Questo pomeriggio è stato pubblicato il rapporto che il card. Giuseppe Petrocchi, Arcivescovo emerito dell’Aquila e Presidente della Commissione di studio sul diaconato femminile, ha redatto con il risultato dei lavori: una relazione di sette pagine che il porporato ha inviato a Papa Leone XIV lo scorso 18 settembre e che ora viene resa pubblica per volere del Papa stesso e che blocca, almeno per ora, il diaconato femminile.
La Commissione di studio sul diaconato femminile, su mandato di papa Francesco, aveva preso in esame la possibilità di procedere con l’ordinazione delle donne diacono e aveva concluso i suoi lavori lo scorso febbraio, escludendo la possibilità di procedere nella direzione dell’ammissione delle donne al diaconato inteso come grado del sacramento dell’ordine, anche se al momento non è possibile «formulare un giudizio definitivo, come nel caso dell’ordinazione sacerdotale»; è, invece, favorevole all’istituzione di nuovi ministeri per favorire la sinergia tra uomini e donne.
È noto che la questione del cosiddetto «diaconato femminile» fosse uno dei cavalli di battaglia del precedente pontificato, sotto il quale furono istituite ben due commissioni di studio:
- la prima (QUI, 2016-2018), presieduta dal card. Luis Francisco Ladaria Ferrer S.I., Segretario e poi Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, diede una risposta chiaramente negativa;
- la seconda (QUI, 2020-2025), presieduta dal card. Giuseppe Petrocchi, con la evidente speranza di poter ottenere una risposta positiva, si riunì in tre distinte sessioni (2021, 2022 e 2025) ed i suoi risultati – introdotti dalla insolita formula di saluto «Caro Santo Padre» – sono stati resi noti oggi.
Ricordiamo, invece, che la Chiesa Cattolica si è già definitivamente espressa in merito alla impossibilità per le donne di accedere all’ordinazione sacerdotale: can. 1024 del Codice di diritto canonico, nn. 1577-1580 del Catechismo della Chiesa cattolica e lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis di San Giovanni Paolo II.
QUI Lorenzo Bertocchi su Il Timone: «Le diaconesse rimandate per non dire bocciate. Il dossier vaticano sul diaconato femminile mostra come le donne siano rimandate all’esame teologico e storico senza ottenere un via libera, tra ostacoli dottrinali e mancanza di consenso».
Riportiamo di seguito il testo integrale della relazione.
Lorenzo V.
A Sua Santità
Leone XIV
Caro Santo Padre,
mi rivolgo a Lei perché, come è noto, papa Francesco ha avocato a sé la questione del possibile accesso delle donne al diaconato: per tale ragione, tenendo presente il lavoro svolto dalle diverse Commissioni nominate per studiare questo argomento, vorrei sottoporLe una breve sintesi di alcuni nuclei tematici nella speranza che possano esserLe di aiuto nel discernimento.
Facendo leva sulle ricerche di carattere storico, già la prima Commissione affermava: «La Chiesa ha riconosciuto in diversi tempi, in diversi luoghi e in varie forme il titolo di diacono/diaconessa riferito alle donne attribuendo però ad esso un significato non univoco»¹. Tale affermazione si colloca in linea con un’altra proposizione formulata dalla Commissione Teologica Internazionale: «Sembra evidente che tale ministero non era inteso come il semplice equivalente femminile del diaconato maschile»².
La seconda Commissione, che ho presieduto, è arrivata unanimemente – nella sua prima Sessione (2021) – a elaborare la seguente tesi (n. 3): «Allo stato attuale della ricerca storica e della nostra conoscenza delle testimonianze bibliche e patristiche, si può ragionevolmente affermare che il diaconato femminile, sviluppatosi in maniera diseguale nelle diverse parti della Chiesa, non è stato inteso come il semplice equivalente femminile del diaconato maschile e non sembra avere rivestito un carattere sacramentale»³.
Sappiamo, tuttavia, che la prospettiva puramente storica non consente di giungere ad alcuna certezza definitiva. In ultima analisi, la questione deve essere decisa sul piano dottrinale (cfr. Benedetto XVI, Lettera per il 50º anniversario di istituzione della CTI).
Pertanto, le problematiche relative all’ordinazione diaconale di donne rimangono aperte ad ulteriori approfondimenti teologici e pastorali, tenendo fermo il principio della «communio hierarchica» che assegna la decisione conclusiva su queste tematiche al Magistero della Chiesa, come risposta autorevole a domande presenti in alcuni settori del Popolo di Dio.
Preciso che le considerazioni che seguono sono inevitabilmente incomplete e frammentarie rispetto alla documentazione prodotta dalla Commissione da me presieduta.
Tuttavia possono rappresentare «coordinate» cognitive mirate a favorire uno sguardo complessivo sul terreno argomentativo sul quale ci siamo inoltrati.
Per una condivisa scelta metodologica, i Membri della Commissione erano chiamati, al termine della loro interazione dialogica, a esprimere, attraverso una votazione, il parere riassuntivo sul nucleo tematico che era stato dibattuto.
In forma schematica viene riportato il risultato della votazione effettuata sulla tesi n. 3 della Seconda Sessione (citata nella precedente pagina).
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Numero Tesi |
Risultati |
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Placet |
Non Placet |
Bianca |
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3 |
7 |
0 |
1 |
Nell’anno 2021, il confronto teologico ha portato alla formulazione della seguente tesi: «L’approfondimento sistematico sul diaconato, nel quadro della teologia del sacramento dell’Ordine, suscita interrogativi sulla compatibilità dell’ordinazione diaconale delle donne con la dottrina cattolica del ministero ordinato»⁴.
La votazione su questa frase ha ottenuto l’unanimità:
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Numero Tesi |
Risultati |
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Si |
No |
Bianco |
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4 |
10 |
0 |
0 |
Successivamente la Commissione ha espresso il suo voto sui seguenti asserti:
5A. «Il sottoscritto non è favorevole all’istituzione nella Chiesa del diaconato femminile inteso come terzo grado dell’Ordine sacro»⁵;
5B. «Il sottoscritto non appare al momento favorevole all’istituzione nella Chiesa del diaconato femminile inteso come terzo grado dell’Ordine sacro. Tale valutazione si basa sugli elementi storici e teologici fino a oggi acquisiti, senza escludere evoluzioni successive su questo tema»⁶;
5C. «Il sottoscritto è favorevole all’istituzione nella Chiesa odierna del diaconato femminile inteso come terzo grado dell’Ordine sacro»⁷.
I risultati delle votazioni sono i seguenti:
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Numero Tesi |
Risultati |
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Si |
No |
Bianco |
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5A 5B 5C |
4 4 2 |
5 5 6 |
1 1 2 |
La Commissione ha pure discusso circa la possibilità di istituire eventuali nuovi Ministeri, e ha votato unanimemente la seguente tesi (n. 7): «L’implementazione di tali Ministeri istituiti potrebbe contribuire alla sinergia tra uomini e donne. La loro attuazione richiederebbe lo sviluppo di mezzi appropriati di formazione (teologica, pratica, mistagogica) e di sostegno»⁸.
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Numero Tesi |
Risultati |
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Si |
No |
Bianco |
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7 |
10 |
0 |
0 |
Nella seconda Sessione, tenuta nel mese di luglio del 2022, tentando di giungere a una formulazione sinergica si è votata la seguente tesi: «Lo status quaestionis intorno alla ricerca storica e all’indagine teologica, considerati nelle loro mutue implicazioni, esclude la possibilità di procedere nella direzione dell’ammissione delle donne al diaconato inteso come grado del sacramento dell’Ordine. Alla luce della Sacra Scrittura, della Tradizione e del Magistero ecclesiastico, questa valutazione è forte, sebbene essa non permetta ad oggi di formulare un giudizio definitivo, come nel caso dell’Ordinazione sacerdotale»⁹.
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Numero tesi |
Risultati |
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Placet |
Non Placet |
Bianca |
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5 |
7 |
1 |
0 |
Nell’ultima Sessione, svolta nel mese di febbraio 2025, alla Commissione era pervenuto un cospicuo e significativo materiale scritto, da analizzare, sulla questione del diaconato femminile, dopo che, su istanza del Sinodo, si era consentito, a chiunque lo volesse, di inviare il proprio contributo. Anche se gli interventi affluiti erano numerosi, le persone o i gruppi che avevano inviato i loro elaborati erano soltanto ventidue e rappresentavano pochi paesi. Di conseguenza, sebbene il materiale sia abbondante e in alcuni casi abilmente argomentato, non si può considerare come la voce del Sinodo e tantomeno del Popolo di Dio nel suo insieme.
Inoltre, la rilevante problematicità del tema e l’assenza di un consenso sufficiente, sono attestate anche dai documenti preparatori del Sinodo sulla Sinodalità. In essi infatti si afferma ad esempio che «alcuni considerano che questo passo [ordinazione di diaconesse] sarebbe inaccettabile, in quanto in discontinuità con la Tradizione»¹⁰; oppure: «…pericolosa confusione antropologica, accogliendo la quale la Chiesa si allineerebbe allo spirito del tempo»¹¹. Occorre anche prendere atto che alcune Chiese si oppongono fermamente a questa prospettiva. Ci è stato riferito che nel documento finale del Sinodo la proposizione 60 sullo studio della possibilità del diaconato femminile è quella che ha ottenuto il maggior numero di voti contrari (97 No).
I contributi favorevoli sul diaconato ordinato delle donne fanno leva su ideazioni concernenti questioni di antropologia teologica. Si tratta di convinzioni spesso in conflitto con la Tradizione della Chiesa cattolica (e ortodossa) di ammettere al sacramento dell’Ordine solo uomini battezzati.
Le correnti teologiche e culturali che concordano con l’apertura al diaconato femminile sostengono che queste posizioni della Tradizione sembrano contraddire:
- la condizione paritaria del «maschio» e della «femmina» come immagine di Dio (Gen 1,27);
- l’uguale dignità di entrambi i generi, basata su questo dato biblico;
- la dichiarazione di fede che: «non c’è più Giudeo e Greco, schiavo e libero, maschio e femmina, perché tutti voi siete “uno” in Cristo Gesù» (Gal 3,28);
- lo sviluppo sociale che prevede un accesso paritario, per entrambi i generi, in tutte le funzioni istituzionali e operative (anche a livello apicale) della vita politica e amministrativa in cui si articola la comunità civile.
Per tali motivi, molte petizioni non si limitano a chiedere l’ammissione delle donne al sacramento del diaconato, ma sostengono che pure gli altri gradi dell’Ordine sacro (presbiterato ed episcopato) debbano essere resi accessibili alle donne. L’argomentazione che poggia sulla mascolinità di Gesù Cristo è vista come una visione sessista e ristretta, che porta alla discriminazione delle donne. Secondo tali visuali la repraesentatio Christi dovrebbe non più essere legata a categorie di genere, ma mettere al centro la mediazione ministeriale della salvezza attraverso uomini e donne.
In questa prospettiva, poiché l’ordinazione al diaconato non è ad sacerdotium, ma ad ministerium (LG 29), l’esclusione delle donne non sembrerebbe giustificata, poiché anche le donne sono in grado di rappresentare Cristo come diakonos¹².
Nella documentazione arrivata, letta con attenzione, molte donne hanno descritto il loro lavoro per la Chiesa, spesso vissuto con grande dedizione, come se fosse un criterio sufficiente per l’ordinazione al diaconato. Altre hanno parlato di una forte «sensazione» di essere state chiamate, come se fosse la prova necessaria per garantire alla Chiesa la validità della loro vocazione ed esigere che questa convinzione sia accolta. Molte svolgevano già funzioni di tipo diaconale, soprattutto in comunità prive di sacerdote, e ritenevano di essere «meritevoli» di ricevere l’ordinazione, avendone, in qualche modo, acquisito il diritto. Altre parlavano semplicemente di volere l’ordinazione come segno di visibilità, autorevolezza, rispetto, sostegno e soprattutto uguaglianza¹³.
In una linea di pensiero molto diversa, nello sviluppo della terza Sessione, è stata avanzata la seguente tesi: «La mascolinità di Cristo, e quindi la mascolinità di coloro che ricevono l’Ordine, non è accidentale, ma è parte integrante dell’identità sacramentale, preservando l’ordine divino della salvezza in Cristo. Alterare questa realtà non sarebbe un semplice aggiustamento del ministero ma una rottura del significato nuziale della salvezza».
Il paragrafo sopra riportato, ha registrato il seguente esito nelle votazioni della Commissione:
- 5 Membri su 10 hanno ritenuto di confermarlo così come è;
- 5 Membri su 10 hanno ritenuto che dovesse essere cancellato.
La Commissione, in quest’ultima Sessione, ha discusso con speciale interesse un’altra tesi: «Al riguardo, è oggi opportuno ampliare l’accesso delle donne ai ministeri istituiti per il servizio della comunità. I motu proprio Spiritus Domini e Antiquum ministerium di Papa Francesco, pur confermando quanto espresso dalla Lettera Apostolica di San Giovanni Paolo II Ordinatio Sacerdotalis, vanno in questa direzione. Spetta ora al discernimento dei pastori valutare quali ulteriori ministeri possano essere introdotti per le concrete necessità della Chiesa del nostro tempo, assicurando così anche un adeguato riconoscimento ecclesiale alla diaconia dei battezzati, in particolare delle donne. Questo riconoscimento risulterà un segno profetico specie laddove le donne patiscono ancora situazioni di discriminazione di genere».
L’esito della votazione è il seguente:
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Preambolo |
Risultati |
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Placet |
Non Placet |
Bianca |
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Diaconia e Diaconato |
9 |
1 |
0 |
Considerazioni finali
Aggiungo un commento personale dopo essermi con cura informato (anche grazie al contributo dei miei Collaboratori) sulle principali tendenze concettuali emergenti nell’ingente materiale come anche nei testi redatti dalle diverse Commissioni.
L’insieme della documentazione, composta dalle diverse Commissioni che si sono succedute, mostra che sussiste una intensa dialettica teorica ed esistenziale tra due orientamenti teologici (lo manifestano anche i risultati di alcune votazioni delle Commissioni). Uno di loro insiste sull’asserto che l’ordinazione del diacono è «ad ministerium», e non è «ad sacerdotium»: questo fattore aprirebbe la via verso l’ordinazione di diaconesse. L’altro invece insiste sull’unità del Sacramento dell’Ordine sacro, insieme al significato sponsale dei tre gradi che lo costituiscono, e respinge l’ipotesi del diaconato femminile: fa notare, inoltre, che se fosse approvata l’ammissione delle donne al primo grado dell’Ordine risulterebbe inspiegabile la esclusione dagli altri.
I pronunciamenti di queste «scuole» teologiche in antitesi e la mancanza di una convergenza su polarità dottrinali e pastorali fondamentali, motiva, a mio avviso, il mantenimento di una linea valutativa prudenziale sul tema del diaconato alle donne; scelta da affiancare con indagini a «raggio globale», sempre meglio «attrezzate», e protese, con sapienza lungimirante, a sondare questi orizzonti ecclesiali.
In tale contesto appare indispensabile, come condizione previa per successivi discernimenti, incentivare un rigoroso e allargato esame critico condotto sul versante del «diaconato in sé stesso», cioè sulla sua «identità» sacramentale e sulla sua «missione» ecclesiale, chiarendo alcuni aspetti «strutturali» e pastorali che attualmente non risultano interamente definiti. In questa «diakonia alla verità» la Chiesa deve agire con «parresia» evangelica, ma anche con la dovuta libertà valutativa e trasparenza discorsiva.
Va anche rilevato che in molte Diocesi del mondo non esiste il ministero del diaconato, e in interi Continenti questa istituzione sacramentale è quasi assente. Dove è operante, le attività dei diaconi non raramente sono coincidenti con ruoli propri dei ministeri laicali o dei ministranti nella liturgia, suscitando nel Popolo di Dio domande sul significato specifico della loro ordinazione.
Occorre, inoltre, sottolineare che le diverse Commissioni sono state unanimi nel segnalare la necessità di dilatare gli «spazi comunionali» perché le donne possano esprimere una adeguata partecipazione e corresponsabilità nei gangli decisionali della Chiesa, anche attraverso la creazione di nuovi Ministeri laicali.
Al termine di queste Considerazioni, ritengo importante rimarcare che la Commissione ha insistito sull’urgenza di valorizzare la «diakonia battesimale», come fondamento di qualunque ministerialità ecclesiale.
In tale quadro, deve essere sempre meglio compresa e sviluppata la «dimensione mariana», come anima di ogni «diakonia», nella Chiesa e nell’Umanità.
Firma con me questi fogli Mons. Denis Dupont-Fauville, che ha svolto, con dedizione e competenza, il ruolo di Segretario della Commissione.
Sperando di aver offerto un utile apporto, La saluto con filiale devozione, riconfermando la mia piena unità di mente e di cuore con il Successore di Pietro.
Con questi sentimenti di profonda stima e di completa «prossimità» pastorale, chiedo la Sua paterna benedizione, assicurandoLe con gratitudine la mia preghiera.
Roma, 18 settembre 2025
Nel Signore
Giuseppe Card. Petrocchi
Presidente
Mons. Denis Dupont-Fauville
Segretario
Note:
¹ Testo elaborato dalla prima Commissione nel suo complesso.
² Commissione Teologica Internazionale, II Diaconato. Evoluzione e prospettive (2002), II, 4.
³ La stessa Commissione precisa: «Sebbene alcune testimonianze, considerate isolatamente, inducano a pensare che il diaconato femminile abbia avuto in alcuni momenti e in alcuni luoghi tratti sacramentali, quando si valutano le fonti nel loro insieme, secondo il criterio ermeneutico dell’unità organica della Tradizione, se ne conclude che, in generale, il diaconato femminile è stato concepito come un ministero sui generis. Questo ministero – a differenza dell’episcopato, del presbiterato e del diaconato conferito agli uomini – non si colloca nella linea della successione apostolica. A suo tempo, tale diaconato femminile ha testimoniato la capacità della Chiesa di rispondere a determinate sfide pastorali, all’interno di società caratterizzate da una rigida separazione tra i sessi»: Seconda Sessione dal 11 al 16 luglio 2022, n. 3.
⁴ Prima Sessione dal 13 al 18 settembre 2021, n. 4.
⁵ Prima Sessione dal 13 al 18 settembre 2021, n. 5/A.
⁶ Prima Sessione dal 13 al 18 settembre 2021, n. 5/B
⁷ Prima Sessione dal 13 al 18 settembre 2021, n. 5/C.
⁸ Prima Sessione dal 13 al 18 settembre 2021, n. 7.
⁹ Seconda Sessione dal 11 al 16 luglio 2022, n. 5.
¹⁰ Relazione di Sintesi della Prima Sessione Sinodale (28/10/23), n. 9.
¹¹ Ibidem.
¹² Cfr. Documento finale della Commissione sul Diaconato alle donne, 7 febbraio 2025.
¹³ Cfr. Documento finale della Commissione sul Diaconato alle donne, 7 febbraio 2025.