Apprendiamo dal quotidiano on line sanremonews.it (
Link) una notizia che ci raggela, è proprio il caso di dirlo.
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Domenica prossima, 31 dicembre, memoria di S. Giovanni Bosco, sulle nevi di Limone Piemonte (Cn) inizierà una gara sportiva di sci, i cui partecipanti sono dei sacerdoti, religiosi e religiose sportivi .
Non sappiamo se dietro a questa manifestazione ci siano intenti caritativi o di beneficenza.
Ignoriamo se essa sia finalizzata a qualche nobile intento, altro rispetto a quello meramente sportivo. E non sarebbe sufficiente che essa si svolga in ricordo di un sacerdote defunto, o in nome di una giornata dell'amore!
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(Se qualche nostro lettore conoscesse i motivi per cui questi sacerdoti si cimentano in un agone sportivo proprio durante la giornata di domenica, può tranquillamente scriverlo in un commento).
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Ciò nonostante, non avendo avuto modo di scoprirne di più, ci siano permesse alcune personali e innocue riflessioni sull'evento che, pur lecito, ci pare, se non altro un po' lontano da quelle che dovrebbero essere i principali impegni domenicali di zelanti sacerdoti e attive suore (ma potremmo sempre sbagliarci).
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Procediamo con ordine.
1. L'avvenimento è giunto ormai alla XIII edizione: si desume, quindi, che abbia riscosso notevole successo e suscitato discreto interesse negli anni passati.
Eh, si sa: ormai i preti pensano di accattivarsi ed attirare il "popolo di Dio" non più con una condotta sacerdotale santa, fedele al proprio mandato ministeriale, con "impegni" canonici, celebrazioni oranti, sull'esempio del Santo Curato d'Ars. Ma mostrandosi smart, sportivi, cool, rendendosi "protagonisti" non più in processioni per le vie del paese, ma bensì in slalom giganti e discese libere. E ciò anche nell'anno giubilare di santificazione sacerdotale.
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2. Noi sappiamo sin troppo bene, sia per esperienza vissuta, sia per dichiarazioni di molti lettori, che la prima scusa opposta dai sacerdoti, a cui era stata domandanta la celebrazione domenicale della S. Messa tridentina (in ossequio al Motu Proprio!), era stata, ed è, la solita tiritera: "Non abbiamo tempo", "diciamo già troppe Messe", "Non possiamo binare, ternare", "Siamo oberati di altri impegni pastorali in parrocchia" etc., etc., ...
Però il tempo di andare a sciare, di domenica, si trova senza problema.
Tra l'altro nella giornata in cui la Chiesa ricorda S. Giovanni Bosco, il prete dei giovani, degli oratori.
Ripetiamo, non conosciamo il dietrolequinte, ma la notizia, così come riportata fa storcere il naso. A a noi, ancor di più.
Non sarebbe stato meglio, in quella domenica, portare i ragazzi della parrocchia a fare un "week end bianco"?
E non ci rispondano che a questo ci pensano altri preti, vista la penuria attuale di sacerdoti!
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3. Infine, un'ironica valutazione, per far sorridere, per suscitare un sorriso, amaro. Amarissimo.
E' nota a tutti la forte avversione della maggioranza dei preti a ciò che essi considerano quasi il peggior nemico della fede: il latino, sia parlato sia cantato.
L'incomprensione (soprattutto la loro!) di tale lingua è stata uno dei più inflazionati motivi della loro opposizione alla S. Messa tridentina. Giusto? Oh sì sì, giusto. Lo dicono anche i Dehoniani.
Avete notato, però, come hanno pensato bene di definire la discesa? Descensio flectuosa (aggettivo che per assonanza con actuosa ci sta particolarmente antipatico).
E avete fatto caso, inoltre, a come hanno deciso di intitolare la loro gara sciistica? "Sursum corda".
Ma ad innalzarsi, son solo i loro, di cuori. Forse.
I nostri no di certo.
E ancora.
Nella locandina son presenti: il rosario (ma lo useranno anche per pregare?) e ... una berretta con tanto di fiocco!
Ma proprio essi, i moderni preti, non son così avversi all'uso di questo copricapo che, a detta loro, è diventato (assieme al manipolo) l'emblema di quella Tradizione al cui ritorno tanto si oppongono? Be', certamente, considerandolo solo un accessorio inutile, decorativo, è utilizzato alla stregua di un elemento scenografico. Ma, allora, ahinoi, anche il rosario è destinato a tale utilizzo?
4. Per i più puri di cuore: googolando si trovano diversi link dedicati alla gara sciistica. (
link1;
Link 2)
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Per concludere.
Non siamo contrari a priori alla dimensione sportiva, o comunque "secolare" dei sacerdoti.
A patto che essa non sia l'unica apprezzata dalle persone. A patto che non sia troppo secolare, come condanna lo stesso Benedetto XVI, e contro la quale si è scagliato più volte, indicendo, giustappunto il giubileo sacerdotale. A patto, cioè, che, oltre a qualche innocente sciata, a qualche gradito tiro al pallone, a qualche escursione montana, (così come facevano santamente don Bosco e tanti altri sacerdoti nell'oratorio parrocchiale), ci sia anche e soprattutto la cura d'anime.
Altrimenti ogni attività "secolare", restando fine a se stessa, è dannosa e estranea alla missione sacerdotale, che, ricordiamolo, è quella di salvare le anime dei fedeli, non dilettarne lo spirito.
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E quindi, "Sursum Corda", ma anche "Orate fratres"
DISSENTING OPINION: il nostro Robertus, autore degli Spilli, è un tantino severo; anche se ammanta di arguta ironia le sue osservazioni, appunto, pungenti. Poiché invece il sottoscritto ha un debole per lo sci e, se può, non perde un week end, non può che condividere la passione di questi preti sciatori. Sperando di incrociarli, domenica, sulle nevi di Limone.
Enrico