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venerdì 12 luglio 2024

Le speranze cardinalizie di mons. Vittorio Francesco Viola, soprannominato «mons. Nada, Nada, Nada…», il cui obiettivo, insieme al card. Pietro Parolin, è abolire definitivamente la liturgia tradizionale

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 1065 pubblicata da Paix Liturgique l’11 luglio, in cui si analizza la figura di mons. Vittorio Francesco Viola, Segretario del Dicastero per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti e grande estimatore di mons. Annibale Bugnini, del quale intende proseguire l’opera di distruzione della Santa Messa tradizionale assieme al card. Pietro Parolin, Segretario di Stato (del quale abbiamo già scritto QUI, QUI e QUI).
Sin dalla sua nomina al Dicastero, ha dimostrato la sua indole da burocrate d’apparato ed il suo odio ideologico per la liturgia tradizionale ed è stato il principale artefice della lettera apostolica Desiderio desideravi ed interprete massimalista della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes, nonché sostenitore di tutti i conseguenti divieti, da ultimo quello di celebrare la Santa Messa tradizionale a conclusione del Pellegrinaggio di Covadonga.
Sono tutti comportamenti che gli sono valsi il soprannome di «mons. Nada, Nada, Nada» [niente, niente, niente] e che egli spera gli possano portare quella tanto sospirata porpora cardinalizia che non poté ricevere il suo «maestro» Annibale Bugnini.

L.V.


Papa Francesco si sta preparando al suo prossimo concistoro e non lo nasconde, il che sta creando scompiglio nel mondo della Curia Romana, dove ci sono ambizioni discrete e altre meno. Le ambizioni molto visibili di mons. Vittorio Francesco Viola O.F.M., sessant’anni, Segretario del Dicastero per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti, sono una fonte di divertimento in questo mondo romano spietato.

Francescano, come il card. Mauro Gambetti O.F.M.Conv., Arciprete della Basilica di San Pietro in Vaticano, mons. Vittorio Francesco è un puro prodotto del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, l’ateneo romano dedicato alla liturgia, il cui ambiente cattedratico è in perfetta simbiosi con il Dicastero per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti e fornisce specialisti di liturgia riformata a tutti i seminari e le università d’Italia. Su impulso di mons. Domenico Sorrentino, che era Segretario della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti e ora è Arcivescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, e che è stato notato da papa Francesco per aver organizzato il tanto pubblicizzato pranzo del Papa con i poveri ad Assisi, mons. Vittorio Francesco Viola è stato nominato Arcivescovo di Tortona, prima di diventare il Segretario della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti nel 2021, sostituendo mons. (ora card.) Arthur Roche, divenuto Prefetto.

Mons. Vittorio Francesco Viola è un grande devoto di mons. Annibale Bugnini C.M., l’architetto della riforma liturgica, e porta con devozione il suo anello episcopale. Mons. Annibale Bugnini, segretario del Consilium ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia che inventò e realizzò la riforma liturgica, era poi diventato Segretario della Congregazione per il Culto divino. Insomma, mons. Vittorio Francesco Viola ha preso il posto del Riformatore, che ha ironizzato sul fatto che i Tradizionalisti dicevano che aveva fatto quello che Martin Luther non era riuscito a fare, distruggere la Messa romana. Si dice, però, che questa promozione sia stata una delusione per mons. Vittorio Francesco Viola, che si presentava come un giovane lupo (aveva cinquantacinque anni) con le carte in regola per diventare in un sol colpo Prefetto della nuova liturgia.

Molto più operoso del card. Arthur Roche (il cui arrivo in Curia Romana è noto a Roma per il fatto che i Vescovi inglesi non volevano più questo pagliaccio incompetente che in meno di cinque anni era riuscito a rovinare la ricca Diocesi di Leeds – si veda la nostra Lettre 935) [QUI; QUI su MiL: N.d.T.], si affermò come figura chiave del suo Dicastero, che pochi mesi dopo divenne l’organo incaricato di eliminare la liturgia tradizionale, come richiesto dalla lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970. Si dice che sia stato il principale artefice dei successivi documenti usciti dalla Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti, e soprattutto il redattore della lettera apostolica Desiderio desideravi sulla formazione liturgica del popolo di Dio del 22 giugno 2022, che aveva l’ambizione di diventare la carta liturgica del pontificato, ma che non è altro che un piatto prodotto della letteratura anselmiana che viene servita nei corsi di seminario e nei colloqui liturgici.

Manipolazione dei suoi superiori più anziani? Lo dicono loro. Mons. Vittorio Francesco Viola, che odia ideologicamente la liturgia tradizionale, si è imposto come interprete massimalista della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes e dei testi successivi. A lui si devono, tra l’altro, i divieti sistematici nei confronti dei giovani sacerdoti i cui Vescovi chiedono al Dicastero per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti di permettere loro di celebrare la Santa Messa tradizionale, secondo il processo ora imposto. Ad esempio, ha informato mons. François Touvet, Vescovo coadiutore di Fréjus-Tolone, che i nuovi sacerdoti che chiedevano di essere ordinati per la Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine potevano essere ordinati solo secondo il nuovo rito delle ordinazioni e che quindi avrebbero dovuto celebrare solo secondo il Novus Ordo. Quando mons. Vittorio Francesco Viola enuncia tali dettami, non si fa illusioni e sospira: «La diranno ancora nelle loro stanze»… Prima che arrivino giorni migliori in cui potranno tornare a celebrarla liberamente, apparendo come veri eroi che hanno saputo resistere agli eccessi degli apparatčik, ovvero dei cortigiani di un mondo morto.

Insomma, per tutto il suo buon e leale servizio, mons. Vittorio Francesco Viola crede di poter ricevere presto la porpora romana che avrebbe dovuto essere indossata da mons. Annibale Bugnini, di venerata memoria, che purtroppo per lui è stato esiliato da San Paolo VI in un’oscura Nunziatura apostolica.

Ricordiamo il recente rifiuto di celebrare la Santa Messa secondo l’usus antiquior nella Basílica de Santa María la Real di Covadonga per la chiusura del 4º Pellegrinaggio di Nuestra Señora de la Cristiandad - España da parte di colui che è stato soprannominato «mons. Nada, Nada, Nada» in contrapposizione al «todos, todos, todos» tanto caro a papa Francesco: è per questo che avrebbe ricevuto la porpora?

Intrighi ridicoli in un momento in cui tutto sta crollando e le uniche cose che contano sono il senso della Chiesa e la ricerca della sua unità nella verità.

6 commenti:

  1. Perché il valore dei preti e dei vescovi si misura solo in base alla loro posizione riguardo la messa tridentina!

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  2. Torno a ribadire, sapendo che voi i commenti non li pubblicate, che il card. Parolin è un conservatore che non ha in odio la liturgia tridentina, a differenza del suo diretto superiore biancovestito sovrappeso ( leggi obeso) e della sua cricca.

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  3. Io ho studiato al sant' Anselmo è sono tradizionalista.

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  4. Questi sono i lupi vestiti d agnello i nemici della chiesa cattolica Apostolica fondata dà Gesù Cristo ,ma la giustizia divina arriva quando meno te lo aspetti

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  5. Ma chi credono di essere? I padri eterni che devono decidere su milioni e milioni di cattolici? Pensassero a salvare le anime e a predicare il vangelo in ogni parte del mondo.

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  6. Sono solo dei lupi travestiti da agnelli
    Ma il tempo è galantuomo
    E il buon Dio presenterà il conto...
    Speriamo presto!
    E che vadano a spazzare i gabinetti così imparano cosa vuol dire stare al mondo, dopo una vita vissuta alle spalle di gente onesta

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