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lunedì 17 novembre 2025

Il “marito” come padrino per la Cresima di un gay in USA

Ma il Vaticano e i Vescovi USA cosa ci stanno a fare?
E nessuno che dica nulla al concelebrante Padre James Martin, pupillo di Francesco?
QUI in Germania, in "casa" protestante, addirittura benedizione per omosessuali poligami: "Pastora unisce 4 maschi in “matrimonio”.
Luigi C.

Informazione Cattolica, Zarish Imelda Neno, 15-11-25

NON POSSIAMO CONTINUARE A FINGERE CHE TUTTO VADA BENE

Non sono una teologa, né un sacerdote, né un’autorità in Vaticano. Sono solo una laica, una catechista che ha lavorato nella Chiesa, e una madre che si impegna ogni giorno a crescere sua figlia nella verità del Vangelo, insegnandole la sacralità dei Sacramenti e la bellezza della fede autentica.
Eppure, davanti alla notizia che Padre James Martin ha presieduto la confermazione del giornalista Gio Benitez, apertamente omosessuale, accompagnato dal suo “marito” come padrino, e che entrambi hanno ricevuto la Santa Comunione, non riesco a restare in silenzio.

Sono rimasta sconvolta, non tanto per l’episodio in sé, ma per ciò che rappresenta: un segno drammatico di quanto la battaglia spirituale sia ormai penetrata nel cuore stesso della Chiesa.

Abbiamo sempre saputo che il demonio odia la Chiesa, ma ciò che oggi si manifesta è più sottile e pericoloso: una confusione mascherata da misericordia, un relativismo travestito da accoglienza, una nuova forma di “pastorale” che, invece di condurre le anime alla conversione, le conferma nel peccato.

Il Vangelo è chiaro. Gesù ha accolto tutti, ma non ha mai benedetto il peccato. Ha detto alla donna adultera: “Va’ e non peccare più.” (Gv 8,11). L’amore di Cristo è inseparabile dalla verità, e ogni volta che si tenta di dividerli, si tradisce il Vangelo stesso.

È terribile vedere come, oggi, alcuni ministri del Signore si pieghino alle logiche del mondo, dimenticando che l’Eucaristia non è un gesto simbolico di inclusione, ma il Corpo vivo di Cristo, che si riceve in stato di grazia, con cuore contrito e desideroso di conversione.

Come catechista, ho insegnato ai bambini e ai giovani che i Sacramenti non sono “diritti umani”, ma doni divini; non appartengono a noi, ma a Dio. E vederli manipolati, banalizzati o adattati a ideologie contrarie alla fede, provoca una ferita profonda nel cuore di chi ancora crede nella santità della Chiesa.

Non possiamo continuare a fingere che tutto vada bene. Quando ciò che è contrario al Vangelo viene presentato come atto di amore, il male non ha più bisogno di distruggere la Chiesa dall’esterno: lo fa dall’interno, con la complicità del silenzio.

Il profeta Isaia ammoniva: “Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene.” (Is 5,20). Eppure, oggi sembra che proprio questo si stia compiendo sotto i nostri occhi, nel nome di una falsa misericordia che non salva, ma inganna.

Mi chiedo, come madre e come educatrice nella fede:

Che cosa insegneremo alle prossime generazioni?

Che il peccato non esiste più?

Che si può ricevere la Comunione senza confessarsi, senza pentimento, senza conversione?

Che la verità si piega al sentimento e la dottrina al desiderio individuale?

No, non posso tacere. Non per superbia, ma per amore alla Verità.
Perché quando tacciono i pastori, è dovere delle pecore gridare. Chi ama la Chiesa non può restare indifferente davanti alla sua ferita.

Ogni giorno invoco San Michele Arcangelo, il principe delle milizie celesti, pregando che combatta i demoni che oggi si travestono da angeli di luce, che confondono misericordia con permissivismo, accoglienza con complicità, carità con relativismo.

La Chiesa non appartiene al mondo: appartiene a Cristo. E Cristo non cambia. Il suo Vangelo non ha bisogno di essere aggiornato, ma di essere vissuto, amato, difeso — anche a costo di essere derisi, emarginati o perseguitati.

La vera carità nasce dalla verità, e la vera misericordia conduce alla conversione. È tempo che noi, fedeli laici, smettiamo di avere paura di dire ciò che è giusto.

È tempo di risvegliare le coscienze, di ricordare che la santità non è negoziabile, e che ogni volta che un sacramento viene profanato, Cristo stesso viene ferito nel suo Corpo mistico.

La battaglia è reale. È spirituale. È già in corso.

E mentre il mondo applaude, io mi inginocchio e prego: San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia, sii nostro aiuto contro la malizia e le insidie del demonio. Che Dio lo comandi, ti preghiamo supplici.
Amen.