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martedì 15 febbraio 2011

La caduta di mons. Manganini


E' ufficiale. Il potente liturgo ambrosiano, l'arciprete Manganini, del quale ricorderete, tra le altre cose, il pesante intervento per impedire la celebrazione pubblica di una (una sola, una tantum!) Messa in forma straordinaria, ha perduto "per limiti d'età" molti degli incarichi curiali che ne facevano il moderatore de facto della liturgia in Milano e circostante arcidiocesi. Giacché la voce è che il titolare formale, il card. Tettamanzi, sia tutto sommato indifferente alle questioni liturgiche: gli interessan di più Rom e Maomettani. Sicché la vera eminenza grigia che, a suo tempo, fece dichiarare l'inapplicabilità del motu proprio in terra ambrosiana, pare sia stato proprio il buon Manganini. Del quale val la pena ricordare, per inciso, il suo invito, riferito da Tornielli, a non "idolatrare l'eucarestia". Se lo dice l'incaricato dell'arcidiocesi di Milano per le questioni liturgiche...

Ora l'arciprete lascia i principali incarichi in Curia. Meglio farlo subito, che esser rimossi con uno dei primi atti del prossimo arcivescovo (se Dio e la Sede Apostolica ci faran la grazia di darcene uno cattolico). Prende il suo posto mons. Mario Delpini del quale, ci dicono, non s'è mai sentito parlar male: ed è già una gran cosa. Se poi è anche, sempre come ci dicono, persona colta, pacata ed onesta e gran predicatore di esercizi spirituali, ben venga allora.

Ma attenzione: uno dei pochissimi compiti che ancora resteranno a mons. Manganini, è proprio quello dove può far più danno, viste le sue inclinazioni: il comunicato della Curia ci informa che "continuerà a seguire quanto attiene alle celebrazioni in cui si utilizza il Messale plenario ambrosiano precedente la riforma liturgica del Concilio Vaticano II. Monsignor Manganini, che prosegue il compito di Pro Presidente della Congregazione del Rito Ambrosiano, dunque rimane comunque vicino alla Curia, sia per i compiti che gli sono stati confermati e soprattutto perché continua a svolgere l’incarico di Arciprete del Duomo".

In guisa di testamento spirituale, mons. Mangani ha rilasciato un'intervista il cui titolo è tutto un programma: Fedeltà al Vangelo nel clima del Concilio. Eccone uno stralcio (sottol. nostre):


- Ma la novità più importante che ha riguardato il suo Settore è stata l’introduzione del nuovo Lezionario ambrosiano. Che cosa ha significato per lei?
È stata una tappa molto sofferta. Io ero pienamente convinto (e lo sono tutt’ora) che un rito senza il suo Lezionario sarebbe diventato una piccola appendice. Il lavoro della commissione è stato di grande cura e attenzione e il rapporto con Roma molto proficuo: abbiamo ascoltato i loro consigli e ci siamo sentiti capiti. L’accoglienza in diocesi è stata positiva, anche se abbiamo avuto una minoranza meno ricettiva e dimentica del fatto che si trattava di un libro liturgico. È un’opera monumentale che segnerà la storia della Chiesa di rito ambrosiano per i prossimi decenni. Il libro liturgico infatti ha una vitalità che va oltre i pontificati o gli episcopati. Anche se può contenere elementi di perplessità, al termine di questo lavoro sono contento, ma vorrei dire a tutti i preti che ho molto, molto sofferto per le incomprensioni di una piccola parte.
- Lei si è occupato anche dei migranti, in un periodo in cui non sempre Milano ha favorito l’integrazione e apprezzato la presenza di stranieri nella società, nel mondo del lavoro e nelle stesse comunità cristiane...
L’urgenza di predicare il Vangelo spesso trova ostacolo nella mentalità di quelli che frequentano le nostre chiese. Mi scandalizza il fatto che questi cattolici, se potessero, rimanderebbero tutti gli immigrati ai loro Paesi. Eppure le pagine evangeliche continuamente citano lo straniero, la vedova, l’orfano... Dio si manifesta attraverso le scelte che Gesù ha fatto: non si è messo dalla parte dei potenti, né dei politici, né dei religiosi, ma dalla parte degli ultimi.
- Rispetto al ruolo dei laici nella Chiesa ambrosiana, di cui lei ha seguito le Scuole per operatori pastorali, che cosa è cambiato?
C’è un rigurgito di clericalismo per cui i laici si tirano indietro o non sono riconosciuti nella loro dignità [specie quando questi si dan da fare per organizzare una Messa antica e il clerico di turno la vieta, nevvero Monsignore? - n.d.r.]. Di questo non sono contento, anzi, sono mortificato, basta vedere come sono faticosamente condotti i Consigli pastorali. Nelle parrocchie ci sono collaboratori non sempre illuminati e spesso sono quelli che chiedono di viaggiare più lentamente, mentre ci sono problemi enormi da risolvere. Tuttavia se pensiamo al numero di catechisti e di ministri straordinari dell’Eucaristia in confronto alla situazione preconciliare siamo davvero in una stagione fortunata, anche se quello spirito di profezia sembra si sia spento. C’è un rigurgito di devozionismo per esorcizzarsi dalla paura della malattia, della morte o per avere tante grazie, non solo spirituali ma anche fisiche... Ci sono ancora cristiani coraggiosi, ma potrebbero essere di più.
- Lei però non va in pensione, ma mantiene l’incarico di Pro presidente della Congregazione del rito ambrosiano e si occuperà dei fenomeni religiosi come le “sette”; resta anche Arciprete del Duomo...
Siamo in una fase molto “calda” perché il Duomo è sempre più frequentato, non solo dai turisti, ma anche dai fedeli, basta pensare al numero enorme di pellegrinaggi in occasione dell’anniversario di San Carlo: fino a luglio abbiamo molto lavoro per accogliere i gruppi che vengono in cattedrale per venerare il secondo patrono della diocesi. Tra poche settimane inizierà il quaresimale che gestiamo con le parrocchie del Centro storico e ci saranno novità, perché bisogna avere il coraggio di proiettarsi verso il futuro.
 Enrico

21 commenti:

  1. "rigurgiti di devozionismo"...

    probabilmente sono le acquasantiere, i rosari, le adorazioni eucaristiche, le processioni, le quarant'ore, le vie crucis, i pellegrinaggi, le candele accese, la gente inginocchiata e la comunione senza usare le mani...

    E' vero che qua e là se ne scorge prepotente il ritorno, malgrado il lavaggio del cervello operato da certe "scuole pastorali" e la tendenza a considerare sciocche queste cose e invece obbligatoria la comunione-collaborazione-corresponsabilità a condividere la tendenza secolarizzante-sociologico-psicologico-antropocentrico-modernista che ha prevalso nell'ambrosianità recente.

    Per grazia del cielo la gente ragiona con la propria testa e vive una fede che prescinde da certe linee guida, ascoltando più la radio (Maria o Mater che sia) e frequentando devotamente più i santuari che i consigli pastotrali... E' ancora una minoranza, un "resto di Milano" sopravvissuto alle cure di manganiniana ideologia, ma dimostra che tutto sommato una stagione sta per finire: l'inverno.    

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  2. bisogna avere il coraggio di proiettarsi verso il futuro… e allora perché non lo abbracciamo del tutto questo futuro? vada in pensione definitivamente!
    San Carlo aiutaci tu a dargli una spintarella al monsignore!!!

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  3. Un <span>rigurgito di devozionismo?</span>
    <span><span></span></span>Chissà se il monsignore legge i libri pubblicati dalla Facoltà Teologica di Milano, tra cui questa http://www.glossaeditrice.it/Scheda.aspx?ID=23459 dottissima riabilitazione della devozione e della religiosità popolare?

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  4. Attenti a Delpini: è un modernista di prima categoria, purtroppo ho avuto modo conoscerlo molto bene.

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  5. ...bel ipocrita questo monsignore Manganini.....Gesu'....umile e misericordioso....lui arrogante..e chiude le porte della chiesa solo per una messa tridentina! Che si vergogni!!! Bel esempio dei nostri pastori!!!

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  6. <span>"l'arciprete Manganini ha perduto "per limiti d'età" molti degli incarichi curiali".</span>
    E dove sta la caduta, se ha perso gli incarichi per limiti d´età?
    Caduta sarebbe stata, se lo avessero cacciato.

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  7. Attenti a Delpini, è il vicario episcopale della mia zona. E un modernista dei primi. Tralasciamo i suoi trascorsi (e danni) come rettore del seminario. Manganini invece, parlo della mia esperienza. ha lodato, se così si può dire, la mia chiesa perche usiamo ancora il moschetto ("tendone" appeso dietro all'altare, dei vari colori liturgici), esortandoci a non togliere questa bella tradizione.

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  8. Nobis quoque peccatoribus15 febbraio 2011 alle ore 14:07

    mi dispiace per il pessimismo, ma il messaggio mi sembra il seguente:

    "la battaglia contro la Messa Tridentina si fa sempre piu' dura e Mons. Manganini, ormai avanti negli anni, deve concentrarsi solo su quest'aspra pugna senz'altre distrazioni. Per combatterla occorrono una certa cultura e indefessa determinazione come negli anni piu' formidabili e ormai tali doti sono attributo di pochi (e non piu' giovani). Altrimenti ci traviamo Messe di S. Pio V in centro a Milano e i fedeli potrebbero scoprirle come il giovane francese di cui al post precedente".

    FdS

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  9. Speravo che al posto di Delpini avrebbero designato un Sacerdote di prim'ordine, serio, preparato, coltissimo  ex direttore del "Luce" e pure amante della Tradizione; si tratta di Mons. Gilberto Donnini attuale Preposto Parroco di San Vittore in Varese.
    Lo conosco da anni e nel tempo ne ho potuto apprezzare le grandissime qualità.

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  10. C'è puzza di manovre strategiche della flotta modernista ambrosiana per apparecchiare "per bene" l'arcidiocesi al prossimo arcivescovo...

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  11. Un altro xxxxxx (autocensura) che se ne va. Speriamo che il successore non sia peggiore.

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  12. Respice de caelo et vide. Et visita vineam istam et dirige eam quam plantavit dextera tua.

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  13. Codesto monsignore dimostra anche una dosa di ignoranza non comune, o meglio comune tra i clericaliconciliaristi, infatti non esiste un "ministro straordinario dell'eucarestia", ma "della comunione"...
    Magari in pensione si dedicherà allo studio di nozioni elementari? 

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  14. Purtroppo temo anch'io Delpini...

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  15. Buon compleanno Monsignore!!! Occhio al successore...è modernista!!!

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  16. A is callonis... Abbiamo perso Matri ma possiamo sempre dire la nostra. Forza Cagliari!

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  17. Non sono a conoscenza di fatti particolari riguardanti mons. Delpini.
    E' comunque persona più pacata e meno ideologica del precedente.

    Venegono comunque non è una fucina di modernisti: da tradizione ambrosiana, punta più sul pratico che sul teorico. Ha partorito geni come don Valentino Viganò, che in quel di Brivio celebra coram Deo, con paramenti antichi e sei candelieri per parte e diffonde le scuole di apologetica del Timone.

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  18. dubito delle qualita' del mons.Donnini...l'ultimo dell' anno sono capitato per il Te Deum a San Vittore a Varese....sembrava un concerto come in un teatro....tromba e organo...poi nel momento del esposizione del Santissimo....don Donnini...incensa il Santissimo...il dirigente del coro girando le spalle....il coro al centro dell'attenzione sul Altare Grande.....un teatro....finita la cerimonia i fedeli hanno applaudito...un vero casino!!!!Poi quelo che ratrista....il coro sul Altare Grande...si scambiavano saluti...auguri....di tutto di piu'....un vero mercato!!!!

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  19. rombo,
     non approfittare del campidanese per usare parolacce, lo sai benissimo che "is callonis" vuol dire "che palle"...

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  20. e va be' se la sciaqua !!!!!!!... ma lo spassarello je lo lasciano comunque !!!!!!!!!!!!

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  21. Don Valentino Viganò (che ho avuto il piacere di conoscere personalmente) è certamente un ottimo sacerdote, ma, purtroppo, non credo proprio che costituisca il fenotipo di quanti escono da Venegono ... 

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