parte di papa Francesco di occuparsene, e ritardi anormalmente lunghi.
La rivista Golias [di tendenza cattolica di sinistra: N.d.T.] riassume la situazione nel gennaio 2023 [QUI: N.d.T.]:
Pamela Groleau, dopo aver presentato un rapporto nel gennaio 2023 su commenti inappropriati e molestie sessuali […] ha dovuto attendere un anno e mezzo per la risposta del Vaticano, il 18 agosto 2022, anche se l’articolo 14 del motu proprio Vos estis lux mundi sugli abusi sessuali nella Chiesa cattolica, promulgato il 19 maggio 2019 da papa Francesco […] specifica che le indagini devono concludersi entro 90 giorni. Ma il Vaticano sa come essere veloce… Il nome del Cardinale è stato scagionato il 18 agosto 2022, due giorni dopo la pubblicazione dell'elenco dei presunti aggressori [nell’Arcidiocesi di Québec] da parte dello studio legale Arsenault Dufresne Wee, che guida la class action.
Inoltre, mentre coloro che sono vicini al card. Ouellet suggeriscono che sono le sue posizioni conservatrici ad avergli procurato l’inimicizia dei sacerdoti e degli altri Vescovi del Québec – la Provincia Belle è effettivamente all’avanguardia nella deriva moderna e nella scristianizzazione, così come il Canada in generale, dove 9.000 delle 27.000 chiese del Paese dovrebbero essere dismesse entro il 2030 secondo le previsioni del Canada Trust del 2020 – le confidenze di un sacerdote dell’Arcidiocesi di Québec riportate da Présence Info il 14 dicembre 2022, suggeriscono che la linea ideologica del card. Marc Armand Ouellet P.S.S. è solo un pretesto [QUI: N.d.T]:
«Il cardinale agisce in malafede. È scandaloso dirlo», afferma questo sacerdote a proposito del card. Ouellet, che si dichiara innocente e sostiene di non aver mai incontrato Paméla Groleau. Il sacerdote, che «non vuole essere identificato per paura di rappresaglie», è convinto che «diverse persone nella diocesi potrebbero testimoniare il contrario».
Un altro articolo dello stesso motu proprio, il 14, che afferma che «chiunque assista il Metropolita nell’indagine è tenuto ad agire con imparzialità e privo di conflitti di interessi», è stato palesemente disatteso. Come sottolinea la rivista Golias, padre Jacques Servais S.I., a cui è stata affidata l’indagine, «presiede la Casa Balthazar di Roma (associazione Lubac-Balthasar-Speyr), che accoglie studenti di teologia. È un esperto di Hans Urs von Balthasar, come il card. Marc Ouellet, che ha imparato il tedesco per fare la sua tesi di dottorato in teologia su Balthasar». Il 3 dicembre 2020, il sito web di Casa Balthasar ha annunciato la pubblicazione di un libro su Adrienne von Spey, discepola di Balthasar. Servais ed il card. Ouellet compaiono nell’indice, il primo autore dell’introduzione e di un capitolo, il secondo di una postfazione. Il card. Marc Ouellet compare anche come membro importante dell’associazione Lubac-Balthasar-Speyr. Nel febbraio 2022 a Roma, padre Jacques Servais S.I. ed il card. Marc Ouellet hanno collaborato a un simposio internazionale sul sacerdozio diretto dal Cardinale».
Un altro grave insabbiamento?
Nel gennaio 2023, la rivista Golias dedica un lungo dossier all’affare Ouellet. In particolare, ha esaminato altri gravi incidenti che avrebbero portato alla sospensione di qualsiasi sacerdote ordinario. Ma il card. Marc Armand Ouellet P.S.S. non è un sacerdote qualsiasi e ha un solido sostegno. I fatti sono stati commessi tra la fine dell’anno 2008 e l’inizio dell’anno 2009. La vittima ha avvisato mons. [dal 2014, card.: N.d.T] Gérald Cyprien Lacroix I.S.P.X. con una prima lettera di mezza pagina il 6 agosto 2020, e poi con una seconda lettera di sei pagine – in cui sono descritti i fatti – il 13 settembre successivo, su richiesta di quest’ultimo, con l'obiettivo di inoltrarla a papa Francesco.
Secondo persone vicine al card. Marc Armand Ouellet P.S.S., sembra che le affermazioni della vittima siano state respinte perché si è rifiutata di incontrare i responsabili dell’inchiesta, condotta in pieno Covid (anni 2020-2021), tra cui padre Jacques Servais S.I., amico e collaboratore del card. Ouellet, e il suo ex segretario padre Dominic le Rouzès, tornato allo stato laicale nel novembre 2022, poco prima che scoppiassero le rivelazioni sul card. Ouellet. Se non fosse che nella lettera consegnata alla vittima da mons. Gérald Cyprien Lacroix I.S.P.X., Arcivescovo di Québec, questo motivo non viene mai addotto… anzi, è stato lo stesso papa Francesco a respingere la denuncia.
Présence Info riporta il dossier della rivista Golias [QUI: N.d.T.]:
Il Vaticano ha avviato u’'indagine sulle «accuse di cattiva condotta sessuale» che una donna di nome Marie ha presentato al card. Gérald Lacroix nel settembre 2020, ha rivelato mercoledì sera Golias Hebdo.
Il cardinale Lacroix ha confermato giovedì di aver dato a papa Francesco, «superiore immediato» del suo predecessore, le informazioni ottenute da una denunciante, in conformità con le regole stabilite dal motu proprio Vos estis lux mundi. In base a questo decreto papale, i Vescovi che vengono a conoscenza di accuse contro Vescovi, Arcivescovi, Patriarchi o persino Cardinali sono obbligati a comunicarlo al Vaticano. È stata avviata un’indagine sulle accuse di Marie al card. Ouellet.
L’investigatore, Jacques Servais, arrivò a screditare Marie, accusandola di essere «evidentemente malata» o «manipolata» in una lettera del 2 marzo 2021 a un parente della vittima: «Vista la gravità delle accuse contenute nel racconto e l’assenza di testimonianze diverse da quella di una persona palesemente malata, ho cercato di capire se la famiglia di Marie fosse a conoscenza della denuncia, se fosse coinvolta, o al contrario, come si potrebbe temere, se questa persona malata fosse manipolata da un gruppo di pressione mosso da interessi politici».
Ha detto imparzialità da parte dell’investigatore? Rispetto per le vittime? Senso di giustizia? Senza dubbio Jacques Servais ha una versione completamente diversa del motu proprio Vos estis lux mundi?
Il confessore della vittima (ed ex segretario del Cardinale) al servizio del card. Marc Armand Ouellet P.S.S.?
Ancora più strano, scrive la rivista Golias:
Il 28 gennaio 2021 [...] la sorella di Marie ricevette una telefonata da padre Dominic le Rouzès, che la informò che un padre Servais di Roma l’avrebbe chiamata. È interessante notare che Dominic le Rouzès […] è un ex segretario privato del card. Marc Ouellet, quando era Arcivescovo di Québec e a Roma dopo la sua nomina a capo della Congregazione per i Vescovi nel 2010.
[…] Dominic le Rouzès gli ha chiesto i recapiti dei genitori (che gli sono stati rifiutati) e ha parlato di un processo riservato per valutare la salute di Marie. Anche in questo caso, è sorprendente che questo sacerdote della Diocesi di Québec sia stato scelto per fare da intermediario, in quanto confessore e consigliere spirituale di Marie, vincolato a una stretta riservatezza a causa del suo accesso al suo essere più intimo. Le due sorelle hanno visto il suo intervento come un'intimidazione.
All’epoca, Présence Info chiese al Vescovo ausiliare di Québec di chiarire il ruolo affidato – o meno – a padre Dominic le Rouzès. Mons. Marc Pelchat ha risposto: «Non siamo a conoscenza di alcun mandato conferito a padre Dominic Le Rouzès per collaborare a un’indagine su un caso di abuso sessuale, da parte di qualsiasi autorità, nell’Arcidiocesi di Québec o altrove. Non conosciamo il gesuita padre Jacques Servais». Tuttavia, sembra che sia stato incardinato nell’Arcidiocesi dall’inizio dell'anno accademico 2021.
Dominic le Rouzès ha lasciato il sacerdozio nell’autunno del 2022, poco prima che venissero alla luce le accuse contro il card. Marc Armand Ouellet P.S.S. Nel comunicato stampa che ha scritto, ha indicato «impasse» e «circostanze» che non ha approfondito, per poi affermare di «far risalire la mancanza di libertà alle origini della [sua] vocazione», concepita in una nuova comunità, la Famille Marie Jeunesse, nel 1995, ed entrata in vigore nel 2003 quando è stato ordinato a Sherbrooke – un’altra Diocesi in prima linea nel declino e nella decristianizzazione. Da allora ha iniziato un dottorato all’Université Laval in micro-sociologia e risocializzazione post-settaria.
Come ha sottolineato Présence Info al momento della sua uscita dallo stato clericale il 10 novembre 2022, Domenico le Rouzès è «anche uno specialista del pensiero del teologo Hans Urs von Balthasar». A Roma, il sacerdote ha studiato presso la Pontificia Università Gregoriana. Ha poi conseguito il titolo di dottore in teologia. La sua tesi, intitolata L’altérité constitutive de l’intersubjectivité chez Emmanuel Lévinas et Hans Urs von Balthasar. Vers un fondement trinitaire. Uno specialista di Balthasar… come Jacques Servais ed il card. Marc Ouellet – che ha anche scritto la prefazione alla sua tesi pubblicata.
Una «pia» bugia per coprire… papa Francesco?
La dichiarazione del card. Marc Armand Ouellet P.S.S. rivela tuttavia qualcosa di sconosciuto. Se le accuse di Marie sono state respinte, è stato «in particolare perché la denunciante ha scelto, dopo aver presentato la sua denuncia, di non incontrare le persone incaricate dell’indagine».
Tuttavia, nella lettera che il card. Gérald Cyprien Lacroix I.S.P.X., attuale Arcivescovo di Québec, ha inviato a Marie nel giugno 2021, si afferma che è stato lo stesso papa Francesco a decidere di non accettare «l’accusa mossa contro il Cardinale». Il card. Lacroix non menziona il rifiuto di incontrare l’investigatore nominato da papa Francesco come motivo per respingere la sua denuncia.
Sottolinea che l’inchiesta «è stata condotta a distanza a causa delle circostanze imposte dalla pandemia e che le testimonianze sono state raccolte sia a Quebec City che a Roma». La rivista Golias Hebdo ribadisce che l’investigatore non ha mai incontrato Marie, né di persona né in videoconferenza. Il card. Marc Armand Ouellet P.S.S. ha indicato nella sua dichiarazione che è stata la denunciante a decidere di non incontrare «le persone incaricate dell’indagine». Queste persone erano padre Jacques Servais S.I. e Dominic LeRouzès, allora sacerdote dell’Arcidiocesi di Québec, il cui ruolo non è mai stato specificato (nella sua lettera al denunciante, il card. Gérald Cyprien Lacroix I.S.P.X. osserva che l’indagine è stata condotta «senza alcun coinvolgimento diretto o indiretto» dell’Arcidiocesi di Québec).
«È una menzogna», dice una delle persone che hanno accompagnato Marie nel corso della sua denuncia. Nel numero di Golias Hebdo dedicato al «caso Ouellet», questa persona viene presentata come «vicina a Marie, che la sostiene». «Non è vero», ha reagito quando ha letto nella recente dichiarazione del card. Marc Armand Ouellet P.S.S. che Marie non aveva voluto collaborare con l’investigatore. «Oggi è vero che Marie non vuole sapere nulla. Ma non all'epoca», ha detto questa persona a Présence Info.
Come promemoria, la rivista Golias ha pubblicato in extenso la risposta inviata alla vittima – che la rivista chiama Marie:
Le accuse di cattiva condotta sessuale che lei ha portato alla mia attenzione qualche mese fa, rivolte a Sua Eminenza il card. Marc Ouellet, sono state da me direttamente inoltrate a papa Francesco, superiore diretto del Cardinale. Il Santo Padre ha commissionato un’indagine preliminare in conformità con la procedura stabilita nel motu proprio Vos estis lux mundi, senza alcun coinvolgimento diretto o indiretto da parte dell’Arcidiocesi di Québec.
Dopo aver ricevuto il rapporto dell'indagine che aveva richiesto, papa Francesco mi ha informato della sua decisione di non mantenere l’accusa mossa al Cardinale, non trovando «alcun motivo per prendere ulteriormente in considerazione l’incriminazione a carico del card. Ouellet avviando la procedura prevista dall’articolo 17 del motu proprio Vos estis lux mundi».
Christian Terras, direttore e redattore capo di Golias Hebdo, rivela inoltre che un membro della famiglia di Marie ricevette una telefonata da Dominic LeRouzès, allora sacerdote dell’Acidiocesi di Québec [ora tornato allo stato laicale], «che lo informava che un certo padre Servais, da Roma, lo avrebbe chiamato». Il gesuita Jacques Servais è l’investigatore nominato da papa Francesco che anche l’operatrice pastorale Paméla Groleau ha incontrato in videoconferenza.
Al termine della sua indagine, Christian Terras afferma che «padre Jacques Servais S.I. non ha mai incontrato Marie, nemmeno virtualmente, né ha cercato di incontrarla. Non solo non c'è stata un’indagine degna di questo nome, ma in nessun momento padre Jacques Servais S.I. ha fornito una prova scritta del mandato che avrebbe ricevuto da papa Francesco».
Il risultato voluto è stato raggiunto – oggi la vittima, profondamente delusa dall’atteggiamento della Chiesa, fino ai più alti livelli, ha voltato pagina e si rifiuta di testimoniare sui fatti subiti – tuttavia una descrizione, inviata all’epoca all’Arcivescovo di Québec, esiste – e riguarda fatti più gravi di un «comportamento inappropriato» o, come abbiamo visto sopra, di un biglietto infilato nel seno di una donna. Ed il card. Marc Armand Ouellet P.S.S. è ancora Cardinale, con le mani libere per «riflettere sulle vocazioni» attraverso il Centro di ricerca e antropologia delle vocazioni – in realtà gestendo la sua campagna papabile – e distruggere la Sodalité des Vierges Dominicaines du Saint-Esprit di Pontcallec.
E' vero,è falso ,è verosimile ?Ormai tutto concorre a screditare la Chiesa.Nave senza nocchiero in gran tempesta,
RispondiEliminaÈ vero? È falso? È verosimile? C’è chi indaga…e non lo fa su internet.
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