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venerdì 18 agosto 2023

"Era un giorno di festa, e luglio ardea". La liturgia "pre-riforma" incantava anche i più accaniti anticlericali massoni come Carducci

S. Maria Maggiore, Bergamo
(foto Touring Club Italia.)
Siamo nella settimana di Ferragosto, siamo da poco usciti dal Solleone ed è tornato l'anticiclone nordafricano a rendere ancor più torrida la nostra già calda estate e ad arroventare la solennità dell'Assunta. 
Tutto questo caldo, ci ha fatto tornare alla mente un verso di Carducci: "Era un giorno di festa, e luglio ardea": il poeta-professore lo scrisse perchè, trovandosi a Bergamo in un luglio infuocato - come commissario agli esami di maturità -, entrò nella chiesa per cercare refrigerio (per il particolare della porta con i leoni stilofori si può pensare alla basilica di Santa Maria Maggiore, e mise in rima le sensazioni che ne ebbe. 
L'opera da cui è tratto il verso non ha titolo (principia con "Era un giorno di festa) e racchiude  magnifici e abbondanti riferimenti liturgici  "tridentini" che rieccheggiano in tutta la poesia.
Sebbene il poeta fosse manifestamente massone e ostentatamente anticlericale, quando compose questa "Rima nuova" (1881) era giunto ad una certa maturazione artistica che lo portò a sfumare il suo 'paganesimo' e ad apprezzare i simboli cristiani.
Ciò precisato, non sarebbe giusto elucubrare troppo su questa opera, che va presa per quello che è, ma p
iace comunque pensare al professore anticlericale militante, ma esteticamente sensibile, che entra per caso in chiesa durante una messa ed è colpito, oltre che da una bella ragazza orante, dalle candele, dai broccati (forse anche dai pizzi e dai merletti?), dall’organo, dai canti gregoriani, dal prete che parla in latino…
Anche queste cose erano una “pastorale”, e per nulla inefficace, se hanno ben impressionato addirittura Carducci, celebre per il suo mai celato disprezzo per il cristianesimo. 
Roberto

    Da la qual par ch’una stella si mova.

    (Guido Cavalcanti)

Era un giorno di festa, e luglio ardea
Basso in un’afa di nuvole bianche:
Ne la chiesa lombarda il dì scendea
Per le bifori giallo in su le panche.
Da la porta arcuata, che i leoni
Millenni di granito ama carcar,
Il rumor de la piazza e le canzoni
E i muggiti veniano in fra gli altar.

La messa era cantata, ed i boati
De l’organo chiamavano il Signore.
In fondo de la chiesa due soldati
Guardavan fisi ne l’altar maggiore.
Tra quella festa di candele accese,
Tra quella pompa di broccati e d’òr,
Ei pensavan la chiesa del paese
Nel mese di Maria piena di fior.


qui per leggere il resto della poesia e gli altri riferimenti alla Messa tradizionale

6 commenti:

  1. Carducci rimane colpito dal prete che legge il latino, anche perché lui il latino lo conosceva, lo sapeva davvero parlare e lo amava perché aveva dedicato la vita agli studi classici. Per forza che resta incantato dalla liturgia pre-riforma, visto che c'era quella, non poteva essere incantato da una liturgia che non c'era: non ci sono prove per dire che se Carducci fosse vissuto oggi, non resterebbe incantato da una liturgia attuale. Una volta lessi la cronaca di una funzione officiata da Bagnasco nel duomo di Monreale e il giornalista esprimeva il suo stupore per la bellezza della liturgia, io stesso da giovane ammiravo la bellezza delle funzioni in Novus Ordo nella mia parrocchia, dunque quale sarebbe il senso logico di questo post? Che siccome Carducci fu ben impressionato da una Messa solenne pre-riforma (ma avrebbe apprezzato ugualmente una missa sicca?), si deduce che la Messa post-riforma è brutta perché non c'è una poesia di Carducci che ne celebri ugualmente la bellezza?🤔

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    1. Ad integrazione dell’ottimo commento, vorrei sottolineare che Carducci non andò ad una “messa tridentina”, ma all’unica messa dell’epoca.
      Per il resto, anch’io mi sono commosso ed arricchito a splendide cerimonie novus ordo, a volte cantate con tanto di orchestra e coro, con bei paramenti ed omelie ottime.
      Non si capisce proprio il senso del post, se non quello di cercare e fomentare attriti e divisioni ad ogni pie’ sospinto.

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    2. Anonimo8 settembre 2023 alle ore 11:54
      1) ovvio che carducci conosceva solo quella. E con ciò?
      2) il post non mette mica in contrapposizione la messa nuova con la messa antica, ma vuole porre l'accento sul fatto che una liturgia curata colpisce anche l'uomo più ateo o lontano dalla Chiesa. Che la liturgia ai tempi del poeta fosse solo quella "tridentina" è un dato di fatto che non rileva ai fini del post
      3) citare la Messa nuova celebrata dal Card. Bagnasco come esempio di bonta (in senso assoluto) della liturgia nuova vuol dire voler vincere facile, e imbrogliando. Potrei citare centinaia di vescovi che celebrano malissimo.
      4) Quindi, per rispondere, il senso del post è quello di far ricordare che ogni liturgia curata (nuova o antica che sia), che preveda anche il semplice uso delle "basi" (quali organo, incenso, ecc) aiuta molto i fedeli alla preghiera, e ha una forte valenza pastorale.

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  2. Una Messa di una qualunque domenica nella cattedrale della mia città è ancora così, anche se “post-riforma”. E ne ho viste altre così in giro per il mondo.

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    1. Anche nella mia parrocchia è così tutte le domenice e anche nei giorni feriali! Per non parlare delle feste più importanti. Centinaia di fedeli tutti i giorni e la domenica alcune migliaia tanto è vero che i fedeli straboccano e si riversano anche nelle piazze circostanti la chiesa. Il parroco d'accordo col sindaco ha montato degli enormi altoparlanti perché a malapena quelli delle ultime file possano sentire ale parole della messa. Gli altoparlanti sono insufficienti purtroppo perché data l'estensione dell'assemblea il suono si disperde nell'aria. Spesso le comunioni distribuite non bastano per tutti e allora il prete fa due consacrazioni consecutive. Una volta ha letto 4 volte il canone data l'affluenza. Ho contato almeno un centinaio di ministri straordinari dell'eucaristia fra laici consacrati, suore, donne e occasionalmente bambini.

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    2. La tua sciocca tiritera non cambia la realtà dei fatti.

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