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venerdì 9 agosto 2024

Echi tridentini in gastonomia: i "matefaims" lionesi del Curato d'Ars e la forza del digiuno (8 agosto) - #matefaims #sangiovannimariavianney #curatod'ars #ars

Ieri 8 agosto abbiamo ricordato la memoria di S. Giovanni M. Vianney.
Sul sito di Famiglia Cristiana abbiamo trovato un riferimento ad una curiosità "culinaria" che lo riguarda (perchè chiamarla "gastronomica" pare troppo, vista la semplicità del piatto, umile come il Curato d'Ars): gli "ammazzafame" (in francese matefaims). 
Con una breve ricerca nel web, sul sito di Aleteia abbiamo anche trovato la ricetta di questi semplici "spuntini lionesi (che il Curato d'Ars però preparava non secondo la vera ricetta - già semplice di suo - ma con ancora meno, utilizzando quel poco che aveva, giusto per sostenersi e reprimere un po' i morsi della fame). 
Come leggerete, trattasi invero di un piatto poverissimo, ma fornisce l'occasione per rimarcare il valore della penitenza e del digiuno a cui era solito sottoporsi il Santo Curato d'Ars, che molte grazie celesti gli ottenevano per se e per gli altri.
Roberto


Da Famiglia Cristiana (04/08/2024)
"Per cibarsi usava spesso la marmitta, divenuta leggendaria: in essa cuoceva patate per una settimana e le mangiava fredde, a volte ricoperte di muffa. Di tanto in tanto si faceva cuocere un uovo nella cenere calda oppure impastava un pugno di farina con acqua e sale, preparando i cosiddetti «matefaims» del Curato d’Ars. 
[...]
D’altra parte non aveva cessato di cibarsi di erba. Di tutta fretta mangiava quel poco-niente e beveva un bicchiere d’acqua. Proverbiali erano poi i suoi digiuni, di cui faceva uso per scacciare il peccato dalle anime. Affermava: «Questa specie di demoni – dice il Vangelo – non si scaccia che col digiuno e la preghiera» (Mt 17,20). Rivelerà: «… il demonio fa poco conto della disciplina e degli altri strumenti di penitenza. Ciò che lo sbaraglia è la privazione del bere, nel mangiare e nel dormire. Niente il demonio teme di più e quindi nulla è più gradito a Dio! Quando ero solo, e lo sono stato per otto o nove anni, potendo fare un poco a mio piacimento, mi è capitato di non mangiare per diversi giorni… Allora ottenevo da Dio tutto ciò che volevo per me e per gli altri» e, con commozione, «Ora non è la stessa cosa. Non posso stare a lungo senza magiare; non riesco più a parlare… Ma come ero fortunato, quando ero solo! Comperavo dai poveri i pezzi di pane che erano stati loro offerti; passavo una buona parte della notte in chiesa; non avevo tanta gente da confessare come ora… E il buon Dio mi faceva grazie straordinarie…».