Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1216 pubblicata da Paix Liturgique il 2 giugno, in cui Christian Marquant, Presidente dell’associazione Oremus-Paix Liturgique (contact@veilleurs-paris.fr), prendendo spunto da una intervista al card. William Goh Seng Chye, torna ad auspicare il ritorno alla pace liturgica sulla spinta del nuovo Pontificato di Leone XIV.
L.V.
Le sentinelle continuano per la 193ª settimana le loro preghiere in difesa della Santa Messa tradizionale davanti all’Arcivescovado di Parigi (in rue du Cloître-Notre-Dame, 10), dal lunedì al venerdì, dalle ore 13:00 alle ore 13:30
Cari amici, alcuni Vescovi francesi e americani tendono a considerare il mondo tradizionale come una striscia di Gaza da «ripulire». Potranno cessare i bombardamenti della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sui difensori della Santa Messa tradizionale?
La settimana scorsa ho citato le dichiarazioni del card. Gerhard Ludwig Müller, Prefetto emerito della Congregazione per la dottrina della fede, e di mons. Salvatore Joseph Cordileone, Arcivescovo metropolita di San Francisco, a favore della liberazione della Santa Messa tradizionale [QUI; QUI su MiL: N.d.T.]. Un’altra dichiarazione molto importante è stata rilasciata il 22 maggio dal card. William Goh Seng Chye, Arcivescovo di Singapore, creato Cardinale appena tre anni fa da Papa Francesco. Egli ha rilasciato un’intervista a Nico Spuntoni, nella quale si mostra preoccupato per il disordine dottrinale nella Chiesa che, a suo avviso, il nuovo Papa potrà risolvere parlando chiaro. Il giornalista, vaticanista del quotidiano Il Giornale, gli chiede poi della liturgia:
A proposito di questo, Lei saprà che questi non sono stati anni facili per i fedeli che amano la Santa Messa tradizionale. Che ne sarà di loro nel nuovo Pontificato?
Personalmente credo che non ci sia alcun motivo di fermare quelle persone che preferiscono la Santa Messa tradizionale. Non fanno nulla di sbagliato o di peccaminoso. Naturalmente va preservata l’unità della Chiesa, ma d’altra parte abbiamo persino riti diversi come quello siro-malabarese. Possiamo benissimo accettare diversi modi di celebrare l’Eucarestia e quindi ritengo che non dovremmo soffocare coloro che preferiscono il rito tradizionale. In fin dei conti, non conta il rito o la forma in cui si celebra, ma se si incontra Dio in profondità.
Lei che esperienza ha con le comunità amanti della liturgia tradizionale nella sua Arcidiocesi?
Personalmente non celebro la Santa Messa tradizionale, ma non sono contrario a chi lo fa. Nel mio Paese abbiamo un piccolo gruppo di circa trecento persone e sono per lo più giovani, spesso professionisti. A volte chiedo loro: «Perché preferite questa celebrazione?». Loro mi rispondono di sentirla più riflessiva, contemplativa e trovano che li porti più vicini a Dio. Perché dovrei fermarli? Certo, se negano gli insegnamenti del Concilio Vaticano II è un’altra storia e allora dovrebbero essere disciplinati. Ma non lo fanno, quindi ritengo che non dovremmo discriminare queste persone. Dopo tutto è stata la Santa Messa celebrata per centinaia e centinaia di anni, no?
Queste parole sono interessanti perché provengono da un prelato classico, ma non tradizionalista. Nel contesto di una sensibilità «moderata», trasmettono un messaggio di pacificazione. Per quanto ne sappiamo, la sensibilità di Papa Leone XIV è diversa, ma anche lui cerca il consenso e la pacificazione. Non tarderemo a sapere come intende applicarli alla questione della liturgia tradizionale, uno dei dossier scottanti che dovrà necessariamente affrontare, quello delle tensioni esacerbate dalla lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes.
Immaginiamo cosa potrebbe accadere se Papa Leone XIV volesse davvero giocare la carta della pacificazione. Non sembra immaginabile che possa abolire la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes per tornare allo stato della lettera apostolica «motu proprio data» Summorum Pontificum. Ma, senza dare istruzioni formali per la cessazione dell’applicazione del testo del suo predecessore, potrebbe favorirlo direttamente o indirettamente. E questo gradualmente, approfittando di questa o quella occasione. Andrà in questo senso?
Prima dell’elezione pontificia, era stata portata alla mia attenzione un importante articolo di padre Antonio Spadaro S.I., Sotto-segretario del Dicastero per la cultura e l’educazione molto vicino a Papa Francesco, pubblicato il 4 maggio sul quotidiano La Repubblica, il grande quotidiano italiano di sinistra, sul tema: La Chiesa futura sarà plurale [QUI: N.d.T.]. A prescindere dai presupposti liberali, le idee avanzate da padre Spadaro costituiscono forse una soluzione provvisoria. Le riporto:
La vera unità nasce dalla riconciliazione, della quale oggi abbiamo un immenso bisogno. Non è la negazione della diversità, ma la sua trasformazione in comunione. È in questa prospettiva che la Chiesa può essere un laboratorio aperto, un luogo dove imparare che la convivenza non è assenza di conflitti, ma arte paziente di riconoscerli, accoglierli e trasformarli. E, in questo, ha qualcosa di molto importante da dire al mondo.
Preciso che egli citava come esempio le facilitazioni sacramentali concesse da papa Francesco alla Fraternità sacerdotale San Pio X.
Mi chiedo – è solo un’ipotesi – se le parole dell’ex direttore della rivista La Civiltà Cattolica riflettano in qualche modo i sentimenti e il metodo di Papa Leone XIV. Se così fosse, ciò potrebbe portare a una sorta di cessate il fuoco liturgico.
Pregate intensamente, care sentinelle parigine, affinché avanzi la causa della libertà della liturgia, che è quella della libertà della Chiesa, recitando il Rosario davanti agli uffici dell’Arcivescovado (rue du Cloître-Notre-Dame, 10), dal lunedì al venerdì, dalle ore 13:00 alle ore 13:30, nell’Église Saint-Georges di La Villette (avenue Simon Bolivar, 114, nel XIX arrondissement) il mercoledì e il venerdì alle ore 17:00, davanti all’Église Notre-Dame-du-Travail (rue Vercingétorix, 59, nel XIV arrondissement) la domenica alle ore 18:15.
In unione di preghiera e di amicizia.
Echi della Veglia: due giovani stupiti si fermano davanti a noi e ci dicono in un francese stentato: «State pregando per la Santa Messa tradizionale?». «Proprio così», rispondiamo loro, «perché a Parigi è stata soppressa in due Parrocchie dei quartieri popolari…». «Siamo Messicani in visita a Parigi e conosciamo bene l’argomento perché apparteniamo alla Foederatio Internationalis Una Voce e anche da noi abbiamo molte difficoltà… ma dai tempi dei Cristeros siamo abituati a lottare e non ci faremo mettere i piedi in testa! Viva el Cristo Rey!»

Ma c'è ancora qualcuno a cui interessa questa faccenda?
RispondiElimina