Pagine

giovedì 26 settembre 2024

Confini aperti o chiusi? San Tommaso offre un modello per l’immigrazione


L’immigrazione è oggi un tema a forte polarizzazione. La penna brillante dei nostri Campari & de Maistre che ha animato martedì le pagine di MiL merita un approfondimento su 300 Denari che vuole andare oltre al fatto di cronaca. Da un lato, vi sono movimenti che spingono per una completa apertura dei confini, come la visione della “Open Society” di George Soros ad oggi pienamente abbracciata da Papa Francesco, che promuove l’idea di una società senza barriere nazionali, dove accoglienza e libera circolazione delle persone è considerata un diritto umano fondamentale. Dall’altro lato, troviamo movimenti che invocano una forte regolamentazione del fenomeno migratorio, come la Lega in Italia o la criticata (dai vescovi tedeschi) Alternative für Deutschland (AfD) in Germania, visto come una minaccia sia in termini di sicurezza nazionale che di identità culturale.

Nel mezzo di questo scenario – ritornato d’attualità alla luce delle recenti dichiarazioni di Papa Francesco nel suo ultimo viaggio in Asia e l’indomani delle elezioni in Germania dove per un soffio la Destra perde il governo del Brandeburgo – l’insegnamento di San Tommaso d’Aquino offre una “terza via”, fondata su una saggezza millenaria che unisce carità e prudenza, accoglienza e salvaguardia del bene comune. Questa via può essere una risposta reale ai radicalismi contemporanei – fuori e dentro la Chiesa cattolica –, evitando sia l’utopia di un mondo senza confini sia una chiusura difensiva che ignora oggettive necessità di diversi migranti.

Al termine della nostra riflessione abbiamo messo in sinossi principi, fonti e casi concreti di applicazione: una tabella che aiuta a introdurre i nostri lettori a temi morali controversi e tutt’altro che scontati.

Le sfide del contesto attuale. Da sempre le migrazioni di massa sono alimentate da guerre, povertà estrema e persecuzioni. I Paesi più sviluppati sono visti come luoghi di salvezza da milioni di persone in cerca di una vita migliore. Tuttavia, l’accoglienza di un numero così elevato di migranti pone sfide enormi a livello sociale, economico e culturale. Le nazioni ospitanti si trovano a dover gestire problemi legati alla sicurezza, all’integrazione e alla sostenibilità del proprio sistema di welfare. Mentre flussi migratori mal gestiti innescano tensioni sociali, alimentate dalla minaccia identitaria o dalla concorrenza economica.

L’insistenza del Papa: legittima o esagerata? Papa Francesco non perde occasione per porre l’accento sull’importanza dell’accoglienza dei migranti, facendo leva sulla necessità di rispondere con compassione alle sofferenze umane. Egli insiste sulla responsabilità morale delle nazioni ricche nell’accogliere coloro che fuggono da situazioni di miseria o persecuzione. Parole che sono in linea di principio coerenti con l’insegnamento cristiano della carità e del rispetto per la dignità umana. Ma che sul piano pratico hanno generato una ingerenza senza precedenti della Chiesa nello Stato laico, oltre ad un chiaro appoggio a un’area ideologica ben definita. Insomma, c'è chi accusa il pontefice di portare avanti una visione troppo idealistica, che sembra ignorare la complessità del fenomeno migratorio e le responsabilità dei governi nel tutelare il bene comune delle proprie nazioni.

La narrativa populista e le sue derive. In questo contesto, il dibattito sull’immigrazione è spesso strumentalizzato dai populismi, che semplificano un tema complesso riducendolo a slogan. Da un lato, i fautori dell’apertura incondizionata dei confini dipingono l’immigrazione come una risorsa esclusivamente positiva, accusando di razzismo o xenofobia chiunque sollevi dubbi o proponga limiti. Posizione storicamente collegata a movimenti globalisti, come la “Open Society”, ed oggi abbracciata con disinvoltura dalle Conferenze episcopali di molti paesi. E che vedono nella dissoluzione delle frontiere una strada verso una maggiore giustizia sociale e libertà individuale.

Dall’altro lato, troviamo una narrativa che demonizza i migranti, presentandoli come una minaccia per la sicurezza e l'identità nazionale. Partiti come la Lega o l’AfD che alimentano la paura dello “straniero” e propongono soluzioni drastiche, come il blocco totale dei flussi migratori o il soggiorno forzato in campi di accoglienza, spaccando ancor di più la società.

La “terza via” di San Tommaso d’Aquino. Di fronte a queste polarizzazioni, che nascono da sensibilità legittime ma che subiscono una evidente strumentalizzazione politica – la riflessione di San Tommaso d’Aquino offre un modello di discernimento e di equilibrio. L’Aquinate ci insegna che l’accoglienza dello straniero è un atto di carità cristiana, ma che questa deve essere regolata dalla prudenza e dall’attenzione al bene comune. La società ha il dovere di accogliere il forestiero, specialmente quando è in fuga da situazioni di grave necessità, ma al contempo deve proteggere la propria stabilità e identità.

San Tommaso distingue tra diverse categorie di stranieri, ognuna delle quali richiede un trattamento specifico. Chi è di passaggio va trattato con misericordia e rispetto, ma senza necessariamente essere integrato nel tessuto sociale. Coloro che desiderano risiedere stabilmente devono essere accolti, ma la loro integrazione deve essere graduale, per garantire che essi si conformino alle leggi e ai valori della comunità ospitante. Infine, per chi desidera diventare parte piena della società, è necessaria una fase di verifica, affinché vi sia un effettivo impegno verso il bene comune.

In questo contesto, la Dottrina sociale della Chiesa fornisce ulteriori indicazioni. Il Catechismo sottolinea il diritto degli Stati di regolare l’immigrazione, subordinando il diritto di ingresso al rispetto di condizioni giuridiche e morali. L’immigrazione non può essere incontrollata, ma deve essere gestita in modo che non comprometta il bene comune, né dei migranti né dei cittadini.

La via del buon senso. In un’epoca di estremismi, la soluzione proposta da San Tommaso e dalla tradizione cristiana è quella di una via intermedia, che unisce carità e giustizia. L’accoglienza degli stranieri deve essere segno di una civiltà che rispetta la dignità umana, ma deve anche essere regolata in modo tale da proteggere la stabilità della società e garantire la sicurezza di tutti. In questo senso, San Tommaso può aiutarci a uscire dalle secche delle ideologie e a trovare soluzioni giuste e rispettose della dignità umana, nel segno di quella “terza via” che unisce misericordia e prudenza, accoglienza e responsabilità, giustizia e sicurezza.

    






Roberto
Ti piace 300 Denari? Seguici su Telegram, Instagram, Facebook o X!

1 commento:

  1. È un tema così delicato... Ci sono paesi enormi la cui popolazione vive in condizioni di miseria rispetto alle nostre condizioni di vita occidentali. È anche vero che una parte significativa degli italiani vive in situazioni indegne, specialmente nelle metropoli e nelle periferie, in edifici fatiscenti che cadono a pezzi. Così come per migliorare l'economia e il benessere in Italia sarebbe necessario investire nelle piccole imprese e nell'agricoltura rigenerativa, penso che nei paesi meno sviluppati la chiave stia nel fare un passo indietro rispetto all'insensato accentramento urbano e nel favorire lo sviluppo di autonomie locali, soprattutto in territori ricchi di risorse naturali. Per vivere bene abbiamo capito che non bastano socialità e intrattenimenti, ma servono cibo, aria e acqua puliti. Questa è la base. Se queste condizioni mancano, è normale, data la facilità di spostamento oggi, che chi può cerchi di migrare verso luoghi che offrono speranza. Non si tratta solo di guadagnare soldi da inviare a casa, ma anche di sperimentare una società in cui le persone soffrono meno. Questa è la forma di ricchezza minima a cui tutti ambiscono oggi: una parvenza di benessere sociale, dove è normale non subire violenze e poter trovare nei negozi una varietà di prodotti. Sono convinto che per risolvere il problema dell'immigrazione si debbano comprendere le cause della povertà nel mondo. Per farlo, dobbiamo capire cosa crea miseria: inquinamento, accentramento urbano, colonizzazione, sfruttamento da parte delle grandi imprese a danno delle imprese locali e dell'artigianato, l'ossessione per il denaro, e le piccole vendette quotidiane dei più deboli che hanno perso fede e speranza... Tutto questo non fa che mettere i poveri gli uni contro gli altri, ma in questo caso, il terzo non gode. Sarebbe necessario applicare il pensiero di San Tommaso, tenendo però conto che le condizioni attuali sono immensamente peggiorate sia per il numero di persone coinvolte sia per il grado di disperazione. Inoltre, molte decisioni degli immigrati dovrebbero essere lette attraverso la lente sociologica delle "masse" di Le Bon. Oltre a immedesimarsi nelle storie personali, a volte strazianti, bisognerebbe sempre considerare che si tratta di vere e proprie "masse" che migrano, spesso influenzate da chi potrebbe avere interesse a destabilizzare la coesione interna dei popoli nei paesi mediamente benestanti.

    RispondiElimina