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venerdì 7 giugno 2024

A dieci giorni da Chartres 2024: le riflessioni di MiL #NDC2024

Sono passati ormai più di dieci giorni dalla conclusione del Pellegrinaggio di Chartres 2024 (per i numerosissimi post dedicati da MiL all’evento, ricercare l’hashtag #NDC2024), ed anche quest’anno, come accadde già nel 2023 (ved. qui), vorrei condividere con i lettori qualche riflessione su quello che, anno dopo anno, si rivela il principale appuntamento del mondo tradì non più solo francese, ma mondiale.

Inizio nuovamente con un sincero, cordiale ringraziamento a Nôtre-Dame de Chrétienté, e a tutti gli organizzatori, che hanno accolto in Cattedrale gli inviati di MiL, consentendo al nostro blog di riferire dal vivo del Pontificale celebrato dal Card. Muller lunedì 20 maggio (ne trovate qui l’omelia); e vorrei riprendere il discorso introdotto lo scorso anno, quando osservavo che il pellegrinaggio meritava davvero l’appellativo di storico: non solo perché, per la prima volta in quarant’anni, erano state chiuse anticipatamente le iscrizioni, che avevano raggiunto il livello massimo compatibile con le pur vaste capacità logistiche dell’organizzazione, ma soprattutto perché i media francesi avevano dato ampia notizia dell’evento, parlandone in termini obiettivi, spesso benevoli, talora addirittura ammirati, senza l’ironia e il dileggio ordinariamente riservati al mondo tradizionale. 

Insomma, la grande novità, perlomeno mediatica, del pellegrinaggio del 2023 era che “gli altri” si erano finalmente accorti (si erano dovuti necessariamente accorgere) che i tradì esistono, e che esistono – scrivevo – come «realtà sia spiritualmente, sia sociologicamente più che consolidata. Benché sia ancora minoritaria, è una minoranza di fedeli ben consapevoli di sé, a fronte di una maggioranza sostanzialmente dimentica della propria identità: dunque una minoranza che può essere decisiva, e che, a tutto concedere, non si può più liquidare come se si trattasse di una realtà insignificante e dispersa; né come un corpo sostanzialmente estraneo alla Chiesa».

Ora quel dato si considera pacificamente acquisito: è ormai ammesso da tutti, amici e nemici, che il tradizionalismo fa stabilmente parte del panorama ecclesiale ed è saldamente radicato nel cattolicesimo reale, e che è in grado di resistere più che bene ai potenti attacchi che – è ugualmente innegabile – vengono mossi contro di lui. Dunque, che anche il pellegrinaggio di Chartres del 2024 abbia “fatto il botto” non è più un titolo da prima pagina.

Tuttavia, anche quest’anno esso ha costituito una sorpresa mediatica, anche quest’anno ha fatto notizia. Non solo e non tanto per i numeri, cresciuti ancora, e assai significativamente (ved. qui e qui), ma soprattutto perché alla scoperta del fenomeno, in questa edizione si è aggiunta la sua piena copertura mediatica, con tanto di dirette televisive (ved. qui. En passant: le immagini della folla presente alla Messa di Pentecoste hanno stupito gli stessi pellegrini, che, durante il cammino, non godevano della vista aerea fornita dai droni. Quando ho mostrato ad un amico in marcia la foto che pubblichiamo qui sopra, mi ha risposto così – emoji incluso: “Sapevamo di essere in tanti, non così tanto 😱”). Infine, perché quest’anno è notevolmente cresciuta la presenza di pellegrini e di capitoli stranieri (la nostra bella Italia ne ha inviati almeno due: ved. qui). A questo proposito, consentitemi di dire: come sarebbe bello se lo spirito di Chartres contagiasse sempre più sensibilmente il pellegrinaggio Summorm Pontificum di Roma, che anche quest’anno si terrà alla fine di ottobre (ved. qui), e se il carattere ormai decisamente internazionale – ma noi cattolici dovremmo dire: universale – del pellegrinaggio di Nôtre-Dame de Chrétienté si manifestasse con analoga evidenza ed intensità, anche sotto il profilo della partecipazione, presso la tomba dell’Apostolo!

Ma torniamo a noi. In un articolo apparso online su La Vie del 17 maggio, ancor prima che la tre giorni di Chartres palesasse il suo grande successo, Sixtine Chartier scriveva sin nell’occhiello: «grande evento del mondo tradizionalista, il "pellegrinaggio della cristianità", che si svolgerà dal 18 al 20 maggio 2024, sta ora attirando persone anche al di fuori di questo ambito». Sono stati diffusi dati dai quali emerge che una quota significativa di pellegrini approccia la tradizione per la prima volta proprio a Chartres, e che un numero crescente di loro non conosce la messa tradizionale prima di partecipare al pellegrinaggio. Louis Renoudin di Paix Liturgique (ved. qui) ha notato, sulla premessa che non tutti i pellegrini sono “tradizionalisti”, che essi «sono tutti assetati di una fede cattolica autentica, che non sempre trovano nelle loro parrocchie… Bisogna dire che questi giovani entusiasti, che quest’anno sono stati scoperti da un gran numero di giornalisti, hanno un messaggio in netto contrasto con quello che alcuni dei nostri pastori vorrebbero farci credere. Tornano tutti folgorati da un’esperienza spirituale, amicale e fisica – direi anche penitenziale – che non dimenticheranno presto, e la liturgia tradizionale non li lascia indifferenti».

Un dato non da poco, che va incrociato con quest’altro, ormai divenuto di dominio pubblico: si sono moltiplicate le pressioni, anche da parte dei vertici della Chiesa francese, affinché il pellegrinaggio di Chartres si “normalizzi”, adottando il novus ordo

Non è necessario soffermarsi sul fatto che esse sono state fermamente respinte: questa sarebbe davvero una non-notizia! È bene chiedersi, però, il perché di queste pressioni, che non interessano solo la Francia, ma esprimono un atteggiamento – forse dovremmo dire un malessere; anzi, un timore – che non è esclusivamente gallicano. Un pellegrinaggio tradì tanto attraente e con tale successo è la smentita fattuale della narrazione dominante circa la chiesa sinodale, circa i reali desideri e le reali preoccupazioni spirituali del Popolo di Dio, e la conferma evidente della voluta esclusione di una quota importante ed estremamente vitale di quel Popolo dal dibattito ecclesiale, e dell’inqualificabile damnatio memoriae alla quale si tenta (invano!) di condannarla. Insomma, un’ulteriore e potente dimostrazione del baratro che si è aperto tra la Chiesa reale, le sue priorità e i suoi valori, e la Chiesa virtuale e le sue chimere, che esistono solo nelle verbose paginate dei documenti pastorali e nei desideri delle inconsolabili vedove del ’68 ecclesiale (di questo cattolicesimo virtuale potremo forse parlare più approfonditamente in qualche altra occasione…). Così non stupisce che lo scorso 16 maggio su La Croix – certamente non una testata “amica” – don Pierre Amar, della Diocesi di Versailles, in vista del già certo successo del Pellegrinaggio, scrivesse: «è ormai assodato che il pellegrinaggio di Chartres va ben oltre i circoli tradizionali. (…) Eppure, ci sono molti, probabilmente anche a Roma, che credono che dovremmo farla finita con i tradizionalisti. Data l'età media delle congregazioni alle Messe di San Pio V e la generosa accoglienza riservata alla vita in questo ambiente, è difficile credere che il fenomeno tradì scomparirà nel breve o medio termine. Anche se avrebbe dovuto risolvere la "questione tradì" una volta per tutte, il motu proprio Traditionis custodes di Papa Francesco non ha frenato la tendenza che si può osservare almeno in alcuni Paesi: la frequenza alle Messe tradizionali è in leggero ma sensibile aumento, i seminari continuano a riempirsi (compreso quello di Ecône) e si sviluppano le scuole non convenzionate».

Impossibile dargli torto. Ma non basta. Se nel 2024, tre anni dopo Traditionis custodes e un anno e mezzo dopo il Rescritto Roche, la Tradizione è comunque in crescita inarrestabile, ed esprime una capacità attrattiva di cui la Chiesa “ufficiale” ha dimenticato persino l’ombra, ciò non significa solo che quei provvedimenti non stanno raggiungendo il loro scopo; significa, soprattutto, che il mondo tradizionale è l’unico – si, dobbiamo dirlo: l’unico – spezzone di Chiesa reale che può dare ancora qualche concreta speranza per il futuro della Catholica.

Dopo l’ormai tendenziale fallimento – si, dobbiamo dirlo: fallimento – dei movimenti postconciliari (pare che addirittura i neocat conoscano un arretramento), le comunità tradì continuano a dimostrare una vitalità e una prolificità – e una giovinezza! – che preoccupano gli attuali vertici della Chiesa (sempre La Croix ci svela che qualche vescovo avrebbe esortato gli organizzatori ad «evitare ogni trionfalismo»), perché appaiono prodromiche ad un revirement pastorale, del quale non siamo ancora in grado di stimare i tempi e non comprendiamo ancor bene i contorni; ma che sicuramente non consisterà nell’implementazione della pastorale corrente e dell’ugualmente corrente appiattimento sul mainstream mondano, e che, dunque, non potrà che mettere in crisi l’attuale leadership ecclesiastica.

La quale, peraltro, non riesce a porsi in contrasto diretto con il pellegrinaggio di Chartres, non osa combatterlo apertamente: non per ragioni di immagine, di opportunità, di prudenza… ma perché è consapevole che, se un combattimento si innescasse davvero, con ogni probabilità lo vincerebbe proprio il popolo di Chartres.

Insomma, se quello del 2023 è stato il pellegrinaggio del consolidamento e dell’emersione mediatica, quello del 2024 è stato il pellegrinaggio dell’espansione: la notizia di quest’anno è che i tradì sono attraenti, molto attraenti, anche ben oltre il loro originario bacino d’utenza. Essi sono in grado di far breccia anche là dove meno ce lo aspetteremmo: tra i fedeli “di parrocchia”, apparentemente soddisfatti della Chiesa così come essa è oggi, insensibili alla guerra liturgica in corso e alla crisi che attanaglia il cattolicesimo mainstream, ma che quest’ultimo ha, di fatto, abbandonato a se stessi, omettendo di sostenere la loro vita spirituale e confidando sul loro comodo disimpegno. 

Aver svelato la grande capacità missionaria del movimento tradizionale – una capacità che si esprime all’interno della Chiesa stessa, in una sorta di reconquista di una piena e consapevole rinnovata adesione alla fede cattolica tutta intera – è, probabilmente, il quid novi del Pellegrinaggio 2024: una novità che consente bilanci in largo attivo e apre prospettive incoraggianti.

Quanto al bilancio, sta rivelandosi sempre più fruttuosa, proprio sul piano dell’apostolato ad intra e del recupero alla tradizione dei cattolici “modernizzati”, la scelta di quella larga parte del movimento tradizionale che ha voluto rimanere pienamente inserita nel tessuto ecclesiale, nonostante da questo tessuto la si volesse – e ancora la si voglia – espellere, e per quanto questo benedetto arroccamento abbia comportato e comporti tuttora la pesante fatica della resistenza sul campo, passiva ma anche attiva, a viso aperto, senza compromessi. Quanto alle prospettive, si conferma con sempre maggior evidenza che a fronte dei tentativi di persecuzione che attualmente lo colpiscono, il movimento tradizionale avverte quasi istintivamente – che sia un vero segno dei tempi? - che è giunto il momento di passare al contrattacco. Un contrattacco non ribellistico o insurrezionale, ma di fervente apostolato, di indomita testimonianza, di audace perseveranza; e di ferma riaffermazione della propria piena e fiera identità cattolica, che trova nella intangibilità della Messa tradizionale – non solo numquam abrogata, ma anche numquam abrogabilis – il suo pilastro insostituibile.

Enrico Roccagiachini

1 commento:

  1. Il pellegrinaggio Parigi-Chartres ha già degli emuli in tre continenti: preghiamo perché ne sorgano altri 🙏

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