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sabato 29 novembre 2025

Il card. Fernández chiarisce: «Corredentrice» vietato nei documenti ufficiali del Vaticano, consentito nella devozione privata

Vi proponiamo – in nostra traduzione – lo scambio verbale della vaticanista Diane Montagna con il card. Fernández, pubblicato sulla sua pagina Substack il 27 novembre.
Commentando alcune domande della vaticanista Montagna, il card. Fernández spiega cosa intende la nota dottrinale Mater Populi fidelis quando afferma che il titolo mariano di «Corredentrice» è «sempre inappropriato», incorrendo in varie imprecisioni e contraddizioni.

Lorenzo V.


Tre settimane dopo che la nota dottrinale Mater Populi fidelis su alcuni titoli mariani riferiti alla cooperazione di Maria all’opera della salvezza ha scatenato il dibattito sulla sua affermazione che il titolo mariano Corredentrice è «sempre inappropriato», il card. Víctor Manuel Fernández, Prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, ha chiarito che la frase non è un rifiuto categorico del titolo stesso. Il card. Fernández ha affermato che il termine «sempre» si applica solo all’uso ufficiale della Chiesa da questo momento in poi, non a ogni contesto in cui il titolo potrebbe essere utilizzato.

Nei commenti dopo la conferenza stampa di martedì in Vaticano sulla nota dottrinale Una caro (Elogio della monogamia) sul valore del matrimonio come unione esclusiva e appartenenza reciproca, il card. Víctor Manuel Fernández ha affermato che l’affermazione contenuta nel n. 22 della nota dottrinale Mater Populi fidelis – secondo cui «è sempre inappropriato» usare il titolo Corredentrice per definire la cooperazione di Maria – «non intende giudicare» le affermazioni passate di santi, dottori e Papi, ma che «d’ora in poi» non sarà più utilizzato «né nella liturgia, cioè nei testi liturgici, né nei documenti ufficiali della Santa Sede».

Il card. Víctor Manuel Fernández ha spiegato che dopo decenni di studi teologici – inizialmente richiesti da San Giovanni Paolo II e portati avanti dal card. Joseph Ratzinger – il Dicastero per la dottrina della fede ha concluso che il titolo non dovrebbe più apparire nei testi magisteriali o liturgici, non perché la dottrina sottostante sia stata respinta, ma perché il termine stesso rischia oggi di essere frainteso dal punto di vista pastorale. Egli ha sostenuto che la nota dottrinale Mater Populi fidelis «conserva e rende espliciti gli aspetti positivi» contenuti nel titolo, vale a dire «la cooperazione unica di Maria nell’opera di redenzione», affermando che la frase appare «duecento volte» nel testo.

In realtà, la frase «cooperazione singolare» appare solo una volta nella la nota dottrinale Mater Populi fidelis; la parola «unica» ricorre trentanove volte, mentre il termine analogo «singolare» appare dieci volte, comprese le note a piè di pagina. Inoltre, i teologi mariani hanno sostenuto che il problema fondamentale della nota dottrinale Mater Populi fidelis è che minimizza e oscura la cooperazione attiva di Maria nell’opera di redenzione (QUI) [QUI su MiL: N.d.T.]. In altre parole, la questione non è se il testo parli della cooperazione unica di Maria, ma come articola la natura di tale cooperazione.

Fondamentalmente, il card. Víctor Manuel Fernández ha anche sottolineato che la nuova restrizione sul titolo di Corredentrice si applica esclusivamente al linguaggio ufficiale della Chiesa. Ai fedeli che comprendono il significato tradizionale e correttamente subordinato del termine non viene chiesto di abbandonarlo nella devozione privata o nella discussione informata. La decisione stabilisce uno standard per i testi magisteriali e liturgici, non per la pietà personale.

Sono stati consultati i mariologi?

Al termine del nostro scambio, il card. Víctor Manuel Fernández ha anche affermato che il Dicastero per la dottrina della fede ha consultato «molti, molti» mariologi e cristologi nella preparazione della nota dottrinale Mater Populi fidelis.

Tuttavia, ciò sembra contraddire le recenti dichiarazioni di don Maurizio Gronchi, cristologo e consulente del Dicastero per la dottrina della fede, che ha presentato il nuovo documento il 4 novembre insieme al card. Víctor Manuel Fernández. In un commento rilasciato all’agenzia ACI Prensa il 19 novembre, don Gronchi ha affermato che «non è stato possibile trovare mariologi disposti a collaborare» (QUI). Ha osservato che né i membri della Pontificia Facoltà teologica Marianum né quelli della Pontificia Accademia mariana internazionale hanno partecipato alla presentazione presso la Curia dei Gesuiti, un «silenzio» che, a suo avviso, «può essere interpretato come dissenso».

Secondo l’agenzia ACI Prensa, don Maurizio Gronchi ha osservato che la Pontificia Accademia mariana internazionale ha una storia di partecipazione attiva alle discussioni riguardanti potenziali definizioni dogmatiche.

Il giorno dopo, padre Salvatore Maria Perrella O.S.M., ex professore di Dogmatica e Mariologia alla Pontificia Facoltà teologica Marianum, molto stimato da Papa Benedetto XVI e che ha svolto un ruolo chiave nelle discussioni passate sul titolo di Corredentrice, ha dichiarato ai media svizzeri che la nota dottrinale Mater Populi fidelis avrebbe dovuto essere valutato e perfezionato con maggiore attenzione, sottolineando soprattutto che «avrebbe dovuto essere preparato da persone competenti in materia».

Dibattito teologico in corso

Pur sottolineando la legittimità del titolo di Corredentrice per la devozione personale, il card. Víctor Manuel Fernández non ha affrontato il suo utilizzo nel dibattito teologico in corso. Tuttavia, nel presentare la nuova nota dottrinale, il card. Fernández ha sottolineato che il suo scopo non è quello di «proporre limiti».

Se la Chiesa cattolica segue il precedente stabilito nello sviluppo dei precedenti dogmi mariani, in particolare l’Immacolata Concezione, è naturale che la ricerca teologica, il dialogo e il dibattito continuino. Come ha osservato padre Salvatore Maria Perrella nella sua recente intervista, anche un documento «controverso» come la nota dottrinale Mater Populi fidelis può essere prezioso, «perché suscita e alimenta il dibattito». In questo caso, la nota dottrinale apre la discussione in teologia e mariologia, in particolare per quanto riguarda le diverse dimensioni della cooperazione unica di Maria nell’opera della Redenzione.

Ecco il mio scambio con il card. Víctor Manuel Fernández, preceduto dal n. 22 della nota dottrinale Mater Populi fidelis sul titolo di Corredentrice.

* * *

Nota dottrinale Mater Populi fidelis n. 22:

22. Considerata la necessità di spiegare il ruolo subordinato di Maria a Cristo nell’opera della Redenzione, è sempre inappropriato usare il titolo di Corredentrice per definire la cooperazione di Maria. Questo titolo rischia di oscurare l’unica mediazione salvifica di Cristo e, pertanto, può generare confusione e squilibrio nell’armonia delle verità della fede cristiana, perché «in nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati» (At 4,12). Quando un’espressione richiede numerose e continue spiegazioni, per evitare che si allontani dal significato corretto, non serve alla fede del Popolo di Dio e diventa sconveniente. In questo caso, non aiuta ad esaltare Maria come prima e massima collaboratrice dell’opera della Redenzione e della grazia, perché il pericolo di oscurare il ruolo esclusivo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo per la nostra salvezza, l’unico capace di offrire al Padre un sacrificio di infinito valore, non costituirebbe un vero onore alla Madre. In effetti, ella come «serva del Signore» (Lc 1,38), ci indica Cristo e ci chiede di fare «qualsiasi cosa Lui vi dica» (Gv 2,5).

Diane Montagna: Eminenza, il n. 22 della nota dottrinale Mater Populi fidelis dice, nell’originale spagnolo, che è «siempre inoportuno» usare il titolo di «Corredentrice» per definire la cooperazione di Maria nell’opera della Redenzione. Questo è stato tradotto in italiano come «è sempre inappropriato». Nel frattempo, il testo inglese originariamente diceva che «sarebbe inappropriato» usare questo titolo, ma poi è stato cambiato in «è sempre inappropriato»…

Card. Víctor Manuel Fernández: Il traduttore ha fatto una traduzione [inglese] più morbida, ma poi ci ha detto: «Guardate, non ne sono sicuro», e quindi è stato cambiato.

Ma perché avete usato la parola «sempre» [siempre], soprattutto considerando che i santi, i dottori della Chiesa e i papi hanno usato il titolo «Corredentrice», in particolare nel secolo scorso. Cosa cercate di comunicare al clero e ai fedeli attraverso l’uso del termine «sempre»?

Che in questo momento, dopo trent’anni di studi da parte del Dicastero per la dottrina della fede, ci sono stati vari interventi man mano che sorgevano delle domande. Lo stesso San Papa Giovanni Paolo II chiese al card. Joseph Ratzinger di studiare la questione. Fino a quando lo studio non fu completato, San Giovanni Paolo II usò occasionalmente il termine «Corredentrice». Dopo lo studio e la risposta del card. Ratzinger – che ora conosciamo – non lo usò più. Ma conservò gli aspetti positivi del contenuto, cioè la cooperazione unica di Maria nell’opera della redenzione.

Usiamo questa frase – «la cooperazione unica di Maria nell’opera di redenzione» – credo duecento volte nel documento, cioè abbiamo conservato e reso esplicito questo aspetto positivo nel testo. Ma dopo lo studio condotto dal card. Joseph Ratzinger in risposta a San Giovanni Paolo II, non l’ha più utilizzata. E poi ci sono state altre occasioni in cui il Dicastero per la dottrina della fede, sotto il card. Ratzinger e in seguito, ha studiato l’argomento perché era legato a certe apparizioni ecc. e Papa Benedetto XVI ha chiuso [il caso di] quelle apparizioni con un voto «negativo». La stessa cosa è successa in seguito.

Con le apparizioni siamo stati, diciamo, un po’ più generosi. Cerchiamo, anche se ci sono aspetti che possono creare confusione, di trovare gli aspetti positivi e di consentire la pietà dei fedeli. Tuttavia, su questo tema, dopo trent’anni di lavoro del Dicastero per la dottrina della fede, doveva arrivare il momento di renderlo pubblico, ed è quello che abbiamo fatto.

Sì, ma perché avete usato il termine «sempre» [siempre]? Si riferisce al passato, soprattutto considerando che è stato usato dai santi, dai dottori e dal magistero ordinario?

No, no, no. Si riferisce a questo momento. Proprio come lo stesso San Giovanni Paolo II lo ha usato una volta e poi non lo ha più usato. Quello che crediamo è che, nella sostanza che sta dietro a quella parola, ci sono elementi che possono essere accettati e continuare ad essere sostenuti.

Quindi, «sempre» significa «d’ora in poi»?

D’ora in poi, certamente. Non significa affatto giudicare il passato. Significa «d’ora in poi». E inoltre, significa soprattutto che questa espressione [«Corredentrice»] non sarà utilizzata né nella liturgia, cioè nei testi liturgici, né nei documenti ufficiali della Santa Sede. Se si desidera esprimere la cooperazione unica di Maria nella Redenzione, lo si farà in altri modi, ma non con questa espressione, nemmeno nei documenti ufficiali.

Questo è un fatto noto, anche se forse non molto diffuso. Se voi, insieme al vostro gruppo di amici, ritenete di comprendere bene il vero significato di questa espressione, avete letto il documento e vedete che anche i suoi aspetti positivi sono lì affermati, e desiderate esprimere proprio questo all’interno del vostro gruppo di preghiera o tra amici, potete usare il titolo, ma non sarà usato ufficialmente, cioè né nei testi liturgici né nei documenti ufficiali.

Grazie mille. Solo un’ultima domanda: voi (cioè il Dicastero per la dottrina della fede) avete consultato qualche mariologo per la nota dottrinale Mater Populi fidelis?

Sì, molti, molti, così come teologi specializzati in cristologia.