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giovedì 27 novembre 2025

L’economista cattolico Maurizio Milano: cosa porta la seconda edizione del “Pifferaio di Davos” #300denari

Recentemente è uscita la seconda edizione de Il Pifferaio di Davos (in promozione sul sito dell’editore). Ne avevamo scritto già in occasione della sua prima pubblicazione qui e qui.
Come visto con i precedenti post, la “Grande Narrazione” delle crisi perpetue — climatiche, energetiche, sanitarie, geopolitiche — promossa dal WEF di Davos serve a rendere accettabili sacrifici su privacy, proprietà e libertà. Questa governance sovranazionale, basata sulla pianificazione e sul controllo, punta a sostituire l’attuale modello di libertà economica diffusa. L’agenda che ne deriva investe ogni ambito della vita umana e indirizza verso un “Grande Reset” di impronta tecnocratica. L’obiettivo del libro di Maurizio Milano è proporre una contro-narrazione che riporti al reale, prima che il reale presenti un conto troppo salato.
Il testo si è rivelato un successo e, come abbiamo sottolineato più volte su questa rubrica di economia, lo apprezziamo in particolare per tre motivi:
  1. È un testo di economia scritto da uno studioso italiano cattolico, con una forte sensibilità per la libertà degli individui e dei corpi intermedi. I buoni divulgatori economici in Italia sono pochi; quelli seriamente cattolici si contano sulle dita di una mano.
  2. Maurizio riesce a proporre una critica a un sistema opaco senza scivolare nel complottismo: anzi, fonda sempre le sue analisi sulle dichiarazioni ufficiali delle istituzioni e dei soggetti coinvolti.
  3. Come emerge in particolare nelle pagine finali del volume, Maurizio ha una formazione controrivoluzionaria; una solida preparazione filosofica, che gli consente di approdare a conclusioni fondate e aderenti — a nostro avviso — al reale.
La prima edizione è uscita nell’aprile 2024 e, da allora, Maurizio è stato — meritatamente — invitato in tutta Italia per conferenze, interviste scritte e video. Di seguito, l'intervista per la quale ringraziamo l'autore per la disponibilità.


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Maurizio, cosa contiene in più la seconda edizione del tuo testo, rispetto alla prima? Cosa è cambiato negli ultimi tempi, nella scacchiera di Davos?

Nella seconda edizione descrivo l’evoluzione dell’iniziativa del Great Reset dopo lo tsunami provocato dalla nuova Amministrazione Trump-Vance: negli Usa ha vinto chi non doveva vincere. Le reazioni affrante e isteriche da parte del “mondo che conta”, non solo negli Usa ma anche in Europa e in Italia, non lasciano dubbi: l’odiatissimo Trump, piaccia o meno il personaggio, è davvero un corpo estraneo alle pseudo-élites liberal, globaliste e tecnocratiche che negli ultimi decenni hanno affondato in profondità le proprie radici nei gangli vitali della cultura, dell’informazione, delle potenti agenzie federali, del Pentagono, del potere finanziario, di Big Pharma, Big Food, Big Tech e così via. Senza dare un giudizio complessivo sull’operato e sui modi di Trump, occorre evidenziare in positivo la radicale inversione di tendenza rispetto all’agenda del Build Back Better portata avanti dal Presidente Biden, che era invece perfettamente allineata all’Agenda ONU 2030 e alle politiche globaliste della community di Davos. Con i primi Ordini Esecutivi, Trump ha attaccato frontalmente la cancel culture, l’ideologia LGBTQIA+ e i famigerati protocolli DEI (Diversità, Equità, Inclusione), perché ha capito che le radici culturali e morali della crisi vanno affrontate per prime. Ha poi condannato la truffa della “transizione ecologica” basata sull’ideologia climatista, uscendo dagli Accordi di Parigi del 2015. Ha annunciato la fuoriuscita dall’OMS, che stava attuando un vero e proprio golpe sanitario a livello globale. Ha bloccato il rilascio di un dollaro digitale controllato dalla Fed e ha puntato sulla rinascita manifatturiera del Paese dopo decenni di “finanziarizzazione dell’economia” che aveva accentrato la ricchezza nelle lobby finanziarie di Wall Street a danno di Main Street. Ha puntato sugli accordi bilaterali, rifiutando l’idea del globalismo multilateralista e accettando la ricomposizione del mondo in chiave multipolare, riconoscendo le sovranità statali e le sfere di influenza regionali. Sta perseguendo la pace all’esterno per potere rilanciare il Paese all’interno, dimostrando molto realismo e pragmatismo. 



Nel Vecchio Continente, invece?

Le pseudo-élites incubate a Davos sono ora arroccate in Europa, con epicentro il rinnovato asse dei “volenterosi” - Macron, Merz e Starmer -, che portano avanti una narrazione bellicista per attuare un “Reset della difesa”, agitando lo spettro di una prossima ed inevitabile invasione russa dell’Europa. Insomma, dal “nemico invisibile” del virus alla transizione verde per evitare la catastrofe climatica alla transizione grigio-verde contro il “nemico visibile”, Putin o, addirittura, Trump. Un unico fil rouge lega una grande narrazione, funzionale all’instaurazione di politiche tecnocratiche, ai danni delle persone, delle famiglie, della proprietà privata, delle comunità locali, delle libertà economica delle piccole e medie imprese, della privacy e delle stesse sovranità nazionali. Chi ha accettato acriticamente la narrazione della “crisi sanitaria” ha poi accettato generalmente anche quelle seguenti. Due visioni del mondo inconciliabili sono ora entrate in guerra tra loro e le persone si stanno un po’ per volta risvegliando dall’ipnosi collettiva. La narrazione di nuove crisi esistenziali consentirà alle pseudo-élites tecnocratiche europee, sempre più delegittimate, di continuare, anzi di accelerare, nell’accentramento di risorse e decisioni, svuotando ulteriormente le sovranità nazionali per andare verso un super-Stato europeo? Magari proseguendo ad oltranza nella guerra contro la Federazione Russa di Putin e voltando contemporaneamente le spalle agli Usa di Trump-Vance: che cosa potrebbe andare storto?
Per noi italiani ed europei, il grande quesito riguarda il governo Meloni, possibile ago della bilancia per le sorti del vecchio continente. Dove si posizionerà? Cercheranno di farlo cadere per riallineare l’Italia alla coalizione dei volenterosi? I prossimi mesi saranno decisivi.




Dopo le rivelazionii e le chiavi di lettura offerte nel tuo libro, in generale quali autori e quali testi consiglieresti ai nostri lettori che desiderano affacciarsi al mondo dell’economia?

Consiglierei la lettura di economisti come Luigi Einaudi, Sergio Ricossa, Frédéric Bastiat, Carl Menger, Ludwig von Mises, Friedrich von Hayek, Milton Friedman, Murray Rothbard, Jörg Guido Hülsmann, Jesús Huerta de Soto, ecc. Consiglio anche il sito mises.org, dove si trovano molti scritti di economisti che fanno riferimento alla Scuola austriaca di economia. Una lettura dell’approccio “austriaco” alla luce della Dottrina sociale della Chiesa ritengo sia particolarmente illuminante.
Come testi, consiglio:
  • Jörg Guido Hülsmann, L’etica della produzione della moneta, trad. it., Solfanelli, Chieti 2011,
  • Pietro Monsurrò, Introduzione alla Scuola Austriaca di economia. Menger, Böhm-Bawerk, Mises, Hayek, Rothbard e altri, goWare (Leonardo Facco Editore), Treviglio (Bergamo) 2017,
  • Guglielmo Piombini e Giuseppe Gagliano, Riscoprire la Scuola Austriaca di economia, goWare (Leonardo Facco Editore), Treviglio (Bergamo) 2018,
  • Eamonn Butler, La scuola austriaca di economia, Istituto Bruno Leoni Libri, Torino-Milano 2014.
Alcuni di questi testi sono consultabili nella biblioteca on-line Perlego.




Per concludere, di questo ultimo anno e mezzo ti chiediamo di indicare, a beneficio dei nostri lettori, i link alle interviste scritte e ai video che ritieni più significativi nello sviluppo del tuo lavoro.

Certo, di seguito ripropongo volentieri ai lettori di MiL gli interventi che personalmente trovo più significativi:





Gabriele
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